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(Dovere di cronaca)Investire in monete può essere una delusione


Umbarcano

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da rubrica Specchio dei Tempi , quotidiano La Stampa del 24-07-19

vedi link

https://www.lastampa.it/rubriche/specchio-dei-tempi/2019/07/24/news/specchio-dei-tempi-le-lettere-del-24-luglio-1.37173925

 

Un lettore scrive: 
«Il mio povero papà, aveva investito presso un numismatico un cospicuo gruzzolo, in monete auree e d’argento, consigliato, su alcune coniazioni rare, in funzione dell’anno, che determinava il valore della rarità, il tutto documentato, da cataloghi aggiornati. Qualche tempo fa’, con mia sorella decidiamo,di realizzare questa piccola collezione, ma come spesso succede, la delusione di vedersi valutare, una inezia,quello che pareva un tesoretto. Il numismatico ci ha valutato, monete d’oro, pagate come rarità, alla stregua di oreficeria da fondere, addirittura una d’argento pagata 700 euro, ridotta a miseri 3 euro, praticamente il valore del metallo. Ora mi chiedo, che senso ha pubblicare quotazioni sui cataloghi, ma soprattutto vendere a prezzi surreali, quando poi chi ricompra resterà lontano da quelle cifre, rivendendo magari quelle monete all’ingenuo di turno?». 
LV

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Io credo che senza dettagli questa lettera di sfogo potevano pure evitare di pubblicarla … tanto per non  fare terrorismo psicologico ...

Come rovinare un settore .L'articolo in questione mi è stato fatto notare oggi  da una persona che conosce la mia passione ma non si interessa minimamente di numismatica .

Ebbene ,mi ha guardato  come se fossi un giocatore di roulette all'ultima fiche… ? e vaglielo a spiegare che …...? ? ?

 

 

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Notizia che per come è scritta appartiene al filone del giornalettismo sensazionalistico stile Novella 2000 o Cronaca Vera , ma senza alcun dato oggettivo indicativo della reale situazione , ne degli attori ......eviterei di condividere certe fanfaronate che non hanno alcuna utilità pratica se non nella loro funzione diffamatoria della categoria.

invito a fare nomi e fornire dati oggettivi o evitare. 

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Oltretutto è anche difficile da leggere. Come a volte capita chi scrive si lascia prendere dalla virgolite e piazza una virgola ogni tre parole circa.

Mi spiego meglio:

Oltretutto, è anche difficile da leggere. Come a volte capita, chi scrive, si lascia prendere dalla virgolite, e piazza una virgola ogni tre parole, circa.

Modificato da ART
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Concordo con Tinia, la notizia è stile novella 2000. Purtroppo però il problema è reale: gli eredi dei collezionisti quasi sempre non sanno che cosa hanno ereditato e si rivolgono al negozio sotto casa o, peggio, allo stesso venditore che per anni ha venduto alla buonanima. Ebbene, spesso si vedono offrire circa il 10% (se non di meno) di quanto originariamente pagato. È inutile fare nomi, parliamo di una buona fetta dei commercianti titolari di partita iva (ovviamente non metto nel conto i non professionisti).

Faccio un esempio personale: alcuni anni fa compro, per mia distrazione, a distanza di un mese, lo stesso pezzo che avevo già acquistato, sempre dal mio negoziante di fiducia. Il giorno dopo mi accorgo del doppione appena acquistato (poco meno di 20 euro) e torno in negozio per restituirlo. Non ho chiesto ovviamente i soldi indietro, ma un altro pezzo di pari costo. Mi sento rispondere che, al massimo, mi poteva dare un oggetto pari alla metà del prezzo pagato. Allora chiedo “e perché???”. A quel punto il commerciante si rende conto della castroneria commessa e molto riluttante mi consegna un oggetto di pari valore. Ho continuato e continuo a rivolgermi a quel commerciante perché considero l’episodio come un esempio di “deformazione professionale”.

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6 minuti fa, grunf dice:

Concordo con Tinia, la notizia è stile novella 2000. Purtroppo però il problema è reale: gli eredi dei collezionisti quasi sempre non sanno che cosa hanno ereditato e si rivolgono al negozio sotto casa o, peggio, allo stesso venditore che per anni ha venduto alla buonanima. Ebbene, spesso si vedono offrire circa il 10% (se non di meno) di quanto originariamente pagato. È inutile fare nomi, parliamo di una buona fetta dei commercianti titolari di partita iva (ovviamente non metto nel conto i non professionisti).

Faccio un esempio personale: alcuni anni fa compro, per mia distrazione, a distanza di un mese, lo stesso pezzo che avevo già acquistato, sempre dal mio negoziante di fiducia. Il giorno dopo mi accorgo del doppione appena acquistato (poco meno di 20 euro) e torno in negozio per restituirlo. Non ho chiesto ovviamente i soldi indietro, ma un altro pezzo di pari costo. Mi sento rispondere che, al massimo, mi poteva dare un oggetto pari alla metà del prezzo pagato. Allora chiedo “e perché???”. A quel punto il commerciante si rende conto della castroneria commessa e molto riluttante mi consegna un oggetto di pari valore. Ho continuato e continuo a rivolgermi a quel commerciante perché considero l’episodio come un esempio di “deformazione professionale”.

Che gli eredi spesso non sappiano il valore di quello che ricevono in eredità è vero, ma che la maggioranza dei commercianti acquisti al 10% di quanto ha venduto a suo tempo lo escludo. Che ci sia qualcuno che si comporta così può anche essere ma la maggioranza no.

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Per meglio esplicitare l’esempio appena fatto: se il mio commerciante di fiducia voleva darmi la metà di quanto pagato solo il giorno prima (e non in soldi ma in merce), figuriamoci cosa avrebbe offerto alla vedova che porta la collezione del defunto marito...

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25 minuti fa, grunf dice:

Per meglio esplicitare l’esempio appena fatto: se il mio commerciante di fiducia voleva darmi la metà di quanto pagato solo il giorno prima (e non in soldi ma in merce), figuriamoci cosa avrebbe offerto alla vedova che porta la collezione del defunto marito...

Basterebbe provare a rivolgersi anche ad altri commercianti.....per lo meno ci si rende conto se ad essere fregaro e' stato a suo tempo il collezionista, o se invece si vuol fregare l'erede di turno che probabilmente non conosce il valore del materiale che ha in mano

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14 minuti fa, simonesrt dice:

Che gli eredi spesso non sappiano il valore di quello che ricevono in eredità è vero, ma che la maggioranza dei commercianti acquisti al 10% di quanto ha venduto a suo tempo lo escludo. Che ci sia qualcuno che si comporta così può anche essere ma la maggioranza no.

Ho basato la mia affermazione su circa 30 anni di esperienza collezionistica. Devo effettivamente riconoscere che molti commercianti a cui pensavo, oggi non sono più in attività (sia per ragioni anagrafiche che per chiusura post-crisi 2008, ma anche prima). Fino a non molti anni fa ogni città, anche la più piccola, aveva spesso non uno solo ma diversi negozi dedicati al collezionista. Oggi non è così. Molte città non hanno nemmeno un negozio dedicato. Il mercato (e l’avvento di internet) ha creato grande selezione ed i commercianti con negozio fisico sono diminuiti di numero ma sono più preparati e seri.

 

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