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IGNORED

I doppi di Napoli ritornano


Risposte migliori

"Chi ha avuto, ha avuto....chi ha dato, ha dato...quel che è stato è stato."....

Quagliò...."scurdammoce 'o passato..."

 

M. :pardon:

 

Noto infatti che MOLTI amano scordare il passato...senza però perdere i privilegi acquisiti nel passato...anzi...rivendicandoli con veemenza.

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Supporter

Vuoi vedere che a Napoli stanno ancora cercando o magari che avendo cercato hanno scoperto che tre «doppioni» sono stati messi in vendita, ma diversi altri “doppioni“ son scomparsi.......

Meglio allora non alzare polvere altrimenti si

scopre che parecchi funzionari negli anni han preso solo lo stipendio.

Pero' anche noi.....una colletta per donare al museo archeologico di napoli una macchina fotografica....

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"Però anche noi....una colletta per donare al museo archeologico di Napoli una macchina fotografica..."

Dando per scontato che verrebbe usata?......umhh.....ottimista.

M.

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@ post 22

" ...alcuni archeologi e docenti di......vengono considerati degli "intoccabili" ,..."

@ post 27

"...che parecchi funzionari negli anni han preso solo lo stipendio . "

 

Colleghi di ritorno , anni or sono , da un lavoro in  India , mi avevano parlato di  " intoccabili "  :  non ricordo se anche laggiù si trattasse di archeologi , docenti o funzionari

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"Però anche noi....una colletta per donare al museo archeologico di Napoli una macchina fotografica..."

Dando per scontato che verrebbe usata?......umhh.....ottimista.

M.

Dai..non essere sempre caustico...in un museo di Roma l'hanno usata, insieme ad una spazzola di ferro per rendere più lustre le monete...cosa vuoi di più?

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"intoccabili"........ forse ho utilizzato un termine inappropriato, ma vi assicuro che non volevo accendere nessuna inutile polemica.

 

Ho partecipato come specializzando a molte campagne di scavo sia in Sicilia che all'estero, ed ho sempre trovato funzionari e docenti molto preparati e qualificati. Per "intoccabili" intendevo dire che ci sono alcuni archeologi, i quali accettano difficilmente nuove teorie e ipotesi non provenienti dal mondo scientifico ufficiale.

 

P.s.

 

ovviamente mi riferisco al caso del cosiddetto efebo di Selinunte

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Ci potresti ragguagliare meglio, Cromio, sulla questione dell'Efebo di Selinunte ?

 

Da quello che mi è stato riferito, apprendo che la teoria di Camporeale sul cosiddetto efebo ha sollevato diverse polemiche soprattutto nel mondo accademico siciliano. A prendere le distanze da tale teoria, sono stati il prof. Sebastiano Tusa (figlio della numismatica Aldina Cutroni e del prof. Vincenzo Tusa, il quale fu grande scavatore di Selinunte) e il prof. Clemente Marconi della New York University, che da anni scava sull'acropoli di Selinunte, e che in passato si era occupato dello studio delle metope della colonia.

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Boh! Ho notato che quel convegno fu organizzato nel 4-5 novembre 2005 e gli atti pubblicati da un piccolo editore nel 2008. Da allora non risultano pubblicati studi su qualificate riviste. Non sono riuscito a leggere il contributo di Giuseppe Camporeale.

Quindi non conosco bene le basi per identificare la statua (mi scuso se avevo usato il termine statuetta, non essendo affatto di minute dimensioni) con il divino fanciullo Íakchos, che era la forma in cui Dioniso veniva celebrato nei Misteri come nuovo sovrano degli dèi, intronizzato dal padre per portare a compimento l’ordine cosmico da lui stabilito. Era oggetto di un culto misterico, che evidentemente viene attestato a Selinunte.[/size]

E' una ipotesi niente affatto peregrina, ma che credo abbia sollevato non poche [/size]polemiche (come al solito quando a proporre una nuova teoria non è il solito solone accademico....).

 

In ogni caso nulla a che vedere con il dio fluviale, come già attestato nella referenza riportata da Valteri nel post # 19....[/size][/quote

Ciao

Allego la foto della descrizione della statua dalla mostra attualmente in corso a Castelvetrano, dove si riporta bibliografia datata (Pace, 1935) che collegava il tipo alla monetazione.

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Ciao e grazie a tutti

ES

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Quindi non esiste ancora un unanime parere sull'identificazione della statua dell'efebo. 

Sicuramente Sebastiano Tusa e Clemente Marconi non sono da sottovalutare, per le loro profonde conoscenze su Selinunte.

Chissà cosa propongono loro, allo stato attuale delle conoscenze?

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Un buona sintesi sull'efebo di Selinunte è la sequenze (la frase in neretto l'ho evidenziata io):

 

I 2500 anni dell'Efèbo di Selinunte

di Rosalba Scalabrino

 

Nascosto in una cesta colma di fave e trasportato sul dorso di un mulo, l’Efèbo di Selinunte lascia la sua terra d’origine dopo millenni per iniziare un movimentato cammino segnato dal trafugamento e dal successivo recupero. È in questi termini che Giuseppe Martino e Giovanni Miceli raccontano la storia del celebre giovinetto bronzeo, datato tra il 480 e il 460 a.C. ed attualmente conservato al Museo Civico di Castelvetrano.

La statua, alta circa 85 cm, venne casualmente rinvenuta nel 1882 da un pastorello di appena nove anni in una contrada del territorio selinuntino denominata Ponte Galera. Con l’aiuto di altri contadini che lavoravano in quel fondo, l’Efèbo, rotto in più parti, veniva alla luce. Non era la prima volta che i contadini della zona di imbattevano in oggetti antichi; del resto sotto i loro piedi si trovava la necropoli del “Bagliazzo”, dove le tombe dei Selinuntini erano arricchite di preziosi corredi funerari. Non a caso, infatti, i familiari del pastorello ritornavano sul posto del rinvenimento, nella speranza di trovare qualche oggetto d’oro, ma quanto venne fuori dallo scavo erano solo frammenti di un sarcofago d’argilla.

Considerate le dimensioni della statua, si suole escludere che essa facesse parte di un corredo funerario, ma si ritiene che i padroni l’avessero nascosta in una tomba in periodo di guerra per evitarne la confisca da parte degli assedianti.

Venduta al Comune di Castelvetrano per 50.000 lire, la statua rimase chiusa in un magazzino per 46 anni, sottratta al dimenticatoio nel 1928 per interessamento del filosofo castelvetranese Giovanni Gentile. Affidato al gabinetto di restauro del Museo di Siracusa, che era sotto la direzione di Paolo Orsi, il bronzo fu finalmente restaurato, quindi minuziosamente descritto e datato da Pirro Marconi.

Esposto nell’anticamera del gabinetto del sindaco di Castelvetrano, la statua vi rimase per 34 anni, assurgendo a simbolo della città. Enorme fu l’eco della notizia del trafugamento avvenuto nella notte fra il 30 e il 31 ottobre 1962: in pochi minuti faceva il giro del paese la voce per cui “lu pupu” di Ponte Galera era sparito e una folla di curiosi si accalcava sotto le finestre del Palazzo Pignatelli.

Ben presto i malviventi, che si erano impossessati del bronzo, si resero conto di quanto rischioso fosse il trasporto all’estero del bottino; nessuno dei grandi mercati internazionali volle sobbarcarsi il rischio dell’operazione.

Si giunse così alle prime richieste di riscatto rivolte prima allo Stato italiano, poi al sindaco di Castelvetrano per una cifra che andava dai 25 ai 30 milioni. Fallite svariate trattative, il bronzo fu ritrovato il 13 marzo 1968 a Foligno dopo un drammatico scontro armato tra la gang di ladri e le forze dell’ordine. Decisivi per tale recupero furono le indagini dell’Interpol e soprattutto l’intervento del ministro plenipotenziario Rodolfo Siviero che assunse l’identità di antiquario per trarre in inganno la banda di malviventi.

Affidata all’Istituto Centrale del Restauro di Roma, la statua venne riportata nelle migliori condizioni possibili. Tra le osservazioni fatte dall’Istituto romano spicca quella secondo cui già all’epoca della fusione erano avvenuti alcuni guasti subito riparati dall’artigiano selinuntino tramite fasce di metallo aggiunte all’altezza del torace e delle gambe.

Per la cronologia e lo stile del bronzo ancora oggi si ricorre al giudizio di Pirro Marconi espresso nella sua pubblicazione sull’Efèbo del 1928: l’adolescente nudo, ritto, stante sulla gamba sinistra e con la destra portata in avanti, si presenta esile, dallo scarso sviluppo muscolare, dunque lontano dall’ideale atletico della plastica greca. La figura è quasi completa, mancano solo la metà anteriore del piede destro e le dita della mano destra tranne il pollice.

Se già Pirro Marconi notava nella statua l’assenza dei canoni stilistici classici per una certa slegatura tra le parti, considerandola pertanto un prodotto della scuola plastica selinuntina, non è mancato anche successivamente chi ha sottolineato le coincidenze formali e stilistiche con le metope del tempio E, dai volti ovali e dai corpi esili e asciutti.

Dunque l’Efèbo di Selinunte, che pure mostra elementi attici nella visione del corpo e nella ponderazione, è da ritenersi con ogni probabilità un prodotto dell’arte locale. Ipotetica sembra peraltro una possibile identificazione con l’immagine umanizzata del fiume Selinus quale appare nella monetazione del V secolo.

Così “lu pupu” di Ponte Galera, celato durante un momento di pericolo in un sarcofago d’argilla e mai più ripreso dal padrone anche dopo la fine dell’assedio punico, è sfuggito alle mani dei predatori cartaginesi. Tornato alla luce dopo millenni grazie a un vomere di legno, ad alcuni animali e alla curiosità di un pastore, dopo il furto e il recupero, i danni e le riparazioni, per nostra fortuna rimane ancora oggi a testimoniare l’arte e il gusto della Selinunte di 2500 anni fa.

 

Quindi propende per l'identificazione con la personificazione di dio fluviale.

 

In altro sito su internet ho trovato quanto segue:

 

Iconograficamente vicino all'Atteone sbranato dai cani rappresentato nella celebre metopa del Tempio E, la statua del giovinetto è alta 85 cm, ed è una scultura dai caratteri di un'arte spiccatamente locale, in cui non mancano imperfezioni.

Tipologicamente affine ai kouroui sicelioti, l'Efebo se ne distacca per mancanza di coerenza e organicità nelle singole parti e nel loro rapporto.

Manca della parte anteriore del piede destro e fa leva sulla gamba sinistra, mentre la destra è lievemente flessa in avanti, si pensa inoltre che quasi certamente nelle mani recava oggetti per il culto. Presenta elementi dorici nella composizione delle spalle e della testa, ed elementi attici nella struttura del corpo. 

 

post-7204-0-28899900-1449705551.jpg

 

Una cosa è certa. Si tratta di un prodotto dell'arte locale, forse della metà del V secolo a.C.

Non comprendo molto le affinità iconografiche con la famosa metopa con Atteone sbranato dai cani, del tempio E (generalmente ritenuto dedicato ad Hera), a parte l'affine acconciatura dei capelli:

 

post-7204-0-91195800-1449705571.jpg

 

Forse l'identificazione più semplice e immediata della statua di bronzo è propria quella del giovane dio fluviale. Resta da capire cosa poteva reggere nelle mani (forse il ramoscello a indicare appunto il fiume....).

 

Modificato da acraf
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Buongiorno,

In merito alla possibile indentificazione dell'Efebo di Selinunte con la divinità fluviale raffigurata sui nominali argentei delle serie di quella zecca coniati a partire approssimativamente da metà V secolo a.c., anche a me saltano subito all'occhio le particolari posizioni delle mani del bronzo:

- La sinistra dell'Efebo è chiusa come a stringere, per esempio ed ipotesi, un ramo.

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- La destra aperta, in posizione quasi orizzontale, collimerebbe invece con la posizione della mano destra della divinità fluviale, rappresenta sulle monete in atto di compiere un rituale con una patera.

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Chi sa a chi pensava effettivamente l'artefice..

Modificato da Archestrato
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Ueèè ragazzi ne vogliamo un po' troppe:

 

1- vedere i doppioni del museo;

2- farli fotografare e magari pubblicare le foto,

3- far acquistare il catalogo al museo,

 

E chi sono quelli del museo, dipendenti statali addetti al patrimonio pubblico?

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Buongiorno,

In merito alla possibile indentificazione dell'Efebo di Selinunte con la divinità fluviale raffigurata sui nominali argentei delle serie di quella zecca coniati a partire approssimativamente da metà V secolo a.c., anche a me saltano subito all'occhio le particolari posizioni delle mani del bronzo:

- La sinistra dell'Efebo è chiusa come a stringere, per esempio ed ipotesi, un ramo.

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- La destra aperta, in posizione quasi orizzontale, collimerebbe invece con la posizione della mano destra della divinità fluviale, rappresenta sulle monete in atto di compiere un rituale con una patera.

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Chi sa a chi pensava effettivamente l'artefice..

Considerazioni molto interessanti Archestrato

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Buongiorno,

In merito alla possibile indentificazione dell'Efebo di Selinunte con la divinità fluviale raffigurata sui nominali argentei delle serie di quella zecca coniati a partire approssimativamente da metà V secolo a.c., anche a me saltano subito all'occhio le particolari posizioni delle mani del bronzo:

- La sinistra dell'Efebo è chiusa come a stringere, per esempio ed ipotesi, un ramo.

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- La destra aperta, in posizione quasi orizzontale, collimerebbe invece con la posizione della mano destra della divinità fluviale, rappresenta sulle monete in atto di compiere un rituale con una patera.

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Chi sa a chi pensava effettivamente l'artefice..

 

Ringrazio per le utili considerazioni. In effetti esistono troppe affinità, anche nella nudità, stile e soprattutto posizione delle braccia e mani. Il braccio sinistro è leggermente tirato indietro e, per un gioco di prospettiva e di espressività, è facile per l'incisore monetario porlo dietro la natica.

Ma in particolare il braccio destro è leggermente proteso e la mano destra chiaramente deve sostenere un oggetto, che non è presente nella statua, ma che potrebbe benissimo essere una patera, usata per il sacrificio davanti all'altare....

 

Resta ancora da capire come Camporeale sia giunto a fare l'identificazione di una particolarissima figura di Dionisio giovane....

 

Spesso è meglio il buon senso e una soluzione più semplice (quasi ovvia).....

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  • 4 settimane dopo...

Buongiorno,

In merito alle corrispondenze fisiche tra l'Efebo e la divinità fluviale dei tetradrammi selinuntini penso sia interessante evidenziarne altre due caratteristiche simili e paragonabili:

Sia i tratti della testa (anche se spesso sui tetradrammi sembra adornata da qualcosa di simile ad un nastro o anello con "pennacchio" frontale, mentre nell'Efebo se c'era ora non ne resta nulla) sia l'angolo formato dalla schiena nella zona lombare, appena sopra le natiche, sembrerebbero davvero così simili da rendere difficile non pensare ad un legame tra i due, anche alla luce di altre possibili corrispondenze negli arti superiori.

A me pare che una comune fonte od origine sia decisamente probabile, anche considerando la vicinanza cronologica: la statua di bronzo e le emissioni di tetradrammi con divinità fluviale sarebbero, se non mi sbaglio, per l'attuale stato delle conoscenze, stati prodotti quasi negli stessi anni o al massimo ad una generazione di distanza l'uno dagli altri.

Il che, sempre secondo il mio personale ragionamento, renderebbe poco credibile che non siano stati entrambe influenzati da ed ispirati ad un'opera antecedente o che, per ipotesi, l'Efebo sia stato la fonte di ispirazione per gli incisori dei tetradrammi o viceversa, o ancora che siano legati da comuni elementi raffiguratitivi legati a fatti rituali e di culto, senza però che ci sia necessariamente una corrispondenza di identità tra Efebo e divinità fluviale.

Come scritto negli ultimi post sarebbe necessario ed utilissimo poter analizzare l'articolo di Camporeale per valutare ogni possibile e credibile prospettiva.

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Modificato da Archestrato
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"Però anche noi....una colletta per donare al museo archeologico di Napoli una macchina fotografica..."

Dando per scontato che verrebbe usata?......umhh.....ottimista.

M.

Tranquillo...verrebbe usata...per le monete? questo non lo so...ma stai sicuro che verrebbe usata.

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  • 10 mesi dopo...

Buonasera,

Riprendo questa discussione quando manca una settimana che sia passato un anno dal passaggio in asta Numismatica Genevensis 9, lotto 14, del tetradramma di Selinos da cui è partito questo topic.

Ammetto che di tanto in tanto in questo anno ho sbirciato sia sul sito della casa d'aste che sul web in cerca di informazioni sull'esito della vendita, ma pare che quei dati non siano ad oggi ancora disponibili ..

 

http://www.ngsa.ch/archives

 

Qualcuno sa qualcosa da altre fonti sulla sorte di questo meraviglioso tetradramma ?  

 

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