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Il Pomerio , “terra di nessuno”


Legio II Italica

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Il Pomerio presso i Romani era uno spazio di terreno consacrato dove non era ammesso costruire nessun edificio sacro o profano , o svolgere attivita’ militari o civili , era una fascia di terreno che correva lungo le mura della Città sia all’interno che all’esterno delle stesse . Lo scopo di questa fascia intorno alle mura , dentro e fuori , doveva avere originariamente un carattere principalmente religioso e non poteva essere attraversato in armi ; il Pomerio era anche considerato il limite degli auspici dove i Sacerdoti officiavano alle loro attivita’ religiose relative al benessere della Città e questo spazio , appunto per il suo carattere sacro , era proibito all’ attraversamento dell' esercito tranne che in prossimita' delle porte delle mura della Citta' . Il Pomerio nel corso dei secoli si allargò in rapporto alla cinta delle mura di Servio Tullio e fu ampliato prima da Silla , poi da Claudio , da Vespasiano e da Aureliano ; di Claudio e di Vespasiano ci rimangono le epigrafi che attestano di questi ampliamenti del Pomerio . Il diritto di allargare il Pomerio era concesso solo a chi avesse esteso con conquiste lo Stato romano , quindi nel corso della Storia in teoria il Pomerio dovrebbe essere stato ampliato piu’ volte , ma poche sono le notizie in tal merito . Rimane il fatto che Il Pomerio rimase il recinto sacro di Roma fino all’ epoca medio bassa imperiale , naturalmente il Pomerio iniziale dovette essere ampliato anche in funzione della normale crescita di Roma che per conseguente ampliamento edilizio ando’ ad occupare spazi in precedenza vuoti , che prima erano dedicati al Pomerio ; infatti una targa trovata nell’ anno 1900 nei pressi di Piazza Santa Cecilia a Roma ricorda uno di questi ampliamenti effettuato dall' Imperatore Vespasiano e da suo figlio Tito nell’ anno 75 , come riporta la seguente epigrafe .

Epigrafe di Vespasiano e Tito in Piazza Santa Cecilia :

 

IMP.CAESAR
VESPASIANUS
AUG. PONT. MAX.

TRIB. POT. VI IMP. XIV PP.
CENSOR COS. VI DESIG. VII
T. CAESAR. AUG. F.
VESPASIANUS. IMP. VI
PONT. TRIB. POT. IV CENSOR
COS. IV DESIG. V
AUGTIS P.R. FINIBUS
(POMERIUM AMPLIAVERUNT
TERMINAVERUNTQUE)

 

Mentre Claudio nell’ anno 47 in occasione della celebrazione dei Ludi Saeculares dell' ottavo centenario dalla fondazione di Roma e nel 49 ampliò , sempre nel corso di un' altra cerimonia , l' antico recinto sacro di Roma includendovi da questa ultima data l' Aventino e parte del Campo Marzio come attesta la sottostante lapide ; questa lapide venne infatti rinvenuta in Campo Marzio nell’ anno 1509 , in uno scarico sotto il palazzo della Cancelleria che si trova poco distante dal luogo dove fu infissa nello stesso anno in un muro in Via del Pellegrino , dove da quella data si trova attualmente anche oggi .

Epigrafe di Claudio in Via del Pellegrino :

 

TI. CLAUDIUS
DRUSI F. CAISAR
AUG.
GERMANICUS
PONT. MAX. TRIB. POT.

VIIII IMP. XVI. COS. IIII
CENSOR P. P.
AUCTIS POPULI ROMANI
FINIBUS POMERIUM
AMPLIAVIT TERMINAVITQ.(ue)

 

 

Vespasiano , Pomerium.jpg

Claudio , Pomerio.jpg

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Ciao Legio II Italica, questo Pomerio era in uso anche in altre popolazioni o è nato l'uso solo presso i romani? .Questa definizione di terra di nessuno puo essere nei secoli stata usata come quello spazio dove ci si incontrava in tempo di guerra per discutere o anche come quel lembo di terra tra le due trincee nemiche?

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1 ora fa, Liamred00 dice:

Ciao Legio II Italica, questo Pomerio era in uso anche in altre popolazioni o è nato l'uso solo presso i romani? .Questa definizione di terra di nessuno puo essere nei secoli stata usata come quello spazio dove ci si incontrava in tempo di guerra per discutere o anche come quel lembo di terra tra le due trincee nemiche?

Ciao , credo che il Pomerio inteso come spazio sacro dove i sacerdoti , gli Auguri , prendevano gli Auspici , cioe' i segni inviati dagli dei , celesti o terreni , risalga alla religione etrusca , usanza che sicuramente , perché attestata , si protrasse fino all' epoca cristiana , infatti Aruspici etruschi furono chiamati ad esempio a Roma all' epoca delle guerre gotiche nel VI secolo in piena epoca cristiana .

Interessante la tua ipotesi , si potrebbe essere una reminiscenza dell' antico Pomerio quel tratto di terreno neutro dove in fase di guerra , post impero romano , si intavolano trattative o si permetteva ad entrambi i combattenti il recupero dei caduti in battaglia .

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Non è esattamente così, gli auguri NON prendevano gli auspici all'interno del Pomerio, bensì avevano la funzione di delimitarlo ritualmente al limite dell'ager effatus della città, cioè il territorio urbano, e in relazione alle loro attività, gli auspici appunto, il pomerio indicava semplicemente il limite entro cui aveva senso operare gli auspici urbani, mentre oltre erano necessari altri riti.

Va anche detto che la ricostruzione che ne facciamo noi come di una striscia di terreno che correva poco prima e poco dopo le mura, è assolutamente arbitraria e incerta: le fonti antiche sono poco chiare, danno molto per scontato e in più casi si contraddicono.  Già gli antichi erano incerti riguardo alla natura del pomerio. Cos’è ? Una linea o uno spazio? Dove si trova? Al di qua o aldi là del muro? Oppure da entrambe le parti? E quale è ilsuo rapporto con il sulcus primigenius?

A parlarne ad esempio è Varrone, che lo indica come  una istituzione di importazione etrusca (come pure Livio e Plutarco), ma i suoi accenni sono abbastanza oscuri e non permettono di capire se il famoso solco dell'aratro di fondazione coincida effettivamente con il perimetro delle mura urbane, e se quindi pomerium e confine fisico della città coincidano. E in più: se il solco tracciato dall’aratro - da cui scaturiscono fossa e muro  - costituisce il limite esterno
della "linea" (parola arbitraria perchè Varrone parla di "orbis", ma alcuni studiosi lo interpretano come linea), fin dove arriva il limite interno? Arriverebbe, di presume, fino ai famosi cippi pomeriali, che segnavano quindi - partendo dall'interno - l'inizio della fascia pomeriale e il limite per gli auspici urbani cui accennavo più sopra.

Plutarco, che a sua volta descrive il rito etrusco di fondazione, non parla però dei cippi pomeriali, almeno non in questi termini: lascia invece intendere che il solco tracciato da Romolo seguisse un percorso delimitato da cippi. Ma ecco quindi che essi perderebbero la funzione di "limite interno" e avrebbero tutt'altro significato.

Livio parla del pomerio come fascia di terreno prima e dopo il muro (senza specificare come e perchè il muro nasca dal solco dell'aratro, cioè dalla terra accumulata da una parte, verso l'interno) e cita anch'egli i cippi, ma è il caso di notare, ad esempio, come non tutto quello che si trovava all'interno della cinta urbana era necessariamente all'interno del pomerio: si veda il caso dell'Aventino, che fino all'ampliamento voluto da Claudio rimase escluso.

Anche Ovidio e Tacito parlano della questione, e anche se l'ho descritta sommariamente, si può intuire che i problemi sono tanti, sia di interpretazione delle fonti che di analisi dei reperti archeologici. In questo senso, vale la pena ricordare che nelle cosidette "fosse di fondazione" rituali di Roma sul Palatino, sono state trovate delle pietre terminali, ma che in esse non è stato possibile riconoscere possibili cippi pomeriali. È verosimile, per quanto ipotetico, che durante
l’aratura il solco fosse stato reso stabile da pietre terminali, parallele a quelle del pomerio precedentemente poste, ad indicare il percorso lungo il quale scavare la fossa di fondazione delle mura. Successivamente quelle pietre vennero gettate all’interno della fossa di fondazione del muro come sembrerebbe
documentato archeologicamente. E' questo che spiegherebbe la cosidetta "sanctitas" delle mura: non perchè coincidano automaticamente con la linea sacra del pomerio, ma perchè alla loro base vi sarebbe pietre rituali.

Altra questione di non minore importanza che indica come non sovrapponibili mura e pomerio, è il fatto che le mura, che nascono dal solco di fondazione e si ergono nello spazio immediatamente interno, hanno necessariamente delle interruzioni, le "porte", create dai punti in cui l'aratro veniva sollevato. Il Pomerium non ha di queste entrate, e il suo "confine" è continuo.

In quest'ottica si può quindi supporre ragionevolmente che ,la fondazione della città prevedesse la creazione di due confini di natura e funzioni
differenti : 1) il pomerio, il limite augurale che distingue nettamente ciò che è urbs da ciò che è ager; 2) il muro, il limite difensivo vero e proprio,
che forma insieme al pomerio uno spazio intercalare compreso tra l’urbs e l’ager che si estende fuori dalle mura.

Le funzioni dei due perimetri erano però profondamente integrate. Lo scavo del solco che seguiva la terminatio del pomerio finiva di fatto percreare uno spazio interposto tra l’urbs vera e propria, cioè la zona intrapomeriale, e l’ager al di là delle mura. La linea tracciata dall’aratro, infatti, creava in relazione ai lapides, ai cippi retrostanti, una sorta di corridoio circolare, l’orbis di Varrone, a tutela del suolo urbano inaugurato.
 

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