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Curiosità storica


Reboldi

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Ciao amici :)
ieri in una radiotrasmissione il tema era a chi attribuire la "scoperta" (invenzione) dei fast food, i maggiori contendenti erano America (da cui il notoriosissimo signor Mc Donald's, che da un un piccolo fast food, ne ha fatto una vera e propria catena mondiale) ai Giapponesi che dichiarano di averlo inventato per primi già in epoca più antica, e voi direte, vuoi vedere che Reboldi è saltato fuori con una delle sue andando per giunta fuori tema... :P
aspettate, le monete centrano e vi dirò anche il perchè, i veri "inventori" del fast food furono i Romani, già in quel periodo in una taverna c'era la possibilità di avere un vero e proprio fast food:
un bicchiere di vino di media qualità: 2 assi
un buon bicchiere di vino: 3 assi
un buon bicchiere di vino più un piatto ottenuto con della farina, orzo: 5 assi
un buon bicchiere di vino più un piatto della stessa farina ottenuto con diversi metodi (come con aggiunta di carne o pesce): 1 quadrante e 1/4
Questo oltre a darci l'idea del valore nominale delle monete in quel periodo, ci (o almeno mi) lascia un certo stupore sapere come questa civiltà si sia distinta così nettamente, tanto da arrivare ancora fino a noi...
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Ogni tanto si può leggere su qualche libro, o vedere in televisione, quanto i romani fossero avanti... Ad esempio pochi sanno che avevano già inventato l'asfalto o che erano degli ingegneri straordinariamente capaci e proiettati nel futuro. Purtroppo poi c'è stato di mezzo il medioevo e molto è andato perso...
Comunque tornando alla discussione attribuirei anche io ai Romani la paternità del fast food...
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colgo l'occasione per chiedere di una cosa che mi sarebbe sempre piaciuto conoscere(non scrivo 1 nuovo post, sarebbe di tema simile): il vero valore delle monete nei loro rispettivi periodi. In pratica, x che cosa venivano usate. Ma non solo x quel che riguarda le monete romane, bensì per tutte le altre, dai vari regni al regno d'italia.. mi piacerebbe sapere x cosa potrebbe esser stata usata la mia 5 lire di vitt em o di umberto, oppure la piastra del regno delle due sicilie oppure...............
che voi sappiate esistono dei link che parlano approfonditamente di questo? Modificato da panso
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Per quanto riguarda l'epoca romana abbiamo un [url="http://manuali.lamoneta.it/Stipendi.html"]MANUALE[/url], poi mi sembra che se ne sia parlato di recente in altri post sullo stesso argomento, relativamente ad altri periodi :)
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[quote name='Reboldi' date='18 novembre 2005, 12:08']Ciao amici  :)
ieri in una radiotrasmissione il tema era a chi attribuire la "scoperta" (invenzione) dei fast food, i maggiori contendenti erano America (da cui il notoriosissimo signor Mc Donald's, che da un un piccolo fast food, ne ha fatto una vera e propria catena mondiale) ai Giapponesi che dichiarano di averlo inventato per primi già in epoca più antica, e voi direte, vuoi vedere che Reboldi è saltato fuori con una delle sue andando per giunta fuori tema...  :P
aspettate, le monete centrano e vi dirò anche il perchè, i veri "inventori" del fast food furono i Romani, già in quel periodo in una taverna c'era la possibilità di avere un vero e proprio fast food:
un bicchiere di vino di media qualità: 2 assi
un buon bicchiere di vino: 3 assi
un buon bicchiere di vino più un piatto ottenuto con della farina, orzo: 5 assi
un buon bicchiere di vino più un piatto della stessa farina ottenuto con diversi metodi (come con aggiunta di carne o pesce): 1 quadrante e 1/4
Questo oltre a darci l'idea del valore nominale delle monete in quel periodo, ci (o almeno mi) lascia un certo stupore sapere come questa civiltà si sia distinta così nettamente, tanto da arrivare ancora fino a noi...
[right][snapback]70666[/snapback][/right]
[/quote]
Ti quoto in tutto Reboldi, per non dimenticare la nostra cara pizza che ha degnamente soppiantato la farina d'orzo(forse già allora esisteva qualche cosa di simile alla pizza, ovviamente senza pomodori e peperoni)dei romani.
:D Complimenti anche per la freschezza dei ricordi della tua giovinezza, quando gestivi la taverna.......... :lol:
Sergio ;)
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[quote name='Reboldi' date='18 novembre 2005, 12:08']un bicchiere di vino di media qualità: 2 assi
un buon bicchiere di vino: 3 assi
un buon bicchiere di vino più un piatto ottenuto con della farina, orzo: 5 assi
un buon bicchiere di vino più un piatto della stessa farina ottenuto con diversi metodi (come con aggiunta di carne o pesce): 1 quadrante e 1/4
[/quote]


C'e' qualche errore ... l'ultima voce dovrebber costare di piu' della penultima giusto? Ora il quadrante era la quarta parte dell'asse e inoltre non esisteva una moneta da un quarto di quadrante. Credo che andrebbe sostituito quadrante con denario e quindi il prezzo sarebbe di 20 assi.
Comunque a che periodo sono riferiti i prezzi?
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Oggi è molto difficile stimare in euro il valore di un sesterzio, anche perché quello che conta è in ultima istanza il potere d'acquisto effettivo di una moneta.. Sappiamo che nel 161 a.C. a Pompei la spesa prevista per un pranzo comune era di 10 sesterzi. Ma quanto valeva un sesterzio?
Ottaviano Augusto nel 23 a.C. riordinò il sistema monetario anche per farlo corrispondere alla vastità e alla ricchezza dell’impero, fondandolo sull’oro e sull’argento e cercando di riportare il valore intrinseco delle monete vicino al loro valore nominale.
Nel I sec. d.C. un aureo (moneta d'oro) era corrispondente a 25 denari (moneta d'argento), 100 sesterzi (moneta di bronzo), 400 assi (moneta di bronzo). Quindi un denario corrispondeva a 4 sesterzi e un sesterzio a 4 assi.

Con un asse si potevano acquistare 542 grammi di grano, due chili di lupini, un quarto di vino comune, mezzo chilo di pane, o entrare alle terme. [color=red]Quindi un asse poteva valere all'incirca 0,5 € e un sesterzio circa due €.[/color]Oltre due secoli dopo (fine del III secolo d.C.) per comprare 6,5 chili di grano occorrevano 240 sesterzi (ce ne volevano tre nel I secolo d.C.). Quindi a causa dell'inflazione il sesterzio si era svalutato di 80 volte: approssimativamente il suo valore potrebbe essere calcolato a poco più di due centesimi di €.
Crasso, uno degli uomini più ricchi di fine Repubblica, aveva un patrimonio stimato in 192 milioni di sesterzi, e il suo "collega" Giulio Cesare, nei nove anni di campagna in Gallia, fece oltre un milione di prigionieri che vennero venduti come schiavi a Roma ed ai popoli vicini. I tributi imposti ai popoli non rendevano nemmeno una minima parte di quello che si ricavava dalla vendita di schiavi. Se pensiamo che a tutta la Gallia Cesare impose un tributo annuo di 40 milioni di sesterzi, che in nove anni portò a Roma 360 milioni, quanto ricavò dalla vendita degli schiavi, considerando che il prezzo di ognuno di loro si aggirava sui 1.200-2.500 sesterzi?
La borghesia più bassa, esclusa dal potere pubblico, doveva avere almeno 5.000 sesterzi di rendita annuale, mentre quella dell'ordine equestre partiva da un censo minimo di 400.000 sesterzi: meno della metà rispetto al milione di sesterzi che come minimo doveva avere un senatore. Un cittadino poteva rivolgersi al Senato di Roma soltanto per cause dal valore maggiore di 15.000 sesterzi.
Ma nella Roma di Traiano 20.000 sesterzi di rendita erano appena sufficienti per le necessità vitali del piccolo borghese. Il poeta Giovenale limita a 400.000 sesterzi il capitale di un uomo equilibrato che sappia accontentarsi di 20.000 sesterzi di rendita, al di sotto della quale regnava l'indigenza.
Plinio il Giovane possedeva un capitale non inferiore ai venti milioni di sesterzi, eppure si dichiarava di modicae facultates e costretto a vivere di vita frugale.
Ecco un brano interessante di Petronio (morto nel 66 d.C.), tratto dai Saturnali o Satyricon LXXVI, in cui il liberto Trimalcione diventa ricco:
"Mi venne voglia di mettermi nel commercio. Per non farvela troppo lunga, feci costruire cinque navi, le riempii di vino – e allora si pagava a peso d’oro – e le spedii a Roma. Potresti pensare che l’avessi ordinato io: tutte le navi naufragarono; ed è la realtà, non è una storia. In un solo giorno Nettuno si era divorato 30 milioni di sesterzi. Pensate che mi sia arreso? Per Ercole, questi fatti non mi toccarono nemmeno, come se non fosse successo nulla. Ne costruii delle altre, più grandi, più robuste e più belle, perché nessuno dicesse che io non sono un uomo coraggioso. Sai, una grande nave ha una grande robustezza. Le riempii di nuovo di vino, lardo, fave, profumi e schiavi. A questo punto Fortunata fece un bel gesto: vendette infatti tutti i suoi ori ed i suoi vestiti e mise nelle mie mani 100 monete d’oro. Questo fu lievito per il mio patrimonio. Si fa presto quello che gli dei vogliono. Con un solo viaggio mi tirai su 100 milioni di sesterzi. Subito mi sono ricomprato tutti i terreni che erano appartenuti al mio padrone. Mi costruisco una casa, compro mercati di schiavi e giumenti; tutto quello che toccavo cresceva come un favo di miele. Quando presi a possedere io più di quanto tutta la mia patria messa insieme possiede, passai la mano: mi ritirai dal commercio ed iniziai a fare prestiti ai liberti".
I prestiti ai liberti spesso erano usurai, al punto che per frenare questa pratica, assai diffusa, già nell’anno 357 a. C. con la legge Menenia venne stabilito un interesse massimo annuo dell’8%.
A partire dal III secolo d.C. l’economia e la politica romane incontrarono molti eventi negativi, determinati soprattutto dall'aumento delle spese imperiali e soprattutto militari: il che portò a svalutazione e inflazione dei prezzi, con conseguente scomparsa delle monete in metallo pregiato. Si cercò rimedio aumentando la produzione dell’oro e imponendo il blocco dei prezzi come fece Diocleziano, ma inutilmente, perché le monete persero inesorabilmente gran parte del loro valore reale conservando solo quello nominale stabilito dalla legge.
L’imperatore Costantino cercò, agli inizi del III secolo, di riorganizzare il sistema monetario dando maggiore importanza all’oro con una prestigiosa moneta: il solido, che durò a Roma fino al V secolo e si protrasse molto nell’oriente bizantino
Le monete in argento e in bronzo di Costantino degenerarono invece in pezzi sempre più piccoli e leggeri arrivando infine nel V secolo a valori minimi.

Non sono una enciclopedia ambulante...Mi sono limitato a copiare e riportare (con copia e incolla) parte del contenuto di "Il valore delle monete romane" in www.homolacius.com . In questo sito vi sono altresì interessanti saggi su svariatissimi aspetti storia romana;dai singoli imperatori alla condizione femminile, all'alimentazione,alla numerazione, al calendario, al militarismo dei romani.
Consigliato a tutti.
fagy
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Fagy, hai sbagliato a digitare il sito, l'indirizzo corretto è questo forse
[url="http://www.homolaicus.com/storia/index.htm"]http://www.homolaicus.com/storia/index.htm[/url]

una vera miniera d'informazioni

Lele Modificato da danielealberti
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