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Impero romano e religione


Rapax

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La religone è alla base di ogni cultura, plasma l'identità e la mentalità di un popolo più di ogni altra cosa.

Ogni azione ed ogni pensiero è giudicato, consciamente o inconsciamente, grazie ai dettami imposti dalla religione.

L'impero romano, come molte entità culturali antiche, traeva dalla propria religione grande forza; le divinità del pantheon romano rispecchiavano nel loro essere l'intera società capitolina.

Gli dei romani appoggiavano la guerra, l'aggressività e la conquista, gli ideali da loro rappresentati erano la base stessa del pensiero dell'Urbe.

Poi arrivò il cristianesimo… con basi ideologiche radicalmente opposte…

sicuramente non è da intendere ed inquadrare secondo i canoni attuali, ma il punto è proprio questo: il cristianesimo delle origini era più simile al paganesimo o al cristianesimo attuale?

La numismatica ci può aiutare a capire qualche cosa in più? Il cambio dei valori etici e morali contribuì alla caduta dell'impero?

…so che il discorso è molto complicato… questo è solo uno primo spunto, sono certo che con un po' di impegno si potrebbe capire qualche cosa in più su questo argomento molto affascinante.

Esempio 1

Esempio 2

Esempio 3

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L'argomento è interessante e delicato... Se per Cristianesimo delle origini intendiamo la predicazione del Cristo - la cui realtà come figura storica pare abbastanza assodata - è quasi universalmente riconosciuto il fatto che Gesù era un ebreo che predicava agli ebrei. Il proselitismo presso i gentili si rifà alla predicazione di San Paolo che, secondo le teorie alla Dan Brown, usurpo' la posizione di Pietro come padre della Chiesa Cristiana. A parte queste considerazioni, che lasciano il tempo che trovano, è inevitabile che nel corso dei secoli la dottrina cristiana abbia assorbito tradizioni pagane. Basti pensare alle descrizioni già nei vangeli della nascita del Cristo da una vergine (mito di Horus e altri) o la nascita nel giorno del 25 dicembre (dio Mitra e altri), e in tempi più recenti alla celebrazione dei defunti in Novembre (miti celtici). Pare comunque probabile che le primissime comunità cristiane, se non altro per difendere la propria identità, rifiutassero fortemente il Pantheon romano, come testimoniano le innumerevoli persecuzioni di cui furono oggetto per oltre tre secoli.

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Bravo Rapax, è un'idea molto interessante... per quanto riguarda le domande che ti poni credo che il cristianesimo delle origini sia indiscutibilmente più simile a quello attuale rispetto al paganesimo: la prima grande differenza era la novità dell'unico Dio in sostituzione di un pantheon che prevedeva una divinità per ogni fenomeno in una visione profondamente arcaica ed ingenua, la presenza di un unico Dio consente un rapporto più diretto tra gli uomini e la divinità e la possibilità di intendere (in maniera più moderna) gli inspiegabili fenomeni della natura non più come capricci di fantasiosi personaggi, ma come manifestazioni di un unico disegno razionale decisamente più comprensibile e studiabile.

L'altra grande novità del cristianesimo è il fatto di essere la religine di tutti indiscriminatamente... il paganesimo nelle sue varie manifestazioni era la religione del potere, l'imperatore stesso era pontefice massimo, i sacerdoti erano una classe nobiliare, mentre il cristianesimo non faceva differenze e le affermazioni: gli uomini sono tutti uguali, le sofferenze della vita saranno ricompensate nell'aldilà... risultarono fortemente attraenti per tutta la massa di popolazione che da sempre era esclusa dalle pratiche religiose e sociali e non si fatica a capire il grande successo che ebbe a partire dalle fasce più basse della società... con ciò iniziò una presa di coscenza che partendo dal basso, volente o nolente ha coinvolto via via tutta la popolazione fino a che nel 315 Costantino, "illuminato" da un sogno, o spinto da una intuizione politica, sancì la libertà di culto.

Per quanto riguarda la seconda domanda, non so cosa può dirci di nuovo la numismatica, ma sarebbe interessante pensare a degli studi incrociati; la moneta romana era, oltreche un mezzo di scambio, anche il primo mass media della storia, in un epoca senza tv, internet, giornali... attraverso le monete personaggi, avvenimenti, ideali, monumenti dell'urbe... raggiungevano ogni angolo dell'impero... forse man mano che il cristianesimo prendeva piede e diventava sempre più una minaccia per il potere centrale, mentre da una parte si cercava con vari metodi di soffocarne la diffusione (soprattutto attraverso le persecuzioni), magari contemporaneamente si rivalutava la religione pagana attraverso la rappresentazione di divinità classiche sui rovesci delle monete... chissà, magari si riesce a dimostrare una relazione tra la quantità di monete che presentano divinità al rovescio e il lvello di penetrazione del cristianesimo nella società romana... in effetti così a memoria, mentre le monete dell'alto impero hanno soggetti molto vari, quelle più tarde presentano quasi solo divinità, fino a Costantino quando i soggetti prevalenti diventano porte di accampamento, ghirlande, scene di battaglia... ormai la guerra al cristianesimo era finita e pur non essendo ancora la religione ufficiale, non c'era più motivo di contrastarlo, neanche a livello comunicativo.

Indubbiamente la diffusione del cristianesimo è stata una delle moltepici componenti che hanno portato al crollo dell'impero romano, ma personalmente non la ritengo tra le principali... tuttavia può essere interessante capire quali effetti ha avuto (non credo che sia difficile trovare studi a riguardo).

Le mie osservazioni sono scritte di getto e posso risultare incomplete o superficiali in alcune parti, ma spero possano essere di stimolo alla discussione.

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Complimenti per il bello spunto di discussione. La prima differenza che mi viene in mente tra il politeismo romano e il cristianesimo delle origini (non la più importante, solo quella più direttamente legata all'argomento di questa discussione) è che nel primo aveva una dimensione importantissima l'aspetto pubblico e politico. In altri termini, essere pius era un requisito essenziale del buon Civis Romanus perchè la benevolenza degli dei era essenziale per conservare la fortuna e la potenza di Roma. I primi cristiani al contrario, sia per inclinazione alla spiritualità (un tratto assolutamente orientale del cristianesimo) sia per necessità di sicurezza del culto dovevano vivere la loro religione in forma del tutto privata. Una accusa che spesso ricorre verso i Cristiani da parte degli autori pagani dei primi secoli è di essere odiatori del mondo: i loro interessi erano nella vita ultraterrena, non nelle attività civili, tanto che spesso rifiutavano il servizio militare, sommo insulto alla patria per la mentalità dei romani. Questo disinteresse per il benessere della patria terrena può avere sicuramente contribuito a minare la compattezza dell'impero, almeno da quando il cristianesimo diventò numericamente rilevante: Gibbon, ad esempio, ne era assolutamente convinto, ma la questione è ancora largamente dibattuta. Sta di fatto che dopo Costantino il cristianesimo divenne sempre più religione "ufficiale" non solo negli editti ma anche e soprattutto nella pratica del culto e di tutto quello che gli era legato: nel tardo impero si svolsero feroci diatribe tra clero pagano e clero cristiano, sempre più spesso risolte a favore dei secondi, su chi dovesse avere la cura di questo o quel tempio (a cui spesso erano associate consistenti rendite). In sostanza da Costantino in poi il cristianesimo si secolarizzò in larga misura e assunse sotto molti aspetti, per la società tardoantica e poi per quella medievale, la stessa funzione che il politeismo aveva avuto per la società romana classica. Se questo sia stato un tradimento degli ideali originali del cistianesimo, è un altro argomento per infinite discussioni...

Ciao, P. :)

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La riflessione che poni, gentile Rapax, è davvero interessante e ricca di spunti.

A tutto ciò che giustamente è stato qui scritto prima di me aggiungo che noi, nel Cattolicesimo moderno, abbiamo la possibilità di rintracciare molto di quella che era la liturgia pagana. Il Cristianesimo delle origini, infatti, era molto più divaricato dal paganesimo di quanto è oggi con tutto ciò che è venuto a sedimentarsi fino alla modernità; mi riferisco ovviamente ad aspetti liturgici e di prassi ecclesiastica. Soprattutto prima del Concilio Vaticano II la Chiesa Cattolica aveva dei cerimoniali che erano stati ereditati dal paganesimo e la stessa figura del Papa aveva in sè molti aspetti propri della figura divinizzata dei cesari. Nel Canto Gregoriano si possono rintracciare schemi musicali propri del mondo classico e nei riti di venerazione dei Santi sono evidenti delle consuetudini pagane.

Le vergini consacrate e "morte al mondo" le abbiamo ancora oggi nei monasteri di clausura.

La nuova religione dovette fare i conti con le tradizioni culturali pre-esistenti per potersi estendere ed incardinare e noi possiamo notare tuttora le differenze sostanziali operate dal diverso contesto geografico e culturale su di uno stesso ambito di culto, quello cristiano, ad esempio in popolazioni Europee ed Africane: uno stesso culto produce sfumature di rito fondamentali.

Nel Salento fino a non molti anni fa si potevano notare, in seno al culto tradizionale dei Santi Pietro e Paolo, gli antichi riti dei culti bacchici che si manifestavano, "rivisitati", in eccessi di "maniacalità collettiva" poi esorcizzati in chiesa con riti che di Cristiano avevano poco e niente. Per l'approfondimento di questo argomento rimando al magistrale studio di De Martino E., : La terra del rimorso. Bollati Boringhieri Editore. Ho proposto questa riflessione solo per mettere in luce l'eredità che il Cristianesimo ha fatto propria dal Paganesimo.

Per quanto riguarda la differenza sostanziale fra Cristianesimo e Paganesimo essa è radicale. La visione antropologica è proprio opposta: faccio riferimento alla schiavitù come concetto incardinato pienamente nel Diritto Romano e rifiutata dalla concezione Cristiana. E' radicalmente diversa la posizione della donna nella società, l'interpretazione della politica e la visione etica e morale della società. A questi aspetti e a tanti altri si aggiunge la concezione della pena di morte e della tortura che possono essere approfonditi in un raffinato saggio di E. Cantarella, I supplizi capitali: origine e funzione delle pene di morte in Grecia e a Roma, BUR.

Ci sono poi delle interessanti riflessioni filosofiche che puntano proprio sulla differenza fra il Paganesimo ed il Cristianesimo e le più suggestive sono quelle di F. Nietzsche alle quali rimando i curiosi e che non tratto per non divagare oltre.

Indubbiamente la "mentalità" Cristiana non era proprio compatibile con quella dell'Impero Romano, ma con la storia di Costantino si è visto che poi non era proprio inconciliabile.

Per quanto riguarda i risvolti numismatici non saprei proprio in quanto mi interesso delle monete coniate fino all'Imperatore Adriano, ma le differenze iconografiche fra i vari periodi dovrebbero essere evidenti e di certo rintracciabili. La simbologia risulterà di certo arricchita da elementi propri del Cristianesimo.

Modificato da minerva
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Ringrazio tutti per gli interessantissimi interventi fatti fino ad ora.

E' certo che il processo fu piuttosto lento e graduale e che, al momento dell'ufficializzazione e/o dell'adozione come culto principale, fu fatta una scelta per così dire obbligata.

Come giustamente detto, i veri principi del cristianesimo come li conosciamo oggi, sono secondo me scarsamente riscontrabili in questi primi periodo... e il discorso è ampliabile anche ai tempi successivi.

Non so se a voi capita... ma più mi addentro in questi discorsi, più mi accorgo di quanto siano artificiosi molti aspetti del cristianesimo...

Dall'adozione come religione ufficiale dell'impero a tutto il medioevo e oltre, vedo ancora nella religione cristiana molti aspetti "inspiegabilmente" aggressivi... la figura di Marte non fu più nominata e passò in disuso... ma la sua essenza continuò ad esistere per molto tempo ancora per puro e semplice istinto di sopravvivenza della religione stessa.

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In molti hanno sottolineato che la maggior parte dei riti cristiani vengono ereditati direttamente dal paganesimo classico, ci terrei ad aggiungere che la storia può essere percorsa ancora più a ritroso... molto di più, se pensiamo che ad esempio un rito fortemente cristiano come quello della Pasqua affonda le sue radici addirittura nell'epoca dei primi homo sapiens circa 100.000 anni fa. Da quando nell'uomo s'è acceso il lume della ragione, egli ha cominciato a porsi domande, a riflettere su se stesso e sulla realtà che lo circondava e ad attribuire un valore sacro ai fenomeni naturali a cui presto associò riti propiziatori, così la primavera intesa come rinscita della natura dopo la "morte" invernale, il ritorno alla vita... che già in noi uomini moderni suscita forti significati simbolici, per i nostri antichi antenati doveva rappresentare una sorta di magia. La celebrazionbe di questo evento magico legato alla terra al sole e alle lune si è tramandata nel corso dei millenni assumendo valori diversi ma conservando il primordiale significato di ritorno alla vita, rinascita... così per gli ebrei la Pasqua coincide con la liberazione dalla schiavitù egizia, il ritorno alla vita libera (ancora oggi è tradizione consumare il cosidetto pane della fretta non lievitato) per i Cristiani non a caso la Pasqua è la celebrazione della resurrezione del Cristo, il suo ritorno alla vita e i romani celebravano riti in onore di demetra tutti collegati alla luna piena e al solstizio di primavera esattamente com'era per gli homo sapiens molte decine di migliaia di anni prima.

Sempre correlate alle prime manifestazioni di sensibilità religiosa dell'uomo ci sono le cosidette "veneri" neolitiche, statuette che raffiguravano in maniera simbolica una figura femminile gravida associata alla madre terra, simbologia quella della donna gravida che torna anche nel cristianesimo nella figura di Maria... e chissà quante altre strette relazioni esistono con i moderni riti liturgici delle religioni monoteiste o meno del mondo di oggi; ma questo è il campo dell'antropologia, quindi meglio non divagare troppo.

Non so se a voi capita... ma più mi addentro in questi discorsi, più mi accorgo di quanto siano artificiosi molti aspetti del cristianesimo...

Dall'adozione come religione ufficiale dell'impero a tutto il medioevo e oltre, vedo ancora nella religione cristiana molti aspetti "inspiegabilmente" aggressivi... la figura di Marte non fu più nominata e passò in disuso... ma la sua essenza continuò ad esistere per molto tempo ancora per puro e semplice istinto di sopravvivenza della religione stessa.

Rapax in questi discorsi è importante non confondere Cristianesimo e Cattolicesimo che di questo è solo una delle tante varianti possibili, esistono confessioni pur sempre apparteneti all'ambito Cristiano che si differenziano enormemente dalla nostra religione ufficiale e che si sono distaccati dalla struttura principale nel corso dei secoli (avventisti, protestanti, ortodossi, anabattisti, testimoni di Geova, anglicani...) per esempio non per tutti i cristiani vale la regola che i preti non possono sposarsi, o il dogma della santità di Maria pensa che c'è anche chi afferma che Cristo non sia morto in croce ma appeso ad un palo.

Probabilmente possiamo trovare somiglianze più evidenti con il cristianesimo delle origini ragionando su ortodossia o testimoni di Geova che hanno visto una evoluzione minore dalla struttura di base del cristianesimo.

Purtroppo credo che ci stiamo allontanando un po' troppo dall'ambito strettamente numismatico, ad avere tempo sarebbe bello raccogliere esempi di monete con soggetti religiosi pre costantiniane e post costantiniane e confrontarne i modi della rappresentazione e i significati simbolici... e magari allargare la ricerca anche alle monete di altre aree e civiltà.

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Ariminvm hai perfettamente ragione... chiedo scusa per essermi spostato troppo dal contesto numismatico...

Premetto che sono uno scarso conoscitore del tardo impero, ma da quel che ho visto, da Costantino in poi si può riscontrare una sorta di crisi di identità iconografica, i rovesci perdono quella incalcolabile e magnifica varietà caratteristica dei periodi precedenti.

I temi della Vittoria e le personificazioni di Roma o Costantinopoli la fanno da padrone, ma, per fare una sorta di paragone numerico, se prima vi erano 100 macrotipologie di rovescio, da Costantino in poi se ne possono vedere solo 10 (per essere buoni).

La nuova religione non portò con se un'iconografia monetale all'altezza della precedente; forse non vi furono le risorse, il tempo materiale e lo spirito giusto per crearla, ma più probabilmente alla base di tutto vi è l'incertezza, il dubbio sul cosa fosse lecito e sul cosa non lo fosse, la mancanza di dettami ed ideali precisi comuni sia all'autorià emittente sia alle masse riceventi. Dunque si scelsero rappresentazioni "già collaudate" piuttosto generiche, riadattate in modo più o meno incisivo.

Questo è solo un parere... è possibile, anzi quasi certo, che vi siano emissioni che ignoro in grado di smentire quanto ho detto.

Modificato da Rapax
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Per Rapax:

tanto tempo fa la pensavo come te sul fatto che il paganesimo e la cultura classica abbiano determinto, nella numismatica, una ricchezza di tipi non paragonabile alla numerosità dei tipi monetali dell'impero "cristiano". Oggi, dopo aver visto molte tipologie monetali da costantino in su mi sono ricreduto, notando che le emissioni del primo periodo tendono a ipostatizzarsi sulle personificazioni delle virtù romane (providentia, abundantia etc...) così come le emissioni del periodo cristiano tendono a sfornare almeno un egual numero di tipi che esaltano l'importanza dell'esercito e la figura dell'imperatore.

La discussione aperta da Rapax presenta un così ampio ventaglio di sviluppi che si possono solo suggerire spunti di riflessione.

Nel mio caso un elemento sul quale mi sono a lungo interrogato è il seguente:

Il cristianesimo quando si impone come religione di stato, propone la cultura del sesso colpevole e della vergona della confessione, esaltando fortemente i valori dell'ascetismo; come evidenziato da Paleologo, il cristianesimo disprezza le cose terrene in attesa della vita ultraterrena. Fino a che punto questo potente rinnovamento culturale ha inciso sul calo demografico della popolazione? La Crisi economica fu la sola causa del drammatico crollo delle nascite? Il cristianesimo che parte ebbe?

Il Cristianesimo dissipa la “libertà del sé” annegandola nella rinuncia nichilistica a beneficio di Dio. Ogni grande disegno come fu l'impero romano produce ideologie alternative. L'impero produsse il cristianesimo, Costantino e Teodosio pensarono di servirsene, ma il Cristianesimo mino' da subito l'autorità terrena dell'Impero.

Modificato da apostata72
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Salve ,mi attengo alla domanda:La numismatica ci puo' aiutare a

capire qualcosa di piu?

Riferendomi a quella dell'alto impero,penso che ci dia un'idea ben

chiara di quanto la "Religione di Stato" fosse un mezzo potente

per aggregare la società attorno alla figura dell'imperatore,che in

quanto presente e tangibile era un riferimento sicuro,piu' degli Dei,

lontani nel loro Olimpo. Nei rovesci vediamo tutte le Virtu' che

facevano di quello romano "un grande popolo",Virtu' che comunque

erano presenti grazie all'avvedutezza,all'intrapendenza,alla sagacia

dell'imperatore:Dominus Noster,Pontifex Maximus,Pater Patriae ed

altri per concludere con Divus -post mortem- ma che ancora con

l'imperatore vivente lasciava presupporre il suo essere divino,per

cui incontestabile ed indiscutibile.Possiamo poi ancora aggiungere

i titoli che esaltavano le sue conquiste:Germanicus,Dacicus,Britann---

ecc. ampiamente illustrate sui rovesci. Mi sembra di poter concludere

dicendo che la Religione nell'impero romano abbia raggiunto la sua

massima espressione in questo periodo,dove si poteva con fiducia

dare risposta alle proprie domande esistenziali guardando una moneta

e vedendo in essa raffigurato l'emblema della protezione e della

sicurezza!

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Le mie conoscenze della monetazione basso-imperiale sono piuttosto limitate, specie nell'interpretazione della tipologia, per cui alcune delle considerazioni seguenti possono essere basate su fraintendimenti ed errate interpretazioni: in tal caso me ne scuso anticipatamente e ringrazio in anticipo chi mi aiutera' a fare luce su queste affascinanti emissioni.

Che la "nuova" religione si proponesse in maniera diversa non soltanto come contenuti ma anche nella simbologia penso che sia una cosa che traspare in maniera piuttosto evidente dalla monetazione imperiale.

Una delle principali differenze che mi vengono in mente tra le monetazioni che potremmo definire, riduttivamente ma per semplicita', "cristiana" e "pagana" e' il fatto che nei primi secoli la figura di Cristo non compare nell'iconografia: ci sono cristogrammi, ci sono croci ma mai la figura del Figlio di Dio che comparira' soltanto nella monetazione bizantina.

Un altra differenza la troviamo nella "celebrazione della morte": scompaiono aquile e pire funerarie, nel suo viaggio nell'Aldila' il Divo (il titolo rimane...) e' accolto dalla Mano di Dio:

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...cID=80&Lot=1629

E' la stessa che Mano in alcuni casi incorona l'Imperatore:

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...ucID=44&Lot=332

e questo, se vogliamo, non si allontana molto dal D.G. che troviamo su molte monete fino a tempi recenti.

In compenso mi sembra che la figura dell'Imperatore faccia un "salto di qualita'": in barba agli insegnamenti della dottrina cristiana, il Dominus assume caratteristiche sovrumane che non si sono riscontrate neanche nei periodi della piu' alta esaltazione imperiale. Cosi' troviamo immagini nimbate, come questo Graziano:

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...cID=201&Lot=484

o questo splendido Magnenzio:

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...ucID=199&Lot=95

E, come fa notare Rapax, mentre prima era necessario invocare Marte per schiacciare il nemico, adesso non c'e' piu' bisogno di richiamare figure superiori: l'Imperatore, uomo e superuomo, assume il ruolo che era della divinita'.

Modificato da avgvstvs
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Grazie a voi mi sto chiarendo un po' di più le idee sulla "dimensione" del primo cristianesimo, come immaginavo esistono emissioni che ignoravo completamente.

Ragionare in termini più "medievali" che "romani" è forse utile... non c'è dubbio che questa rivoluzione religiosa ha proprio segnato l'inizio di una nuova epoca.

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Per arricchire la discussione cito le parole scritte da un importante storico sull'impero cristiano:

il basso impero è il primo in data degli stati totalitari di tipo moderno: il sovrano, autoi-investito d'un prestigio religioso, è onnipotente. Governa, contornato da una corte di tipo orientale, per mezzo di una burocrazia, militarizzata e gerarchizzata, di straordinaria complessità. Economia pianificata, industria di stato, caste ereditarie; fiscalità schiacciante, giustizia feroce, e ben inteso polizia segreta: quante volte, nella biografia di Agostino, appare la figura inquietante degli Agentes in rebus, si tratta degli agenti di una Gestapo. Sì è già un mondo di terrore.... :o

E' con il cristianesimo che d'impero universale fondato sulle libertà individuali nega se stesso... auto-annientandosi.... :blink:

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Ciao Paleologo ! Il riferimento dovrebbe essere il seguente:

Décadence romaine ou antiquité tardive? di Henri-Irénée Marrou.

Si trova per pochi euro su amazon ma è scritto in Francese.... <_<

iL TARDO IMPERO come metafora dell'assolutismo moderno è affascinante perchè la sofisticata macchina statale e gli apparati burocratici basso-imperiali vengono visti come dirette emanazioni dell'imperatore. L'autorità centrale viene posta fra Dio e gli uomini.

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L'argomento è decisamente ampio e gli spunti sono davvero tanti... provo a portare anch'io il mio contributo all'ottima discussione proposta da Rapax, cercando, per quanto possibile, di restare in ambito numismatico e non divagare oltre :P...

Altre volte s'è detto di come tipi monetali con al rovescio la divinità solare continuino ad essere battuti da Costantino anche ben dopo la visione del 312, e che pur nelle emissioni dei suoi figli, ed anche dopo, si ritrovino le immagini di Iside (o Anubis). Anche in seguito alla dichiarazione del Cristianesimo quale religio licita ed adottata dalla casa imperiale, i simboli cristiani, pur presenti sulle monete, restano, per così dire, confinati: per decenni, la loro maggior espressione è nel labarum impugnato dall'imperatore. Basti pensare che i due tipi monetali, a mio parere, maggiormente "cristiani" dell'epoca costantiniana, furono battuti da due personaggi non legati alla sua famiglia: la prima, la famosa doppia maiorina, con al rovescio un grande cristogramma, di Magnenzio, un usurpatore, per di più pagano, che in questo modo, probabilmente, voleva trovare maggior appoggio nella popolazione delle province occidentali, di fede ortodossa, mentre s'apprestava a combattere contro Costanzo II, che proteggeva gli Ariani; la seconda, il bronzo recante la legenda che rimandava alla visione del Ponte Milvio (HOC SIGNO VICTOR ERIS), di Vetranione, generale innalzato al rango d'Augusto per ragioni di contingenza e che batté questa moneta per dimostrare la sua fedeltà alla dinastia costantiniana (non a caso la emise anche a nome di Costanzo e del Cesare Gallo), ma che con essa poco aveva a che fare, in definitiva.

A mio modo di vedere, le prime monete che, in tutto e per tutto, possono essere considerate "cristiane" sono le crocette d'età teodosiana: in questo caso il messaggio è inequivocabile. Ma in quel periodo, Teodosio I ha già provveduto a promulgare gli editti di Tessalonica e Costantinopoli (che impogono l'ortodissia cristiana unica fede professabile) ed a stroncare l'ultimo reale sussulto pagano, l'usurpazione d'Eugenio (dopo di che, il paganesimo resterà confinato, in pratica, a Roma ed al suo Senato come movimento esclusivamente intellettuale).

Difficile, almeno per me, è descrivere in maniera particolareggiata i cambiamenti del Cristianesimo una volta che fu una religione accettata dall'Impero: certo è che, come è stato detto, per meglio diffondersi, esso si sforzò di, dove possibile, sostituire, od, in parte, accogliere riti e consuetudini ormai tradizionali per la popolazione. Non credo, comunque, che il Cristianesimo abbia contribuito a diminuire l'autorità della figura imperiale: partendo da Costantino, l'imperatore è "viceré di Dio", secondo la formulazione eusebiana (con tutto ciò che ne consegue). Deve, in effetti, fare riferimento ai vescovi riguardo alle questioni religiose, ma se è necessario formulare cambiamenti alla fede, l'unico mezzo è la discussione in un concilio, che solo l'imperatore può convocare: in questo periodo, è la sua figura a dominare su quella dei rappresentanti della Chiesa. Eccezione, in Occidente, è il rapporto fra Ambrogio e Teodosio: ma anche qui, il Papato inizierà a svolgere un ruolo di primo piano solo in seguito alla caduta dell'Impero. In Oriente, sostanzialmente, la situazione continuerà ad essere la stessa anche in periodo bizantino: con Marciano (se non sbaglio) inizia la prassi secondo la quale l'imperatore è "incoronato" dal patriarca di Costantinopoli, ma essa rimane un'usanza di rito, senza una reale valenza sul piano politico.

P.S. La citazione offerta da apostata (specie la parte sugli agentes in rebus) mi rimanda all'atmosfera tenebrosa nella corte di Costanzo come magnificamente descritta (dal punto di vista letterario) da Gore Vidal nel suo Giuliano: ma, a mio avviso, tale impressione è esagerata in buona parte. Per proporre una concezione così orwelliana (alla 1984 :P) dell'Impero romano tardo-antico (che vede lo Stato come una macchina tentacolare capace di raggingere e colpire tutto e tutti), non tiene conto, tra le altre cose, della grandezza dell'Impero stesso, che, nonostante il livello di burocratizzazione raggiunta in quel periodo, non credo potesse, con i mezzi del tempo, controllare in maniera assoluta e diretta ogni provincia (per fare un esempio, quanto una disposizione imperiale poteva impiegare per raggiungere ogni territorio?).

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  • 1 anno dopo...

Riesumo questo interessante thread solo per segnalare che del libro citato da apo esiste anche una traduzione in lingua italiana ;), edita da Jaca Book (l'ultima ristampa è di qualche mese fa') con il titolo Decadenza romana o tarda antichità? (III-VI secolo).

Ieri l'ho visto in libreria e mi ricordavo daverne già sentito parlare da qualche parte :D...

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A prescindere dalla evoluzione del Cristianesimo, che ancora non è compiuta, è la seconda domanda di Rapax che mi intriga.

Rapax ad un certo punto accenna alla "Vittoria" e su questa innesto le mie domande.

Tutti gli appassionati della monetazione tardo imperiale, e qui mi riferisco a quella del V° secolo che poi con gli ostrogoti si trascina fino alla fine della prima metà del VI °, si destreggiano solamente tra "crocette" e "vittorie".

Ebbene mi domando:

Quale fu il punto di passaggio nel quale la "Vittoria" (ultima dea ?) perse il suo significato di "divinità" per assumere la sua connotazione di significato quale ora noi la intendiamo?

Quale fu il punto di passaggio dalla divinità pagana "Vittoria" alla divinità cristiana "'San Michele Arcangelo " che da allora con la stessa iconografia la rappresenta ?

...... forse ho detto una "boiata"...ma Voi scuserete.

Modificato da agrippa
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Agrippa hai posto un quesito interessante che difficilmente si potrebbe definire. Per i Longobardi nella loro monetazione compariva l'arcangelo Michele, nelle monetazioni del tardo impero d'occidente si vede l'angelo che regge una croce, (ovviamente non è la vittoria!) ma per esempio nella già ricordata moneta di Vetranione HOC SIGNO VICTOR ERIS chi è che incorona l'imperatore? Penso che sia la vittoria.

Forse si potrebbe distinguere la vittoria che regge una corona d'alloro dall'angelo che regge una croce!

Sarebbe interessante sentire altri in proposito!

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Riesumo questo interessante thread solo per segnalare che del libro citato da apo esiste anche una traduzione in lingua italiana ;), edita da Jaca Book (l'ultima ristampa è di qualche mese fa') con il titolo Decadenza romana o tarda antichità? (III-VI secolo).

Ieri l'ho visto in libreria e mi ricordavo daverne già sentito parlare da qualche parte :D...

331279[/snapback]

Costa 15 Euro, il prezzo è abbordabilissimo ! In totale sono 160 pagine, l'ho comprato quattro giorni fa ;)

Autore: Marrou Henri-Irénée

Traduttore: Vismara P.

ciao :)

denario

Modificato da denario69
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Quale fu il punto di passaggio dalla divinità pagana "Vittoria" alla divinità cristiana "'Arcangelo Gabriele" che da allora con la stessa iconografia la rappresenta ?

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Pur non trattando le monete del periodo storico di cui qui si argomenta, trovo molto interessante il quesito che è stato posto dal punto di vista iconologico e storico.

L'iconografia cristiana acquisisce molti aspetti di quelli pagani e non ultime sono le figure alate. La "Vittoria" che per tradizione è vicina al capo dell'Imperatore pagano è tanto caratteristica della rappresentazione imperiale stessa che pur di non farne a meno la si trasforma in angelo. Dobbiamo considerare, infatti, che nei Sacri Testi del Cristianesimo gli angeli non hanno ali. Gli unici che vengono descritti alati sono i Cherubini ed i Serafini che ne posseggono rispettivamente 4 e 6, ma non hanno corpo e non sono nè angeli nè arcangeli visto che appartengono alla categoria dei Cherubini e dei Serafini. Sia nel Vangelo che negli Atti degli Apostoli gli angeli non hanno ali e possiamo prendere ad esempio l'angelo che liberò S. Pietro dalla prigionìa.

La causa di questo disinvolto attingere al mondo pagano la possiamo rintracciare sia in ciò che è già stato scritto precedentemente e che cioè era utile non cambiare troppo il linguaggio dell'antica religione per avere una maggior presa (didatticamente parlando) sulla popolazione, ma anche nel fatto che l'Imperatore era, fra l'altro, Pontefice Massimo della religione pagana e per lui era altrettanto naturale occuparsi di quella cristiana. Costantino, a suo tempo, non interveniva in fatto di Chiesa per ambizione o perchè lo considerasse una sua incombenza, ma perchè riteneva che questo fosse un dovere impostogli da Dio.

Dobbiamo considerare che sarà S. Ambrogio a spiegare (per usare un eufemismo) a Teodosio la differenza tra autorità ecclesiastica ed imperiale: "L'Imperatore è nella Chiesa, non al di sopra della Chiesa". Questo per dire che in fatto di rappresentazione, propaganda, liturgia ed anche dogmatica avevano autorità d'agire e decidere, persone che possedevano una formazione esclusivamente pagana ed è quindi normale che attingessero al loro gusto ed alle loro conoscenze. Enrico :)

Modificato da minerva
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:) DE GREGE EPICURI

Le questioni poste sono interessantissime, ma forse sono un po' troppe! provo ad elencarle:

1)Quanto sia diverso il Cristianesimo (Xmo) primitivo rispetto a quello attuale.

2)Che influenza abbia avuto il Xmo sulla tenuta o la disgregazione dell'Impero.

3)Come abbia influenzato l'iconografia monetale; in particolare, nel senso di maggiore varietà e novità nelle tematiche, o viceversa in quello di una cristallizzazione dei simboli.

4)Quanto e come gli imperatori, da Costantino in poi, abbiano "utilizzato" strumentalmente la nuova religione, o quanto piuttosto quest'ultima si sia servita del potere politico.

Solo due parole su quest'ultimo tema. L'antica religione, così come si era sviluppata gradualmente a Roma, era tutt'uno con la tradizione, la cultura, la storia della romanità, e rappresentava una ESPRESSIONE della comunità statale piuttosto che un "instrumentum regni". La tolleranza era molto ampia, salvo l'obbligo di sacrificare all'imperatore divinizzato.

Il Xmo si propone invece da subito come alternativo, salvo una iniziale indifferenza per le strutture ed i valori temporali testimoniata dai primi cristiani, a causa delle loro attese escatologico-apocalittiche ("il ritorno del Signore è prossimo").

In seguito, la carica assolutista ed integralista presente in tutte le religioni "rivelate" ( e monoteiste) non tarda ad imporsi: e sarà per lo più lo stato a dover fungere da braccio secolare della fede, così come accade oggi per l'Islam.

Certo, noi europei abbiamo la fortuna di conoscere il Xmo dopo i passaggi del Rinascimento, dell'età dei Lumi, della Rivoluzione Francese e della scienza dell'800 e del '900! Ma prima...

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Quale fu il punto di passaggio nel quale la "Vittoria" (ultima dea?) perse il suo significato di "divinità" per assumere la sua connotazione di significato quale ora noi la intendiamo?

Quale fu il punto di passaggio dalla divinità pagana "Vittoria" alla divinità cristiana "'San Michele Arcangelo " che da allora con la stessa iconografia la rappresenta ?

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Domanda sicuramente intrigante ;).

Per arrivare ad una risposta (che non pretende, è ovvio, d'esser risolutiva) credo sia molto importante fare un raffronto con il resto della produzione artistica di stampo ufficiale (entro cui le monete s'inseriscono), che, a dispetto forse di quanto si pensa comunemente, continua a mostrare elementi d'originalità e di differenza rispetto ai modelli destinati ai luoghi di culto della nuova religione (pur essendo via via sempre maggiori le "assonanze").

Nel primo caso, difatti, immagini di tradizione pagana (anche se ormai, probabilmente, svuotate di ogni loro significato religioso) continuano a comparire anche ben dopo Costantino. Si prenda ad esempio il celebre Missorium di Teodosio. Ai lati, sulla facciata del frontone che sovrasta i tre Augusti, compaiono due piccole figure alata nude: non di certi Angeli, ma Eroti. Altri Putti compaiono in esergo, dove accompagnano la personificazione di Tellus.

Oltre un secolo dopo, ritroviamo questa figura, simbolo di abbondanza e prosperità, in un altro capolavoro dell'arte tardo-antica, l'Avorio Barberini: qui compare nel pannello centrale, sotto al destriero dell'imperatore, di cui con la mano tocca il calzare, quasi in un gesto di sottomissione. Non è caratterizzata, in questo caso, dal suo attributo principale, la cornucopia (visibile nel Missorium), ma la piega della veste carica di frutti rende lo stesso effetto.

Nell'angolo superiore rispetto a quello in cui è posta Tellus, è possibile osservare una figura alata che ha tutte le caratteristiche di un Vittoria: con i piedi su di un globo, regge nella mano sinistra un ramo di palma, mentre nella destra (oggi perduta), doveva tenere, con ogni probabilità, una corona d'alloro per l'imperatore. Compaiono, in definitiva, tutti i particolari che da secoli (anche nella monetazione romana) sono propri dell'immagine della Vittoria. Nel registo superiore dell'avorio troviamo, però, altre due figure alate, disposte simmetricamente, che sorregono un clipeo contenente il busto di Cristo, che con la mano sinistra impugna uno scettro sormontato da una croce, mentre con la destra offre il tipico segno di benedizione. Considerato il soggetto del clipeus, non credo sia avventato identificare come Angeli le due figure che lo sostengono: del resto, viene qui ripreso un gruppo compositivo (certo, di derivazione classica) allora ormai comune nella decorazione di basiliche ed altri luoghi di culto cristiani.

Ancora nel VI secolo, quindi, l'impiego del potente simbolo della Vittoria non era stato abbandonato (ed è un fatto, se vogliamo, curioso, considerate le dispute che verso la fine del IV secolo infuriarono intorno alla rimozione dell'altare dedicato a questa divinità nella Curia Iulia). Altro esempio in tal senso, se necessario, viene proprio dalla numismatica: più nello specifico da quel medaglione da 36 solidi di Giustiniano (di cui oggi resta solo una copia) che commemorava il successo definitivo sui Vandali, ottenuto nel 534. Qui, in un'immagine che ricorda fortemente il già citato Avorio Barberini, una Vittoria, con in mano un trofeo ed un ramo di palma, guida l'imperatore a cavallo.

Ma forse la questione è ancor più complicata del previsto: perché, come s'è visto, nell'arte ufficiale Vittoria ed Angeli potevano anche comparire (anzi, convivere), insieme e in contemporanea (pur in registri diversi), nella stessa opera. Forse davvero erano le caratteristiche di volta in volta attribuite alla figura alata a contraddistinguere la Vittoria rispetto all'Angelo?

Chiudo questa lunga considerazione con una sorta di "provocazione" :P: secondo voi, è una Vittoria o un Angelo l'immagine che, nei rovesci dei solidi giustinianei, impugna croce astata e globo crucigero?

L'antica religione, così come si era sviluppata gradualmente a Roma, era tutt'uno con la tradizione, la cultura, la storia della romanità, e rappresentava una ESPRESSIONE della comunità statale piuttosto che un "instrumentum regni".

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Non sono del tutto d'accordo con questa affermazione: mai letti i capitoli di Polibio dedicati alla costituzione romana e, più in particolare, la parte dedicata alla religione (Storie, VI, 56) :rolleyes:?

Modificato da chersoblepte
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:D ciao a tutti, siccome l'argomento "Angeli e Vittoria alata" mi intrigava un pò ho fatto una ricerca su internet ed ho scovato questo documento in PDF di MARCO BUSSAGLI, che tratta la questione, anche se non con riferimento espresso alle monete.

Credo però che troviate delle risposte ad alcuni dei quesiti sorti nella discussione.

vi do il link, ciao ;)

http://www.enec.it/AliDio/04_DALVENTOALL.pdf

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:unsure: DE GREGE EPICURI

Per Cherso: confesso di non conoscere Polibio...Le mie letture storico-filosofiche vanno da Cesare a Tacito, con un po' di aggiunte nel IV secolo (Ambrogio, Agostino, Giuliano il Filosofo...) Polibio è davvero essenziale, e perchè?

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secondo voi, è una Vittoria o un Angelo l'immagine che, nei rovesci dei solidi giustinianei, impugna croce astata e globo crucigero?

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Dall'articolo citato:

la presenza della Vittoria sulle monete, dove viene raffigurata con la croce in mano, allude alla vittoria del cristianesimo sul male e sui nemici in genere

:)

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