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IGNORED

E se donassimo ai musei le nostre collezioni?


antvwaIa

Risposte migliori

se hai comprato tutto legalmente e hai le carte che attestano la legalità di tutte le tue monete che problema c'è se vengono a suonarti alla porta per un controllo ?

 

Ti auguro che non ti succeda mai. Se davvero tutto è in ordine, alla fine ne esci assolto: ma intanto ti tocca subire il sequestro della tua collezione, o parte di essa, mettere un avvocato, sostenere un mucchio di spese e di mal di pancia.

Se fai questa domanda è perché o non collezioni monete antiche, e allora non c'è problema, oppure perché non ti sei mai soffermato a leggere qualcuno degli innumerevoli casi legali di cui si è parlato in questo stesso forum.

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io invece ho pensato questo: se i miei figli avranno la mia stessa passione gli lascero' la mia collezzione ( adesso hanno 5 e 8 anni e devo dire che hanno un certo interesse per le monete ) , se invece vedo che non sono interessati in continuare o preservare la collezione di famiglia, faro' un libro della mia collezione ( cosa che gia' sto preparando) , con le foto e tutti i dati e il pedigri' di ogni moneta e poi vendero' la mia collezzione a una casa d'asta ....il 50% del ricavato lo donero' ai miei figli come eredita' e l'altro 50% li usero' per realizzare viaggi con mia moglie .....sto pensando che questo piano lo mettero' in atto  quando avro' 65 anni..( se dio vuole )...

Modificato da pinky
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io invece ho pensato questo: se i miei figli avranno la mia stessa passione gli lascero' la mia collezzione ( adesso hanno 5 e 8 anni e devo dire che hanno un certo interesse per le monete ) , se invece vedo che non sono interessati in continuare o preservare la collezione di famiglia, faro' un libro della mia collezione ( cosa che gia' sto preparando) , con le foto e tutti i dati e il pedigri' di ogni moneta e poi vendero' la mia collezzione a una casa d'asta ....il 50% del ricavato lo donero' ai miei figli come eredita' e l'altro 50% li usero' per realizzare viaggi con mia moglie .....sto pensando che questo piano lo mettero' in atto  quando avro' 65 anni..( se dio vuole )...

fino ad adesso mi sembra la risposta più logica io anche la penso cosi
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Mi unisco alla discussione essendo ben consapevole che la mia piccola collezione non ha nulla a che vedere con quelle che alcuni utenti del forum hanno raccolto in tanti anni e non con pochi sacrifici.

Ho letto con attenzione i pareri degli intervenuti perchè anche io ho dei figli...grandi, e momentaneamente non interessati alla mia collezione, anzi....a volte mi deridono nel vedermi gioire quando riesco ad aggiudicarmi una monetina in un asta o riuscire ad acquistarne in negozi.

Anche mia moglie mi guarda con aria dismessa tant'è che quando comincio la mia tiritera sulla storia di una monetina che ho aggiunto alla mia piccola collezione...lei si addormenta..!

Diciamo che sono solo...

L'unica cosa che mi consola è che loro sono ben consapevoli del loro valore...!

Io, sarà perchè sono rimasto "scottato" da quello che sta succedendo in Italia negli ultimi anni, il commercio, la politica corrotta...c'è qualcosa che non torna...ed io inizio ad avere paura....paura di non fidarmi più delle istituzioni.

Da un po ho iniziato a ragionare in modo diverso: quei pochi soldi che riescono ad entrare nelle mie tasche, una buona parte finiscono nella numismatica. Prendetemi pure per pazzo...ma io mi fido più di investire in questo hobby, che oltre a darmi soddisfazioni visive....forse un giorno verrò ricompensato anche economicamente...forse..!!

In nessun caso mi sognerei di consegnare a musei o altri enti quello che, con tante rinunce, ho FATICATO per avere!

La collezione è mia....e deve restare a casa mia.....che, fino a prova contraria, è oggi il posto PIU' SICURO dove tenere qualcosa a cui uno tiene.

L'Italia è alla frutta...ci stanno portando via tutto, soldi, proprietà ecc ecc. Nel mio dialetto si dice: "nin s'abbottn mai", nel senso che le loro tasche sono senza fondo...e mi riferisco ai politici e altre classi di personaggi che, con i soldi rubati ai contribuenti ci fanno di tutto: auto di lusso, vacanze, puttante e quant'altro!!!

Scusatemi per il mio modo volgare...ma sono terribilmente arrabbiato....per cui concludo dicendo questo: la mia piccola collezione, se pur di poco valore, resterà a casa mia....magari (e non è detto che già non lo sia..) accompagnato da un vigilantes molto sicuro: il mio sovrapposto calibro 12!!

Buona giornata 

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Ciao a tutti, mi complimento con @@antvwaIa per il tema della discussione e per i bellissimi racconti..

Dal punto di vista legale, mi smebra che il Codice Urbani parli esclusivamente di comodato o detenzione, art. 44:

1. I direttori degli archivi e degli istituti che abbiano in amministrazione o in deposito raccolte o collezioni artistiche, archeologiche, bibliografiche e scientifiche possono ricevere in comodato da privati proprietari, previo assenso del competente organo ministeriale, beni culturali mobili al fine di consentirne la fruizione da parte della collettività, qualora si tratti di beni di particolare pregio o che rappresentino significative integrazioni delle collezioni pubbliche e purché la loro custodia presso i pubblici istituti non risulti particolarmente onerosa.

2. Il comodato non può avere durata inferiore a cinque anni e si intende prorogato tacitamente per un periodo pari a quello convenuto, qualora una delle parti contraenti non abbia comunicato all'altra la disdetta almeno due mesi prima della scadenza del termine. Anche prima della scadenza le parti possono risolvere consensualmente il comodato.

Sembra,quindi, che un eventuale comodato o deposito delle collezioni sia sottoposto al vaglio stringente di pareri e valutazioni economiche...

Non vedo, però, particolari impedimenti a compiere una donazione in favore, ad esempio, di una struttura museale, sottoponendola a delle condizioni quali, ad esempio, al fatto che il donante ne rimanga custode fino alla sua morte, oppure al fatto che la collezione venga esposta...

Scusatemi per quest'intervento un pò noioso...

Modificato da eliodoro
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Scusate ma voi veramente mettereste in mano le vostre preziose monetine a uno stato che voleva aprire una discarica a villa adriana e a pochi passi dalla antica gabii e la tenuta di passerano?!

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Ma quello che propone Matteo91 è di fatto inattuabile. Infatti se il collezionista serio facesse un bel catalogo della sua collezione e lo pubblicasse, fisicamente o virtualmente, per porlo a disposizione di tutti gli studiosi ed appassionati, probabilmente si troverebbe alcuni amici, uniformati, a suonargli il campanello di casa alle 7 dell mattino. Se pensasse che fossero venuti per farsi offrire un cappuccino, sbaglierebbe di grosso: non per quello avrebbero suonato alla sua porta :(

Purtroppo credo tu abbia ragione...ingenuamente non avevo considerato che anche questo é un modo per esporsi a controlli, per quanto assurdo sia...

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Awards

Da quando ho cominciato a collezionare, quasi 40 anni fa, ho sempre pensato che avrei lasciato tutto ad un'istituzione pubblica, quando fosse arrivato il momento.

 

C'é da dire che ho sempre concepito il collezionare come un supporto allo studio, e la maggior parte dei miei "pezzi" riflettono questa impostazione. E' anche vero che in mezzo alle migliaia di rottami qualcosa di carino, di vendibile, c'é. Che potrebbe magari far comodo a chi mi sopravvive.

 

Qualche volta ho provato ad affrontare il dicorso con mia moglie: "Se mi dovesse succedere qualcosa, le altre lasciale perdere, ma queste ...". Non sente ragioni. Non mi lascia continuare. Pensare di vendere le mie monete quando non ci sarò più é un qualcosa che le ripugna.

 

Le lascerò quindi tutte ad un'istituzione pubblica. Come avevo deciso a 13 anni quando tenni in mano il mio primo asse repubblicano.

Italiana? Francese? Non lo so.

 

Mi piacerebbe Italiana. Salvo che a leggere certi post di "italiani", francamente me ne passa la voglia. 

giorgio anche io ho pensato alla stessa cosa,la mia collezione e' in continua evoluzione con vendite e acquisti per cercare sempre il pezzo importante che rende una logica a tutto l'insieme,quando sara' ora donero' quel poco che ho al museo civico della mia citta',ma con una promessa ben precisa,che vengano esposte e non inscatolate.ciao

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Io spero che la mia modestissima collezione rimanga al mio nipotino (10 anni) che potrebbe aumentarla e goderne anche lui se sarà di suo interesse. Altrimenti la venderà e potrà comprarsi la "bicicletta" che desidera. Sono contrarissimo al fatto di lasciare qualcosa ai musei italiani, che aspettano solo le alluvioni per fare "pulizia" di quella robaccia che non serve a nulla. "Tanto ne abbiamo così tanta...." E pensare che con una vendita oculata, come da me suggerito altrove, ci sarebbero tanti soldini per mettere tanti tesori a posto. Ma si desidera questo? Che ne pensa, ministro Franceschini? E all'estero lasciano qualcosa ai musei? Se sì, vuol dire che hanno fiducia che il loro "dono" venga giustamente goduto ed apprezzato. Dubito tanto qui, da noi.

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Sono d'accordo con Roth37. Una donazione priva gli eredi di una parte, spesso consistente, dei beni di famiglia. Non è giusto. Soprattutto per quei eredi che hanno sofferto per colpa del collezionista che, anziché portare la famiglia ai tropici, preferiva comprare un bel ducato... E per evitare di svendere ci sono mille possibilità...

 

Piuttosto se un pezzo o due mancano al museo cittadino si può donare quelli. Così non si priva gli eredi e si dona qualcosa di prezioso alla comunità.

 

Arka

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Se fai questa domanda è perché o non collezioni monete antiche, e allora non c'è problema, oppure perché non ti sei mai soffermato a leggere qualcuno degli innumerevoli casi legali di cui si è parlato in questo stesso forum.

 

non sono italiano e abito in svizzera dove non avvengono credo queste cose.  è successo che dei commercianti in svizzera finissero per un po' in prigione su richiesta di inquirenti italiani ma non ho mai sentito di privati che hanno problemi simili in svizzera.

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Mi pare ridicolo donare la proprio collezione allo Stato per dormire tranquillo . Non e' certo regalando le proprie monete che ci si pulisce la coscienza  e si annulla il rischio di essere oggetto di una visita mattutina

Piuttosto e' bene evitare prima  di fare acquisti incauti ......

La Sovrintendenza dovrebbe verificare la lecita provenienza delle monete della collezioni donate e in caso di riscontri negativi segnalarlo per una bella denuncia.  Nel caso dell' amico di antvwaIa proprio dopo tale azione sarei insonne   :crazy:

Modificato da piergi00
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QUARTO ATTO, Primo quadro

 

Evelina è una professoressa di Storia. Insegna in un liceo a Siracusa, città dove ci vive ormai da quarant'anni.

Lei torinese di un'antica famiglia piemontese, ha vissuto la sua infanzia e giovinezza in Via Maria Vittoria, in un atico palazzo che da generazioni appartiene alla sua famiglia, nel cuore dell'austero quadrilatero sabaudo. Laureata da poco con 30 e lode, vinse un concorso a Siracusa e così giunse nella Trinacria, dove non era mai stata, con due bauli per iniziare la sua vita d'insegnante.

Al principio le costò adattarsi al mondo siciliano. Così vivace e rumoroso e disordinato, per lei, abituata a un ambiente dove sempre si parla sottovoce, dove si rispettano i semafori e la disciplina è un valore condiviso. Poi, con il tempo, imparò a conoscerne (e comprenderne) altri aspetti di quel mondo insulare: a vederne un valroe nella vivacità, ad apprezzarne la spontaneità, l'allegria di vivere, e il disordine dell'impianto urbano cominciò a parerle un gesto di libertà.

Un collega del Liceo le regalò una bella moneta: un dupondio di Nerone con la raffigurazione di un edificio romano: il mercato di Augusto. Questo fu l'inizio. Da allora s'appassionò alla numismatica e cominciò a collezionare monete antiche.

Ama tantissimo tanto la storia quanto l'insegnamento.

Piccola, timidissima, dal corpo asciutto e sottile, quando fa lezione si trasfigura: ecco che i personaggi del mondo antico nelle sue parole tornano in vita. Non sono più reminiscenze, ma sono personaggi quotidiani, attuali.

Oggi i ragazzi sono diversi da quelli di 30 o 40 or sono: chiassosi, sboccati, irriverentei. Eppure a lei piacciono questi ragazzi così impetuosi. E lei piace a loro.

Certo ridono alle sue spalle perché quando uno sbotta un "miiiiinchia!" le arrossisce. Dopo quarant'anni di Sicilia, arrossisce ancora! Ridono i suoi alunni, ma le vogliono bene. Riesce ad appassionarli alla sua materia, perché lei non fa classe: interpreta, declama, recita, ma ecco che nelel sueparole un Papa, un Sovrano, un Imperatore, ma anche un umile maniscalco, un servo della gleba, un legionario, diventano persone vive. Sono lì, nell'aula di classe, insieme a loro. E non sono personaggi del passato, perché Evelina fa vedere quanto siano attuali, quanto moderni siano i loro problemi, il loro modo di pensare, le loro parole.

A Eveliina non interessano i voti: quello che vuole è insegnare davvero, non dare voti. I suoi alunni lo percepiscono e per questo l'apprezzano, le vogliono bene. Anche se si mettono a ridere quando lei arrossisce per un "miiiiinchia!".

Evelina ormai ha sessant'anni. E' una zitellona ma sempre allegra. Un tempo bruna - ma ora i suoi capelli sono bianchi - bella non lo è mai stata: ma non è per questo che non si è mai sposata e, forse, non ha mai avuto una vera storia d'amore. Chissà.

La sua famiglia è formata da una sorella, poco più giovane di lei, che vive a Torino, e dai suoi due nipoti, figli della sorella. Li vede di rado, quando di quando in quando viaggia nella città sabauda. Allora la sorella e i nipoti la prendono in giro: "Evelina, parli siciliano!". Lei il dialetto siracusano lo comprende perfettamente - ci mancherebbe ancora dopo quarant'anni che non lo intendesse! - ma non lo parla. Il suo linguaggio è un italiano molto curato, anche forbito, ma senza ostentazione.

Ora è in casa sua. Un alloggetto piccolino: solamente due camere, ma a lei va bene così. Di più spazio non saprebbe che farsene.

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Ringrazio antvwaIa per questi racconti di gradevole lettura e per avermi avermi fatto conoscere il quadrilatero sabaudo dopo quello romano :D

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a scanso di equivoci,per quel che mi riguarda,cedero' al museo civico della mia citta',quel che poco posseggo,non per dormire sonni tranquilli,non ne ho motivo per non esserlo,ma piuttosto,quel che piu' mi preme,per arricchire culturalmente con dei pezzi nuovi(come accennato da arka) quel che manca.vi assicuro che non ho trovato doppioni esposti che vanno a cozzare con quelli in mio possesso,questo mi rende fiducioso e soprattutto orgoglioso del gesto che faro',buon senso da altrettanto le parti permettendo.

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QUARTO ATTO, Secondo quadro

 

Evelina ha due collezioni di monete. Non sono "grosse" ma sono importanti. La prima, quella che è il proseguo di quel dono, è costituita da una quarantina di medi e grandi bronzi dell'alto impero. Il filo conduttore della collezione sono gli edifici dell'antica Roma.

E' una collezione importante la sua e se la stà riguardando, come spesso fa alla sera. Ecco il Porto di Ostia che scivola tra le sue dita, ecco il Colosseo, ecco il tempio di Giano dalle porte chiuse, ecco l'anfiteatro, i ponti, gli archi trionfali, le colonne. Tutta la Roma antica scivola tra le sue dita. Ma si sofferma sempre su quel Macellvm Avgvsti che fu il seme della sua passione.

Ha una seconda collezione numismatica: i denarini delle guerre sociali. E' un tema che la coinvolse molto quando studentessa: infatti su quel tema versò la sua tesi di laurea. Fu così che quando in un listino d'asta apparve un denarino delle guerre sociali, anche se molto costoso, non se lo fece sfuggire. Ora ne ha una ventina: sembrano pochi, ma invece è una collezione davvero molto rilevante!

Un'ombra di tristezza sfiora il suo volto. Un colpo di tosse. Poi decide di andare a riposare. Va in bagno, si lava i denti, si sveste, indossa una lunga camicia da notte e infine si toglie la parrucca. E' l'ultimo gesto che compie prima di mettersi nel letto, e mettersela è il primo gesto che fa quando si alza al mattino. Nessuno a scuola sa che usa la parrucca, che quei capelli così bianchi non sono più i suoi.

Lo sa bene il suo medico, l'oncologo che la segue nella chemio.

E' sincero il suo medico: sa che quella donnina sottile che arrossisce quando sente la parola miiiinchia in realtà è una roccia molto solida. Le ha detto che può avere ancora alcuni anni di vita davanti a se, ma il tumore non perdona quando è alloggiato nel polmone. Proprio lei, che non ha mai fumato neppure una volta in vita sua!

Ama le sue due collezioni di monete. Tantissimo. Hanno riempito la solitudine delle sue serate, dei giorni festivi, delle vacanze, quando le mancavano la scuola e i suoi alunni.

"Che ne sarà delle mie monete?", si domanda. Sa che ai suoi nipoti non interessano. Probabilmente si affretteranno a venderle, malamente. Non hanno bisogno di soldi, no, stanno bene, ma non le terranno perché non saprebbero che farsene. Evelina vorrebbe che le sue collezioni non andassero disperse, vorrebbe che restassero intatte, ma che fossero fruibili a tutti gli interessati, che ricordassero il suo nome: Evelina Gualtieri.

Ha deciso: le donarà a un museo. Anzi, a due musei diversi. A quello della città dov'è nata e dove ha vissuto la sua infanzia donerà la raccolta con i rovesci architettonici e a quello di Roma lascerà l'altra, i denarini delle guerre sociali.Non subito entrambe: una alla volta, che vuole ancora poter godere di una monetina.

 

Ha scritto al museo torinese: le hanno risposto dopo un paio di mesi invitandola a portare la sua collezione per parlarne. Approffitta delle vacanze estive appena iniziate - è la fine di giugno - e si reca a Torino con il monetiere con i quaranta bronzi. Pesa poco più di un kg, ma quant'è prezioso! Per vivere si contentava di pochissimo e il suo stipendio, non certo elevato!, le bastava e in buona parte le avanzava. Ecco lí, in quel monetiere, una buona metà dei risparmi di quarant'anni di vita!

Le monete sono state consegnate, inventariate, le hanno dato una ricevuta ma le hanno anche detto che occorrerà fare un atto notarile di donazione. "Sì, certamente", ha risposto.

Settembre volge a termine. Le foglie degli alberi sono arrossite. Nei filari non c'è più l'uva.

Evelina è appena arrivata a Caselle. Pensava che all'areoporto ci sarebbe stato qualcuno del Museo ad attenderla - è andata a Torino su loro appuntamento, per firmare dal notaio Giraudengo la donazione - e invece non c'è proprio nessuno ad aspettarla. Pazienza. Prende un taxi e si reca al Museo. Viene "passata" da due o tre persone diverse: nessuna sa nulal. Finalmente trova la persona giusta: "ma non è da noi! E' in Comune che doveva andare!". Un paio di telefonate. "Vada subito dal notaio: è in Piazza Carlina, subito che è già tardi!". Fanno per spiegarle dove si trova Piazza Carlina, immaginano che non lo sappia con il suo accento siciliano, ma Evelina taglia corto: "so dovè, so dovè". Piazza Carlina è a pochi isolati dalla casa dove ha vissuto la sua gioventù.

Arriva dal notaio. Lì c'è un'impiegata del Comune che l'aspetta. "Finalmente!", le dice a mo' di saluto. Entrano dal notaio che legge le tre paginette dove si descrivono le sue monete: mentre le elenca, Evenina non lo ascolta. Le sembra che il notaio stia recitando le litanie del rosario. Firma. Scende in strada insieme all'impiegata del Comune, la quale ha fretta. La saluta appena e scappa via.

Evenina resta lì, in piazza. Neppure un ringraziamento, neppure un caffé. C'è rimasta male. Pensa che con quello che ha speso per andare in aereo a Torino avrebbe potuto comprare un'altra monetina. Ormai è andata. Prende un taxi e torna in areoporto, anche se l'aereo prenotato è solo alla sera. A Siracusa ci arriverà solamente l'indomani, che a quell'ora da Catania non ha nulal con cui rientrare a casa sua.

Ora si trova seduta su una scomoda poltroncina dell'aereoporto. E' delusa. "Non mi hanno neppure ringraziata!", sta pensando.

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QUARTO ATTO, Terzo quadro

 

Natale è giunto e tra un paio di giorni è Capodanno.

Evelina si trova di nuovo a Torino, nell'Ufficio legale del Comune. L'hanno convocata con una lettera poco esplicita. E' a proposito della sua collezione, c'è un aspetto delicato da chiarire.

Ora è nell'ufficio con l'avvocato. "E' un grosso problema", le dice "ma il sesterzio con il Porto di Ostia è una moneta trafugata!". Le avevano detto di portare tutta la documentazione dei suoi acquisti. "Ma ho qui la fattura della casa d'aste lussemburghese! Guardi!". "Già", le risponde l'avvocato "l'inchiesta è sorta proprio qperché tutta la collezione che quella casa d'aste ha venduto era stata rubata!". "Ma io cosa ne posso? Come potevo immaginarlo", ribatte Evelina. "Ce l'ha la documentazione doganale d'importanzione? A quella data non c'era ancora l'Unione Europea". "No, non ce l'ho", risponde la professoressa, "la moneta me l'inviarono per posta, come fosse una lettera raccomandata, non come pacchetto!". "E brava! E questo non l'ha messa in guardia? Perché l'hanno spedita come una lettera anziché un pacchetto? Proprio per evitare i conrtrolli doganali! Ma signora! Alla sua età essere così ingenua! Ma lo sa che è un bel pasticcio? Lo capisco benissimo che lei è in buona fede, ma intanto ha acuistato una moneta rubata e non ha denunciato alla dogana l'acquisto! Cercheremo di aiutarla per quanto possibile, ma le suggerisco che ne parli con un avvocato: è preferibile. Anzi, no, è assolutamente necessario!".

Evelina è in aereoporto che attende il suo aereo. La giornata è grigia, nebbiosa. Si stringe nelle spalle: ha freddo, nonostante il riscaldamento, ma soprattutto ha un nodo alla gola.

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QUARTO ATTO, Quarto quadro

 

La scena si svolge a Siracusa, nel piccolo alloggio di Evelina.

L'arzilla insegnante di Storia è in linea con i tempi. E' domenica sera ed è seduta alla sua scrivania sulla quale il PC è acceso.

Da tanti anni Evelina segue un forum numismatico: www.ilsesterzio.it. Non ha mai scritto un intervento: la sua timidezza glie lo ha sempre impedito. Però segue con attenzione le discussioni sui due temi di suoi interesse.

E' ancora in attesa di una risposta definitiva da Torino, ma il suo avvocato siracusano l'ha rassicurata. Le cose si stanno risolvendo bene, per lei. Quel sesterzio  da lei donato al Museo, ma solo quello, è stato sequestrato, ma la sua posizione stralciata e si va verso un non luogo a procedere. "Stia serena, signora mia bella!" le ha detto l'avvocato. Ma lei serena non è.

I denarini delle guerre sociali ha deciso che al museo romano non li donerà più. L'esperienza torinese le è bastata e avnzata!

E' da tempo che segue le discussioni che di quando in quando un forista avvia sui denarini delle guerre sociali. E' ben preparato quel forista del quale conosce solo lo pseudonimo: Picenum52. Pensa che forse è nato nel 1952, immagina che sia di Ascoli, una città che l'ha sempre incantata per la sua straordinaria bellezza. Ci ha pensato a lungo prima di farlo, ma ora è decisa. Anche se non sa chi sia, quesrto forista, che nome abbia. Ma ha percepito quanto ama le monete, con quanta passione ne parla. Ci si è identificata.

Ha preparato con calma il suo messaggio. Gli ha spiegato chi è, che ha questi venti denarini delle guerre sociali e che vorrebbe inviarglieli in modo che lui possa studiarseli per bene. Alcuni sono dei tipi inediti....

Ora ha pigiato il tasto di invio: alea iacta est!

 

Noriberto Araceli, è lui che stà dietro il nick Picenum85, legge il messaggio. Pensa in uno scherzo. Venti denarini delle guierre sociali? e chi li ha mai avuti?! Eppure nel lungo messaggio c'è qualcosa - non saprebbe dire cosa - che gli fa intuire che non è uno scherzo, che davvero una signora anziana e sconosciuta vuole fargli avere quei venti denarini per poterli studiare. Le risponde ringraziandola e dandole il suo nome e l'indirizzo.

 

Sono passati alcuni mesi. Noriberto ha ricevuto i denarini delle guerre sociali, se li è goduti a fondo, li ha fotografati nel migliore dei modi, pesati con esattezza, ben misurati nel loro diametro. Ha preparato un'ottima relazione che invia per email a Evelina.

Il giorno dopo le telefona: "Evelina, ha letto quanto ho scritto?". "Ma certo, Norberto: ha scritto un'ottima relazione e ha avanzato delle ipotesi che sono davvero interessanti e ben suffrafate dallo studio così dettagliato che ha fatto delle monete. Mi ha fatto davvero molto piacere". "Allora" prosegue Norberto, "ora glie li rendo". "Restituirmi i 20 denarini? E perché mai? Forse che la infastidiscono?".

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Inviato (modificato)

EPILOGO

 

"Ne hai del tempo da perdere, Antvwala, se ti metti a scrivere queste favolette! La fantasia non ti manca di certo".

 

Se pensi questo, non hai capito nulla!

Non è una favoletta, non è opera di fantasia.

 

I personaggi e le vicende sono rigorosamente reali. Tuttavia, per ovvie ragioni di riservatezza, i nomi sono quasi tutti fittizi e fittizi sono i luoghi dove si fanno svolgere le vicende. Il Museo di Torino è del tutto estraneo ai fatti narrati i quali sì sono reali, ma sono avvenuti in una città lontanissima dalla prima capitale d'Italia. Ho scritto Torino come avrei potuto mettere qualunque altro nome di una città italiana: se ho scelto proprio quella, è solo per coerenza narrativa con la personalità di Evelina, personaggio assolutamente reale anche se si chiama diversamente.

Sempre per difendere la riservatezza delle persone, gli argomenti delle collezioni descritte sono affatto diversi da quelli verdidici.

In quanto alla narrazione del secondo quadro del quarto atto, per incredibile che possa apparire, è assolutamente reale.

Due dei personaggi della vicenda sono dei lamonetiani, ma sono certo che qualche altro lamonetiano ha identificato benissimo anche altri personaggi; che ne ha identificato uno, chi un altro.

A proposito di Norberto Araceli, che è ancora stupito per la collezione ricevuta in modo così inatteso, mi ha confessato che ha in animo di fare la stessa cosa: in un prossimo futuro, magari non così prossimo, la trapasserà ad un altro collezionista che voglia proseguire nello studio di quello specifico argomento. Mi sembra una buona idea.

 

L'amico di cui al secondo atto, dopo aver letto la presente discussione (quando la leggerà), sono certo che sbotterà dicendomi: "e tu mi consiogliavi di donare a un museo la mia collezione? Ma sei proprio rincoglionito?!".

Modificato da antvwaIa
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anni fa quando iniziai a comprare delle monete mi chiesi pure che fare alla fine con le monete, visto che sono oggetti che ci sopravvivono.

 

venderle a dei commercianti non trovai che è una buona soluzione perchè alcuni mi stavano antipatici e per l'ingordigia di altri. metterli in un'asta non mi piaceva pure.

 

pensai pure io a una specie di soluzione museo però mi accorsi che alla fine nei musei le monete sono mal esposte, che i visitatori in genere non le guardano e che il personale dei musei sa pure poco o nulla delle monete che hanno e anche i curatori dei musei alla fine di monete sanno poco. fare giacere delle monete in un deposito del museo senza che nessuno le veda non ha pure molto senso.

 

pensai anche io alla soluzione di trovare un altro collezionista a cui darle per poco prezzo o addirittura come regalo ma mi sono accorto che ogni collezionista è diverso. le monete che io compro sono acquistate da me per miei motivi che non trovo in nessun altro collezionista. ora mi sembra che una moneta merita solo il proprietario che è disposto a tirare fuori i soldi che verrà pagata, gli altri non sono sufficientemente motivati.

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