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Il “reddito di cittadinanza” nell’ antica Roma


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Questo provvedimento entrato recentemente in vigore con il precedente governo “giallo verde” , atto a dare un’ aiuto alle classi italiane meno abbienti , non e’ una novita’ , quello che cambia e’ solo la materia con la quale viene elargito : soldi oggi , alimentari ieri , che a volte : donazioni di uomini potenti , testamenti o elargizioni di Imperatori , integravano gli alimenti con moneta sonante . Anche il mezzo con il quale si poteva accedere agli alimenti gratuiti a Roma antica : la tessera annonaria e l’ accredito in soldi su tessera tipo un bancomat , erano e sono praticamente simili , anzi uguali se rapportati alla diversita’ dei tempi . L’ unica differenza sostanziale che divide le situazioni e’ quella che tale “reddito di cittadinanza” all’ inizio riguardava solo i cittadini romani residenti a Roma , oggi tale provvedimento riguarda naturalmente tutti gli Italiani che ne hanno diritto , mentre il significato umano e politico e’ identico .

Dando una occhiata al “reddito di cittadinanza” nell’ antica Roma si scopre come esistano altre similitudini con l’ attuale reddito allo scopo di scoprire e sopprimere frodi da parte di chi non ne avrebbe diritto .

Per fare questa ricerca riporto un passo della Prof.sa Angela Donati in un saggio del 2008 , facente parte di un volume su Giulio Cesare , dal titolo : Cesare e il diritto <……...Cesare diede l’ avvio , secondo Plutarco , ad un censimento di nuovo tipo che si svolse a Roma quartiere per quartiere con la collaborazione forzata dei proprietari di case che fungevano da garanti della esattezza e della dichiarazione degli abitanti registrati con i loro nomi e la loro condizione giuridica oltre a quella economica . La conseguenza immediata (del censimento) fu che risulto’ piu’ che dimezzato (da 320.000 a 150.000) il numero dei plebei che avevano diritto alle distribuzioni gratuite periodiche di grano con un risparmio notevole per lo Stato . Venne anche stabilito che il numero di 150.000 poveri doveva restare fisso e che sarebbe stato compito del Pretore rivedere periodicamente questa lista per rimpiazzare coloro che fossero morti nel corso dell’ anno . Non si tratto’ quindi di un vero e proprio censimento della popolazione , ma di una operazione finalizzata ad acquisire elementi certi sulla situazione economica della popolazione , a evitare frodi e sperperi , collegata anche ai progetti urbanistici di Cesare , una vera e propria “lex de Urbe augenda” , secondo quanto riferisce Cicerone in una lettera Ad Atticum , dell’ ano 45 a.C. ……..>

Come si legge dal passo i “furbetti” sono sempre esistiti ieri come oggi , e’ natura umana , scoprirli e’ sempre stato non facile , ma Cesare a quanto pare diede loro una grossa sforbiciata piu’ che dimezzandone il numero , a dimostrazione che quando uno Stato vuole essere equo ma giusto e con un occhio rivolto all’ erario , riesce a farlo e non solo a spese del popolo ma anche riducendo il lusso nelle classi piu’ agiate e ricche della societa’ romana dell’ epoca , come Cesare prima e Augusto poi tentarono di fare , ma invano , convincere i ricchi ad avere e ostentare meno ricchezza fu battaglia persa .

 

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