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Il puzzle monetario in Italia dopo il 1861


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Non tutti sapranno che in Italia, a partire dal 1861 fino al 1914, era vigente una legge che permetteva la circolazione di monete ufficiali di altri paesi.

Alcune di esse appartenevano a paesi che aderivano all'unione monetaria latina (Italia, Francia, Svizzera, Belgio) che aveva come scopo l'uniformità di pesi e metalli intrinsechi delle monete pur differendo per simbologie e leggende.

Questa convenzione prendeva come sistema di riferimento quello adottato dalla Francia con la legge del 7 aprile 1803 (17 germinale, anno XI).

Con il passare degli anni nacquero varie leggi ed autorizzazioni che permisero la circolazione di monete di altri stati che presentavano le stesse caratteristiche intrinseche.

Dal 1871 furono ammessi i pezzi da 4 e 8 fiorini dell' Impero Austro-Ungarico, a cui corrispondevano rispettivamente le 10 e le 20 lire italiane, dopo qualche anno era possibile vedere in circolazione monete da 20 e 100 franchi d'oro del Principato di Monaco. Ai marenghi svizzeri fu dato il valore di 20 lire (1884), inoltre nello stesso periodo si diffusero i 10 e 20 dinari del Regno di Serbia e le monete russe dal valore di 5 vecchi rubli e di 7,5 nuovi rubli. Fecero la loro comparsa poi le monete d'oro tunisine e i 10 e 20 lei della Romania.

Queste monete d'oro dette "napoleoni" o "marenghi" dovevano abere il peso di 6,452 g. e dovevano essere coniate al titolo di 900/1000.

Le monete d'argento dovevano avere le seguenti caratteristiche (peso: 25 g. /al titolo di 900/1000). Queste monete da 5 franchi o "scudi", oltre che appartenere ad altri stati potevano essere state coniate anche prima dell'unità: circolavano infatti monete dell'occupazione napoleonica e di Napoleone re d'Italia (1803-1815), del Regno di Savoia, pezzi del governo provvisorio di Lombardia e di Venezia. Venivano accettati monete emesse da Maria Luisa a Parma, anche le 5 lire del 1813 di Gioacchino Murat potevano essere spese, inoltre le monete emesse dai governi provvisori di Bologna, Firenze e Milano.

E' interessante vedere come in questo mosaico di monetazione fossero rappresentate tutti i periodi del Risorgimento italiano (dagli stati napoleonici alle rivoluzioni). Questa prassi non era una novità in Europa che già in passato aveva visto esempi del genere. Basti poi pensare che con l'Euro questo "scambio" viene ancora attuato.

Caso a parte rappresentano le monete pontificie che anche se rispettavano le "norme" vennero demonetizzate (un atto, questo, prettamente politico) dopo la presa di Roma del 1870.

A poco a poco queste monete vennero ritirate dalla circolazione e rifuse per la coniazione delle monete ufficiali del Regno d'Italia

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Caso a parte rappresentano le monete pontificie che anche se rispettavano le "norme" vennero demonetizzate (un atto, questo, prettamente politico) dopo la presa di Roma del 1870.

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Questa è una interessante osservazione. Hai trovato riferimenti certi che questa demonetizzazione "secca" sia stata fatta ad hoc per lo stato pontificio? Intento dire, dopo un decennio dall'unità è possibile che la maggior parte delle monete degli stati preunitari fosse già stata ritirata comunque, e quindi questo atto avrebbe un valore politico meno spinto. Sarebbe interessante avere dati sulla eventuale circolazione di monete preunitarie dopo il 1870. Non che i Savoia siano venuti a Roma con un atteggiamento rispettoso, bada bene: gli "sventramenti" del dopo 1870 lo dimostrano chiaramente. :angry:

Ciao, P. :)

P.S. Ogni volta che ho l'occasione provo a innescare questa polemica sui Savoia a Roma, ma non mi danno spago... niente da fare, questi savoiardi sono troppo galantuomini :P

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Non che i Savoia siano venuti a Roma con un atteggiamento rispettoso, bada bene: gli "sventramenti" del dopo 1870 lo dimostrano chiaramente.  :angry:

Ciao, P.  :)

P.S. Ogni volta che ho l'occasione provo a innescare questa polemica sui Savoia a Roma, ma non mi danno spago... niente da fare, questi savoiardi sono troppo galantuomini :P

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Hai per caso una pianta della città "prima" e "dopo" il trattamento Savoia?

Sarebbe molto interessante vedere la differenza.

Ciao

Rob

Modificato da rob
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P.S. Ogni volta che ho l'occasione provo a innescare questa polemica sui Savoia a Roma, ma non mi danno spago... niente da fare, questi savoiardi sono troppo galantuomini :P

Penso che in realta' sia dovuto al fatto che di difensori dei Savoia ce ne sono pochini...

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In effetti per dirla tutta è stato il trattamento Savoia-Mussolini, spalleggiati dalla nobiltà romana (bella ggente...) che ne ha approfittato per mettere a segno una delle più mostruose speculazioni edilizie della storia...

Una pianta completa degli "sventramenti" non ce l'ho, sarebbe interessante reperirla. Però delle piante parziali ci sono, ad esempio, nel volume su Roma della "guida rossa" del touring, dove c'è anche una descrizione molto approfondita e precisa della storia urbanistica della città nel corso dei secoli.

Ti posso fare qualche esempio dei più clamorosi:

- Tutta la zona dei quartieri Pinciano-Ludovisi-Esquilino (dove adesso c'è la stazione Termini e una mezza dozzina di ministeri, per capirsi) era una zona di ville suburbane: tra queste la villa Boncompagni-Ludovisi che era considerata una delle sette meraviglie del mondo. Non ne è rimasto nulla e tutti i problemi di traffico attuali vengono da lì. Se i nuovi quartieri si fossero costruiti fuori dalla città storica...

- Il lungotevere: è vero che i muraglioni hanno risolto il problema delle inondazioni, ma al prezzo di troncare ogni rapporto tra il fiume e la città e di distruggere quanto rimaneva dei due porti romani di Ripetta e Ripa Grande, oltre a svariate altre testimonianze storiche. Adesso c'è la chiusa di Castel Giubileo e i muraglioni non servono più a nulla. Non si poteva fare già allora?

- Il monumento a VEII a Piazza Venezia: la "macchina da scrivere", la "torta alla panna"... solo i soprannomi la dicono lunga sulla stima dei Romani per questa specie di meteorite piombato nel cuore della città (al prezzo, tra parentesi, della distruzione di un intero quartiere rinascimentale)

- I Romani sono infidi, sediziosi e portati a fare casino: servono viali belli larghi per far marciare le truppe. E allora daje de piccone a Corso Vittorio Emanuele, a Via Nazionale (che incidentalmente, nel progetto originale doveva arrivare a Fontana di Trevi, passando sopra la Colonna Traiana!) e poi a Corso Rinascimento, a Via dei Fori Imperiali, a Via della Conciliazione... dove, al posto degli antichi Borghi, adesso abbiamo dei magnifici obelischi-lampioni. Ho detto tutto...

- La mania fascista dell'"isolamento" dei monumenti antichi: Piazza Augusto Imperatore, Via dei Cerchi, il quartiere intorno a San Giorgio al Velabro, per dirne solo qualcuno, sono obbrobri che gridano vendetta...

Questi sono solo i primi esempi che mi vengono in mente, probabilmente perchè sono i più eclatanti... ma ti assicuro che documentandosi un poco viene da piangere pensando a quanto è stato creato nei secoli ed è stato azzerato in 70 anni!

Ciao, P. :pissed:

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- La mania fascista dell'"isolamento" dei monumenti antichi: Piazza Augusto Imperatore, Via dei Cerchi, il quartiere intorno a San Giorgio al Velabro, per dirne solo qualcuno, sono obbrobri che gridano vendetta...

....il Colosseo.... :D

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- Tutta la zona dei quartieri Pinciano-Ludovisi-Esquilino (dove adesso c'è la stazione Termini e una mezza dozzina di ministeri, per capirsi) era una zona di ville suburbane: tra queste la villa Boncompagni-Ludovisi che era considerata una delle sette meraviglie del mondo. Non ne è rimasto nulla e tutti i problemi di traffico attuali vengono da lì. Se i nuovi quartieri si fossero costruiti fuori dalla città storica...

- Il lungotevere: è vero che i muraglioni hanno risolto il problema delle inondazioni, ma al prezzo di troncare ogni rapporto tra il fiume e la città e di distruggere quanto rimaneva dei due porti romani di Ripetta e Ripa Grande, oltre a svariate altre testimonianze storiche. Adesso c'è la chiusa di Castel Giubileo e i muraglioni non servono più a nulla. Non si poteva fare già allora?

- Il monumento a VEII a Piazza Venezia: la "macchina da scrivere", la "torta alla panna"... solo i soprannomi la dicono lunga sulla stima dei Romani per questa specie di meteorite piombato nel cuore della città (al prezzo, tra parentesi, della distruzione di un intero quartiere rinascimentale)

- I Romani sono infidi, sediziosi e portati a fare casino: servono viali belli larghi per far marciare le truppe. E allora daje de piccone a Corso Vittorio Emanuele, a Via Nazionale (che incidentalmente, nel progetto originale doveva arrivare a Fontana di Trevi, passando sopra la Colonna Traiana!) e poi a Corso Rinascimento, a Via dei Fori Imperiali, a Via della Conciliazione... dove, al posto degli antichi Borghi, adesso abbiamo dei magnifici obelischi-lampioni. Ho detto tutto...

- La mania fascista dell'"isolamento" dei monumenti antichi: Piazza Augusto Imperatore, Via dei Cerchi, il quartiere intorno a San Giorgio al Velabro, per dirne solo qualcuno, sono obbrobri che gridano vendetta...

195702[/snapback]

:cry:

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E hanno continuato pure dopo .. vedi i palazzinari del boom economico ...

per dirne una a caso siete mai stati ad Aosta avete mai visto quel meraviglioso centro storico assediato da i più brutti palazzi mai visti ?? ma quali e quanti "peccati" dobbiamo ancora scontare Noi Italiani ?

Modificato da Silla
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In effetti per dirla tutta è stato il trattamento Savoia-Mussolini, spalleggiati dalla nobiltà romana (bella ggente...) che ne ha approfittato per mettere a segno una delle più mostruose speculazioni edilizie della storia...

195702[/snapback]

Purtroppo ci sono numerosi esempi di brillanti idee: come quella che per dare un futuro dignitoso a Venezia fosse assolutamente necessario costruire un polo petrolchimico a Marghera, con la conseguente necessità di dragare profondi canali nella delicata laguna per renderli navigabili a navi di grosso tonnellaggio.

E, per rimanere in tema, chi ha viaggiato sull'autostrada Torino-Piacenza rimane impressionato dai mostri industriali che sono riusciti a infilare nello stretto corridoio fra Piacenza ed il Po!

Non si tratta delle solite lamentele di chi rimpiange i bei tempi passati in nome di un non meglio definito buongusto estetico: abbiamo un paesaggio e città di bellezza straordinaria, e ne abbiamo fatto scempio, come se la nostra storia non avesse alcun significato. E ora ci ritroviamo stabilimenti arrugginiti chiusi dalla concorrenza cinese (così ci dicono) da riconvertire in centri commerciali che vendono prodotti cinesi (così cercano di non dirci). ;)

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Non tutti sapranno che in Italia, a partire dal 1861 fino al 1914, era vigente una legge che permetteva la circolazione di monete ufficiali di altri paesi.

Alcune di esse appartenevano a paesi che aderivano all'unione monetaria latina (Italia, Francia, Svizzera, Belgio) che aveva come scopo l'uniformità di pesi e metalli intrinsechi delle monete pur differendo per simbologie e leggende.

Questa convenzione prendeva come sistema di riferimento quello adottato dalla Francia con la legge del 7 aprile 1803 (17 germinale, anno XI).

Con il passare degli anni nacquero varie leggi ed autorizzazioni che permisero la circolazione di monete di altri stati che presentavano le stesse caratteristiche intrinseche.

Non so se la cosa sia nota nelle altre regioni, ma a comprova di questo fatto, in Lombardia in dialetto le lire italiane non furono mai chiamate così, ma bensì franc, franchi, fino alla loro uscita di scena nel 2002, evidentemente perchè il popolo ricordava come le lire, in origine, fossero equivalenti ai franchi. :)

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Non so se la cosa sia nota nelle altre regioni, ma a comprova di questo fatto, in Lombardia in dialetto le lire italiane non furono mai chiamate così, ma bensì franc, franchi, fino alla loro uscita di scena nel 2002, evidentemente perchè il popolo ricordava come le lire, in origine, fossero equivalenti ai franchi. :)

Si dice anche da me (Parma). Tuttavia ho sempre avuto l'impressione che sia da ricercarsi in accadimenti piu' antichi legati al periodo in cui si sono formate nuove voci dialettali e in sostanza alle dominazioni napoleoniche.

Questo da un dizionario del 1856:

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ah interessante... qui in dialetto lira (detta 'llire) è rimasta lira... penso più al fatto che fino al 1861 non era in vigore il sistema decimale per le monete (grani tornesi ecc...)..... questa situazione riguarda tutto il sud

Modificato da Layer1986
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Non so se la cosa sia nota nelle altre regioni, ma a comprova di questo fatto, in Lombardia in dialetto le lire italiane non furono mai chiamate così, ma bensì franc, franchi, fino alla loro uscita di scena nel 2002, evidentemente perchè il popolo ricordava come le lire, in origine, fossero equivalenti ai franchi. :)

Si dice anche da me (Parma). Tuttavia ho sempre avuto l'impressione che sia da ricercarsi in accadimenti piu' antichi legati al periodo in cui si sono formate nuove voci dialettali e in sostanza alle dominazioni napoleoniche.

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Sono d'accordo, anche nel Veneto si chiamavano "Franchi". E' piuttosto interessante notare che molti secoli di Serenissima non hanno praticamente lasciato traccia nel dialetto veneto - l'unico detto che conosco è "no'l vale un bezo", riferito al bezzo o mezzo soldo veneziano; è un modo di dire però poco diffuso e che ho sentito in provincia di Venezia. Altrettanto interessante è che "i SCHEI" si chiamano così solo dalla dominazione austroungarica, quando le "monete spicciole" riportavano la esatta traduzione in tedesco di "SCHEIdemünze"... le lettere iniziali da me evidenziate! :D

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Anche a Mantova si usava la parola "franc" per indicare le vecchie Lire. Curioso invece che la parola generica con cui indichiamo il denaro in dialetto mantovano è "besi", evidente riferimento ai bezzi veneziani, che evidentemente circolavano copiosamente anche a Mantova (che sotto i Gonzaga aveva un fiorente rapporto commerciale con la repubblica di Venezia).

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