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Inviato (modificato)

Buongiorno,

 

 

in questi giorni di ricerche di … sorprese pasquali ho acquistato un primo antoniniano e quindi, per approfittare della spedizione ed abbatterne i costi, ho acquisito dallo stesso venditore un follis costantiniano. Nulla di tale, 

 image.png.4cb75a0786cef6a3fa744241ebecc26e.pngimage.png.eaf29f1d7c97e5fcd386465f93e45493.png

l’ho ritenuto in forma preliminare il SOL INVICTO COMITI RIC 57 di Arles, con S F nei campi/ PARL in essergo, un rispettabile R 2(!).

In pratica questo esemplare:

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http://www.coins.calkinsc.com/constantine_gallery.html

Insomma, costo irrisorio (meno di due €), possibilità di fare un po’ di pratica di pulizia su una patina desertica o ispanica da cui un post sul tema https://www.lamoneta.it/topic/177226-patina-da-deserto-e-sua-rimozione/  … affare fatto. Unico fatto strano ma che ho trascurato in un primo tempo ritenendolo un’errore, la segnalazione da parte del venditore :  “rare ancient roman lead coin”.

“… L E A D ? Ma sì, sarà un errore … 20,1 mm per 3,89 g. … “

E pensavo di ricavarne , con un po’ di rifinitura nella pulizia, un esemplare simile a questo

image.png.388aff53775fb2a6423cbb3df34f34bf.png

Per farla breve, giunta a destinazione, a moneta in mano, l’esemplare sembra proprio confezionato in piombo. L’unghia incide il bordo mettendo in luce una lucentezza metallica analogamente a quanto accade con i manufatti in piombo. In seguito la farò analizzare con l’XRF ma non è una cosa che posso fare in tempi rapidissimi. Ma la sensazione è che sia veramente una lega ad alto tenore di piombo.

 

Modificato da Illyricum65
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Inviato

Quindi ho effettuato una ricerca sul web in merito e l’unico riferimento proviene da Wikisource che a sua volta riporta un datato (1892) scritto del Gnecchi: “ Numi plumbei”.

https://it.wikisource.org/wiki/Numi_plumbei

Di seguito un estratto del testo:

"… Fra i numismatici della fine del secolo scorso e del principio del presente, s’è fatto un gran battagliare per decidere so veramente l’antichità abbia avuto o no una vera moneta di piombo… La conclusione della lunga battaglia si fu — come a noi ora pare naturalissimo — che le citazioni degli autori latini dovessero prendersi in senso allegorico, che il numus plumbeus dei romani non indicasse una speciale e reale moneta: ma fosse semplicemente un modo di dire, press’a poco equivalente all’espressione vile moneta dei nostri giorni: e che quindi vera moneta di piombo non abbia mai esistito nel mondo romano, quantunque di tali monete abbiano dimostrato l’esistenza nell’antico Egitto, nelle Gallie, in Numidia e forse a Siracusa… lo strano sta in questo, che tutta la battaglia venne impegnata e combattuta a proposito di quei piombi romani numerosissimi… ad essi si propriamente si può applicare l’appellativo di numi plumbei, salvo vedere poi in qual senso tale denominazione sia da intendersi. Certo sono più rari degli altri, e forse non vennero in luce che in questi ultimi tempi. I grandi scavi di Roma e, più che altro, i lavori per la sistemazione del Tevere ne hanno portato recentemente in luce una grande quantità, e in questi ultimi anni ne ho potuto mettere insieme alcuno centinaia… Questi piombi sono imitazioni o. più propriamente, riproduzioni di antiche monete e specialmente di denari della Repubblica romana, senza riguardo ad epoca: ma ve n’ha anche buon numero che riproduce monete d’argento, e alcuna anche di bronzo dell’impero, cosicchè a loro si conviene veramente il titolo fin qui usato a torto di numi plumbei… Si presentano in generale anneriti dal tempo, ma perfettamente conservati, se provenienti dal Tevere, mentre invece sono coperti di polvere bianca d’ossido e più o meno ossidati e scomposti anche all’interno, se provenienti dalla terra…

… mi pare non si possa uscire dalle seguenti categorie, fra le quali procederemo per via d’eliminazione:

a) Prove di zecca.

b) Tessere.

c) Monete genuine.

d) Anime di monete falsificate.

e) Monete false.

a) Da parecchi numismatici li ho intesi classificare per provo di zecca. A me pare che si potevano forse ritenere per tali quando il loro numero era tanto esiguo: ma ora che tanti ne vennero in luce, davvero mi sembra che il loro numero sia una seria obbiezione a tale classificazione…

b) Come Tessere, è troppo ovvio che lo Stato non avrebbe mai permesso di fabbricarne coi conii delle monete correnti…

c) Lo stesso ragionamento vale per escludere l’ipotesi che i piombi in discorso fossero monete genuine. Prima di tutto monete genuine di piombo non ne conosciamo nè nel fatto nè nel diritto, ossia nè ci rimasero di cotali monete — provato che siano tali — nè sappiamo d’alcuna legge che mai le avesse autorizzate…

d) Di anime di monete falsificate ne conosciamo di ferro e più specialmente di rame, sulle quali era applicata una sottile lastrina d’argento, formando così le cosidette monete foderato o suberate, comunissime nella serie romana più che in qualunque altra e segnatamente nella serie repubblicana…

E poi, non sono i soli denari d’argento che riproducono questi piombi, bensì anche monete repubblicane e imperiali di bronzo, e qui la teoria non reggerebbe più in nessun modo.

Avendo escluso una dopo l’altra quattro delle categorie, non ci rimano che fermarci alla quinta, quella delle monete false, la quale sembra essere l’unica che ne spieghi razionalmente l’esistenza.

Nuove, le monete di piombo simulavano benissimo le monete nuove d’argento; ossidate — e il piombo si ossida presto — assumevano quel colore neutro, che moltissimo assomiglia all’argento usato, e potevano anche confondersi colle varie tinte del bronzo in circolazione.

… Il piombo poi è il metallo che meglio si prestava alla falsificazione pel suo grave peso, e poteva allettare molto i falsificatori per la facilità sia di stamparvi le impronta con un conio di poca durezza formato sulle monete correnti, o anche per essere fuso in forme preparate colle stesse. Ci sono rimaste abbastanza numerose le forme in argilla di monete del III secolo (io ne posseggo alcune di Massimino Daza, Costantino Magno, Costantino II, Crispo, etc.) nella quale o falsificatori privati o fors’anche qualche officina monetaria, a risparmio di tempo, colava il bronzo, per farne monete, che entravano poi in circolazione. Ora l’operazione riesciva molto più facile col piombo.

Esaminando attentamente le monete di piombo, pare veramente di poter concludere che, se una buona parte di esse furono coniate, altre furono prodotte colla fusione; e nulla osta a che si adoperassero i due sistemi. Quello però che si rileva certamente è che i conii o gli stampi adoperati per l’una o per l’altra operazione non erano fabbricati ex novo, e non erano incisi appositamente; ma semplicemente riprodotti sulle monete in corso, che capitavano alla mano e quindi d’ogni conservazione. Alcuni si vedono improntati su monete nuove a fior di conio, altri invece su pezzi di mediocre o cattiva conservazione. Né si può ammettere che la corrosione di molti piombi, possa essere la conseguenza della lunga circolazione. Prima di tutto perchè non possono averne avuta una molta lunga, e dal momento che venivano riconosciuti falsi, erano buttati via, e poi perchè il loro stato presente lascia abbastanza chiaramente trasparire il loro stato originario, come un’impronta d’una moneta, in qualunque modo fatta, lascia vedere lo stato della moneta da cui fu tolta. In altre parole molti piombi sono per sé stessi di buonissima conservazione, sono cioè a un dipresso allo stato in cui furono originariamente prodotti, ma evidentemente il conio originario non riproduceva che un’impronta molto stanca. E di questo si può avere un’idea abbastanza chiara, osservando la tav. IV, in cui è riprodotto un certo numero di piombi a diversi gradi di conservazione.

Una certa maggiore difficoltà s’incontra a spiegare piombi riproducenti monete di bronzo; ma la difficoltà non è insormontabile, so si considera che grande era la differenza di valore fra il bronzo e il piombo, e grande la facilità di fabbricare tali contraffazioni, mentre il piombo presto ossidato prende quella tinta neutra o nerastra, che può benissimo confondersi colle variate tinte delle monete di bronzo da lungo tempo in circolazione.

Concludendo dunque, tutti i piombi antichi riproducenti monete non si possono considerare altrimenti che come monete false. "

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Quindi un falso d’epoca …

voi avete trovato altri riferimenti più recenti?

O siete in possesso di altri “numi plumbei”? (che a dir del Gnecchi erano abbastanza comuni?)

D’altra parte il piombo era abbastanza diffuso in ambito romano antico… relativa economicità, buon reperimento, bassa temperatura di fusione, alta malleabilità anche in caso di coniazione… un affare!!!

 

Ciao

Illyricum

;)

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Supporter
Inviato

Molto interessante! Non credo di aver mai visto dal vivo una di queste monete in piombo. Forse ci fu un momento a fine ottocento durante lo sbancamento del Tevere quando ne saltarono fuori molte... dopo tutto una volta scoperto di aver ricevuto una moneta falsa il povero cittadino romano, inveiendo contro l'intero Pantheon, da qualche parte la doveva pure buttare?

 

Su acsearch qualcosa si trova, ma presentate come "trial strike":

https://www.acsearch.info/search.html?id=4282841

 

 

https://www.acsearch.info/search.html?id=3469736

 

 

4282841.m.jpg

3469736.jpg


Supporter
Inviato

Questo articolo è del 1995 anche se riguarda monete magnogreche:

https://www.academia.edu/1994578/Monete_in_piombo_rinvenute_in_Messapia._Nuovi_dati


Inviato

Ciao Illy, l’impressione è che sia un falso moderno di scuola spagnola ottenuto per fusione.

Nicola


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