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La Prua di nave nei bronzi repubblicani


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Inviato

Tempo fa ho acquistato il libro di Antonio Morello : "Prorae , la prima prua di nave sulle monete della Repubblica Romana" .

Libro , a dir poco , eccellente per i molteplici contenuti espressi : storici , numismatici , tecnici e con tanti riferimenti ai testi classici , antichi e recenti . L’ autore prende in esame tutte le teorie inerenti alla prima emissione della famosa Prora raffigurata nei moduli in bronzo , negli Assi in particolare , partendo dai testi antichi fino ai famosi numismatici dei secoli scorsi e recenti , da Eckhel al Crawford .

Praticamente i numismatici , nelle loro diverse teorie , fanno risalire l’ emissione della Prua a qualche specifico evento di ordinamento civile : istituzione del collegium tertium aerarium fabrum , duoviri navales , triumviri monetales , ecc. , oppure allo stile di prua , oppure militare tale da determinare una vittoria navale romana : la vittoria sugli Anziati con cattura della loro flotta , la grande vittoria navale romana , ma non risolutiva , contro i Cartaginesi a Capo Ecnomo o quella decisiva delle isole Egadi che pose fine alla prima guerra punica , oppure dai depositi monetali , oppure per altri motivi , per cosi’ dire “minori” .

Pero’ tutte queste validissime teorie di causa-effetto rimangono tali in mancanza di dati storicamente dimostrati .

Lungi da me la presunzione di presentare una mia teoria non avendo titoli professionali per farla , ma da appassionato di storia romana , diciamo solo che mi e’ venuto il desiderio di esporre semplicemente una mia idea in proposito , disponibile ad annullarla alla prima contrarieta’ .

Non penso che la prua di nave possa derivare da un fatto militare , perche’ se accettassimo questa possibilita’ allora dovremmo di conseguenza supporre che , ad esempio , le monete d’ argento anonime con al rovescio i Dioscuri al galoppo vennero emesse a seguito dalla vittoriosa battaglia del lago Regillo datata alla prima decade del VI secolo a.C. , un’ assurdita’ questa solo pensarla .

Ma come scritto e’ semplicemente un esempio come paragone .

La rappresentazione della prua di nave nei bronzi repubblicani , se si esclude la causa militare , dovrebbe avere quindi un’ altra origine , presa a modello da un’ origine molto piu’ antica .

Mi spiego , il dritto di questa serie di monete presenta delle diverse divinita’ tra le piu’ antiche del panteon romano , prendendo il modulo piu’ grande , l’ Asse , troviamo Giano che e’ il dio degli inizi , materiali e immateriali , ed è una delle divinità più antiche e più importanti della religione romana, latina e italica , etruschi compresi anche se con qualche differenza .

Negli altri moduli in bronzo si trovano in sequenza le altre divinita’ antiche : Saturno , Minerva , Ercole , Mercurio , Roma . Giano è raffigurato con due volti contrapposti , Giano Bifronte , poiché il dio può guardare il futuro e il passato ; Giano è una divinità esclusivamente romano-italica , la più antica tra gli dei nazionali . Partendo dal dritto della moneta , si potrebbe ipotizzare che al rovescio la prua di nave rappresenti qualcosa di pari antichita’ del dio Giano , cosa potrebbe essere di pari antichita’ del dio ? era forse la famosa nave di Enea ? secondo Procopio , che la vide personalmente , la nave era ancora esistente a Roma nel VI secolo d.C. , conservata dai Romani nei Navalia del Tevere come una preziosissima reliquia ; si pensa che questa nave non potesse essere l’ originale nave di Enea , perfettamente conservata dopo circa sedici secoli , piuttosto uno o piu’ rifacimenti dell’ originale nave troiana , comunque sia questa nave esisteva a Roma almeno fino agli anni del 500 .

Questa la sua testimonianza , Procopio inizia il suo racconto della visita all’ arsenale e alla nave , facendo prima gli elogi ai Romani dell’ epoca , come quelli che tra tutti i popoli erano i piu’ amanti della propria Citta’ , cosi’ Procopio scrive nel Libro IV , capitolo XXII :

“Eppure piu’ di ogni altro popolo , a nostra notizia , i Romani sono affezionati alla loro citta’ e si dan premura di mantenere e di conservare ogni cosa patria , perche’ nulla dell’ antica bellezza di Roma vada perduto . Ed invero , per quanto lungamente subissero l’ influsso barbarico , riuscirono a salvare gli edifici pubblici e la maggior parte dei pubblici ornamenti , quanti per si gran tratto di tempo , grazie al genio dei loro autori , poterono resistere , benche’ trasandati , come pure quanti monumenti o ricordi rimanessero della loro prosapia , fra i quali la nave di Enea , fondatore della citta’ , esiste tuttavia , spettacolo oltre ogni credere interessante . Per quella fecero nel mezzo della citta’ un cantiere sulla riva del Tevere , ove collocata da quel tempo , la conservano . Come essa sia fatta io , che l’ho vista , vengo a riferire . Ha un solo ordine di remi quella nave ed e’ assai estesa . Misura in lunghezza centoventi piedi e in larghezza venticinque ( circa 36 metri per 7,5 metri ) , ed e’ alta tanto e’ possibile senza impedire la manovra dei remi . I legni che la compongono non sono ne’ incollati fra loro ne’ tenuti insieme per mezzo di ferri , ma sono tutti quanti di un solo pezzo , fatti sopra ogni credere ottimamente e quali a nostra notizia , non se ne vider mai se non in quella sola nave . Poiche’ la carena cavata da un sol tronco va da poppa a prua insensibilmente divenendo cava in modo mirabile e quindi nuovamente a poco a poco ridiviene retta e protesa . Tutte le grosse costole poi , che vengono adattate alla carena , si estendono ciascuna dall’ uno all’ altro fianco della nave , ed anche queste partendo da ambedue i bordi , si adagiano formando una curva d’assai bella forma , in conformita’ della curvatura della nave , sia che la natura stessa secondo i bisogni del loro uso abbia dato a quei legni gia’ da se quel taglio e quella curvatura , sia che , con arte manuale e con altri ordigni , di piani fossero quei regoli fatti curvi . Inoltre ognuna delle tavole partendo dalla cima alla poppa giunge all’ altra estremita’della nave , tutta di un sol pezzo e fornita di chiodi di ferro unicamente all’uopo d’essere commessa con la travatura in modo da formare la parete . Questa nave cosi’ fatta e’ mirabile a vedere piu’ di quello che possa dirvi in parole ; ed invero tutte le opere straordinarie sono sempre per natura difficili a descrivere , e tanto superiori al linguaggio quanto lo sono all’ ordinario pensiero . Di questi legni non ve n’e’ uno che sia imputridito , niuno che si vegga tarlato , ma quella nave sana in tutto ed integra come se uscisse pur ora dalle mani dell’ artefice , quale egli fosse , conservasi mirabilmente fino a questi giorni ; e tanto sia detto di questa nave di Enea“

Rappresentare al rovescio la nave che porto’ Enea sui lidi del Lazio avrebbe potuto e voluto ricordare ai Romani stessi , ma principalmente ai nemici , l’ origine troiana della Citta’ .

Questa sarebbe la mia idea sulla prua di nave , assurda ? Probabilmente si , pero’ proporre spunti di discussione su argomenti ancora non completamente chiusi , credo sia possibile ed anche stimolante .

In foto un Asse grave arcaico fuso .

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Inviato

E' una teoria interessante, purtroppo indimostrabile.

Mi chiedo solo: anche se è pur vero che che le fonti numismatiche sono per lo più perse, se quella fosse stata la nave di Enea, nessun autore ne avrebbe fatto cenno?

  • Grazie 1

Inviato
26 minuti fa, L. Licinio Lucullo dice:

E' una teoria interessante, purtroppo indimostrabile.

Verissimo e purtroppo lo stesso vale anche per le altre ipotesi ; in mancanza di altri dati che chiariscano cosa realmente indusse i Romani a rappresentare per secoli la prua di nave nelle monete bronzee , e' argomento che probabilmente rimarra' insoluto .

 

31 minuti fa, L. Licinio Lucullo dice:

Mi chiedo solo: anche se è pur vero che che le fonti numismatiche sono per lo più perse, se quella fosse stata la nave di Enea, nessun autore ne avrebbe fatto cenno?

Forse dobbiamo immedesimarsi nella mentalita' degli antichi , nel senso che per loro era un fatto acclarato e conosciuto da tutti , quindi inutile riportarlo nei testi , era sufficiente la trasmissione orale . Un conto erano i nomi o i fatti storici che potevano andare persi con il trascorrere delle generazioni quindi era necessaria la scrittura nei testi , un altro conto , le monete , che in questo caso specifico erano sempre le stesse per circa tre secoli , pur variando nel peso o in qualche particolare .

Questo pensiero naturalmente ha la stessa valenza anche per tutte le altre ipotesi che cercano di spiegare la presenza della prua di nave . 


Supporter
Inviato (modificato)

Premesso che in storia noi sappiamo veramente molto poco di cosa avveniva nel passato, archeologicamente parlando se la nave di Enea fosse stata quella originaria non sarebbe stata come quella ritratta nelle monete. Se era una "reliquia" ex post allora avrebbe potuto essere qualsiasi cosa.
Io vorrei sottolineare la questione comunicativa.
Al diritto queste immagini hanno le effigi degli dei patri, quelli della tradizione. In particolare Giano era una divinità tipica delle nazioni centroitaliche e non etrusche.
Non è mai stato assimilato ad altre divinità ellenistiche: era una divinità propria della nazione romana; inoltre era una divinità primigenia: non era figlia di qualcuno come, per esempio, Giove.
Quindi una fortissima connotazione nazionalista.
Al rovescio non abbiamo l'immagine di una nave: abbiamo il dettaglio del dritto di prua in cui spicca il particolare del rostro, soluzione tecnologica chhe parrebbe derivare da soluzioni già presenti in navi del mediterraneo orientale; già Tucidide ne parlava.
Già altre realtà come Phaselis, unica città marinara della Licia, hanno posto la prua di nave come simbolo del proprio essere città.
E la raffigurazione, pur con le limitazioni della fusione nelle prime serie e sempre con maggior dettaglio nelle serie coniate, non è una raffigurazione idealizzata: è una realizzzione estremamente reale e dettagliata.
Se guardiamo i dati archeologici ricavati dai rostri delle Egadi notiamo come la popolazione stessa abbia contribuito autotassandosi alla realizzazione dei rostri; gli stessi cartaginesi scrivevano su di essi invettive e maledizioni contro i nemici oltre ad invocazioni agli dei perché fossero efficaci in battaglia.
Quindi erano un sofisticato elemento di tecnologia bellica (pensiamo ai deviatori di flusso laminare che facilitavano la navigazione diminuendo gli attriti), pratico e simbolico al contempo. La parte (significativa) per il tutto.


Se fossero vere le tradizioni storiografiche antiche allora, facendo 2+2:
Concetti espressi al diritto: divinità nazionali, tipicamente romane, identità, nazionalismo
Concetti espressi al rovescio: particolare di nave da guerra, rostro, guerra, battaglie, potenza militare, espansione, difesa del territorio.

Modificato da Vel Saties
  • Mi piace 2

Inviato

Morello sulla prora navis ha pubblicato aggiornamenti nella rivista "Monete Antiche"

Ieri 19/5/2023 all'asta NAC 138 sono state vendute delle monete con"prora navis"e,forse,per via dei simboli che presentavano molto rari, hanno spuntato cifre di tutto rispetto.

 

Salutoni

odjob  


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