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IGNORED

Il pilota di Hiroshima


petronius arbiter

Risposte migliori

Nel 70° anniversario del lancio della bomba atomica su Hiroshima, vorrei riproporre qui un articolo scritto e pubblicato per un altro sito, esattamente dieci anni fa.

"Non posso fare a meno di sentirmi triste se penso alle persone che mi hanno servito tanto lealmente, ai soldati e ai marinai che sono stati uccisi o feriti sui campi di battaglia di là  dei mari, alle famiglie che hanno perso la casa e tanto spesso anche la vita nelle incursioni aeree; non è necessario che vi dica come mi riesca intollerabile l'idea di veder disarmare i valorosi e fedeli combattenti giapponesi; altrettanto intollerabile è per me l'idea che altri, dopo avermi servito con devozione, siano passibili di castigo come ispiratori della guerra.

Nondimeno, è arrivato il momento di sopportare l'insopportabile"

Con queste parole l'imperatore Hirohito, alle tre del mattino del 10 agosto 1945 annuncia al Consiglio della Corona la sua volontà  di resa incondizionata agli Alleati; la decisione sarà ufficializzata cinque giorni dopo in un messaggio radio letto dallo stesso Hirohito: è la prima volta nella storia che un imperatore giapponese si rivolge direttamente al suo popolo.

Ovunque, nelle case, nei luoghi pubblici, nelle caserme, nelle guarnigioni più lontane, i giapponesi ascoltano quella voce quasi irreale; l'avvenimento che essa annuncia, il tono dimesso, di disfatta, col quale è impartito l'ordine di cessare le ostilità, provocano un irrefrenabile pianto collettivo.

Scrive Fosco Maraini, che in quei giorni si trovava a Tokyo:

"Molti furono i suicidi, una cinquantina dinanzi allo stesso palazzo imperiale"

Il 2 settembre 1945 a bordo della corazzata americana Missouri, ancorata a Yokohama, i plenipotenziari giapponesi, vestiti in frac e cilindro, appongono la loro firma sul documento di resa, davanti al generale Douglas MacArthur, comandante delle forze Alleate, che li riceve in maniche di camicia.

E' la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Per la circolazione monetaria nei territori giapponesi occupati, gli Alleati avevano predisposto della cartamoneta, i cosiddetti am-yen (allied military yen) di tipologia simile a quella emessa per l'Europa (Italia, Francia, Germania)

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Questi biglietti non indicano, come per la cartamoneta europea, l'anno di emissione, ma l'indicazione generica series 100 poiché la data dell'invasione non era certa.

Furono prodotte due serie, contraddistinte dalle lettere A e B nei tagli da 10 e 50 sen, 1-5-10-20-100 e 1000 yen (quest'ultimo solo nella serie B)

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La serie A, inizialmente prevista per l'occupazione della Corea, dove effettivamente circolò dal 7 settembre 1945 al 10 luglio 1946, fu poi utilizzata anche in Giappone, dal 19 luglio al 30 settembre 1946.

La serie B fu utilizzata nelle isole Ryu-Kyu dal 15 luglio 1945 al 15 settembre 1958 e nell'intero Giappone dal 6 settembre 1945 al 15 luglio 1958: il che fa di questa serie l'emissione di occupazione rimasta più a lungo in circolazione.

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Il colonnello Paul W. Tibbets, il pilota di Hiroshima, decolla alle 2.45 del mattino del 6 agosto 1945 dalla base americana di Tinian, nel Pacifico, al comando del bombardiere B-29 ribattezzato Enola Gay in onore di sua madre: il compito che attende Tibbets e gli uomini del suo equipaggio è quello di sganciare su una città  giapponese la prima bomba atomica della storia.

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La destinazione non è certa, sarà  decisa all'ultimo momento in base alle condizioni atmosferiche: alle 7.25, su una rosa già  predeterminata di quattro città , la scelta cade su Hiroshima.

Tutti gli orologi della città  segnano le 8.15 del mattino quando l'atomica scoppia all'altezza di 660 metri da terra, in una palla di fuoco di oltre 100 metri di diametro: il calore emanato dalla deflagrazione dura meno di un decimo di secondo, ma è così alto da fondere il granito della terra entro il raggio di un chilometro: sette secondi dopo il silenzio è spezzato da un rimbombo assordante, mentre con l'esplosione vengono demoliti in un attimo tutti gli edifici nel raggio di tre chilometri.

Il pika-don (lampo-tuono) annienta, al primo istante, almeno 30.000 vite.

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Intervistato a più riprese negli anni seguenti, Tibbets ha sempre dichiarato:

"Personalmente non ho rimorsi: mi fu detto, come si ordina a un soldato, di fare una certa cosa. E non parlatemi del numero delle persone uccise. Non sono stato io a volere la morte di nessuno. Guardiamo in faccia alla realtà : quando si combatte, si combatte per vincere, usando tutti i metodi a disposizione. Non mi posi un problema morale: feci quello che mi avevano ordinato di fare. Nelle stesse condizioni lo rifarei.”

Hiroshima 6 agosto 1945 - 6 agosto 2015

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  • 2 settimane dopo...

Solo ora ho trovato questo, petronius—è stato un po ' pazzo qui con matrimoni, ecc, e naturalmente la carta moneta non è mio interesse primario. (Avevo programmato di pubblicare un medaglione di Hiroshima ma non ha trovato il tempo.)

 

Comunque, quello che hai montato è molto bene davvero. Naturalmente.

 

Era con particolare interesse che ho letto la tua spiegazione della data serie sui soldi di carta preparata per l'invasione e l'occupazione del Giappone non appare nel suo modo usuale perché il relativo avvenimento non era noto. Mi sono sempre ricordato del comune di due frasi molto diverso tra soldati e marinai americani di quei giorni: "Casa vivo in ‘45" e il molto meno ottimista, "Golden Gate in ‘48. Il punto è, naturalmente, che non si sapeva quando o come potrebbe finire la guerra—che è sicuramente la pena di ricordare per ragazzi onestamente interessati nel contesto storico.

 

I giapponesi di guerra strategia—da quando hanno iniziato la guerra sapendo che erano materialmente inferiori agli alleati—era di cogliere rapidamente il territorio e persone e quindi rendere i combattimenti così sanguinosa e così costoso che gli americani avrebbero perso interesse a continuare la guerra.

 

La cosa è, i giapponesi riusciti troppo bene a fare la guerra del Pacifico, sanguinosa e costosa. Ho letto — e credere—che la ferocia dei combattimenti nel Pacifico era alla pari con uno qualsiasi dei più feroci combattimenti della seconda guerra mondiale.

Iwo Jima e soprattutto Okinawa erano terribile concorsi (con l'orrore aggiunto dei civili di Okinawan incoraggiati dai giapponesi a suicidarsi) e queste campagne molto sanguinosa–combattuto fuori vista della maggior parte degli europei—ha causato paura vera in pialle militare americani (e soprattutto, il pubblico americano) come hanno contemplato l'invasione del Giappone.

 

Ancora una volta, i giapponesi erano riuscito troppo bene nel fare la paga di americani per ogni metro quadrato di roccia Pacifico che hanno preso. Nell'estate del 1945, gli americani ben compreso che l'invasione del Giappone sarebbe un bagno di sangue come pochi altri. E naturalmente enormi eserciti giapponesi in Cina erano ancora intatti, in attesa.

 

Così è stata fatta la scelta di scura, triste; e per molte centinaia di migliaia di americani—e giapponese—soldati e marinai, si ebbe il lieto fine. "Casa viva in ‘45".

 

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I just now found this, petronius—it’s been a little crazy here with weddings, etc, and of course paper money is not my primary interest. (I had planned to post a Hiroshima medallion but didn’t find the time.)

 

Anyway, what you’ve assembled is very fine indeed. Of course.

 

It was with special interest that I read your explanation of the series date on the paper money prepared for the invasion and occupation of Japan not appearing in its usual fashion because its occurrence was not known. I’m always reminded of the two very different catch-phrases common among American soldiers and sailors of those days: “Home alive in ’45,” and the much less optimistic, “Golden Gate in ’48. The point being, of course, that no one knew when or how the war might end—which is definitely worth remembering for folks honestly interested in historical context.

 

The Japanese war strategy—since they began the war knowing they were materially inferior to the Allies—was to quickly seize territory and people, and to then make the fighting so bloody and so expensive that the Americans would lose interest in continuing the war.

 

The thing is, the Japanese succeeded too well in making the Pacific War bloody and expensive. I have read—and believe—that the ferocity of the fighting in the Pacific was on par with any of the fiercest fighting of the Second World War.

 

Iwo Jima and especially Okinawa were terrible contests (with the added horror of Okinawan civilians being encouraged by the Japanese to commit suicide) and these very bloody campaigns –fought out of view of most Europeans—caused real fear in American military planers (and importantly, the American public) as they contemplated the invasion of Japan.

 

Again, the Japanese had succeeded too well in making the Americans pay for every square meter of Pacific rock they took. By the summer of 1945, the Americans well understood that the invasion of Japan would be a bloodbath like few others. And of course the huge Japanese armies in China were still intact, waiting.

 

So the dark, sad choice was made; and for many hundreds of thousands of American—and Japanese—soldiers and sailors, the happy ending was had. “Home Alive in ’45.”

 

v.

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Il 6/8/2015 alle 19:52, petronius arbiter dice:
"Personalmente non ho rimorsi: mi fu detto, come si ordina a un soldato, di fare una certa cosa. E non parlatemi del numero delle persone uccise. Non sono stato io a volere la morte di nessuno. Guardiamo in faccia alla realtà : quando si combatte, si combatte per vincere, usando tutti i metodi a disposizione. Non mi posi un problema morale: feci quello che mi avevano ordinato di fare. Nelle stesse condizioni lo rifarei.”

L'atteggiamento di Tibbets ci appare oggi alquanto cinico (qualcuno ha paragonato le sue giustificazioni a quelle dei gerarchi nazisti processati a Norimberga, che anch'essi si difesero affermando di aver solo obbedito agli ordini), ma non tutti i partecipanti al lancio reagirono allo stesso modo.

Famosa, e profondamente diversa, è la storia di Claude Eatherly, che vediamo in una rara foto del tempo di guerra

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Eatherly era il comandante del bombardiere Straight Flush (Scala Reale), l'aereo che doveva rilevare le condizioni meteo in base alle quali si sarebbe deciso su quale, delle quattro città già pre-selezionate, sganciare la bomba...fu lui a scegliere Hiroshima.

"Ho volato su Hiroshima per 15 minuti per studiare i gruppi di nuvole; il vento le spingeva allontanandole dalla città. Mi pareva il tempo e il luogo ideale, così trasmisi il messaggio in codice e mi allontanai in fretta come mi era stato detto, ma non abbastanza. La potenza della bomba mi terrorizzò. Hiroshima era sparita dentro una nube gialla".

Fin da subito Eatherly rimase scioccato, ma solo al suo ritorno alla base di Tinian si rese conto pienamente della devastazione e della grande perdita di vite umane causate dallo scoppio.

Decorato al pari degli altri partecipanti alla missione, dopo la guerra Eatherly chiese di essere congedato. Si meravigliarono un po' tutti: come poteva bruciarsi un futuro pieno di promesse?

Gli offrirono 237 dollari al mese di pensione, ma li rifiutò. Siccome rifiutare non era consentito dal regolamento, dispose che andassero a beneficio dell'associazione per le vedove dei caduti in guerra.

Tornò a casa, nel Texas. Era nervoso, magro: non rideva più. La notte aveva gli incubi e si svegliava gridando "Gettatevi, gettatevi: arriva la nuvola gialla!".

Nel 1950, dopo aver tentato il suicidio ingerendo dei sonniferi, si lasciò convincere dai parenti a farsi ricoverare nell'ospedale psichiatrico di Waco, dove trascorse sei settimane. Si tornò a parlare di lui agli inizi del 1953, per alcuni casi di piccola criminalità: la falsificazione di un assegno d'importo irrisorio a New Orleans, reato per il quale venne amnistiato, e quindi una rapina a mano armata a Dallas, che gli fruttò un nuovo e più lungo ricovero a Waco dove, stavolta, venne dichiarato malato di mente. Tornato a casa, tentò nuovamente il suicidio, recidendosi le vene di un polso. Nuovo ricovero a Waco e massiccia cura a base di insulina per la rimozione dei ricordi che lo ossessionavano. Intanto, la moglie, esasperata dai suoi comportamenti, chiese e ottenne il divorzio insieme con l'interdizione di Eatherly a incontrare i loro figli, sentenza che l'ex aviatore accettò.

Tra le tante lettere ricevute negli anni in cui era in ospedale, Claude Eatherly fu colpito da una scrittagli dal filosofo tedesco Günther Anders nella primavera del 1959, e decise di rispondergli.

Anders consigliò a Eatherly di manifestare il suo pentimento nel giorno della memoria a Hiroshima, facendo giungere lì una lettera di scuse e di partecipazione addolorata entro il 6 agosto 1960: ogni anno, in quel giorno, Eatherly riviveva con orrore il dramma che aveva sconvolto la sua vita.

Dopo aver scritto la lettera, i cittadini di Hiroshima gli risposero dicendo che anche lui era stato una vittima della bomba. Riappacificatosi con Hiroshima, Eatherly si sentì sollevato e iniziò nuovamente a vivere, sebbene restando in ospedale, dove morì, nel 1978.

petronius :mellow:

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A riguardo volevo condividere con voi questo interessantissimo articolo del The New Yorker dell'agosto del '46 che prende le testimonianze di alcuni sopravvissuti allo scoppio della bomba su Hiroshima e le loro considerazioni "in diretta" prima, durante e dopo lo scoppio. E' un po' lungo ma ne vale la pena:

 

http://www.newyorker.com/magazine/1946/08/31/hiroshima

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La guerra, da qualsiasi angolazione la si guardi, è sempre ricca di orrendi episodi e di feroci barbarie.

nessuno ne esce con le mani pulite, anche se vincitore.

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Il 21/8/2015 alle 23:35, Alberto Varesi dice:

La guerra, da qualsiasi angolazione la si guardi, è sempre ricca di orrendi episodi e di feroci barbarie.

nessuno ne esce con le mani pulite, anche se vincitore.

Triste, ma vero :(

Ma per non intristirci troppo, e riportare il discorso al tema numismatico, posto gli altri am-yen della serie B, sempre dalla mia collezione, come quelli del post di apertura.

10 sen

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5 yen

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100 yen

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Manca il biglietto da 1000 yen, praticamente introvabile, nonché quelli della serie A, che non possiedo, ma che sono identici tranne che per la grande lettera identificativa.

Le dimensioni di questi biglietti sono le stesse dei corrispondenti usati in Europa (uguali alla banconota da 1 dollaro i tagli da 20, 100 e 1000 yen, stessa altezza ma lunghi la metà quelli da 10 e 50 sen, e 1 yen). Fanno eccezione i tagli da 5 e 10 yen, di misura intermedia tra le due precedenti, misura peraltro già usata in Germania per il biglietto da 10 am-mark.

La maggior parte di questi biglietti furono stampati dalla Stecher-Traung Litograph Corporation di San Francisco, la cui iniziale, una piccola S, compare in un'angolo degli stessi (nella foto evidenziata in rosso nel biglietto da 5 yen)

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Altri biglietti (solo da 1 yen) furono stampati dal Bureau of Engraving and Printing (BEP) che aveva già stampato parte delle am-lire, fu poi lo stesso Ministero delle Finanze giapponese a incrementare la stampa all'inizio degli anni '50. Le emissioni giapponesi comprendono, tra gli altri, tutti i biglietti da 1000 yen, che entrarono in circolazione soltanto nel 1951.

I miei biglietti sono tutti della STLC (oltre alla S lo si evince dai numeri di serie, tutti A--A, se a qualcuno interessa posso postare il dettaglio dei vari stampatori :rolleyes:)

petronius oo)

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Grazie articolo molto interessante e ben costruito, mi sono avvicinato da poco alle banconote della serie AM e per quanto non belle da un punto di vista estetico le trovo eccezionalmente affascinanti da un punto di vista storico.

Se poi posso permettermi un parere personale sulle parole del pilota Tibbets, il suo discorso non è molto diverso da quello proferito dal geraraca nazista Adolf Eichmann durante il processo a Gerusalemme nel '61...

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  • 1 anno dopo...
1 ora fa, simone dice:

Riprendo questa bella discussione per segnalare l'articolo che ho pubblicato oggi, visto l'avvicinarsi del 72° anniversario del bombardamento.

Le monete sopravvissute alla bomba atomica: http://numistoria.altervista.org/blog/?p=22356

Graze Simone, per non dimenticare.

petronius

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