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IGNORED

MONETA DI NORBA E AREA VOLSCA


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Mi riferisco all’emissione di Norba (Rutter, H.N. 248), rappresentata da un obolo in argento, del diametro sugli 11 mm (non illustrato nel volume H.N.).

Norba corrisponde all’attuale Norma, sulle pendici dei Monti Lepini che si innalzano sulla pianura pontina, ed era una colonia latina sorta nel territorio che apparteneva ai Volsci.

Dell’obolo di Norba è noto un unico esemplare, del peso di 0,67 g, ora nel Museo Nazionale Romano.

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La riproduzione della foto è tratta dalla fotocopia dell’unico articolo dedicato a questa zecca: F. Panini Rosati, Moneta unica di Norba, Arch. Class., 11 (1959), p. 102-107.

Al diritto, di modesta conservazione, dovrebbe essere raffigurata una testa coronata di Cerere, mentre al rovescio c’è una spiga e la scritta NOVR.

Naturalmente di fronte a un pezzo unico viene sempre legittimo chiedersi se è un pezzo autentico oppure falso.

Secondo la testimonianza della Cesano (Monete rinvenute negli scavi di Norba, Notizie degli Scavi, 1904, p. 423-424), questo esemplare era stato rinvenuto in una stipe posta sotto il monumento di Giunone a Norma, assieme a due monete BR di Neapolis, un obolo di Fistelia, due fusi anonimi del Latium, due bronzi romano-campani, 20 monete romane repubblicane (soprattutto bronzi dal piede semilibrale fino all’unciale, tutti consunti), molti esemplari di aes rude (con peso da 6 fino a 140 g).

La lettura dell’etnico è ovviamente fondamentale. La Cesano non ha stabilito nessuna attribuzione, salvo che lei ha creduto di leggere la terza lettera come una Y, similmente a ΛYK e quindi a una abbreviazione di Lucania. In effetti la spiga è un emblema della lucana Metaponto, ma ricorre anche in altre zecche, comprese quelle apule.

Il Panvini Rosati fu il primo (e finora unico) ad attribuire questo esemplare a Norba. Innanzi tutto la lettera Y deve invece essere letta come V e il dittongo OV (ou) per O risulta attestato in alcune iscrizioni latine dell’Italia centrale.

Quindi l’esemplare sembra autentico e attribuibile a Norba, che, come colonia latina, nel III secolo a.C. poteva avere il diritto a battere la moneta.

Se si aggiunge che tale obolo appare allineato agli oboli della vicina Signia (sull’altro versante di Monti Lepini) e di Alba Fucens, risulta chiaro che sono tutte emissioni risalenti intorno al 280-275 a.C. e quindi al tempo della guerra pirrica, quando era ancora in vigore il didramma campano di circa 7,30-7,50 g.

Attualmente sto studiando per una pubblicazione anche Signia, che ha emesso solo oboli, che però risultano essere coniati con diversi conii, non ancora tutti identificati.

Gradirei molto avere immagini di questi oboli, oltre a quelli normalmente reperibili sui soliti siti di asearch e di CoinArchives.

Infine chiedo agli esperti dell’Aes Grave, se allo stato attuale è possibile attribuire alcuni fusi all’area volsca (dove sicuramente almeno circolarono).

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  • 10 anni dopo...
Il 4/2/2011 alle 17:44, acraf dice:

Infine chiedo agli esperti dell’Aes Grave, se allo stato attuale è possibile attribuire alcuni fusi all’area volsca (dove sicuramente almeno circolarono).

Ehm, vorrei saperlo anch'io. ?

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