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Cipia (incuso).


gpittini

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DE GREGE EPICURI

Ho preso recentemente, in un lotto, questa Cipia con rovescio incuso. Al D. la testa elmata di Roma a destra, dietro alla quale: X. Si legge: M CIPI MF, cioe' Marcus Cipius Marci Filius. Al rovescio, la stessa immagine in incuso. La moneta pesa 3,6 g. e misura 16 mm. Devo dire che il colorito della moneta e' un po' strano per un denario, lo definirei brunastro; pero' i denari in commercio sono molto spesso puliti, o addirittura un po' lucidati.

I rovesci incusi nelle repubblicane sono piuttosto frequenti, anche se non frequentissimi. Che cosa pensate di questo? Varesi 192, Cr. 289/1, 115-114 a.C.

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bella. io non ne possiedo ma mi affascinano. il fatto che nei denari repubblicani questo fenomeno non fosse così raro come in tutte le altre monetazioni (o perlomeno non fosse così importante dal ritirare i tondelli "sbagliati") mi ha sempre incuriosito. per chi ancora non lo sapesse - ed ero tra loro fino a pochi anni fa - questo accadeva quando nella coniazione un tondello rimaneva adeso al conio di staffa e quindi il successivo, nel martellamento, subiva l'immagine del conio di incudine ovviamente incuso.

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nella coniazione un tondello rimaneva adeso al conio di staffa e quindi il successivo, nel martellamento, subiva l'immagine del conio di incudine ovviamente incuso.

Questo è "come" accadeva. Ma "perchè"?

Hai giustamente evidenziato che solo nella Roma repubblicana abbondarono. Perché? Non credo che la zecca romana fosse tecnicamente inferiore a molte altre!

Una ragione potrebbe risiedere nella natura imperiale del potere e della mentalità romana. Le monete dell' "Urbs" per antonomasia, anziché quelle di molte altre urbes e poleis, potevano e dovevano essere riconosciute a prescindere dal tipo (anche "sbagliato") che rappresentavano.

Una ragione più profonda, però, risiedeva secondo me nella natura rituale - diremmo oggi, superstiziosa - della religione romana, dopo la sua "demitizzazione". Anche se le fonti non ce l'hanno tramandato, è probabile che esistesse una qualche rituale o preconcetto che imponesse di accettare queste effigi di divinità (infatti, non dimentichiamolo, per il modo stesso in cui avveniva l'incuso poteva realizzarsi quasi solo con riferimento al dritto, ove per secoli è permasta l'immagine di una divinità) che, quasi per caso, si "imponevano" in mezzo alla monetazione.

Potrebbero esserci anche ragioni tecniche: un particolare tecnico, riferito alle leghe o alla forma dei conii, potrebbe aver agevolat, statisticamente, il caso in cui la moneta battuta rimaneva "appiccicata" al conio. Però di un simile particolare tecnico non sono a conoscenza ... Qualcuno ha notizie in merito?

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ottima interpretazione caro Lucullo. attendiamo altre idee. ricordo che alcuni anni fa se non sbaglio su panorama numismatico uscì un articolo interessante a proposito, dovrei ritrovarlo..

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S, mi sembra che facesse una sorta di censimentod egli incusi, dimostrandone la concentrazione in certi periodi, e si pronunciasse a favore dell'idea della "superstizione" ...

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