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Giovan Battista Quadri, illustre oftomologo napoletanizzatosi, e le medaglie a lui dedicate


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Ottobre è da diversi anni il mese dedicato alla prevenzione dei difetti, disturbi e malattie oculari, tant’è che per tutto il mese migliaia di ottici optometristi in tutta Italia offrono gratuitamente controlli visivi per la prevenzione e la compensazione dei difetti visivi.

Disturbi visivi, come la miopia o l'ambliopia, possono essere corretti in modo efficace e ridotti, utilizzando degli occhiali oppure, grazie al progresso della scienza in questo settore, intervenendo chirurgicamente con la microchirurgia laser. I progressi compiuti negli ultimi anni in campo oculistico hanno reso possibile eseguire gli interventi oculistici senza ricovero e riducendo notevolmente i tempi necessari per il completo recupero della funzione visiva. L’utilizzo di cristallini artificiali di ultima generazione (lenti accomodative) permette un rapido recupero della funzione visiva ed una indipendenza dall’uso di occhiali per lettura. Ma se, oggi, tutto questo è possibile lo si deve anche a Giovanni Battista Quadri (Foto 1), che fu il primo direttore della Clinica Reale di Oftalmiatria, ossia del primo reparto di Clinica Oculistica, inaugurata nel 1815 presso l'Università di Napoli.

Nato il 12 settembre 1780 a Vicenza, da Domenico Quadri e Teresa Meneghi, fu, come si apprende dal relativo atto, battezzato Giovanni Battista Orazio Nicolò[1]; all’epoca per omaggiare i padrini si imponevano anche i loro nomi.

A dodici anni, incline agli studi letterari, filosofici e delle belle arti, si distinse come compositore di versi e quando aveva sedici anni due suoi sonetti vennero pubblicati nel 1796 nel “Canzoniere per la monacazione di nobile donzella veneta[2]: uno (Foto 2) nella parte prima di detto canzoniere e l’altro (Foto 3) nella parte seconda; per renderci conto del valore di tali componimenti si pensi che in tale canzoniere erano raccolti scritti di Vincenzo Monti (Alfonsine (RA), 19 febbraio 1754 – Milano, 13 ottobre 1828) di cui fu anche allievo, Ippolito Pindemonte (Verona, 13 novembre 1753 – Verona, 18 novembre 1828), Jacopo Vittorelli (Bassano del Grappa (VI), 10 novembre 1749 – Bassano del Grappa (VI), 12 giugno 1835), di un giovanissimo Ugo Foscolo (Zante (Grecia), 6 febbraio 1778 – Turnham Green (Londra), 10 settembre 1827), infatti è indicato, ancora, come Foscolo Nicolò Ugone, anche se dal 1795 preferiva farsi chiamare solo Ugo Foscolo.

Il Quadri fin dall’adolescenza fu molto portato anche per il disegno, tanto che, in età adulta, potette corredare con illustrazioni disegnate di proprio pugno i trattati di chirurgia oculare da lui scritti (Foto 4).

Sembra che si fosse dapprima laureato in Medicina all'Università di Pavia, ma anche che avesse studiato a Bologna Scienze naturali e Medicina. Poliedrico e curioso intraprese un viaggio a piedi, dati la penuria economica in cui versava, per gran parte dell’Italia e della Svizzera per compiere delle ricerche sulla classificazione di alcune piante e minerali. Conseguì poi la laurea in Chirurgia all'Università di Padova, dove si distinse come uno dei migliori allievi di Giovanni Battista Morgagni[3] (Forlì, 25 febbraio 1682 – Padova, 5 dicembre 1771), tanto da venire successivamente nominato professore di Chimica.

Chiamato, nel 1805, ad insegnare alla cattedra di Anatomia e Chirurgia all'Università di Bologna, lo fece per nove anni.

Nel 1807, mentre, grazie all'Illuminismo, si diffondeva velocemente la sanità pubblica, l'igiene della popolazione e delle città, sostenute e dirette dallo Stato che iniziava ad emanare adeguati provvedimenti per evitare pestilenze e disgrazie, il Quadri pubblicò a Bassano del Grappa (VI) la “Guida per gli studiosi dell’arte ostetricia”, a Milano la “Notizia intorno a una specie di fungo velenoso”, fungo da lui scoperto nella foresta Vallombrosa, posta sulle pendici sud del Pratomagno, nel territorio del comune di Reggello (FI) e non ancora classificato, e iniziò ad operare agli occhi con la tecnica appresa dal suo maestro Antonio Scarpa[4] (Motta di Livenza (TV), 19 maggio 1752 – Pavia, 31 ottobre 1832), favoreggiatore del metodo della depressione della cataratta. Il fallimento dei primi tre interventi di cataratta praticati con questa tecnica lo spinsero ad andare a Vienna per apprendere il metodo praticato da Georg Joseph Beer[5] (Vienna, 23 Dicembre 1763 – Vienna, 11 Aprile 1821) e a far pratica presso di lui.

Tornato a Bologna, la fama internazionale del Quadri aumentò di continuo, così come il numero delle persone che volevano farsi operare agli occhi da lui, a tal punto che nel 1812 i suoi allievi lo omaggiarono di un incisione di un suo ritratto (Foto 1).

Nell'ottobre 1814 il Quadri si trasferì a Napoli, all'Ospedale della Pace, per invito del conte Giuseppe Zurlo (Baranello (CB), 1759 – Napoli, 1828), Ministro dell'Interno del re di Napoli, Gioacchino Murat (nato Joaquin Murat-Jordy a Labastide-Fortunière (Francia), 25 marzo 1767 – Pizzo Calabro (VV), 13 ottobre 1815), e dopo soli due mesi gli fu affidata la Cattedra di Oftalmiatria con sede nell'Ospedale degli Incurabili di Napoli.

Il 13 marzo del 1815 venne inaugurata a Napoli la Clinica Reale di Oftalmiatria, ossia il primo vero reparto di Clinica Oculistica in Italia, di cui fu direttore fino al giorno della sua morte, il 26 settembre 1851. L'Istituto, che in breve tempo divenne un punto di riferimento per tutta l’Italia meridionale, era collegata a una scuola volta, sul modello di quella esistente a Parigi[6], ad inserire i ciechi nella vita normale.

Negli anni successivi la fama del Quadri, soprattutto nella cura della cataratta e nell’impianto di pupille artificiali, crebbe a tal punto da far giungere a Napoli pazienti provenienti dall’Inghilterra, dalla Russia, dalla Polonia, dalla Spagna, dall’Egitto e dall’America nonché chirurghi desiderosi di assistere ai suoi interventi e per tanto il Sotto-intendente del Distretto di Napoli richiese al Ministero dell'Interno l’istituzione di una Cattedra di Oftalmia presso l’Università di Napoli. Per la cura della cataratta, allora definita ecraxiologia, il Quadri iniziò a sostituire la tecnica della reclinatio lentis fino ad allora in voga con l’estrazione attraverso la sclerotica (oggi conosciuta come lensectomia via pars plana), che sostituì nel 1838 con il metodo della doppia depressione.

Nel 1818, venne stampato il primo volume delle “Annotazioni pratiche sulle malattie degli occhi[7] mentre il Quadri, in forma di lettera indirizzata al dottor Sommerville, descrisse “La cura del gozzo”.

Da due lettere del Quadri inviate al Conte Leonardo Trissino (13 luglio 1780 - 12 aprile 1841), una del 17 e l’altra del 20 luglio del 1825, si sa che tornato da un soggiorno a Vicenza, fu costretto a trascorrere i primi quattro mesi del 1824 in Sicilia, per porre rimedio ad una oftalmia contagiosa che aveva colpito trecento soldati austriaci di stanza a Palermo: circa la metà dei militari “imperiali”, mandati in Sicilia per sedare i moti insurrezionali del 1820 – 1821, erano già irrimediabilmente ciechi e solo grazie al suo intervento si riuscì a salvare la vista della restante parte. Tale positivo impegno gli valse il plauso e l’approvazione delle autorità superiori, tanto napoletane quanto austriache, ma non mancarono le critiche e forse per addolcire le amarezze procurategli nel 1826 alcuni suoi allievi di medicina gli tributarono una medaglia per onorarlo e incaricarono Raffaele Barbagallo Fichera (Giarre (CT), 13 settembre 1801 – Giarre (CT), 25 settembre 1834), che proprio in quell’anno conseguì la laurea di medicina e chirurgia e divenne chirurgo ordinario dell'ospedale degli oftalmici di Napoli, essendo i suoi progressi nelle scienze mediche rapidi ed eccellenti, di scrivere una memoria illustrante il significato della medaglia e delle iscrizioni prescelte, le opere, i meriti e una breve biografia del Quadri, stampata dalla tipografia C Cattaneo di Napoli (Foto 5).

Dall’osservazione dei disegni allegati alla detta memoria si apprende che la medaglia al dritto riporta la leggenda “IO. BAT. QVADRIO. AVDITORES. AMICIQVE. VICENTIAE. N. AN. 1780” in circolo, partendo da sotto della base del collo di schiena e terminante sotto la punta della base del collo di faccia, intorno alla testa di profilo rivolta a destra, con sotto la scritta “V. CATENACCI F.” sempre in circolo in linea con la leggenda, ma con caratteri molto più piccoli.

Al retro è presente la leggenda “Ophtal / miatrorum / omnis aevi / facile principi / Neap. 1826”; la leggenda è racchiusa in una cornice circolare costituita da due serpenti le cui code s’intrecciano nelle parte bassa della stessa intrecciati, mentre in alto fra le teste dei serpenti è presente un occhio sul quale è rappresentata l’apertura della pupilla artificiale.

Così è la medaglia in piombo del diametro di 40 mm facente parte della Collezione Francesco di Rauso (Foto 6), anche se confrontando il dritto della medaglia fisica con il disegno si nota che la scritta è in caratteri più esili e con un’estensione in circolo minore, infatti inizia alla base del collo di schiena e termina prima della punta del collo.

La medaglia descritta immediatamente prima è classificata al numero 910 del catalogo “Medicina in nummis: Katalog der Sammlung Dr. Josef Brettauer” di Eduard Holzmair, edito dalla Selbstverl nel 1937; in esso si legge che ha un diametro di mm. 40 ed è firmata dal Catenacci.

Nel giugno del 1827 venne offerto al Re delle Due Sicilie Francesco I (Francesco Gennaro Giuseppe Saverio Giovanni Battista; Napoli, 19 agosto 1777 – Napoli, 8 novembre 1830) un esemplare della medaglia accompagnata da una copia della memoria scritta dal Barbagallo.

Un esemplare in bronzo e con diametro di 40 mm di tale medaglia era nella collezione del dottor Giovanni Bovi (1904 - 1984), medico e grande studioso numismatico, che nell’articolo “Le medaglie degli Uomini illustri” edito nel “Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano” del periodo Gennaio - Dicembre 1962 Anno XLVII, scrisse: “Dirò, anzitutto, che nella serie delle medaglie degli uomini illustri si pone la medaglia battuta in onore dell’oculista Giovan Battista Quadri; ciò non è giusto, non certo perché il Quadri non si debba considerare illustre, ma perché battuta anteriormente e indipendentemente da quelle della serie”. Dopo di che descrive la medaglia della sua collezione, che ha le stesse effigi di quella nella Collezione di Francesco di Rauso (Foto 6).

La medaglia in studio non può essere ascritta alla “serie di medaglie borboniche degli uomini illustri delle Due Sicilie, coniate a Napoli” in quanto risale al 1829 il progetto di Lorenzo Taglioni di coniare 120 medaglie effigianti uomini illustri di Napoli e di Sicilia come oratori, poeti, matematici, politici, filosofi, giurisperiti teologi, fisici ecc.: il primo saggio effigiante da una parte Torquato Tasso e dall’altra una lira circondata da due rami di alloro intrecciati nella parte bassa e terminanti sui bracci della lira era stato coniato nell’estate del 1829 col torchio di sua proprietà acquistato in Francia circa otto anni prima per la sua fabbrica di bottoni, ma solo in seguito a dei controlli, tramutatisi in appoggio dopo averne constatato la buona fede ed intenzione, del Reggente Generale dell’Amministrazione delle monete Prospero De Rosa, il Taglioni ottenne il beneplacito di Sua Maestà di coniare le dette medaglie sempre dopo però aver sottoposto alle autorità i disegni per l’approvazione. La coniazione ufficiale avvenne tra il 1830 e il 1834 e avvenne solo per 17 personaggi[8]. Alcuni esemplari di tale serie recano nella leggenda la “L.TAGLIONI CON.NEAP.” sotto il taglio del busto, ma altri sono senza la scritta “L.TAGLIONI CON.NEAP”. Si può supporre che gli esemplari privi di detta scritta siano stati coniati per primi.

Ma torniamo alle medaglie del Quadri.

La medaglia custodita dagli eredi del Quadri (Foto 6) presenta un’effige diversa: il volto è sempre di profilo e guarda a destra, ma di dimensioni minori e il collo è tagliato più verso la testa; la fronte è meno coperta dai capelli che sono più corti; la leggenda “OPHTAL MIATRORUM OMNIS AEVI FACILE PRINCIPI NAPOLI 1826” è in circolo iniziando alla base del collo di schiena e terminando prima della base del collo di faccia. Di detta medaglia lo scrivente non conosce né le dimensioni né il materiale con cui è realizzata né il retro.

La diversità delle medaglie è spiegabile in quanto allora ai privati era consentito far coniare medaglie purché non nella Regia Zecca, ma dopo aver avuto il beneplacito delle autorità al fine di evitare medaglie con figure scandalose, con segni simbolici e con leggende non convenienti al Governo.

Inoltre grazie all’attento e meticoloso studio del dott. Giovanni Bovi[9] apprendiamo che al Re Francesco I pervennero due suppliche per coniare quattro o cinque medaglie in oro ed altre in argento col fine di venderle e che era stato dato all’incisore Vincenzo Catenacci (Napoli 1786 - Napoli 1855), primo incisore dei "diritti"[10] alla Zecca di Napoli dal 1829, il permesso di incidere i conii, ma di non realizzarla nella Regia Zecca.

L’esemplare in piombo, pertanto, potrebbe appartenere alla successiva produzione richiesta dagli studenti del Quadri “per poterne ricavare qualche profitto”, e con buona probabilità trattasi di una prova di conio data l’esistenza dell’esemplare in bronzo oggetto dello studio del Bovi nonché facente parte della sua collezione (Foto 6).

Nel decennio dal 1840 al 1850 il Quadri fu nominato decano della Facoltà di Medicina della Regia Università di Napoli. La Clinica diretta da Quadri divenne un esempio da seguire, tant’è che nel 1841 il Granduca di Toscana ne avviò una simile a Firenze mentre il Re delle Due Sicilie ne avviò una a Palermo e un'altra a Catania, la cui direzione fu data a due allievi del Quadri, Socrate Pollara, che fu uno degli studenti della clinica di oftalmiatria che gli tributarono la medaglia, ed un tal Mascari[11]. Nel 1842 illustrò all'Accademia Reale di Parigi il metodo della doppia depressione da lui inventato ed utilizzato per la cura della cataratta. La relazione molto apprezzata fu data alle stampe a Parigi nel 1845.

Nel 1848 lesse all’Academia delle Scienze di Napoli la Memoria sopra un nuovo istrumento inventato ed usato per fermare con maggiore facilità la pupilla artificiale[12]: realizzava con le proprie mani anche gli strumenti chirurgici necessari per eseguire le tecniche di operazione che con il tempo andava sperimentando.

Sempre nel 1848 nel Regno delle Due Sicilie scoppiarono delle insurrezioni popolari (i moti di Palermo del 12 gennaio, quelli di Napoli del 15 maggio) e il Quadri dipinse 15 acquerelli ritraenti le insurrezioni di Napoli; così con la repressione dei moti rivoluzionari, il medico vicentino venne destituito dall'insegnamento e dalla direzione della Clinica oftamiatrica e fu accusato di simpatie liberali e rivoluzionarie.

Nel giugno 1850, grazie anche all'intervento di Antonio Scarpa (Motta di Livenza, 19 maggio 1752 – Pavia, 31 ottobre 1832), suo maestro in passato, il Quadri venne reintegrato nella direzione della Clinica.

Nonostante le incomprensioni e le critiche politiche, la sua fama di valente oculista non venne mai oscurata tanto che, alla sua morte, avvenuta in seguito ad una grave dissenteria, il 26 settembre 1851, alle celebrazioni funebri videro la partecipazione di moltissima gente e di notabili e il commendatore Bernardo Quaranta tenne un commovente e profondo encomio funebre dato nel 1852 alle stampe della Tiporafia del Filiatre – Sebezio di Napoli col titolo “Discorso funebre in morte del prof Giovambattista Quadri”.

Il Quadri, nonostante la sua grande fama, ebbe nella gestione ospedaliera sempre difficoltà economiche data l’avversione al servilismo amministrativo e gerarchico.

Per la fama raggiunta da chirurgo, scienziato, e letterato, la sua città natale, Vicenza ha intitolato a Giovan Battista Quadri una strada e il liceo scientifico inaugurato nel 1972.

 

Bibliografia

·       Armone Caruso Arturo & Del Prete Antonio, Nascita dell'Oculistica Campana, Napoli, Giannini ed., 2005, pp. 1 – 319

·       AA.VV., Giovanni Battista Quadri: Ridar vita agli occhi perduti, Edizioni Egida, Vicenza, 1993, 143 p..

·       Barbagallo Fichera Raffaele, Omaggio di una medaglia tributato dagli studenti di Medicina al loro insigne Maestro signor Gio. Batista Quadri, Tip. C. Cataneo, Napoli, 1826, pp. 1 – 35.

·       Botti Gabriella, Da ospedale-ricovero a ospedale clinico: il Collegio medico-cerusico degli Incurabili di Napoli, in Povertà e beneficenza tra Rivoluzione e Restaurazione, a cura di G. Botti, L. Guidi, L. Valenzi, Napoli 1990.

·       Bovi Giovanni, Le medaglie degli Uomini illustri, nel Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano Anno XLVII Gennaio - Dicembre 1962.

·       Catenacci Vincenzo - lorioli.it

www.lorioli.it/medaglisti/dalla-a-alla-c/493-catenacci-vincenzo

·       Comitato Storico Siciliano: Storia di Raffaele Barbagallo Fichera ...

comitatosiciliano.blogspot.com/2009/08/storia-di-raffaele-barbagallo-fichera.html

·       di Rauso Francesco, La serie di medaglie borboniche degli uomini illustri delle Due Sicilie coniata a Napoli, in Panorama Numismatico, https://www.panorama-numismatico.com/.../La-serie-di-medaglie-borboniche-degli-u...

·       Gabriele Davide Maria e Cutolo Angelo, Giovan Battista Quadri vita e medaglie dell’uomo che ridiede la vista al popolo, in Panorama Numismatico 09/2015, p.p. 47 – 53.

·       Doria Gino, Il Quindici Maggio. Cronaca iconografica del ‘48 a Napoli in XII acquerelli inediti di G. B. Quadri, Philobiblon, Napoli 1949.

·       Quaranta Bernardo, Discorso funebre in morte del prof Giovambattista Quadri, Tip. del Filiatre-Sebezio, Napoli, 1852.

·       Virnicchi Tommaso, Negrologia del professor Giovan Battista Quadri, Napoli 1851.

·       Zazo Alfredo, L’ultimo periodo borbonico, in Storia dell’Università di Napoli, Napoli 1924.

 

[1] Archivio della Curia Vescovile di Vicenza – registri parrocchiali della Cattedrale 37/1203 A.

[2] La nobile donzella in questione era Maria Toderini

[3] Medico, anatomista e patologo italiano, chiamato in Europa "Sua Maestà anatomica", venne considerato il fondatore dell'anatomia patologica nella sua forma contemporanea.

[4] Il suo lavoro nel campo dell'anatomia fu tanto rilevante che diverse parti del corpo umano sono chiamate col suo nome.

[5] Divenuto libero docente nel 1803, tenne dal 1818 la prima cattedra di oftalmologia della storia presso l'università di Vienna. Elaborò un metodo per l'operazione della cataratta, detto appunto metodo Beer.

[6] Nel 1818 l’Imperatore d’Austria Francesco I chiese una relazione sull’Ordinamento della Clinica, intendendo realizzarne una simile a Vienna, che effettivamente venne istituita l’anno successivo, sotto la direzione del prof. Georg Joseph Beer, che era stato maestro del Quadri.

[7] L’opera consta complessivamente di quattro volumi; il secondo, il terzo ed il quarto verranno rispettivamente stampati nel 1825, 1827 e 1830 e una copia di ciascuno di essi è custodita presso la Biblioteca Bertoliana di Vicenza, e un’altra presso la Biblioteca Vaticana.

[8] Di seguito si elencano i17 uomini illustri effigiati in tale serie, dando notizia del merito e della data di approvazione di Sua Maestà: Torquato Tasso (Sorrento, 11 marzo 1544 – Roma, 25 aprile 1595), poeta, scrittore e drammaturgo, 20 Gennaio 1830; Pietro Novelli, detto il monrealese, (Monreale (PA), 2 marzo 1603 – Palermo, 27 agosto 1647), pittore e architetto, 20 Gennaio 1830; Marco Tullio Cicerone (Arpino (FR), 3 gennaio 106 a.C. – Formia (LT), 7 dicembre 43 a.C.), avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano, 20 Gennaio 1830; Publio Ovidio Nasone (Sulmona (AQ), 20 marzo 43 a.C. – Tomi (oggi Costanza - Romania), 17 o 18), poeta romano, 20 Gennaio 1830; Archimede (Siracusa, 287 a.C. circa – Siracusa, 212 a.C.), matematico, fisico e inventore siracusano, siceliota, 3 Agosto 1830; Flavio Gioia (Amalfi (SA) o Positano (SA) il XIII e il XIV – forse inesistente), inventore e navigatore, 3 Agosto 1830; Marco Vitruvio Pollione (Formia (LT) 80 a.C. circa – dopo il 15 a.C.), architetto e scrittore romano, 3 Agosto 1830; San Tommaso d’Aquino (Roccasecca (FR), 1225 – Abbazia di Fossanova (FR), 7 marzo 1274), - frate domenicano -, teologo, filosofo e accademico italiano esponente della Scolastica, definito Doctor Angelicus dai suoi contemporanei, 8 Agosto 1830; Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680), scultore, urbanista, architetto, pittore, scenografo e commediografo, 14 Gennaio 1832; Francesco Maurolico (Messina, 16 settembre 1494 – Messina, 22 luglio 1575), matematico, astronomo e storico, 14 Gennaio 1832;

Cario Mario ossia Gaio Mario (Cereatae, Arpinum (FR), 157 a.C. – Roma, 13 gennaio 86 a.C.), militare e politico romano, per sette volte console della Repubblica romana, 14 Gennaio 1832; Alcmeone (Crotone, 516 a.C. – V sec. a.C.), medico e filosofo greco antico, 14 Gennaio 1832; Antonio Genovesi (Castiglione (oggi Castiglione del Genovesi) (SA), 1º novembre 1713 – Napoli, 22 settembre 1769) - sacerdote -, scrittore, filosofo, economista, 12 Febbraio 1834; Alessandro d’Alessandro o Alessandri, (Napoli, 1461 – Roma, 1523), umanista e giurista, 12 Febbraio 1834; Trotula de Ruggiero, conosciuto anche con il nome di Trottula, Trotta, Trocta o Troctula (Salerno, XI secolo), medico della scuola medica salernitana, 12 Febbraio 1834; Giovanni Meli (Palermo, 6 marzo 1740 – Palermo, 20 dicembre 1815), poeta e drammaturgo, 12 Febbraio 1834; Giuseppe Gioeni d'Angiò (Catania, 12 maggio 1743 – Catania, 6 dicembre 1822), naturalista e vulcanologo, 12 Febbraio 1834.

[9] Bovi Giovanni, Le medaglie degli Uomini illustri” nel “Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano” Anno XLVII Gennaio - Dicembre 1962.

[10] La Regia Zecca di Napoli a quel tempo prevedeva un direttore, due incisori per i "ritti" e due per i "rovesci", un aiutante incisore e quattro alunni.

[11] Vedi De Crecchio Giuseppe, “Nascita della moderna Oculistica Campana”, in Arturo Armone Caruso & Antonio Del Prete (a cura di), La nascita dell'Oculistica Campana, Giannini Ed., Napoli, 2005, pp. 129 – 135.

[12] Una copia è conservata nella biblioteca dell’Accademia Pontaniana di Napoli.

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