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"Eccessi" ponderali in Magna Grecia


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Il catalogo della prossima asta Busso Peus (Auction 406) presenta, nella sezione dedicata alle monete greche, uno statere argenteo a rovescio incuso emesso dalla zecca di Sibari (n. 19) nella seconda metà del VI secolo a.C.:

D/ VM in esergo. Toro retrospiciente stante a s. su linea di base perlinata tra due linee. Bordo perlinato entro doppio cerchio

lineare.

R/ Stesso tipo incuso a d. Bordo perlinato.

Per il ductus retrogrado della leggenda (VM) e la sua collocazione nell’esergo del campo monetale, l’esemplare si colloca all’interno della classe B della classificazione operata da Fabricius nel 1957. Puntualizzazioni in merito e ulteriori proposte di inquadramento delle emissioni sibarite sono state apportate da studi successivi, tuttavia la verifica della loro attendibilità resta ancorata all’auspicabile prossima edizione di un corpus della monetazione di Sibari.

La moneta presenta un flan a circolarità irregolare, porzioni del bordo risultano fuori campo e al rovescio si evidenzia una duplicazione di battitura del tipo. Tutti elementi che potrebbero connotare una fase di coniazione scandita un ritmo “affrettato”, con il quale appare forse congruente anche il dato ponderale (gr. 9,63), che allo stato attuale della documentazione appare tra i più elevati (se non il più elevato) tra quelli registrati per la zecca sibarita. Esso rientra nel novero di quei pesi ampiamente eccedenti la soglia di gr. 8,00 ca., su cui appare imperniato il sistema cd. “acheo-corinzio” o “corinzio ridotto”, adottato da quasi tutte colonie achee della Magna Grecia (Sibari, Metaponto, Crotone, Caulonia) a cui si aggiunge in progresso di tempo anche Taranto.

Un rapida ricognizione di esemplari, senza alcuna pretesa di compiutezza, può fornire una prima embrionale esemplificazione del fenomeno:

Sibari

  • 9,63 Peus Nachf., 406, 25-27.4.2012, 19
  • 9,03 Sambiase 26
  • 9,01 Hirsch, 267, 5.5.2010, 34
  • 8,52 Sambiase 32
  • 8,47 Curinga 76
  • 8,46 LHS Numismatik AG, 100, 23.4.2007, 127
  • 8,43 Künker, 100, 21.6.2005, 5
  • 8,41 UBS Gold & Numismatics, 76, 22.1.2008, 1208
  • 8,41 Gemini LLC, III, 9.1.2007, 38
  • 8,41 Hirsch, 250-251, 8.5.2007, 2
  • 8,40 Künker, 143, 6.10.2008, 50
  • 8,38 Sambiase 39
  • 8,34 Freeman & Sear, Manhattan Sale II, 4.1.2011, 3
  • 8,34 A. Tkalec AG, A. May 2006 (7.5.2006), 20
  • 8,32 Gemini LLC, V, 6.1.2009, 13
  • 8,22 Lanz , München, 125, 28.11.2005, 58
  • 8,21 Sambiase 27
  • 8,20 Curinga 73
  • 8,17 Künker, 111, 18.3.2006, 6047
  • 8,15 Ponterio & Associates, Jan. 2012 NYINC Auc., 6.1.2012, 48

Una situazione analoga emerge dall’analisi della distribuzione dei pesi all’interno delle monetazioni incuse di Metaponto, Crotone e Caulonia:

Metaponto

  • 8,38 UBS Gold & Numismatics, 76, 22.1.2008, 1205
  • 8,29 UBS Gold & Numismatics, 63, 6.9.2005, 31
  • 8,28 NAC AG, 29, 11.5.2005, 33
  • 8,26 Curinga 12
  • 8,23 Ponterio & Associates, Jan. 2012 NYINC Auc., 6.1.2012, 43
  • 8,22 Curinga 20
  • 8,21 LHS Numismatik AG, 102, 29.4.2008, 33
  • 8,21 Curinga 16
  • 8,19 NAC AG, 48, 21.10.2008, 10
  • 8,17 Ponterio & Associates, Jan. 2012 NYINC Auc., 6.1.2012, 44

Crotone

  • 9,00 The New York Sale XIV, 10.1.2007, 16
  • 8,91 Curinga 124
  • 8,88 SNG München 1422
  • 8,88 SNG Lloyd 591
  • 8,83 SNG ANS III, 231
  • 8,72 SNG Bud. 524
  • 8,68 S. Stefano di Rogliano 16
  • 8,61 K&M, XXIV, 1984, 38
  • 8,54 Attianese 258
  • 8,53 SNG Sweden I, 13
  • 8,51 SNG ANS III, 237
  • 8,49 SNG Manchester 306
  • 8,47 SNG München 1421
  • 8,45 Attianese 265
  • 8,40 Hess-Leu 53, 1991, 17
  • 8,34 S. Stefano di Rogliano 17
  • 8,33 Attianese 266
  • 8,31 SNG Aarhus 130
  • 8,29 Triton I, 1997, 164
  • 8,27 SNG Tüb. 514
  • 8,19 SNG ANS III, 234
  • 8,18 SNG ANS III, 235

Caulonia

  • 8,77 Noe 2v
  • 8,70 Noe 22a
  • 8,69 Noe 8e
  • 8,54 Noe 9a
  • 8,53 Noe 8h
  • 8,47 Curinga 80
  • 8,47 Curinga 117
  • 8,46 Noe 4b
  • 8,45 Noe 2b
  • 8,44 Curinga 120
  • 8,37 Noe 20c
  • 8,36 CNG MbS 72, 14.6.2006, 126
  • 8,35 Curinga 95
  • 8,33 Curinga 77
  • 8,32 Noe 8l
  • 8,31 Noe 8k
  • 8,27 Noe 57a
  • 8,26 Curinga 79
  • 8,25 Curinga 88
  • 8,24 Noe 1e
  • 8,23 Curinga 109
  • 8,21 Curinga 96
  • 8,20 CNG MbS 72, 14.6.2006, 136
  • 8,21 Curinga 112
  • 8,17 Curinga 113

A questi esemplari si aggiungono gli stateri a leggenda Sirinos-Pux di NAC AG, 54, 24.3.2010, 20 (gr. 8,25) e NAC AG, 59, 4.4.2011, 503 (gr. 8,15)

In assenza di uno studio per sequenza di coni non è possibile stabilire se tale fluttuazione ponderale rappresenti un fenomeno occasionale o sia correlata al una specifica tecnica di battitura (al marco ?) adottata dalle zecche. Tuttavia, nel caso di Sinbari, l’attestazione di dracme dal peso anomalo (v. NAC AG, O, 13.5.2004, 1156: gr. 3,18; Künker, 182, 14.3.2011, 57: gr. 2,99) se inquadrate in un sistema di frazionamento ternario dello statere di gr. 8, suggerisce quantomeno di verificare, mediante successivi sviluppi della ricerca e su base statistica più ampia, una certa “versatilità” dei pesi teorici, la cui funzionalità è forse rapportabile al variare delle esigenze monetarie della polis in distinti momenti storici.

La ricerca di uno “standard” metrologico resta pertanto una questione dai contorni forse più “fluidi”, “aperta” alla ricezione di nuovi elementi che potrebbero in parte attenuare, in termini ponderali, lo scarto tra sistema euboico-corinzio e quello (acheo-corinzio) in uso nelle poleis magnogreche. In quest’ottica va valutata anche la posizione di Taranto, che per quanto oggetto di posizioni contrastanti in merito al sistema ponderale e al relativo criterio di partizione del nominale maggiore, non appare esente da “esuberi ponderali”:

Taranto (riferimenti alla sequenza di Fischer-Bossert)

  • 8,50 FB 9a
  • 8,22 FB 32a
  • 8,15 FB 5a
  • 8,15 FB 9b
  • 8,15 FB 36a
  • 8,15 FB 39a
  • 8,14 FB 25a
  • 8,13 FB 25b
  • 8,13 FB 12a
  • 8,13 FB 19a
  • 8,12 FB 13a
  • 8,12 FB 32b

Nota bibliografica

Sulla monetazione di Sibari:

  • K. FABRICIUS, Sybaris. Its History and Coinage, in ACIN VIII (Paris 1953), Paris 1957, 65-76.
  • A. STAZIO – E. SPAGNOLI, La moneta, in Sibari e la Sibaritide, Atti Taranto XXXII (Taranto 1992), Napoli 1994, 597-631.
  • F. BARRITTA - B. CARROCCIO, Ritmi di coniazione e storia: elementi per una riconsiderazione della monetazione incusa a Sybaris e nel suo "impero", in NAC, XXXV, 2006, 53-81

Sui ripostigli di Sambiase, Curinga e S.Stefano di Rogliano:

  • E. SPAGNOLI, Ripostiglio di Sambiase. Ripostiglio di Curinga. Ripostiglio di S. Stefano di Rogliano, in E. SPAGNOLI – M. TALIERCIO MENSITIERI, Ripostigli dalla piana lametina, Soveria Mannelli 2004, 9 ss.

Per le monetazioni di Caulonia e di Taranto i riferimenti sono rispettivamente a:

  • S.P. NOE, The Coinage of Caulonia, New York 1958.
  • W. FISCHER-BOSSERT, Chronologie der Didrachmenprägung von Tarent 510-280 v. Chr., Berlin-New York 1999.

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Mi complimento vivamente con Enzo per l'accurata osservazione, che denota una profonda preparazione e so che sta portando avanti uno studio sugli incusi.

Naturalmente una seria considerazione deve partire dall'auspicata disponibilità futura di serio Corpus, con la relativa sequenza dei vari conii noti, anche per meglio verificare la variabilità ponderale all'interno di determinate serie. Indubbiamente una serie emessa in un momento di disordine politico-militare può mostrare non solo "stranezze" stilistiche, ma anche maggiori scarti ponderali.

Per comodità posto qui l'immagine dell'esemplare citato, dall'asta Peus 406:

post-7204-0-22176900-1333496480_thumb.jp

Innanzi tutto noto, come al solito, una marcata trascuratezza nella descrizione della moneta riportata nella scheda del catalogo Peus. Vi viene definita addirittura come dracma e classificata con SNG ANS 848 (riferita a un dracma), un nominale che pesa solo circa 2,50 g, e non come statere (generalmente nel senso di tridracma).

Indubbiamente un peso di 9,63 g (circa un grammo oltre la media) appare eccezionale e merita attenta valutazione, anche considerando che le monete in argento, essendo monete di riferimento e non fiduciarie, dovevano avere scarti piuttosto contenuti rispetto al valore teorico.

Tuttavia nel corso di una emissione affrettata, come sembra nel caso specifico, è possibile che sia stata prestata minore attenzione al mantenimento di un piede ponderale e la distribuzione dei pesi dei vari esemplari usciti dalla zecca dovrebbe seguire il classico andamento della curva gaussiana, con un picco che in pratica si sovrappone al peso teorico.

Ma solo un Corpus, con accurata catalogazione dei vari pezzi noti con relativi pesi, può permettere di costruire una simila curva di distribuzione ponderale.

In ogni caso è interessante la segnalazione e mi auguro vivamente che gli studi di Enzo siano a buon punto e attendiamo con ansia la loro pubblicazione

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Mi complimento vivamente con dracma, di cui condivido metodo di studio e precisione nell'esposizione.

Auspico, unendomi all'amico Acraf, che possano effettuarsi presto Corpora su monetazioni italiche, magnogreche e siciliane.

Pur tuttavia, mi preme sottolineare che le intenzioni dei più si muovono in direzioni differenti.

La superficialità di alcuni "studiosi" odierni produce teorie innovative e spesso fuorvianti, in quanto non basate su dati, divenuti elemento fastidioso da far conciliare con le proprie convinzioni.

Il progetto Corpus Nummorum Apuliae per citarne uno, credo che si sia arenato definitivamente.

Spero vivamente di essere smentito!

Per tal ragione sarebbe opportuno rimeditare e approfondire il discorso, su una "spartizione" di zone, in cui un gruppo omogeneo di studiosi, si occupi in tempi coerenti con il lavoro da compiere della formazione dei Corpora.

Saluti.

Modificato da Vincenzo
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Inviato (modificato)

Purtroppo le basi metodologiche di molti studi numismatici (e non) sono opinabili e non di rado denotano una conoscenza alquanto limitata delle problematiche affrontate e del mondo antico in generale.

Ciò che tuttavia rilevo sempre con maggiore frequenza è la scarsa attenzione rivolta alla schedatura delle monete, che spesso ingenera confusione nell’esatta identificazione dei nominali. Per restare in ambito ponderale trovo ad esempio assai discutibile la classificazione di una moneta incusa di Crotone proposta da Gorny & Mosch, Auc. 204, 05/03/2012, n. 1071.

L’esemplare (gr. 0,14) viene classificato, sic et simpliciter, come frazione corrispondente ad 1/48 di statere e considerata “unpubliziert” per l’assenza di confronti. Ci troveremmo pertanto di fronte ad un unicum.

Gli editori non hanno tuttavia considerato il notevole grado di consunzione del pezzo, che ha inevitabilmente prodotto uno scadimento ponderale, peraltro notevole, inficiando l’originaria consistenza metallica.

E l’elenco delle defaiances sarebbe molto lungo....

Modificato da dracma
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L'auspicio di Vincenzo per nuovi e seri studi sulle tante emissioni antiche italiche, magnogreche e siceliote che ancora attendono un'adeguata sistemazione è anche il mio.

Tante volte ho richiamato l'attenzione sull'importanza di apportare nuova linfa a tali studi, dal momento che denoto ora una particolare stagnazione che solo in piccola parte può essere imputata alla difficile situazione legislativa che danneggia oltremodo gli studiosi privati e i collezionisti, con difficoltà di fare emergere esemplari in loro possesso (salvo naturalmente quando finiscono in varie aste, invariabilmente all'estero). Il problema principale risiede nell'oggettiva difficoltà di raccogliere sufficienti informazioni, dalle schede spesso incomplete e fuorvianti delle aste (come giustamente messo in evidenza da Dracma) alle tante monete che sono ancora sepolte nei vari depositi museali e di soprintendenze (magari già schedate al momento del rinvenimento).

Forse esistono problemi economici, ma soprattutto manca una volontà politica di favorire le sinergie per agevolare tali studi.

Sono pure io molto curioso del destino del Corpus o Repertorio delle antiche monete apule. Ormai da anni si parla del noto progetto curato dal prof. Siciliano, dell'Università di Lecce, di pubblicare una seria panoramica delle emissioni apule (ossia della Daunia, Peucetia e Messapia, oltre che dell'antica Calabria, che corrispondeva al territorio tarentino e non va confusa con l'attuale Calabria che era l'antico Bruttium). Il docente si era avvalso pure dell'apporto di numerosi laureandi e dottorandi che avevano avuto l'incarico di studiare singole zecche per le loro tesi (un aiuto molto comodo e soprattutto sottocosto....). So che perfino il problema dei diritti di riproduzione di monete presenti in musei anche stranieri è molto minore nel caso di accademici. Grazie a scambi di favori e cortesie (vi dò foto di monete in nostri depositi in cambio di vostre foto e qualcosa di simile) questi accademici possono avere immagini a condizioni molto più agevolate rispetto ai normali studiosi privati....

Quindi il vero problema è di volontà e serietà intellettuale.

E' molto meglio spendere tempo per una corretta ed eaustiva trattazione di tutte le monete note piuttosto che spendere poche pagine per teorie che vogliono essere per forza innovative e originali. Molti accademici prendono la scorciatoia di rimasticare solite cose e magari con poche immagini o addirittura ricorrendo ai soliti disegnini del vetusto Garrucci o simili. Al solito conta più la quantità della qualità degli argomenti (conta di più il numero delle pubblicazioni ai fini del punteggio e chissenefrega della loro effettiva qualità scientifica).

E mancano soprattutto veri Corpora che aiutano notevolmente anche a classificare e sistemare le monete di quella zecca. Troppo spesso sono gli stranieri a curare un Corpus di una singola zecca (per un Corpus su Messana dell'italianissima Caccamo Caltabiano ci sono almeno 10 dei vari Jenkins, Westermark, Boehringer, ecc.).

Spesso per redigere i Corpora ci vuole grande impegno, specialmente se si tratta di zecche medie o grandi. Basta pensare a Sibari o Crotone.....

Una possibilità è quella di riunire le forze e agevolare tali impegni, favorendo al massimo scambi di informazioni e le collaborazioni.

Questa procedura ha anche il vantaggio di ridurre il noto e ostinato isolazionismo che caratterizza la nostrana archeologia e numismatica.

Provate a contattare un responsabile di una Soprintendenza per avere notizie delle numerose monete rinvenute nei vari scavi. pochissime delle quali vengono edite in tempi ragionevolmente brevi e almeno con immagini che siano nitide e tipograficamente inappuntabili. Quasi mai potete sperare in una vera collaborazione (le porte sono rigorosamente chiuse, alla faccia del progresso scientifico !).

Enzo (Dracma) si sta molto impegnando a studiare gli incusi, ma non so su quali e quanti aiuti può contare.

Spero solo che possa postare determinati problemi per poter agevolare scambi di informazioni e chiarimenti.

Almeno un piccolo aiuto lo potremo dare!

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Pienamente d'accordo con Acraf! E' pur vero che le istituzioni museali non dovrebbero chiedere somme esorbitanti per foto.

Per una moneta al Royal Museum Copenhagen chiesero circa 200 euro.

Al Cabinetto del Museo di Francia par 4 monete circa 650 euro.

E' ovvio il ricorso al Garrucci in questo caso.

Per fortuna le aste si mostrano molto più liberali in tal senso, concedendo PREVIO AVVISO e citazione(occorre sempre il consenso)l'utilizzo di immagini a fini scientifici.

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Inviato (modificato)

Caro Acraf, rispondo più che volentieri a quesiti che mi poni. I problemi da affrontare per chi vuole intraprendere lo studio delle emissioni monetali di una zecca, specie di grande entità, sono molteplici e a volte tali da comportare la stagnazione stessa del progetto.

Proverò ad enucleare, in base alla mia modesta esperienza, le principali difficoltà in cui mi sono imbattuto, in parte già evidenziate da te e da Vincenzo:

  • le autorizzazioni richieste a Musei, Soprintendenze o altri enti per prendere visione delle monete seguono un iter burocratico generalmente lungo. Ne consegue che i permessi di studio vengono concessi a distanza di mesi dall’inoltro della richiesta o, nei casi peggiori (e mi è capitato), non arrivano affatto.
  • i materiali custoditi nei depositi sono difficilmente accessibili e, qualora lo siano, il più delle volte necessitano di pulizia e/o di restauro.
  • i costi per la riproduzione fotografica degli esemplari, come ha rilevato Vincenzo, sono ormai troppo onerosi e, pertanto, non sempre sostenibili.
  • altro aspetto da non sottovalutare sono le spese di viaggio, che ormai non vengono quasi più rimborsate o lo sono in misura davvero irrisoria.

Si tratta di difficoltà serie che non incentivano affatto certo la ricerca. E’ pur vero che la disponibilità in rete di molte Auctiones ha rappresentato un grande passo in avanti, consentendo l’immediata fruizione di una considerevole massa di foto e dati, tuttavia per l’edizione del corpus di una monetazione ciò non basta e occorrerebbe molto altro......

Modificato da dracma
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Vincenzo e Dracma hanno pienamente evidenziato i grossi problemi che si incontrano quando si vuole approntare un serio studio numismatico.

Spesso noto in giro la convinzione, specialmente fra collezionisti che dilettano di studi, che basta il materiale raccolto su aste e su internet per fornire una trattazione. Non basta.

Bisogna fare non solo un'attenta indagine sul territorio e pulsare tutto il materiale che passa in asta (anche su ebay, con molta attenzione verso i possibili falsi), senza considerare che però non tutto viene poi conservato in archivi, come CoinArchives. Ci sono molte aste che non aderiscono nemmeno a sixbid e spariscono con tutto il materiale dopo la conclusione, a meno di non avere l'avvertenza di scaricare e conservare le immagini. A tale proposito sono molto curioso di sapere se qualcuno, esperto di informatica, abbia approntato qualche programma che permetta di scaricare automaticamente tutte le immagini di monete del settore di proprio interesse, senza dover ripassare sito per sito, con grande dispendio di tempo ed energia.... Ricordo di avere vagamente sentito parlare di un programma simile, creato in Canadà, ma non ho saputo più nulla.

Chi riesce in tale intento avrebbe molta riconoscenza anche degli studiosi, che potranno poi procedere in piena autonomia a fare tutti i confronti possibili.

In ogni caso si prova invidia verso paesi, come la Gran Bretagna, che sono più evoluti di noi nelle procedure per gli studi ed esiste una piena collaborazione tra collezionisti, studiosi privati e quelli accademici. La stessa società numismatica nazionale, la "Royal Numismatic Society", ha sede all'interno del British Museum e il suo tesoriere, il mio amico John Morcom, è non solo uno stimato collezionista privato di monete greche (esiste un volume di SNG dedicato alla sua raccolta, in deposito al British Museum), ma collabora pure con N.K. Rutter, un docente universitario di Oxford, alla stesura del volume di Historia Numorum dedicato alla Sicilia e non ha problemi a visionare liberamente il materiale presente nel medagliere del British Museum.... Basta pensare invece alla tragicomica difficoltà di accesso al ricchissimo e importante medagliere del Museo Archeologico di Napoli (senza parlare di quello del Museo Nazionale di Roma).

E gli inglesi si permettono pure di sfornare libri e corpora su monete emesse nel nostro amato paese.

E racconto un episodio personale, Negli anni '80 stavo dilettando di studi sulle monete romane repubblicane e mi stavo concentrando sui denari emessi dai ribelli italici durante la Guerra Sociale. Avevo iniziato a raccogliere dati e pubblicazioni nonchè i vari passaggi sulle varie aste, sfruttando anche la signorile disponibilità di Ernesto Santamaria con la sua ricchissima e completa biblioteca.

E vengo a sapere che un docente inglese, Thedore Buttrey, aveva pure lui iniziato a fare la stessa ricerca.

Il pensiero che uno straniero, dopo Michael Craword per le monete romane repubblicane, riuscisse a scrivere un Corpus anche sui denari alcuni dei quali riportava il nome di ITALIA mi fece stare male. Sentivo mortificato l'orgoglio nazionale e con grandi sacrifici, anche economici (compresi alcuni viaggi all'estero nei vari musei), riuscii a raccogliere materiale sufficiente per poter pubblicare un Corpus in italiano su questa monetazione. Era il 1987.

Ebbi la soddisfazione di vederlo accolto tra i testi di riferimento, anche se non pochi espressero la critica che avevo scritto in italiano anziché in inglese !!!

Indubbiamente un buon testo numismatico dovrebbe contenere almeno riassunti (summaries) in inglese, ma avevo almeno salvato l'onore italiano di dedicare un volume italiano ai ribelli italici che adottarono anche il nome ITALIA alla loro Confederazione.

Ormai sono passati anni e appena avrò tempo curerò una copia scansionata dell'intero volume da rendere liberamente disponibile su internet.

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Scriverlo in Inglese? E perchè? E da quando l'idioma anglosassone è stato nomonato lingua universale della scienza?

La questione è antica e si basa sul presupposto sbagliato che ciò sia necessario per una maggior diffusione culturale nei tempi odierni.

Gli uomini di scienza determinano le linee culturali e quindi maggiori saranno quelli italiani, maggior sarà l'utilizza di questa lingua oggi e in futuro.

Io scrivo e continuerò sempre a scrivere in Italiano!

Anche perchè i risultati dei colleghi anglosassoni non mi pare siano eccezionali tanto da prenderli a modello.

E proprio il volume del Rutter-Italia lo dimostra.

Quanto alla situazione italiana, i problemi sono stati ben sintetizzati da dracma. A cui niente è da aggiungere.

Vincenzo.

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Quando si scrive un importante studio numismatico si dovrebbe anche preoccupare di agevolare la sua comprensione in una cerchia sufficientemente ampia di "addetti ai lavori".

Senza dubbio l'italiano è una lingua fondamentale anche per il periodo classico. Per favorire la comprensione del lavoro, specialmente all'estero, è comunque utile aggiungere, come alcuni fanno, un riassunto in inglese.

Si deve anche considerare che non pochi articoli e libri che hanno trattato le monete greche e romane emesse in Italia e Sicilia sono stati scritti in tedesco, che è una lingua compresa da una netta minoranza degli italiani.

Al solito dietro esiste anche un problema di egemonia politica e culturale. Il tedesco, fin dai tempi di Schliemann, era ed è considerato una lingua fondamentale per l'archeologia (e quindi anche per la numismatica), alla faccia della reale comprensione degli studiosi nostrani.

Anche per questi motivi, e cioè per mantenere una certa rilevanza della lingua italiana nel panorama culturale internazionale, è importante scrivere libri e articoli in italiano. Chi è veramente interessato all'argomento, anche se straniero, dovrà imparare ad avere un minimo di dimestichezza con l'italiano.

Se invece si continua ad abbassare il livello culturale in Italia, perderemo sempre più la nostra importanza e anche il primato di poter dire la nostra sulle monete dei nostri antenati....

E' una sorta di circolo vizioso, che può essere rotto solo col ricupero del nostro spessore culturale.

E lo Stato italiano dovrebbe infatti investire sempre più nella Cultura, sia con più mirati interventi a livello scolastico sia agevolando la circolazione delle idee (e non reprimendola con la creazione di oligarchie sempre più chiuse ed esclusiviste)!

Vivissimi auguri di serena Buona Pasqua! (e speriamo in una nostra resurrezione!)

Modificato da acraf
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Anche per questi motivi, e cioè per mantenere una certa rilevanza della lingua italiana nel panorama culturale internazionale, è importante scrivere libri e articoli in italiano. Chi è veramente interessato all'argomento, anche se straniero, dovrà imparare ad avere un minimo di dimestichezza con l'italiano.

Esattamente!!!

Se gli addetti ai lavori facessero un uso proprio della lingua italiana, il livello culturale del nostro paese non sarebbe in un vortice crescente di ignoranza.

Quanto ad eventuali abstract in inglese per volumi inerenti monetazione italica(o romana) non ne vedo l'obbligatorietà spesso pretesa da alcuni editori.

Perchè allora non in tedesco, lingua storicamente riconosciuta come tipica delle scienze umane dopo il latino? O in spagnolo, lingua maggiormente utilizzata da più Stati al mondo? O in cinese e arabo dato che sono le lingue più utilizzate dalla popolazione mondiale?

Piuttosto mi aspetterei che qualche piccola nota venisse fatta nella lingua dell'argomento trattato.

In un volume dal titolo Historia Numorum-Italy perchè l'autore non si è posto il problema di fare qualche estratto o sunto in italiano?

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  • 6 anni dopo...
Il 6/4/2012 alle 18:11, acraf dice:

In ogni caso si prova invidia verso paesi, come la Gran Bretagna, che sono più evoluti di noi nelle procedure per gli studi ed esiste una piena collaborazione tra collezionisti, studiosi privati e quelli accademici. La stessa società numismatica nazionale, la "Royal Numismatic Society", ha sede all'interno del British Museum e il suo tesoriere, il mio amico John Morcom, è non solo uno stimato collezionista privato di monete greche (esiste un volume di SNG dedicato alla sua raccolta, in deposito al British Museum), ma collabora pure con N.K. Rutter, un docente universitario di Oxford, alla stesura del volume di Historia Numorum dedicato alla Sicilia e non ha problemi a visionare liberamente il materiale presente nel medagliere del British Museum.... Basta pensare invece alla tragicomica difficoltà di accesso al ricchissimo e importante medagliere del Museo Archeologico di Napoli (senza parlare di quello del Museo Nazionale di Roma).

@acraf

Riprendo questa vecchia discussione per chiedere alcune informazioni. 

1)La collezione di John Morcom è tutta conservata al British Museum? E' stata venduta? Ceduta gratuitamente al Museo? E' possibile avere delle foto a colori della stessa?

Ne approfitto per fare un'altra domanda.

2)L'Historia Numorum della Sicilia di cui si parla da anni, almeno 10, sarà pubblicato o il progetto è definitivamente caduto?

 

Saluti

Michele

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  • 2 settimane dopo...

1) La collezione è in deposito al BM, ma non so con quale esatta formula. Non sembra venduta. Per chiedere immagini a colori credo si debba contattare direttamente il dipartimento del BM.

2) Historia Numorum Sicilia è ancora in corso di revisione (....). Dovrebbe essere a buon punto, ma non si sa ancora quando sarà esattamente venduta.

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