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Il Messico archeologico


Ixchel

Risposte migliori

Per gli Aztechi ed i Maya, era consuetudine indossare ampi copricapi ricoperti di piume. Ad esempio, gli imperatori aztechi (Tlatoani) ed altri ricchi nobili, utilizzavano migliaia di penne di quetzal.

Ma guardate la foto qui in basso. Si tratta del dio egizio Atum. Il suo copricapo sembra essere dello stesso modello di quello dei "tre uomini neri". Avevano forse lo stesso stilista? hi hi

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qualcosa di simile nell'immagine dell'imperatore Maya Pakal II?

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direi di no, visto che l'altezza è palesemente data dai suoi capelli raccolti.

In conclusione, direi che l'ipotesi di un "vestito" cerimoniale del tutto nuovo è la più accreditata. Speriamo che presto vengano rinvenuti altri affreschi per dare finalmente una risposta a questo curioso enigma.

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Altri articoli parlano di:

Una sepoltura di uno dei primi sovrani di Palenque.

"L'esistenza della tomba è nota dal 1999, ma i ricercatori non hanno mai potuto esplorarla a causa delle precarie condizioni strutturali della piramide che la sormonta. Ogni tentativo di penetrare al suo interno potrebbe danneggiare il suo contenuto dice l'équipe archeologica, affiliata all'Istituto nazionale messicano di antropologia e storia. Per questa ragione i ricercatori hanno calato nella tomba una telecamera di quattro centimetri per sei attraverso un foro ampio un quindicina di centimetri aperto nel pavimento della piramide." John Roach

National Geographic

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Uno sguardo nella tomba Fotografia per gentile concessione INAH

Una tomba dal colore rosso intenso. Il rosso era un colore estremamente importante per gli Aztechi ed in seguito per i Maya, identificato con il "Primo sole", l'Oriente.

Modificato da Ixchel
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Calakmul: "piramide dipinta" maya rivela per la prima volta scorci di vita quotidiana:

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"Un’inusuale serie di dipinti murali maya, con tanto di didascalie scritte in geroglifici, offre agli archeologi un nuovo squarcio sulla vita nell'impero tra il 620 a.D. e il 700.

I murales maya scoperti finora descrivono tutti momenti delle élite regnanti, battaglie vittoriose o temi religiosi.

Le pareti esterne della "piramide dipinta" invece, sepolta per secoli nella giungla messicana (nella foto si vede un angolo della piramide dove si sta scavando) hanno mostrato per la prima volta agli studiosi della cultura maya un aspetto totalmente nuovo.

I murales – scoperti nel 2004 nel sito maya di Calakmul - descrivono il popolo impegnato nelle attività quotidiane, dando anche una visione nuova sull'arte dei murales.

"Non si conosce davvero niente di simile. Questi murales sono una totale sorpresa", dice Michael D. Coe, l'esperto di cultura maya e curatore emerito del Museo di storia naturale Peabody dell'Università di Yale.

"Qui abbiamo la vita quotidiana che svolgevano le persone che chiaramente non appartenevano alla classe più alta dei maya".

Il cibo e la moda maya

Queste opere d'arte ricche di colore ci mostrano l'abbigliamento e i gioielli così come li indossavano le varie classi sociali a Calakmul, una delle più grandi città del periodo classico dei maya, che si prolungò dal 300 al 900 d.C.

Durante questa era, Calakmul svolse in parte la funzione di capitale del regno del Kan (serpente), che aveva una grande influenza sul mondo maya.

I murales descrivono anche i cibi più comuni e fanno vedere come sono preparati e distribuiti, per esempio, dalla "persona del sale" e dalla "persona del tabacco", come sono descritti nei geroglifici. Altre scene mostrano i prodotti del grano che erano parte essenziale della dieta maya: in un pannello, una donna distribuisce un piatto di tamales a un gruppo di persone, mentre in un'altra un uomo e una donna servono del mais cotto.

Ancora più interessante e sorprendente è il fatto che questi murales si trovassero all'esterno di una costruzione, visto che tutti gli altri sono stati ritrovati nascosti all'interno delle piramidi.

"In altre parole, erano dipinti pubblici", spiega Coe riferendosi ai murales di Calakmul, "perché li potevano vedere tutti". Fortunatamente per gli studiosi dei maya, il lungo periodo in cui la piramide dipinta è rimasta sepolta ha aiutato a preservare queste opere d'arte così particolari."

National Geographic

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In fine riporterei questo articolo riguardante la tomba a piramide appena scoperta a Chiapa de Corzo, nello stato messicano del Chiapas.

La piramide dei sacrifici umani Scoperta in Messico la tomba più antica dell'America Centrale

di John Roach

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"Per 2.700 anni ha ospitato i resti ingioiellati di due membri dell'élite e delle loro vittime sacrificali. Quella appena scoperta dagli archeologi è la più antica tomba a piramide della Mesoamerica, la regione storica che comprende il Messico e l'America centrale.

Secondo Bruce Bachand, archeologo della Brigham Young University e direttore degli scavi, la tomba ritrovata a Chiapa de Corzo, nello stato messicano del Chiapas, potrebbe gettare luce sulla misteriosa civiltà Zoque.

All'epoca della consacrazione della piramide, Chiapa de Corzo era una città afosa, odorante di legna bruciata e incenso, popolata da centinaia di artigiani, commercianti e contadini. Sopra le loro teste, torreggiava la piramide alta tre piani: «un monumento imponente ai sovrani passati e insieme il simbolo di un'identità culturale emergente», commenta Bachand.

Nella parte alta della piramide gli archeologi hanno trovato due corpi, uno maschile e uno femminile, coperti da capo a piedi di un sacro pigmento rosso. Alla vita avevano cinture ornate da figure intagliate nella giada: scimmie urlatrici, coccodrilli, zucche. Conchiglie intarsiate di ossidiana, come piccole maschere, coprivano loro la bocca, che a sua volta conteneva gioielli di giada e pirite.

Sparse intorno ai corpi, offerte per gli dei: vasi di ceramica, asce rituali probabilmente collegate alla fertilità, specchi di ferro e pirite, e una maschera di stucco dipinta di rosso. «Senza dubbio appartevano alle fasce più alte della società», dice Bachand, il cui lavoro è stato in parte finanziato dal Comitato Ricerca ed Esplorazione della National Geographic Society.

Poco più sotto nella scala sociale si trovavano un adulto e un bambino, apparentemente due vittime sacrificali, che sembrano esser stati gettati all'interno della tomba. Il corpo dell'adulto era accasciato contro il muro della cripta, un braccio allungato in maniera bizzarra sulla testa.

Nascita di una cultura

Secondo Bachand, la tomba a piramide è una finestra sul passato che ci permette di capire l'evoluzione della cultura degli Olmechi, una delle più antiche del Nuovo Mondo.

Gli Olmechi cominciarono a spostarsi al di fuori del Golfo del Messico, la loro zona di origine, intorno al 1200 a.C., influenzando le nascenti civiltà mesoamericane. Fino a che punto si spinse questa influenza è ancora oggetto di dibattito fra gli archeologi. Il sito di Chiapa de Corzo, che si trova in una zona di confine tra la civiltà olmeca e quella maya, potrebbe aiutare a risolvere il problema.

«Stiamo cercando di capire, dai reperti archeologici, come da un sottofondo ancestrale olmeco sia emersa la civiltà Zoque. E sembra che ciò accadde proprio nel periodo in cui questa tomba fu costruita», dice Bachand.

Gli archeologi sostengono che, nei secoli che precedettero la costruzione della tomba, Chiapa de Corzo fosse un grande villaggio sorto lungo una delle maggiori vie commerciali, controllate dagli Olmechi dalla loro

capitale, La Venta, che si trova sulla costa del Golfo. Quando acquistò ricchezza e potere, Chiapa de Corzo cominciò ad affermare una propria identità. La tomba appena scoperta, che fonde caratteristiche olmeche e zoque, fa ritenere che la transizione fosse già in stato avanzato intorno al 700 a.C.

Ad esempio, alcuni vasi di ceramica ritrovati nella tomba sono identici ai vasi di La Venta. Tuttavia, i corpi ritrovati nella tomba non hanno i grossi orecchini di giada e le corazze trovate di solito sui corpi degli Olmechi. Inoltre, prosegue Bachand, le pietre, i muri di argilla e il soffitto di legno della tomba rappresentano uno stile proprio degli Zoque, che poi fu applicato a Chiapa de Corzo per secoli.

«Pensiamo che la tomba determini un momento di differenziazione», dice Bachand. «Sì, ci sono elementi olmechi incorporati nella cultura degli Zoque, ma a quell'epoca si stavano separando e sviluppando per proprio conto».

Un prototipo per i Maya

Distinguendosi dall'influenza degli Olmechi, la nascente cultura zoque a Chiapa de Corzo potrebbe aver influenzato anche altre culture, ad esempio quella dell'impero dei Maya.

Innanzitutto, la piramide, con i suoi lunghi gradoni a terrazza, presagisce l'architettura detta "gruppo E" del periodo classico maya (il nome deriva dalla classificazione del sito di Uaxactún in Guatemala). Allineati con le albe dei giorni di solstizio ed equinozio, gli edifici "gruppo E" sembrano avere dei significati astrologici.

«Quindi non è solo una vecchia piramide», commenta Bachand. Il modello "gruppo E", associato ai Maya e ad altre culture mesoamericane, potrebbe in realtà essere stato inventato dagli Zoque.

Robert Rosenswig, archeologo esperto di civiltà mesoamericane, conferma le intuizioni di Bachand. «Che una potente dinastia regnante si fosse stabilita a Chiapa de Corzo intorno al 700 a.C. sembra perfettamente

ragionevole», sostiene.

A quell'epoca, gli Olmechi avevano una civiltà già vecchia di 400 o 500 anni, e avevano fondato altri centri, che stavano sviluppando la propria architettura monumentale. «Questi gruppi erano tutti in contatto tra loro, e la situazione stava diventando più complessa», sostiene Rosenswig.

Ultima scoperta nella piramide

Per rafforzare la loro teoria, Bachand e la sua squadra stanno scavando più a fondo nella piramide, sperando di trovare prove più consistenti sul contatto diretto con la capitale olmeca. Da pochi giorni potrebbero aver trovato, ai piedi della piramide, la prova che cercavano: un'ascia cerimoniale di giada, di colore verde-azzurro, di possibile orgine olmeca.

«Non c' è alcun segno inciso sopra, ma si trova proprio sull'asse della piramide, e pensiamo che sia collegata a qualcosa di speciale», dice Bachand.

Nel 2008, l'équipe di archeologi aveva trovato una fossa piena di asce simili - tra cui una con un'incisione tipica degli Olmechi - sulla piazza vicino alla piramide. Era stato scoperto anche il luogo in cui le asce venivano fabbricate.

Il fatto che un'altra ascia fosse sepolta all'interno della tomba, aggiunge Bachand, «è sicuramente il segno di un'offerta votiva di ispirazione olmeca». "

National Geographic

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"Con la sua struttura a terrazze, la piramide di Chiapa de Corzo sembra presagire lo stile delle cosiddette piramidi "gruppo E" del periodo classico dei Maya. Gli edifici avevano una funzione astrologica: erano costruiti in modo da trovarsi allineati con il sole all'alba dei giorni di solstizio o di equinozio. Secondo gli archeologi, i Maya potrebbero aver derivato lo stile "gruppo E" proprio dagli Zoque."

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Ed ecco la spiegazione:.........

Questi segni tracciati sulla parete nord della casa rappresentano date calcolate secondo il cosiddetto "computo lungo" dei Maya: uno di essi si riferisce a un momento posto a distanza di 7.000 anni nel futuro. William Saturno, nella sua ricerca, ipotizza che i calcoli si riferiscano a cicli astronomici, come quello delle eclissi lunari o del movimento del pianeta.

"Gli antichi Maya prevedevano che il mondo sarebbe continuato, anche 7.000 anni dopo il giorno in cui furono tracciati questi segni", sostiene l'archeologo. Un'altra parete della casa è coperta di piccoli segni che sembrano calcoli per i diversi calendari dei Maya: quello cerimoniale, della durata di 260 giorni, quello solare (365 giorni) e i cicli di Marte e Venere.

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"Gran parte della sala affrescata è stata danneggiata da saccheggi avvenuti in passato, ma diverse figure umane e le annotazioni numeriche dei cicli astronomici si sono conservati molto bene. Le annotazioni sulle pareti sembrano rappresentare i vari cicli astronomici: il calendario cerimoniale di 260 giorni; il calendario solare di 365 giorni; il ciclo di 584 giorni del pianeta Venere e il ciclo di 780 giorni di Marte.

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Secondo i ricercatori quella ritrovata potrebbe essere anche la stanza di uno scriba: "Per la prima volta si arriva a vedere quelle che potrebbero essere le annotazioni tenute da uno scriba, il cui compito era quello di essere il custode dei 'documenti' di una comunità Maya", osserva Saturno. Gli archeologi sottolineano che uno dei principali obiettivi dei custodi del calendario Maya era cercare l'armonia tra gli eventi del cielo e i rituali sacri. E' quindi probabile che anche i dipinti scoperti a Xultun potrebbero essere stati realizzati per scopi analoghi."

articolo estrapolato dalla rivista Science

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il ciclo di 584 giorni del pianeta Venere.........

Il passaggio di Venere per le popolazioni precolombiane:

Venere è l'astro più luminoso in cielo dopo la Luna ed il suo spettacolare passaggio davanti al Sole, lo potremo ammirare solamente nel 2117. Astronomicamente, Venere ha la stessa massa e dimensione della Terra ma presenta un'atmosfera differente.

In un almanacco contenuto nel Codice di Dresda, venivano indicate le fasi della Stella del Mattino e della Sera, mostrando come il popolo Maya conoscesse bene il pianeta e le sue caratteristiche, tanto da determinare l’esito positivo o negativo dell’intera giornata.

Secondo la geologa Sabrina Mugnos questo conterrebbe "65 rivoluzioni sinodiche, corrispondenti a 37960 giorni, pari a 104 anni Haab e 146 anni Tzolkin e l’intero ciclo di apparizione e scomparsa è indicato in relazione ai giorni dello Tzolkin, con i rispettivi nomi delle divinità che li presiedono e i punti cardinali associati. I movimenti di Venere avevano finalità pratiche ai fini agricoli: il suo ciclo all’orizzonte determinava il momento adatto per la semina e il raccolto in base ai momenti più o meno piovosi. Il Periodo Sinodico di Venere, della durata di 583, 92 giorni, è perfettamente compatibile con la lunghezza del nostro anno stagionale di 365 giorni”.

Quando Venere sorgeva dall'inframondo, con le sembianze di Quetzalcoatl per gli Aztechi e Kukulkan per i Maya ed i Toltechi, si prevedeva un giorno di disgrazia. Era dunque necessario riuscire a stabilirne anticipatamente i movimenti per pianificare anticipatamente cerimonie e rituali, al fine di prevenire le sciagure.

Nella città Maya di Mayapan, nello Yucatan, è stata scoperta una pittura murale che raffigura il transito di Venere sul disco del Sole. L'ipotetica “fine del mondo” potrebbe essere in realtà legata al passaggio di Venere sul Sole, giorno considerato funesto per i Maya.

La pittura, collocata nella Sala degli Affreschi della città, venne portata alla luce dalla squadra di ricercatori guidata dall'archeologo Jesús Galindo Trejo. Nella sala, sono presenti una serie di pannelli rettangolari che mostrano un grande disco giallo con striature rosse, rappresentante il Sole. ll’interno di ogni Sole è collocato un personaggio diverso in posizione abbassata e vestito elegantemente. Ciascun disco solare presenta in entrambi i lati una figura che regge tra le mani un oggetto molto simile ad una lancia. Entrambi i lati del muro si affacciano a Nord e a Sud, ma in due distinti giorni dell’anno: il Sole, che emerge dalla cima del palazzo circolare, illumina di netto i dischi solari descritti. Le date in cui ciò avviene sono il 9 aprile e il 2 settembre, e, pur non essendo significative dal punto di vista astronomico, non sono affatto casuali, perché dividono l’anno solare in multipli di 73 giorni. Il 73 è un elemento importante nel sistema del calendario mesoamericano, poiché corrisponde al numero di cicli del calendario religioso di 260 giorni, lo Tzolkín, che devono trascorrere perché il calendario solare di 365 giorni, l’Haab, completi il ciclo di 52 anni. Tutte le civiltà mesoamericane, quando passava questo evento, celebravano sontuose cerimonie per dirette al compimento del ciclo calendariale.

Secondo Galindo il giorno 73 è la base per stabilire il periodo sinodico di Venere, il tempo di osservazione del pianeta dalla Terra, pari a 584 giorni, vale a dire 8×73, ampiamente indicato nel codice di Dresda.

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Mayapan, tempio di Kukulcan - fonte www.richard-seaman.com

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Le grandi strutture architettoniche del Mesoamerica si allineavano con il Sole per indicare l’importanza dei due momenti nel sistema calendariale pre-ispanico.

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Esempio ne era Teotihuacan, con la piramide del Sole al centro del "sistema solare".

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Il Codex Dresdensis o Codice di Dresda è un antico manoscritto ideografico Maya del XI-XII secolo, composto da settantadue pagine in cui si trovano tavole astronomiche, almanacchi, tavole astrologiche e testi di contenuto religioso in cui vengono descritti riti e pratiche divinatorie.

Il codice, come citato in precedenza, contiene importanti informazioni sul ciclo del pianeta Venere, visto dai Maya.

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Codice di Dresda. L'osservazione di Venere.

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e i cicli di Marte e Venere.

Anche l'andamento stellare di Marte viene descritto nel Codice di Dresda. I Maya scoprirono due cicli di tempo ed una serie di cicli sconosciuti agli astronomi occidentali dell'epoca, che descrivono esattamente il movimento di questo pianeta.

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Codice di Dresda.

Le tavole dette della 'bestia di Marte', vedono la ripetizione di una figura zoomorfa che alcuni studiosi interpretano come un peccari o come uno 'strano' cervo. Compare inoltre il numero 780, periodo sinodico di Marte (779,96 giorni). Compaiono anche il numero 520 e 260, dove quest'ultimo è il numero dei giorni dell'anno sacro delle popolazioni mesoamericane legato probabilmente al mondo dei lavori agricoli (Tzolk'in). 520 è il suo doppio e 780 il suo triplo.

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