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IGNORED

Aquile sulle nostre monete


Litra68

Risposte migliori

Ciao a tutti!

Facciamo adesso un volo d'aquila con un po' di fantasia... credetemi: qui c'è veramente un pennuto su di un globetto

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e pure il cartellino originale attesta la presenza di un "Adler" (sempre 'sti tedeschi che ci si mettono di mezzo...)

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qui il D

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e poi la classificazione:  RIC 322
New RIC 1168; Cohen 480. / BM 811

IMP CAES VESPASIAN AVG COS III

Di aquilotte teutoniche poi ne avrei un paio di libbre in giro per casa, vediamo se trovo qualcosa di interessante.

Servus,

njk

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2 ore fa, cabanes dice:

premesso che "aquila su berretto" non voleva essere un complimento (semmai il complimento lo farei alla capacità di ignorare il senso del ridicolo), se ti riferisci ad aquile come queste

si, ne avrei qualcuna da fotografare...

E se non bastano le teutoniche, visto che qui non si fa economia, abbiamo anche quelle bicipiti:

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1 rublo -1878

Si certo, mi riferivo proprio a quelle e la mia " ironica " domanda era un invito alla partecipazione alla discussione, seppur mi sarei aspettato un tuo intervento e che puntuale è arrivato ed ho apprezzato :hi:

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2 ore fa, Litra68 dice:

Buonasera, direttamente dal paese delle Aquile.. 

 

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Nel ringraziarti per la monetina tedesca, anche sul Paese delle Aquile bisogna soffermarsi un attimo...

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La bandiera di Skanderbeg

(di Kristo Frashëri, trad. di Francesco Marchianò)

Come tutti i signori del Medioevo, anche Giorgio Castriota Skanderbeg aveva lo stemma di famiglia che, dipinto sulle bandiere o inciso sugli scudi, simbolizzava il proprio potere. Secondo Marino Barlezio, Skanderbeg teneva in battaglia la bandiera dei Castriota: una bandiera rossa ricamata con un’aquila bicipite nera. Dice poi che gli Albanesi quando vedevano “le bandiere dell’aquila” accorrevano senza chiedere per combattere contro il nemico ottomano sotto la guida di Skanderbeg. Un artista italiano del XVI sec. ci ha dato per mezzo di un’incisione la rappresentazione figurativa dello stemma araldico dei Castriota: uno scudo bianco screziato con un’aquila bicipite, mentre nella parte superiore una stella a sei punte. A parte questo, sulle due teste dell’aquila erano posate due corone reali. Ignoriamo dove si sia riferito l’artista italiano nella rappresentazione di questo stemma. Almeno le due corone reali suscitano una sorta di dubbio. Le corone, così come sono qui raffigurate, rappresentano un elevato potere imperiale o un duplice potere regale, come accadeva per esempio presso i Bizantini il cui sovrano si chiamava Imperatore d’Oriente ed Occidente. Skanderbeg fino a quando visse non si definì mai re e tanto meno duplice monarca. Re venne definito solo tardi da alcuni scrittori stranieri monarchici ai quali sembrava strano che una personalità tanto grande non fosse incoronata sovrano. Dunque sembra evidente che le due corone reali siano state aggiunte dall’artista anonimo sotto l’influenza della letteratura del XVI sec. Lo stemma dei Castriota la troviamo incisa in altre incisioni dedicate a Skanderbeg. Ci sono sicuramente differenze tra loro ma in tutti i casi il motivo centrale resta l’aquila bicipite.

La vera forma sembra che la rappresenti un libro religioso preparato e decorato da un artista napoletano nell’epoca in cui era vivo l’Eroe. Il libro è dedicato e regalato a Skanderbeg come è annotato in esso. E’ un libro di preghiere, il cui valore consiste non nel contenuto, ma nelle miniature che ricoprono e abbelliscono le sue pagine. Ci sono molte possibilità che sia stato donato a Skanderbeg durante gli anni 1461-1462, quando il nostro Eroe andò a Napoli per aiutare il proprio alleato, il Re Ferdinando, nella repressione dei feudatari dell’Italia meridionale. Il dono di un napoletano nelle mani di Skanderbeg in questi anni è molto significativo. Come opera di valore artistico essa assumeva il significato di sentimento di riconoscenza dei napoletani verso Skanderbeg. C’è la probabilità che il dono sia stato consegnato a Skanderbeg durante la visita che fece a Napoli agli inizi del 1467. Comunque sia il libro sembra essere uscito dalle mani dell’artista napoletano prima del 1468. Oggi esso si trova nella collezione di manoscritti e stampe antiche che porta il nome dell’editore inglese C. G. St. John Hornby presso la casa editrice “Shelley House” a Chelsea (Londra).

In Albania non si è mai parlato di questo documento. Ma a quanto si sa, di esso non si è parlato neanche nella storiografia sul nostro eroe nazionale che è molto ricca. Nessuno ne ha fatto qualche descrizione dettagliata.Non sappiamo, quindi, quante pagine abbia e da quante miniature sia illustrato. Abbiamo in mano solo una pagina fotocopiata. Il testo, che è in latino e di nessuna importanza, è circondato da una cornice ornamentale e arricchito di cinque miniature con soggetto religioso e non. Tra questi, il medaglione che si trova in fondo alla pagina, ha un interesse di prima mano. Il suo contenuto è direttamente collegato a Skanderbeg.

Il medaglione è formato da una corona che si chiude nella parte superiore con foglie d’alloro stilizzate che rappresentano, secondo la nostra opinione, la gloria di Skanderbeg. Rafforzano questa supposizione i sei putti che sorreggono la corona con le proprie mani. Dentro la corona è dipinto uno scudo che viene tenuta altresì in mano da due putti. Lo scudo simboleggia di nuovo Skanderbeg, il difensore della libertà e può essere, per il pittore napoletano, il difensore dell’Italia dall’invasione ottomana. Lo scudo, da parte sua, è divisa in due parti. Nella parte sinistra è dipinto lo stemma di Skanderbeg, mentre a destra non si distingue chiaramente se ci sia una pantera, un leone o altro. Si ha a che fare quindi con un elemento molto prezioso  per valore storico perché si è davanti alla più antica rappresentazione dello stemma di Skanderbeg, fino al periodo in cui era in vita l’eroe.

Lo stemma di questa miniatura contiene inoltre l’aquila nera a due teste assieme alla stella bianca con sei punte, l’Aquila, anche qui stilizzata assomiglia molto alla copia dell’incisione del XVI sec., ma non è esattamente quella. L’aquila qui è interamente nera. Ma quello che è importante è il fatto che nella miniatura del XV sec. le corone regali mancano completamente. Da ciò si evince che l’autore dell’incisione del XVI sec. ha avuto sicuramente davanti a se il vero stemma di Skanderbeg, ma ha dato sfogo alla propria mano, sia nella stilizzazione dell’aquila, sia nell’abbellimento delle sue teste con corone regali. Da quanto detto si può concludere che lo stemma della miniatura del XV sec. si può ritenere come il documento che rappresenta in modo molto vicino il vero stemma di Skanderbeg. Non si esclude che la consultazione del documento che si trova nella collezione Hornby possa darci anche altre miniature con soggetti della vita e attività di Giorgio Castriota.

 

L’aquila ha simbolizzato, fin dai tempi più antichi nella fantasia dei diversi popoli, la maestosità, la forza, la rapidità e l’astuzia. Dalla letteratura popolare nel tempo è entrata anche nella letteratura artistica. Contemporaneamente è usata fin dal principio dai maestri artigiani anche come motivo decorativo nei diversi domini dell’arte. I grandi condottieri militari usualmente sono paragonati all’aquila per le loro rapide vittorie. L’aquila con le ali spiegate è entrata poi anche negli emblemi dei reparti militari dell’ Impero Romano. Anche l’aquila bicipite ha seguito lo stesso percorso. Naturalmente in forma stilizzata viene rappresentata per la prima volta nell’arte popolare dell’Oriente soprattutto nell’arte dei tappeti. L’aquila a due teste risponde ad un’altra figura popolare – all’uomo con due cuori, all’eroe degli eroi. Durante il Medioevo dell’aquila bicipite si sono appropriati come stemma del proprio potere i Selgiuchidi. Poi l’hanno usata i Bizantini presso i quali rappresentava, secondo alcuni, il dominio sull’Oriente e l’Occidente, secondo altri, il duplice potere, temporale e clericale, uniti nelle mani dell’Imperatore. Più tardi l’aquila monocipite o bicipite venne usata negli stemmi di diversi imperatori, re, principi e signori d’Europa.

Vari studiosi hanno espresso l’opinione che l’aquila bicipite dei Castriota sia un’influenza dello stemma bizantino. Ma non sembra esatto. L’aquila non è stata l’emblema solo dei Castriota ma anche di altri signori feudali albanesi del Medioevo. Nello stemma dei Muzaka l’aquila si presentava altresì nella forma bicipite con la stella, mentre nello stemma dei Dukagjini l’aquila era monocefala bianca. Dalle conoscenze in nostro possesso è evidente che esse non si assomigliavano.  La diffusione di questo emblema nelle forme e colori vari si può spiegare meglio con l’influenza della tradizione popolare più che lo stemma bizantino.

Secondo le parole che lo  stesso Skanderbeg scriveva al principe italiano J.A. de Ursinis, gli Albanesi erano consapevoli di essere i discendenti degli antichi Epiroti e pronipoti del famoso Pirro. L’antico scrittore greco, Plutarco, narra che dopo la clamorosa vittoria che Pirro ottenne sui Macedoni, gli Epiroti lo salutarono con il sopranome di “aquila”. Pirro rispose: “ E’ merito vostro se sono un’aquila, e come non esserlo quando voi con le vostre armi mi avete innalzato come se avessi rapide ali?”. Secondo le parole di Pirro l’aquila con le ali spiegate simboleggia lo stretto legame del condottiero con la massa. L’aquila è sempre vissuta nelle montagne d’Albania: sempre ha volato sulle terre albanesi. In un simile posto,  la figura letteraria, i motivi artistici ed i simboli storici essa ispira si trasmettono in modo ininterrotto da una generazione all’altra.

Il fatto che i Balsha avessero nel loro stemma il lupo, al  quale è collegata la leggenda della città illirica di Ulqin (Dulcigno in Montenegro, N.d.T.), testimonia come nel Medioevo fossero vivi gli antichi racconti popolari. Naturalmente nel corso dei secoli le piccolezze svaniscono ma il soggetto centrale rimane. Quando giunge il momento l’artista lo raffigura in forme diverse. Questo sembra il motivo per cui nel XV sec. l’aquila viene rappresentata in forme diverse negli stemmi dei Castriota, Muzaka e Dukagjini. Così accadde più tardi anche con l’aquila di Skadnerbeg. La bandiera dell’Eroe  non giunse nella forma originale nel XIX sec. Pervennero solo la tradizione popolare e letteraria. Senza un preciso modello davanti, i patrioti della Rilindja (la Rinascita politica e culturale dell’Albania dal XIX sec. al 1912, anno dell’Indipendenza, N.d. T.) l’hanno rappresentata in forme diverse fino a quando non ha preso la forma che ha attualmente la nostra bandiera nazionale.

Dopo l’insediamento del dominio ottomano, gli stemmi dei vari signori albanesi caddero quasi completamente nell’oblio della memoria popolare. Solo la bandiera con lo stemma di Skanderbeg ha fatto fronte ai secoli. Era la bandiera ricopertasi della gloria delle battaglie leggendarie del XV sec., la bandiera che simboleggiava la libertà e l’indipendenza della patria. Per questo motivo l’aquila di Skanderbeg è diventata la bandiera dei patrioti della Rilindja, la bandiera dell’unione degli Albanesi in lotta per la liberazione nazionale dal giogo straniero.

I patrioti della Rilindja erano orgogliosi della bandiera di Skanderbeg non solo perché era rossa del sangue dei loro avi durante l’epopea del XV sec., ma anche perché era una bandiera pura, onorata, non macchiata di offese verso altri paesi. Essi la consideravano una bandiera popolare perché non aveva tolto a nessuno la libertà. Essa è, come dice F.S. Noli, “una grande bandiera per il popolo minuto”. Come tale essa ha ispirato i patrioti della Rilindja nella sacra guerra per la liberazione della Patria contro gli occupatori ottomani.

 

E' vero che la storia ci racconta quello che sopra è descritto, ma so con assoluta certezza di quanto gli Albanesi siano orgogliosi delle loro tradizioni popolari, ma a me piace di più pensare che sia andata così...       

Si narra della leggenda di un ragazzo molto coraggioso, che un giorno mentre cacciava per le montagne, incontrò un’aquila maestosa che serrava nel becco un serpente. Dopo un po’, quando l’aquila volò via dalla cresta dove aveva il nido, il ragazzo si avvicinò e vide che il serpente non era morto del tutto, e stava per inghiottire il piccolo dell’aquila. Repentinamente, il giovane tirò fuori arco e freccia e uccise il serpente. Prese l’aquilotto e si avvio verso casa. “Perché rapisci mio figlio” grido forte mamma aquila “perché l’ho salvato dal serpente che tu non hai ucciso” rispose il ragazzo. “Restituisci mio figlio e io in cambio ti darò come ricompensa l’acutezza dei miei occhi e la potente forza delle mie ali. Tu diventerai invincibile e nel mio nome sarai osannato” Così il giovane consegnò l’aquilotto e da quel giorno l’aquila lo guardava dall’alto e lo guidava. La gente ha cominciato a chiamarlo “shqipetar”, cioè figlio dell’aquila, e il suo regno divenne conosciuto come “Shqiperia” o Terra delle Aquile”.  Il paese ha cominciato a chiamarsi “Shqiperi” dopo la morte di Scanderbeg, eroe nazionale dell’Albania, perché prima si chiamava con un atro nome: “Arberia”. E per questo motivo che gli albanesi insediati qui in Italia, più di 500 anni fa, tutt’ora si chiamano “arberesh”. Ci sono documenti che testimoniano che già dal II secolo dopo Cristo, Plutarco, un biografo dell’antichità, nella sua opera, “Vite parallele”, racconta che Piro dell’Epiro, glorifica la battaglia di Eraclea, chiamando acquile i suoi soldati. Da quella volta il simbolo dell’aquila accompagnava le battaglie, come segno identificativo degli “arberesh”. Aquila nera in segno della battaglia nello sfondo rosso come il sangue versato.

Ci sono documenti storici che mostrano che la bandiera di Skenderbeg era l’aquila nera bicipite, che distingueva il suo esercito durante le battaglie. Questa bandiera accompagnava gli albanesi dal momento della nascita ed era presente anche nella cerimonia della morte. Le ragazze ricamavano la bandiera per portarla in dote come simbolo di orgoglio e di identità. Ancora oggi durante le cerimonie di matrimonio, lo sposo con rappresentanti della sua famiglia, quando vanno a prendere la sposa portano con loro una bandiera che sventola. La bandiera dell’Albania ha una storia millenaria, ed è tramandata di generazione in generazione. Da sempre le nonne albanesi cantano ai nipotini parole che augurano di crescere forte e sano, vigile e coraggioso, come il sangue che portano nelle vene tutti i figli di Albania, bisnipoti di Skanderbeg.

Modificato da Baylon
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Supporter

Buona giornata

Osella veneziana a nome del Doge Bertucci Valier (15/06/1656-29/02/1658) - Anno I

L'aquila in questione non rappresentava Venezia, ma il Valier stesso; infatti l'arma gentilizia della famiglia Valier portava l'aquila

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saluti

luciano

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Vi presento i miei nuovi aquilotti, tre mezze Aquile, un Aquila ed una Doppia Aquila, coniata tra il 1850 ed il 1933 e chiamata così perché fino a quel momento la moneta più alta era chiamata Aquila e valeva 10 dollari.



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Modificato da donax
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Buon pomeriggio, posto 50 Fiorini Ungheresi, ho letto che il nome viene preso dal Fiorino Fiorentino. 

Riporto quanto trovato su Wikipedia. Fiorino ungherese, il fiorino fu introdotto in Ungheria il 1º agosto 1946, dopo l'iperinflazione subita dal pengő nel 1945-1946. Il processo fu diretto dal Partito Comunista Ungherese, che teneva l'importante carica ministeriale, e il successo del fiorino fu utilizzato per ottenere vantaggi politici, contribuendo alla conquista del potere da parte del Partito Comunista nel 1948-49. Il fiorino rimpiazzò il pengő al cambio di 1 fiorino = 4×1029 pengő.

Tradizionalmente il fiorino era suddiviso in 100 fillér, ma il fillér era diventato a causa dell'inflazione non utilizzabile e dal 1999 non è più in circolazione. L'abbreviazione ungherese per il fiorino è Ft.

Dopo la sua introduzione nel 1946, il fiorino rimase stabile per diversi anni, ma iniziò a perdere il suo potere d'acquisto appena il sistema economico dello stato perse la sua competitività durante gli anni settanta ed ottanta del Novecento. Dopo il cambiamento di regime del 1989-90, il fiorino ebbe per tre anni una forte rivalutazione (35% circa), ma rilevanti riforme riuscirono a stabilizzarne il valore. Dopo l'anno 2000 il valore relativamente alto del fiorino sul mercato (specialmente in confronto con il dollaro statunitense che stava diminuendo di valore, ed in parte anche nei confronti dell'euro) svantaggia l'industria ungherese che è fortemente indirizzata all'esportazione nei confronti delle industrie straniere con valute più deboli.

Saluti 

Alberto 15746878756080.jpg.78e6941977eda6c50857ce34caedeed6.jpg

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Messico: Peso 1923 - L'iconografia è la stessa, ma l'immagine diversa rispetto ai 5 Pesos

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Per affinità... di rapaci ? posto anche il Cugino Condor delle Ande: 2 Pesos 1927 Chile... Lo so che non vale... ma era un po' geloso!

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1 ora fa, Litra68 dice:

Buon pomeriggio, posto 50 Fiorini Ungheresi, ho letto che il nome viene preso dal Fiorino Fiorentino. 

Riporto quanto trovato su Wikipedia. Fiorino ungherese, il fiorino fu introdotto in Ungheria il 1º agosto 1946, dopo l'iperinflazione subita dal pengő nel 1945-1946. Il processo fu diretto dal Partito Comunista Ungherese, che teneva l'importante carica ministeriale, e il successo del fiorino fu utilizzato per ottenere vantaggi politici, contribuendo alla conquista del potere da parte del Partito Comunista nel 1948-49. Il fiorino rimpiazzò il pengő al cambio di 1 fiorino = 4×1029 pengő.

Tradizionalmente il fiorino era suddiviso in 100 fillér, ma il fillér era diventato a causa dell'inflazione non utilizzabile e dal 1999 non è più in circolazione. L'abbreviazione ungherese per il fiorino è Ft.

Dopo la sua introduzione nel 1946, il fiorino rimase stabile per diversi anni, ma iniziò a perdere il suo potere d'acquisto appena il sistema economico dello stato perse la sua competitività durante gli anni settanta ed ottanta del Novecento. Dopo il cambiamento di regime del 1989-90, il fiorino ebbe per tre anni una forte rivalutazione (35% circa), ma rilevanti riforme riuscirono a stabilizzarne il valore. Dopo l'anno 2000 il valore relativamente alto del fiorino sul mercato (specialmente in confronto con il dollaro statunitense che stava diminuendo di valore, ed in parte anche nei confronti dell'euro) svantaggia l'industria ungherese che è fortemente indirizzata all'esportazione nei confronti delle industrie straniere con valute più deboli.

Saluti 

Alberto 15746878756080.jpg.78e6941977eda6c50857ce34caedeed6.jpg

15746878962191.jpg

Ok ma quello è un Falco sacro chiamato anche Falco cherrug ;)

 

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Supporter

E' meglio fare i monelli come lo faccio io ora...

Non è ne moneta ne cartamoneta, un valore lo ha e l'aquila pure :D...

Francobollo.thumb.jpg.0590e5db4664f5229fa36657a82136f0.jpg

Francobollo celebrativo in onore della mostra tematica tenutasi presso il Palazzo del Quirinale nel 2015.

La vignetta riproduce una cartolina propagandistica d'epoca dal titolo " L'epilogo " conservata presso il Museo della Grande Guerra di Rovereto.

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51 minuti fa, donax dice:

Ok ma quello è un Falco sacro chiamato anche Falco cherrug ;)

 

Ciao, ops ho sbagliato.. ? 

Grazie @donax, anche per avermi parlato del Falco Sacro, ora ho imparato qualcosa in più, è proprio questo lo spirito del Forum, allora perdonate me e i fratelli @giuseppe ballaurie @Baylon per le nostre divagazioni, cosa ne dite se ogni tanto inseriamo qualche altro rapace? E perché no, concediamo un po' di spazio ai dentellati.. ?

Sempre se si è tutti d'accordo e soprattutto se è possibile da regolamento.. 

Saluti 

Alberto 

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Ciao a tutti!

Vi avevo avvisato: mitragliata di aquile teutoniche!

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e non le ho pure trovate tutte. Queste monete sono il pendant d'oltralpe delle 500 lire d'argento e non possono mancare in alcun "cassetto dei nonni".

Qui con le aquile si gioca in casa, ma per quanto riguarda la qualità delle figure, non sempre il soggetto mi entusiasma.

Posto qui due dettagli di quelle che ho apprezzato particolarmente:

Una della serie per le Olimpiadi di Monaco 1972

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l'aquila questa volta non è simmetrica, cosa rara da vedere, e trova il suo spazio coesistendo con la legenda.

======================================

Questa invece è un 5 Marchi per celebrare i 100 anni del completamento del Duomo di Colonia.

Non lamentiamoci se certe autostrade non vengomo mai finite, pure in Germania stanno bene: l'inizio della costruzione è datato al 1248... solo 600 anni per chiudere il cantiere...

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qui l'aquila stilizzata con le ali appuntite si accompagna benissimo con il disegno del duomo, con entrambe le figure slanciate verso l'alto.

Per oggi è tutto, alla prossima.

Servus

njk

 

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53 minuti fa, giuseppe ballauri dice:

Caro Alberto, allora anche il tuo non vale! Mi sa che dobbiamo sopprimerli ?

Ciao Beppe, il tuo condor è simpaticissimo, sembra quello che svolazzava nei cartoni animati di Braccio di ferro e Timoteo.. ? 

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1 minuto fa, littleEvil dice:

Ciao a tutti!

Vi avevo avvisato: mitragliata di aquile teutoniche!

_Aq.thumb.jpg.27e2ff4c58e53710a7522a6f47a5b275.jpg

e non le ho pure trovate tutte. Queste monete sono il pendant d'oltralpe delle 500 lire d'argento e non possono mancare in alcun "cassetto dei nonni".

Qui con le aquile si gioca in casa, ma per quanto riguarda la qualità delle figure, non sempre il soggetto mi entusiasma.

Posto qui due dettagli di quelle che ho apprezzato particolarmente:

Una della serie per le Olimpiadi di Monaco 1972

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l'aquila questa volta non è simmetrica, cosa rara da vedere, e trova il suo spazio coesistendo con la legenda.

======================================

Questa invece è un 5 Marchi per celebrare i 100 anni del completamento del Duomo di Colonia.

Non lamentiamoci se certe autostrade non vengomo mai finite, pure in Germania stanno bene: l'inizio della costruzione è datato al 1248... solo 600 anni per chiudere il cantiere...

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qui l'aquila stilizzata con le ali appuntite si accompagna benissimo con il disegno del duomo, con entrambe le figure slanciate verso l'alto.

Per oggi è tutto, alla prossima.

Servus

njk

 

Adesso lo so che probabilmente mi caccerò nei guai, ma ho trovato un'aquila teutonica spianata con il batticarne ! :rofl:...

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8 minuti fa, Litra68 dice:

Ciao, ops ho sbagliato.. ? 

Grazie @donax, anche per avermi parlato del Falco Sacro, ora ho imparato qualcosa in più, è proprio questo lo spirito del Forum, allora perdonate me e i fratelli @giuseppe ballaurie @Baylon per le nostre divagazioni, cosa ne dite se ogni tanto inseriamo qualche altro rapace? E perché no, concediamo un po' di spazio ai dentellati.. ?

Sempre se si è tutti d'accordo e soprattutto se è possibile da regolamento.. 

Saluti 

Alberto 

Sei tu il creatore della discussione e a parer mio tutto ciò che è attinente a livello collezionistico ed iconografico può andar bene...

Comunque, sempre Viva Mexico !

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Di questa me ne ero quasi dimenticato, una bella aquila bicipite...

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Austria - 10 Heller 1916

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