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Moneta di Valeriano


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Salve , la moneta e' autentica , purtroppo ha subito corrosione in parecchi punti , il materiale e' argento ma di bassa lega tipica del periodo , lega stimabile circa in 50% argento e il rimanente 50% rame con altre impurita' .

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è un Antoniniano emesso per Valeriano I - a Samosata o (Antiochia.).. al R/  c'è RESTITUT ORIENTIS

Valerian, AR Antoninianus, 255 AD, Samosata o ( Antiochia). IMP C P LIC VALERIANVS PF AVG, radiate, draped, cuirassed bust right / RESTITVT ORIENTIS, the Orient, turreted, standing right, presenting wreath to emperor, standing left in military dress, holding spear. Star above.

 

Ti  allego un sunto  per capire la monetazione 

.L'antoniniano (antoninianus in latino) fu introdotto con la riforma di Caracalla all'inizio del 215 a. C. con il valore di 2 denari ed infatti è anche noto con il nome di doppio denario).

La parola antoniniano deriva dal nome di Caracalla (Marco Aurelio Antoniniano). Per indicarne il valore doppio rispetto al denario, ne conservava l'aspetto di quest'ultimo, ma sul fronte l'imperatore veniva rappresentato con una corona radiata, soluzione analoga a quella già utilizzata nell'impero per distinguere il dupondio dall'asse. Per questo motivo, la moneta è anche nota come radiato.

Anche se teoricamente il valore l'antoniniano doveva essere doppio di quello del denario, non pesò mai più di 1.6 volte ques'ultimo, che continuava comunque ad essere coniato fino al principato di Gordiano III, il denario quando venne sostituito completamente dall'antoniniano. Inizialmente era una moneta d'argento, ma con il peggioramento delle condizioni politiche ed economiche, anche l'antoniniano venne svalutato e nella sua produzione all'argento vennero aggiunti rame e stagno: la lega che ne derivava (biglione) risultava ancora simile all'argento. Verso la metà del regno di Gallieno la moneta aveva una percentuale d'argento molto bassa (circa 5-10%), ma durante la coniazione veniva trattata con acidi in modo da eliminare il rame dalla superficie della moneta, che presentava, quindi, esternamente strato d'argento; lo strato d'argento, però, era talmente sottile che spariva rapidamente con l'uso, facendo apparire il rame sottostante.

Con la riforma di Aureliano per l'antoniniano venne fissato un rapporto tra argento e rame uno a venti e queste monete sono a volte chiamate aureliani. Il valore del rapporto venne evidenziato sul rovescio di alcune monete in occidente con l'utilizzo di una marca espressa con le cifre romane "XX I", mentre in in Oriente vennero utilizzate le cifre greche "K A". L'antoniniano comunque continuò ad essere conato fino alla fine del III secolo d. C. con la riforma monetaria di Diocleziano

Monete simili all'antoniniano continuarono ad essere emesse localmente da zecche presenti nelle province romane: a queste monete ci si riferisce normalmente con il nome di radiati barbari

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