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IGNORED

L'ORO NEL PRIMO MEDIOEVO


dabbene

Risposte migliori

La riflessione che volevo fare insieme a voi è questa :ma dov'era l'oro nel primo medioevo?Abbiamo monete d'oro fino al periodo longobardo, poi periodo di stasi,poi ricominciano con Federico II di Svevia nel 1200 coi tarì,poi si affermerà sempre di più l'oro col ducato di Venezia,col Genovino di Genova,col fiorino a Firenze che diventerà moneta grande protagonista;cosa ci stà in mezzo tra il tremisse longobardo e il tarì siciliano?L'oro dov'è?Abbiamo il periodo dopo le invasioni barbariche di grande miseria,poi Carlo Magno inizia una politica monetaria di monete denari d'argento,abbiamo un periodo di moneta "povera",tondelli sottili,peso scarso;tutto è dovuto alla sola mancanza di materie prime,alla carestia dei metalli,all'esaurimento delle miniere in quell'arco temporale o ci sono altre motivazioni?Commerci e scambi minori,moneta che circolava meno,scelte precise delle autorità emittenti,o l'oro c'era in altre parti non in Italia, ma lì rimaneva?Ho buttato lì qualche domanda giusto per iniziare la discussione.

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ma dov'era l'oro nel primo medioevo?

A Bisanzio e nel Califfato ;)

Non è che l'oro non circolasse in Occidente, semplicemente non veniva coniato perché per gli usi necessari alle ridotte dimensioni dell'economia dell'epoca era più che sufficiente l'oro monetato di importazione, in particolare quello bizantino. Questi usi poi erano sostanzialmente i pagamenti tra entità sovrane, la tesaurizzazione e l'acquisto saltuario di beni di lusso da parte di pochi potenti. Forse in qualche caso il pagamento di imposte e il soldo a truppe mercenarie. Quello che mancava completamente era l'utilizzo commerciale su larga scala come mezzo di pagamento, che poi fu la ragione della ripresa della coniazione dell'oro nel duecento.

Argomento interessante e mai abbastanza sviscerato :)

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Ti riporto una delle teorie più accreditate, del grande Ph. Grierson per rispondere al tuo legittimo quesito.

Nel 696 il califfo Abd al-Malik riformò il sistema monetario dell'Islam: coniò il dinar d'oro del peso di 4,25 grammi e il dirhem d'argento del peso di 2,97 grammi. Il rapporto di valore tra oro e argento fu fissato in 1 a 14. Si trattava di un cambio forzoso, valido per i territori dell'Islam. Nell'Europa occidentale il rapporto invece era 1 a 12, quindi coloro che in Europa possedevano oro lo vendevano ai musulmani in cambio d'argento.

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Ti riporto una delle teorie più accreditate, del grande Ph. Grierson per rispondere al tuo legittimo quesito.

Puoi citare la fonte? Così verifico se è già sulla lista della spesa ;)

Nell'Europa occidentale il rapporto invece era 1 a 12, quindi coloro che in Europa possedevano oro lo vendevano ai musulmani in cambio d'argento.

Sicuramente plausibile, ma mi domando chi era che all'epoca (VIII secolo o poco dopo) aveva ampia disponibilità di oro e poteva permettersi di commerciare con i musulmani. Forse i mercanti ebrei, e pochi altri. Che dice Grierson al riguardo? Comunque mi pare che la mia osservazione possa essere complementare alla tua.

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in sicilia l'oro ha sempre circolato, con i bizantini, con gli arabi (robai siciliani e dinar nord africani), con i normanni ( tarì e multipli) ecc ecc ecc, quindi anche prima di Federico II

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in sicilia l'oro ha sempre circolato, con i bizantini, con gli arabi (robai siciliani e dinar nord africani), con i normanni ( tarì e multipli) ecc ecc ecc, quindi anche prima di Federico II

Giusta osservazione, ma dal punto di vista monetario "l'Occidente" finiva poco a sud di Roma :)

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BREVISSIMA STORIA DELLA MONETAZIONE NEI SECC: VIII - XIII

Dopo le monetazioni, essenzialmente auree, instauratesi all'indomani della disssoluzione dell'impero romano d'Occidente (post 476), di Goti e Longobardi in Italia, di Suevi, Burgundi, Merovingi e Visigoti (per citare solo le principali popolazioni) nel resto dell'Europa - gli angli invece continuavano a basare la loro monetazione essenzialmente sull'argento, traghettando la tipologia dalle primitive sceattas ai più conformi denari),

si stabilisce in Italia ed in Europa una monetazione rigorosamente monometallica introdotta all'indomani della fondamentale riforma carolingia.

Ma procediamo con ordine.

VIII secolo

L'Ottavo secolo, ignorato e misconosciuto dai più, è in realtà uno dei più importanti della storia monetaria europea.

Un completo rinnovamento delle monetazioni ebbe luogo in questo secolo. Già alla fine del VII secolo l'argento aveva rimpiazzato l'oro praticamente in tutta europa . In Italia questo processo era ancora in via di completamento e tre monetazioni auree, longobarda del nord, Benevento (longobardi del sud) e bizantine erano ancora esistenti. L'oro viene coniato con un titolo progressivamente degradato

Anche a Roma, di fatto sotto il controllo bizantino si batterono monete d'oro ma solo fino a Leone IV (775-780), in pratica fino all'arrivo di Carlo Magno, nel 781 che fece cessare l'associazione della città eterna con Bisanzio.

Ad Adriano I risale uno dei primi "antiquiores" i denari emessi dai romani pontefici in associazione con l'imperatore carolingio (le prime "vere" emissioni pontifie se escludiamo le rarissime siliquae ove il pontefice era associato con l'imperatore di di Bisanzio).

IX secolo

Il nono secolo vede l'affermazione piena del sistema carolingio, conseguente alla riforma operata da Carlo Magno (basato sulla libbra tagliata in v20 soldi di 12 denari ciascuno - sistema in vigore in Inghilterra fino all'avvento della decimalizzazione del 1970 :P ).

La produzione di oro è bassissima, in pratica limitata a due emissioni celebrative con ritratto di Carlo Magno ed una inglese .

La metrologia di queste due emissioni auree è quella del solio bizantino (gr. 4.5) ma i tipi sono per lo più ispirati a quelli degli aurei romani (Carlo Magno viene rappresentato con un busto, drappeggiato e laureato, che ricorda appunto quello di un imperatore romano.

Accanto a queste emissioni in oro ufficiali esistono comunque delle emissioni imitative, per lo più della Frisia, di rozza fattura, delle quali ce ne sono pervenuti diversi esemplari.

X secolo

Le monete coniate nel decimo secolo proseguono i modelli introdotti nel IX anche se si assiste alla progressiva decadenza del modello carolingio. Anche i modelli e la stessa coniazione mostra evidenti segni di decadimento rispetto alle produzioni, più fresche , dei due secoli precedenti.

E' il secolo del più rigido monometallismo (parliamo ovviamente sempre dell'Occidente) e , secondo Grierson, non vi furono emissioni auree!

Con la sola eccezioni di emissioni auree battute al solo scopo di elemosina e lasciti disposti dall'autorità regale a beneficio di ordini ecclesiastici (sappiamo, ma non ci sono pervenuti, di 2000 denari d'oro mancusi di cui venne ordinata la battitura dal re Eadred - ci è invece pervenuto un eccezionale mancuso del peso di 4.3gr. fatto battere dal re della Mercia, Inghilterra, Coenwulf 796-821 che è stato dichiarato tesoro nazionale , venduto al British Museum per 650.000 sterline e considerata forse la monete inglese più importante.

XI secolo

E il secolo di grandi eventi, pensiamo all'invasione normanna del 1066 in Inghilterra , Tancredi d'Altavilla conquista la Sicilia, il Papato evolve dalla fase di pura influenza politica a quella vera e propria di governo temporale.

Anche nell'XI secolo il penny e il denaro continuarono ad essere le tipologie monetarie di riferimento in Occidente.

In Spagna e ad Amalfi e Salerno monete tagliate sul piede arabo e di modello perfettamente arabo, comprese le legende, furono emesse con i nomi dei sovrani locali : Ramon Berengar di Barcellona e Gisulfo I a Salerno.

Niente oro invece in FRancia, Germania, Boemia, Polonia, Svezia Danimarca e Norvegia (che vedevano l'inizio delle loro monetazioni).

XII secolo

Il XII secolo vide il porogressivo declino del penny, sia in peso che nel contenuto di fino. La ragione principale fu lo sviluppo progressivo dei commerci che determinò un incremento della domanda di circolante e quindi un deterioramento della moneta in conseguenza della mancanza di metallo.

Le coniazioni più importanti in questo secolo furono quelle di Germania, Francia e Inghilterra.

La Germania vide i propri tipi monetari orientarsi su denari sempre più sottili e larghi di modulo, introducendo così le cosiddette "bratteate" da bractes = foglia, ove un solo lato veniva impresso, riportando a sbalzo il tipo della moneta, mentre l'altro lato risultava incuso.

L'Italia e i Paesi Bassi, le due nazioni più avanzate in termini di traffici e commerci avevano in questo periodo delle monetazioni sorprendentemente molto meno cospicue e relativamente poere nei tipi e nelle varietà rispetto al livello di commerci che gestivano..

Nel Nord Italia continuava la tipologia del denaro di derivazione carolingia mentre nel Sud Italia il modello erano monetazioni indipendenti con elementi misti bizantini ed arabi (pensiamo ai trifollari, ai ducali, al tercenario, ai tarì..)

Straordinarie in questo secolo le produzioni auree spagnole di Maravedi e in Portogallo dei Morabitini, di squisita derivazione araba.

XIII secolo

Il 1200 vede due delle più significative introduzioni di tutta la storia monetaria :

il grosso

il ritorno della moneta aurea in Occidente con la nascita del genovino e del firoino

Il grosso fu la conseguenza del progressivo sviluppo dei commerci: più ricchezza veniva accumulata grazie ai commerci e monete di maggiore taglio erano necessarie per velocizzare gli scambi.

Il groso veneziano divenne un gigante della monetazione europea del periodo,

Gli stessi bisogni che portarono all'introduzione del denaro grosso, determinarono anche la reintroduzione , dapprima in Italia e successivamente negli altri paesi , della moneta aurea.

A parte l'augustale,(emesso da Federico II di Svevia 1220-1250) moneta di 201/2 carati, legata pero a schemi antichi e sorpassati (tanto è vero che la sua fortuna fu assai limitata) sia nella metrologia che nei tipi e nel disegno, denominazione e tipo più celebrativi che adatti per i commerci ;

le prime vere monete d'oro che rispondevano all'esigenza dell'accresciuto livello di scambi commerciali furono il Genovino emesso nel 1252 di peso di 3.47 gr. e il Fiorino emesso a Firenze nel 1252 anch'esso di peso di gr. 4.51 , ambedue di oro quasi purissimo .

Il fiorino ebbe un successo immenso ed eserciterà un'influenza incommensurabile nei traffici al nord delle Alpi, venendo ad essere imitato da moltissimi paesi.

Venezia, l'altra straordianria potenza economica dell'epoca emetterà moneta aurea solo nel 1284. Nel Mediterraneo infatti era ancora molto utilizzato l'hyperpyro bizantino che dominava i commerci in tale area. Solo quando il nominale bizantino cominciò a degradarsi come titolo (verso l'ultimo quarto appunto del XIII secolo), Venezia sentì l'esigenza di emettere moneta d'oro sotto il prorpio controllo.

Rimando alle numerose discussioni passate per l'esame delle implicazioni sia del grosso che del fiorino/genovino/ducato che ebbero conseguenze epocali nella storia della monetazione auropea.

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Il tema della monetazione aurea medievale (e della sua assenza) non può prescindere dalla storia economica. Fondamentalmente i metalli preziosi fluirono da occidente verso oriente, un flusso che si invertì solo nel XVIII sec. con le conquiste coloniali europee in Asia. Cipolla parlava di come l'argento di Potosì alla lunga finiva in Cina sotto forma di moneta spagnola o rifusa n-volte lungo la strada. Per l'oro il discorso è fondamentalmente lo stesso: si trattava di un metallo che, almeno fino al XIII sec., non era conosceva grossi volumi di estrazione mineraria in Europa. L'unica fonte nota agli europei era l'oro del Niger, che arrivava via carovana trans-sahariana ai porti del Maghreb. Il problema degli europei dell'alto medioevo era che avevano ben poco da dare in cambio - da vendere insomma. Ai tempi di Carlo Magno ci fu un breve periodo di flusso d'oro da oriente verso l'Europa quando i prigionieri slavi catturati in battaglia dai carolingi furono venduti come schiavi. Questa opportunità di commercio (chiedo scusa per la definizione...) si esaurì in fretta con l'avvenuta cristianizzazione dell'intero continente europeo.

Solo con la rinascita industriale e commerciale del XII sec. gli europei ebbero abbastanza merci da vendere perché ritornasse dell'oro verso l'Europa. C'era inoltre il discorso altrettanto importante della differenza di cambio fra oro ed argento in Europa e Levante, che permise ai mercanti (soprattutto italiani) di speculare con successo.

Invito alla lettura di "Money and its use in medieval Europe" di Peter Spufford per approfondire l'argomento.

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Sperando di fare cosa gradita, riprendo un vecchio ma ancora valido articolo di Secondina Lorenza CESANO,

L'oro in Italia nell'Età di Mezzo e nell'Evo Moderno, in Atti e Memorie dell'Istituto Italiano di Numismatica, Vol. V, Roma 1925.

La Cesano esaminando diversi ripostigli di monete auree medieovali traccia un quadro delle emissioni di monete d'oro sul territorio italiano all'indomani della cauta dell'Impero Romano nel 476dC. separando le emissioni tra quelle in territori del Meridione da quelle del Settentrione.

Di seguito riportero anche l'elenco cronologico delle emissioni auree per zecca a partire dalla fase di ripresa della coniazione dell'oro in Italia, ovvero a partire dalle prime emissioni di Firenze, Genova etc a metà del XIII secolo.

Italia MERIDIONALE

1. emissioni sul piede bizantino, principalmente solidi e tremissi, battute dai principi longobardi nelle zecche di Benevento e Salerno

2. l’oro battuto dai califfi fatimidi (uno anche aglabide) che governavano Palermo (913 – 1072)

3. i tari dei duchi di Puglia battuti ad Amalfi, Salerno, Palermo e quelli dei conti di Calabria e di Sicilia (zecche di Messina e Palermo) 1058 – 1130

4. Le emissioni della monarchia normanna da Ruggero II a Tancredi 1130- 1194

5. Le emissioni della casa sveva di Hoehnstaufen da Enrico IV (1194-97) a Manfredi (1258-1266), per le zecche di Amalfi, Brindisi, Messina, compresi gli augustali e mezzi augustali di Federico II

6. I saluti d’oro di Carlo I d’Angiò battuti a Napoli nel 1277

7. Le emissioni dei pierreali di Pietro III d’Aragona, divenuto re di Sicilia nel 1282

Italia SETTENTRIONALE

1. le emissioni auree di tipo prettamente bizantino all’indomani della caduta dell’impero da parte degli Eruli e dei Goti

2. Le emissioni dell’esarcato di Ravenna (V-IX secolo)

3. Le emissioni anonime longobarde ad imitazione dei tremissi bizantini

4. Le emissioni di tipo longobardo da Cuniperto, Pertarito Ratchis, Aistolfo e Desiderio battute in una quindicina di zecche nell’Italia superiore fino a lUcca e Pistoia

5. 5. Le emissioni carolinge, sul piede, modello e tipo longobardo battute da Carlo Magno prima della sua famosa riforma monetaria che eliminò di fatto l’oro dalla monetazione successiva fino alle prime emissioni delle signorie e comuni medioevali.

Come si nota immediatamente se l’oro delle emissioni meridionali non subisce interruzioni e può vantare una presenza continua, ininterrotta praticamente fino alla fine del Regno.

Nell’Italia Superior invece le emissioni auree, più rarefatte (si sa che i tremissi longobardi servivano per pagare solo transazioni assai cospicui come vendite di terreni, case, tributi etc. – i longobardi non avevano quasi o in misura molto ridotta nominali argentei e praticamente nulla nel bronzo se escludiamo le eccezionali emissioni di Aistolfo per Ravenna). Inoltre vi è una netta cesura operata dalla riforma carolingia che verrà superata dopo ben due secoli senza emissioni auree , dall’800 al 1252, data di nascita del fiorino e del Genovino.

A patire da tale data si assiste ad una progressiva “esplosione” di emissioni auree da parte delle zecche comunali e delle signorie italiane che daranno vita alla più variegata e ricca serie monetale (non solo aurea) prodotta da un’area (non si può parlare di Stato..) europea.

Vale la pena elencare le zecche/famiglie che hanno emesso monetazione aurea nei secoli successivi al periodo sin qui esaminato:

Secolo XIII

Firenze, Genova, Napoli, Lucca, Milano, Venezia

Secolo XIV

Ancona, Bologna, Chiasso, Padova, Roma, Savoia, Savona, Siena

Secolo XV

Asti, Carmagnola, Casale Monferrato, Ferrara, Foligno, Mantova, Mesocco (Roveredo), Modena, Musso, Parma, Pavia, Reggio, Spoleto

Secolo XVI

Bardi, Benevello, Bozzolo, Camerino, Castro, Correggio, Cremona, Desana, Frinco, Gubbio, Massa Lombarda, Massa Lunigiana, Tesserano, Mirandola, Montanaro, Nizza, Novara, Passerano, Perugia, Pesaro, Piacenza, Pisa, Pomponesco, Ravenna, Rovereto, Sabbioneta, Urbino, Verona

Secolo XVII

Arquata, Campi, Castiglion delle Siviere, Cisterna, Cuneo, Gazoldo, Guastalla, Loano, Taccagno, Monaco, Piombino, Retegno, Ronco; Solforino, Tassarolo, Vercelli

Secolo XVIII

Belgioioso, Belmonte, Porcia, San Giorgio, Vasto, Ventimiglia

Il primo gruppo comprende, per i secc. XIII e XIV le emissioni delle grandi monarchie, Sicilia e Savoia, le emissioni papali, Roma, e quelle delle grandi repubbliche marinare, Genova, Venezia e Lucca, e delle grandi città commerciali: Milano e Firenze

Il secondo gruppo comprende le serie iniziatesi nei secc. XV e XVI con produzioni più frammentate ma anche limitate quantitativamente econ circolazione limitata, vi sono presenti una gran parte delle signorie italiane, di grande, piccola e media taglia.

Il terzo gruppo include i secc. XVII e XVIII che vede spesso emissioni auree di brevissima durata e diffusione, sovente per dar lustro alla casata emittente più che per reali necessità economiche, spesso con produzione di pezzi eccezionali e di ostentazione e pezzi ossidionali.

La serie aurea italiana si configura come forse la serie più ricca per varietà tipologica e indubbiamente la più interessante sotto il profilo artistico tra tutte quelle battute in Europa in questi secoli. Tardando forse a convergere verso un’unità che altri Paesi avevano raggiunto ben prima , pensiamo alla serie dei re francesi o a quella dei sovrani d’Inghilterra, ma lasciandoci una ricchezza di tipologica, storica ed artistica che ha ben pochi eguali nel mondo numismatico.

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