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Mi rallegro molto per l'ottima riuscita dei tuoi cari figli.  Il dizionario puoi tenerlo ancora finché credevo che non servisse più, invece ho piacere che sia utile al tuo (?).                                     Ti saluto caramente                             tuo amico                                                       (   ?   )

Questa è una storia di un uomo che ha attraversato due guerre mondiali che si è fatto da solo. Per chi è interessato... ve la racconto. 

 

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Umberto Beseghi nasce a Parma il 20 ottobre 1883. Sarà un letterato, storico e giornalista autodidatta, perché dopo il diploma di scuola superiore lascerà gli studi. Partecipa alla prima guerra mondiale nell'8° Reggimento Alpini. Congedato nel febbraio del 1919 come Tenente di Fanteria (Alpini) di milizia territoriale. Riprese gli studi e si laureò in giurisprudenza. Nel 1933 vince il concorso a Bologna presso la Procura Generale della Corte d'appello. Qui è indirizzata questa cartolina spedita da Ravenna il 17 luglio 1936. Scriverà molti libri su Bologna, città da lui molto amata e frequenterà molti circoli culturali, storici e artistici con varie cariche. Su l'indicatore per il 1939 delle professioni e professionisti di Bologna, alla pagina Procura Generale del Re viene indicato: Segretario di Sezione Cavaliere Beseghi Umberto, indicato anche con il titolo di Commendatore. Morirà a Bologna l'11 febbraio del 1958.


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Dove ci sono i punti interrogativi non sono riuscito a tradurre i nomi. Chissà chi era il mittente che scrive di un prestito di un vocabolario ai figli del Beseghi. 

Aspetto eventuali commenti, anche di carattere postali 

Grazie e buona serata a tutti. 

 


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Ciao @dareios it, come ulteriore contributo, l’atto di nascita di Umberto Beseghi, o meglio, di Umberto, Luigi, Giovanni, Pietro Beseghi, figlio di Andrea.

 

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19 minuti fa, Oppiano dice:

Ciao @dareios it, come ulteriore contributo, l’atto di nascita di Umberto Beseghi, o meglio, di Umberto, Luigi, Giovanni, Pietro Beseghi, figlio di Andrea.

 

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Caspita a quell'epoca non lesinavano sui nomi!


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Relativamente alla “Transenna in marmo” raffigurata dalla cartolina:

”Luigi Ricci (1823-1896) opera nella seconda metà dell’ottocento, in un contesto storico molto ricco di stimoli, quando in epoca post unitaria comincia a farsi strada l’idea di censimento del patrimonio artistico e della sua tutela. I monumenti ravennati vengono sottoposti a primi interventi manutentivi diretti dal Genio Civile affiancato dall’Accademia di Belle Arti come organo di controllo. Il complesso di San Vitale con la sua ricca articolazione, era stato fortemente modificato dagli edifici addossati al suo perimetro esterno: numerose cappelle si erano innestate sulla struttura a pianta centrale impedendo la visibilità della costruzione originaria. L’ingresso dei monaci benedettini nella struttura aveva inoltre comportato trasformazioni dovute ad esigenze di culto con l’aggiunta di nuovi ambienti e una dislocazione diversa dello schema di utilizzo interno dei locali. Luigi Ricci inserisce San Vitale già nel suo primo catalogo a stampa (1869) che conteneva solo 256 fotografie con cinque soggetti proposti tra i “monumenti antichi” di Ravenna: lo descrive in 44 riprese di cui alcuni esterni e interni e molti dettagli dei mosaici, capitelli, trafori e rilievi. Questa immagine raffigura una delle transenne in marmo traforato presenti nella chiesa e porta in basso a sinistra il numero progressivo 43. Il numero viene utilizzato nei primi due cataloghi per soggetti differenti ma nel 1877 i quattro “trafori”sono già presenti e individuati dai numeri 37-40. Solo nel 1882, con la pubblicazione del terzo catalogo e la rinumerazione e riorganizzazione delle lastre, al numero 43 corrisponde il soggetto in esame ovvero “Opera a giorno a destra della cappella del Sacramento”. Sono transenne marmoree a traforo, utilizzate come paliotti d’altare in alcune cappelle della chiesa, reimpiegate nel restauro condotto da Corrado Ricci dopo il suo insediamento a Ravenna come direttore della Regia Soprintendenza per i Monumenti (1897-1898). Le modifiche apportate alla zona absidale, nel tentativo di ricreare le forme originali con la rimozione di ogni elemento successivo e incongruo, contemplavano infatti l’utilizzo di tre transenne marmoree a traforo, poste alle spalle del ricomposto altare (con mensa di alabastro, proveniente dal Mausoleo di Galla Placidia), come descrive nel dettaglio lo stesso Corrado Ricci nel suo contributo su Emporium (1898): “nel fronte di tre altari della Cappella del Sacramento [...] sono rimaste fino a tre mesi indietro tre belle e fine transenne” sulla cui ubicazione originaria non c’era accordo tra gli studiosi. Attraverso le fonti scritte Ricci ricostruisce “l’antico complesso di marmi e d’ornamenti” così come doveva essere prima dell’intervento di Toschini con la costruzione dell’altare barocco. Pubblica proprio queste immagini di Luigi Ricci con la didascalia “transenna dell’altare” descrivendo l’armonia dell’architettura “perché mentre la transenna di mezzo, maggiore, occulta il tergo dell’altare, le due minori s’allargano lateralmente segnando la linea del santuario”. Questi elementi scultorei saranno presenti in tutti i successivi cataloghi della ditta Ricci fino al 1914, sempre con la stessa numerazione (da 43 a 46). La lastra appartiene al fondo convenzionalmente denominato “Fondo Santa Teresa” poiché proveniente dall’omonimo Ospizio ravennate. Costituito da una parte di negativi su lastra di vetro provenienti dallo studio fotografico di Luigi Ricci, è stato acquisito nel 1979 dall’allora Soprintendente Gino Pavan su indicazione del cardinale Ersilio Tonini.”

https://catalogo.beniculturali.it/detail/PhotographicHeritage/0800649198

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Inviato
4 minuti fa, Oppiano dice:

Relativamente alla “Transenna in marmo” raffigurata dalla cartolina:

”Luigi Ricci (1823-1896) opera nella seconda metà dell’ottocento, in un contesto storico molto ricco di stimoli, quando in epoca post unitaria comincia a farsi strada l’idea di censimento del patrimonio artistico e della sua tutela. I monumenti ravennati vengono sottoposti a primi interventi manutentivi diretti dal Genio Civile affiancato dall’Accademia di Belle Arti come organo di controllo. Il complesso di San Vitale con la sua ricca articolazione, era stato fortemente modificato dagli edifici addossati al suo perimetro esterno: numerose cappelle si erano innestate sulla struttura a pianta centrale impedendo la visibilità della costruzione originaria. L’ingresso dei monaci benedettini nella struttura aveva inoltre comportato trasformazioni dovute ad esigenze di culto con l’aggiunta di nuovi ambienti e una dislocazione diversa dello schema di utilizzo interno dei locali. Luigi Ricci inserisce San Vitale già nel suo primo catalogo a stampa (1869) che conteneva solo 256 fotografie con cinque soggetti proposti tra i “monumenti antichi” di Ravenna: lo descrive in 44 riprese di cui alcuni esterni e interni e molti dettagli dei mosaici, capitelli, trafori e rilievi. Questa immagine raffigura una delle transenne in marmo traforato presenti nella chiesa e porta in basso a sinistra il numero progressivo 43. Il numero viene utilizzato nei primi due cataloghi per soggetti differenti ma nel 1877 i quattro “trafori”sono già presenti e individuati dai numeri 37-40. Solo nel 1882, con la pubblicazione del terzo catalogo e la rinumerazione e riorganizzazione delle lastre, al numero 43 corrisponde il soggetto in esame ovvero “Opera a giorno a destra della cappella del Sacramento”. Sono transenne marmoree a traforo, utilizzate come paliotti d’altare in alcune cappelle della chiesa, reimpiegate nel restauro condotto da Corrado Ricci dopo il suo insediamento a Ravenna come direttore della Regia Soprintendenza per i Monumenti (1897-1898). Le modifiche apportate alla zona absidale, nel tentativo di ricreare le forme originali con la rimozione di ogni elemento successivo e incongruo, contemplavano infatti l’utilizzo di tre transenne marmoree a traforo, poste alle spalle del ricomposto altare (con mensa di alabastro, proveniente dal Mausoleo di Galla Placidia), come descrive nel dettaglio lo stesso Corrado Ricci nel suo contributo su Emporium (1898): “nel fronte di tre altari della Cappella del Sacramento [...] sono rimaste fino a tre mesi indietro tre belle e fine transenne” sulla cui ubicazione originaria non c’era accordo tra gli studiosi. Attraverso le fonti scritte Ricci ricostruisce “l’antico complesso di marmi e d’ornamenti” così come doveva essere prima dell’intervento di Toschini con la costruzione dell’altare barocco. Pubblica proprio queste immagini di Luigi Ricci con la didascalia “transenna dell’altare” descrivendo l’armonia dell’architettura “perché mentre la transenna di mezzo, maggiore, occulta il tergo dell’altare, le due minori s’allargano lateralmente segnando la linea del santuario”. Questi elementi scultorei saranno presenti in tutti i successivi cataloghi della ditta Ricci fino al 1914, sempre con la stessa numerazione (da 43 a 46). La lastra appartiene al fondo convenzionalmente denominato “Fondo Santa Teresa” poiché proveniente dall’omonimo Ospizio ravennate. Costituito da una parte di negativi su lastra di vetro provenienti dallo studio fotografico di Luigi Ricci, è stato acquisito nel 1979 dall’allora Soprintendente Gino Pavan su indicazione del cardinale Ersilio Tonini.”

https://catalogo.beniculturali.it/detail/PhotographicHeritage/0800649198

 

Ottima segnalazione caro Oppiano. Sono stato due volte a Ravenna e sempre sono stato incantato dai suoi monumenti bellissimi, San Vitale poi è una meraviglia. 


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