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Da Treboniano a Gallieno: Ag e non-Ag.


gpittini

Risposte migliori

DE GREGE EPICURI

Nel periodo che va dalla morte di Decio (251) a quella di Gallieno (268), le emissioni d'argento e di bronzo subiscono mutamenti tali da stravolgere completamente la situazione precedente. Si assiste alla "quasi scomparsa" del sesterzio e dei suoi numerali divisionari; ma di questo ora non mi occupero', chi e' interessato puo' guardarsi le varie discussioni dedicate al Tesoretto di Biassono, ed altre comparse sul Forum.

L'antoniniano sopravvive, ma con variabilita' e soprattutto caduta nel contenuto argenteo che lo trasformano, di fatto, in una moneta diversa. Tuttavia, negli anni di Treboniano Gallo, Ostiliano e Volusiano (251-253)si incontrano solo raramente antoniniani con forte impoverimento di argento: sono quelle monete brutte, opache, mal leggibili, o con macchie di ossidazione del rame su uno o entrambi i lati. Gli studi sistematici ci dicono che in questi anni il peso medio dell'antoniniano declina da 3,42 a 3,36 g., e la percentuale di Ag dal 36,54% al 35,12% (Carson). La diminuzione quindi e' modesta, e gli esemplari peggiori sono semplicemente ai limiti della normale dispersione statistica.

Ecco un bell'antoniniano di Volusiano del 253, che avevo gia' mostrato (Junioni Martiali): pesa 4,0 g., misura 20,5 mm ed e' la C 43 e RIC 172.

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Invece questo esemplare di Volusiano va considerato decisamente fuori della norma: mi sembra pressoche' privo di Ag, e ritengo sia stato prodotto in una situazione di emergenza. Sappiamo che, oltre ai "denari di bronzo", esistono anche "antoniniani di bronzo", benche' molto piu' rari, o forse di lega (Cu e Pb?)

Anche questo è del 253; la scritta al R recita: PMTRP IIII COS II, e dovrebbe essere il C92, RIC 140. Pesa 2,7 g. e misura 21 mm.

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Col regno congiunto di Valeriano Primo e Gallieno (253-260) le cose peggiorano rapidamente. In 8 anni, il peso medio dell'antoniniano passa da 3,10 a 2,80 g., e la percentuale di fino scende dal 35% nel 253 al 15% nel 260. Per questo, troviamo alcuni radiati di Valeriano relativamente argentei e luminosi, ed altri brunastri e rameici. Ritengo che possano esserci anche differenze di fino legate alla zecca, ma non ho trovato nessuna notizia certa.

Ecco un bel Valeriano eccezionalmente pesante (VOTA ORBIS), senza data; pesa 4,9 g. e misura 20 mm. E' la C 280 e RIC 294.

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Ecco invece un Valeriano bruttissimo (come la maggior parte di quelli che si vedono): e' un RESTITUTOR ORBIS, RIC 117, pesa 3,1 g. e misura 19-22mm. E' coniato male, piu' che usurato dalla circolazione: guardate anche le lettere. Scusate, e' pure sfocata.

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Il regno di "Gallieno solo" (260-268), dopo la cattura del padre a Edessa, vede la caduta del peso medio da 3,05 a 2,85 alla zecca di Roma (a Milano i valori sono piu' bassi), e la percentuale di fino dal 15% nel 260, al 5% nel 266, al 2,5% nel 268. Questi aspetti (come tutta la monetazione di Gallieno, che e' estremamente complessa e interessante) sono stati approfonditi da Voetter e da Goebl, ma non risultano del tutto chiariti.

Ed ecco una panoramica ridottissima del peggioramento delle sue monete, che mi pare mostri chiaramente queste straordinarie differenze.

La prima e' una VICT GERMANICA (peso 3,1 g., diametro 23 mm), non datata, coniata a Lugdunum (RIC 47).

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La monetazione di Salonina segue sostanzialmente i caratteri di quella del marito; qualcuno magari potrebbe postare degli esempi.

Credo che quanto sopra possa dare una risposta allo stupore dei collezionisti, che confrontano due antoniniani dello stesso imperatore e si meravigliano di vederli diversissimi.

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1) gallieno da solo 260-268 e` oramai di rame , ne ho viste pochissime d argento del periodo 260-268 , come se con la morte di valeriano acceleri il processo di inflazione

2) c e` una variabilita` estrema negli antoniniani di questo perido 250-260 , con pezzi di argento e altri di rame

questo per me significa che eran monete fiduciarie agganciate all aureo ed emesse in numeri eccessivi.

3) non ha senso parlare di contenuto medio o peso medio per queste monete data la loro variabilita`

4) abbiamo il problema del campione , e della sua distorsione . con la mania della conservazione abbiam preservato solo gli esemplari piu` belli

e adesso cerchiamo di inferire lo standard della moneta basandosi su questo campione , col risultato che sovrastimiamo quello che era effettivamente la realta.

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DE GREGE EPICURI

Non credo proprio che uno come R.A.Carson, del British Museum, abbia fatto le medie solo sulle monete delle aste! Tieni conto che nei Musei importanti non sono conservate solo monete BB o SPL, ma anche un sacco di esemplari in bassa conservazione; e chi si occupa di statistiche dei pesi conosce il suo mestiere.

E' vero che c'e' notevole variabilita' nelle monete di questo periodo, ma non credo proprio che la cosa sia totalmente casuale: mi pare esistano alcune linee di fondo nei mutamenti, e sono quelle che sopra ho cercato di riassumere.

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L'argomento è estremamente interessante e, nel contempo, piuttosto complesso.

Per affrontare l'argomento probabilmente risulterà essenziale esaminare, parallelamente alle varie emissioni, gli eventi storici e bellici che certamente hanno influito sull'economia dell'epoca. Prendendo fra tutte le coniazioni radiate di Gallieno sarà ad esempio osservabile come la qualità artistica e la bontà della lega delle emissioni segue molto da vicino gli sconvolgimenti economici legati alle molteplici crisi che questo imperatore si troverà ad affrontare.

Gallieno, a seguito della nefasta sconfitta e cattura del padre Valeriano ad Oriente, si trova a dover affrontare anche il problema "usurpatori". E' proprio in questo periodo storico che nascono sulle emissioni di Mediolanum e di Siscia le prime sigle di zecca. In un periodo di profonda crisi economica con conseguente forte svalutazione della moneta (il fino degli antoniniano arriva ad essere inferiore al 5%), le emissioni ufficiali di Gallieno si trovano a dover fare i conti con le emissioni pseudo fraudolente di Postumo che molto spesso appaiono di migliore qualità (sia dal punto di vista del peso sia dal contenuto di fino). Sarà forse proprio per questa ragione che Gallieno inventa la sigla di zecca?

Perchè a Mediolanum ed a Siscia?

Forse Gallieno vuole in questo modo dimostrare che solo Mediolanum e Siscia sono state autorizzate a coniare dal governo centrale? In questo modo forse ha pensato di riuscire ad arrestare (sfruttando la legge del rifiuto del mercato) l'importazione dalle Gallie delle monete di Postumo?

Tornando al tema principale della discussione possiamo notare che le emissioni di Mediolanum presentano in generale un aspetto migliore (dal punto di vista del fino visibile in superficie e della qualità artistica) rispetto alle coniazioni di Roma. Potremmo ipotizzare dunque che la qualità delle emissioni poteva dipendere talvolta da questioni "concorrenziali" di confine come nel caso delle emissioni galliche di Postumo contro quelle italiane (Mediolanum) di Gallieno?

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DE GREGE EPICURI

La monetazione in mistura di Postumo e' sicuramente migliore, e mi pare che anche il peso medio superi quello di Gallieno. Quanto alla zecca di Roma, non si potrebbe immaginare una situazione anarcoide, legata anche alle lunghe assenze dell'imperatore, che portava a ruberie di metallo prezioso? Da quanto ricordo della "guerra della zecca" condotta da Aureliano negli anni '70 del III secolo, pare con migliaia di morti, sembra che egli avesse toccato molti interessi consolidati, di tipo fraudolento. Penso che tali comportamenti fossero così radicati proprio perchè di lunga durata.

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