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VINCERE!


petronius arbiter

Risposte migliori

Il 10/4/2014 at 09:31, MEDUSA51 dice:

"La patria si serve anche facendo la guardia ad un bidone di benzina"

Ma, sempre citando Bonvi, quando al soldato di guardia arriva una cartolina con gli auguri di Natale...

"Ach, non è la patrien...è la Shell" :D

petronius oo)

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Tornano gli inglesi che, sotto forma di un goffo pupazzo tutto bianco, se ne vanno alla deriva in mezzo al mare, in precario equilibrio su un cappello a cilindro col disegno dell'Union Jack. Quando appare una nave all'orizzonte, il pupazzo sventola una bandierina a stelle e strisce per chiedere soccorso, ma sgrana tanto d'occhi nel rendersi conto che non di una nave americana si tratta, ma della nostra nave Roma

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Questa cartolina, nata con l'intenzione di ironizzare sugli angloamericani, diventa oggi per noi l'occasione di ricordare uno degli episodi più tristi della guerra.

La corazzata Roma era l'orgoglio e il vanto della Marina da Guerra italiana. Costruita nei cantieri navali di Trieste, era stata consegnata il 14 giugno 1942, ma dopo un anno, durante il quale non aveva ancora preso parte ad azioni militari di rilievo, mentre era alla fonda nel porto di La Spezia, era stata danneggiata da un bombardamento aereo americano, e dopo le dovute riparazioni era tornata operativa soltanto il 13 agosto 1943. E ancora a La Spezia si trovava quando, meno di un mese dopo, in seguito all'armistizio, le veniva ordinato di raggiungere, insieme ad altre unità italiane, l'isola della Maddalena, così come concordato con gli Alleati.

La squadra navale italiana, partita alle 3 del mattino del 9 settembre, veniva attaccata dodici ore dopo al largo dell'Asinara da uno stormo di bombardieri tedeschi dotati di speciali bombe radioguidate.

Alle 16:11 la Roma, colpita, si capovolgeva, e spezzandosi in due tronconi, affondava, trascinando in fondo al mare la vita di 1.352 marinai :( prime vittime italiane per mano tedesca dopo la dichiarazione dell'armistizio.

Dopo la guerra ci sono stati diversi tentativi di ritrovare il relitto, che è stato finalmente individuato il 28 giugno 2012 nel golfo dell'Asinara, a 1.000 m di profondità e a circa 16 miglia dalla costa sarda.

Ma la Marina Militare, che pure ha dato il benestare e fornito appoggio al raggiungimento dell'obiettivo del ritrovamento, non ha fatto altrettanto nel dare via libera al recupero del relitto perché, come ha spiegato l'ex capo di stato maggiore della Marina Paolo La Rosa, lo considera un cimitero da non profanare :mellow:

petronius -_-

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E per finire, ce n'è per tutti :D

Americani (FD Roosevelt vestito da zio Sam), inglesi (Churchill, con l'immancabile sigaro) e russi (uno Stalin in completo rosso) vengono cacciati a calci in :moon: dal cantiere in cui un soldato italiano e uno tedesco (qui, più che altro, in veste di lavoratori...notare le maniche arrotolate :rolleyes:) stanno costruendo la nuova Europa...mah :unsure:

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petronius oo)

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Supporter

Ciao Petronio : ancora grazie e complimenti per la competenza e il garbo con il quale hai proposto un argomento di grande interesse.

Il periodo storico preso in esame è già Storia, ma i visitatori più anziani del sito non credo abbiano dimenticato ricordi e racconti familiari di quella tragedia che coinvolse l'intero Paese e che ci costò un prezzo elevatissimo.

L'ironia, la satira fanno parte di ogni tipo di propaganda : alcune delle cartoline da te proposte sono molto interessanti ed efficaci per lo scopo che si prefiggono ed anche graficamente piacevoli.

Altre, almeno a me, stringono il cuore. Capisco l'intento di celebrare il coraggio dei propri eroi, è così per ogni Paese.

Ma vedere una Camicia nera che affronta l'Orso russo con un picchetto di ferro e i ragazzi che si immolarono a Bir el Gobi attaccando a piedi i tank angloamericani con bombe a mano e bottiglie incendiarie stringe il cuore.

Come pure la cartolina che irride agli aiuti militari americani agli Inglesi : furono proprio quei tank che decretarono la nostra sconfitta.

Sono considerazioni forse fuori luogo, ma a tanti anni di distanza vengono ancora i brividi se si pensa alla follia che rappresentò per l'Italia entrare in guerra contro il mondo intero, assolutamente impreparati come eravamo. La fine è nota.....

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La fine è nota.....

E prevedibile e pure ampiamente prevista da parte dei vertici politici e militari.

Solo 4 giorni dopo la dichiarazione di guerra, la marina francese bombardava Genova. I danni non furono fondamentali (ma le vittime ci furono) ma fu l'immediata dimostrazione della nostra impossibilità di evitare gli attacchi del nemico

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racconti familiari

Mi ha sempre colpito il racconto di mia nonna che, vicino a Reggio Emilia, si era precipitata fuori di casi, così come altre persone per il rumore (seppur in lontananza) che si sentiva da casa. Il giorno dopo, i giornali annunciavano uno dei vari bombardamenti subiti da Genova... e non è che fosse proprio dietro l'angolo...

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A Fabriano il bombardamento più massiccio si è avuto l'11 gennaio 1944. Ce n'era già stato uno due mesi prima, ma non aveva provocato grossi danni.

Quel giorno, invece, oltre alla distruzioni, ci furono 64 morti e circa 150 feriti...tantissimi per una piccola città come la nostra :(

Mia madre, allora undicenne, era sfollata con la famiglia dalla casa alle porte delle città in un orfanotrofio gestito da suore in pieno centro, a poche decine di metri in linea d'aria dall'area maggiormente colpita dai bombardamenti, e sebbene né lei né altri a lei vicini siano stati tra le vittime dell'incursione, ricorda ancora con paura e dolore quel giorno.

E visto che siamo andati sui racconti personali, mi permetto di mostrarvi un breve video (in realtà un collage di foto) su quel bombardamento.

petronius :mellow:

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Ho un vecchio armadio a casa, è ben visibile lo stucco messo dove lo aveva rovinato una scheggia.

Ricordo mio nonno quando mi raccontava del cane morto nelle macerie della casa, di lui che portava in ospedale i feriti del bombardamento di Lugo con la carriola e che dopo la guerra venne decorato con una medaglia della croce rossa, una volta venne pure mitragliato, mentre era in bicicletta il pilota di un caccia inglese che aveva voglia di divertirsi lo prese di mira.

Poi ci sono i ricordi di mia mamma bambina con un albero al quale invece dei frutti erano appese delle persone.

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Awards

Qui comincia l'avventura...

...del Signor Bonaventura post-206-0-38402600-1397232179_thumb.jpg

Per fortuna, almeno a quanto mi risulta, il celebre personaggio creato da Sergio Tofano non fu mai coinvolto nella propaganda di regime, ma alle sue filastrocche in rima baciata pubblicate sul Corriere dei Piccoli, si ispirò una serie di sette cartoline a strisce di sei vignette (ne vedremo quattro, quelle in mio possesso) che illustravano, con rappresentazioni un po' fanciullesche, combattimenti sul fronte russo e su quello africano.

Naturalmente, come il Signor Bonaventura finiva le sue avventure ricompensato col famoso MILIONE, così i nostri soldati, al grido di "Savoia", venivano ricompensati dalla vittoria :rolleyes:

C'è un fortino dirimpetto

abbastanza ben protetto

che si ostina (ma per poco)

a reagire al nostro fuoco.

Già le cariche allungate

con audacia son piazzate.

Poi la fiamma entra in azione

a compir la distruzione.

E' il momento: sulla vetta

trionferà la baionetta.

Al "Savoia" i difensori

atterriti escono fuori.

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petronius :)

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Non c'è da perdere un solo momento,

par che il nemico sia già in movimento.

"Fa presto, corri; è parecchio importante

renderne edotto il signor Comandante".

Tutto all'intorno spara il nemico

è un concertino che non vi dico.

Tirano forte quei figli cani,

e lo colpiscono a entrambe le mani,

ma il bravo fante non sente dolore;

la sua missione gli stà troppo a cuore.

Saper che il foglio ora è qui, in vostra mano,

mi fa contento, signor Capitano.

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petronius ^_^

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Intanto abbiamo superato le 1.000 visualizzazioni...grazie a tutti :)

Anche queste cartoline, all'apparenza giocose, prendono atto della dura realtà della guerra. Siamo di nuovo sul fronte russo, e stavolta l'eroismo non è finalizzato alla conquista di un obiettivo, ma ad aiutare un compagno in difficoltà...anche se, più importante, sembra la cassetta delle munizioni <_<

Russia. In mezzo alla tundra gelata,

dento un fosso c'è un'arma appostata.

Sulla neve ora strisciano i fanti

pronti a fare uno sbalzo in avanti.

Solo l'ultimo è a terra, bocconi,

ma non lascia le sue munizioni.

Il ferito non è abbandonato,

il più caro compagno gli è a lato.

"Sta tranquillo" gli dice "ed aspetta,

prima devo portar la cassetta".

E' tornato, del fuoco incurante;

è tornato: promessa di fante!

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petronius -_-

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Ed ecco l'ultima, nella quale i nostri soldati, stavolta impegnati sul fronte africano, armati solo del loro coraggio e di bottiglie molotov, riescono ad aver ragione di un carro armato nemico.

Una cartolina che, implicitamente, ammette la disparità delle forze in campo...le molotov potevano funzionare una volta, ma non bastavano certo a vincere la guerra :nea:

Il sergente adesso piglia

una solida bottiglia

e guardate che combina

con la bomba e la benzina.

Preparato poi un fossetto

che risulti fondo e stretto,

vi rimangono appiattati

aspettando i carri armati.

Poi gli tiran, sul "didietro"

tutto insieme: bomba e vetro.

Dall'effetto s'è capito

che il giochetto è riuscito.

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petronius oo)

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Il fronte interno

La definizione di "fronte interno" fu coniata durante la Prima Guerra Mondiale. Fu la più efficace invenzione propagandistica del conflitto, e di tutti i conflitti successivi, poiché ebbe una presa fortissima sulla popolazione.

L'intuizione di etichettare come "fronte" anche quella parte del paese che, pur non imbracciando materialmente le armi, partecipava alla guerra, per ottenerne il consenso e il coinvolgimento, fu senza dubbio tra le più felici della cosiddetta guerra psicologica.

Riconoscere ai cittadini senza uniforme importanza e dignità pari a quella dei combattenti, significava accrescerne il morale e la resistenza alle fatiche, ai sacrifici, ai lutti. Inoltre, il sostegno morale che la tenuta del fronte interno poteva fornire alle truppe era fondamentale per lo spirito combattivo dei soldati, che sentivano di avere alle loro spalle il consenso e l'appoggio dell'intera nazione.

Il fronte interno tenne abbastanza bene durante la Prima Guerra Mondiale, sicuramente agevolato in questo dal fatto di non essere coinvolto direttamente e pesantemente nei combattimenti. In pratica, ad esclusione di quella piccola parte d'Italia occupata dagli austriaci dopo Caporetto, il resto del Paese restò lontano dalle battaglie, scontando le sofferenze del conflitto in maniera solo indiretta, attraverso lutti e disagi.

Le cose cambiarono radicalmente nella Seconda Guerra Mondiale. Fin da subito numerose città furono sottoposte a bombardamenti aerei (ce n'erano stati anche nella Prima Guerra, ma radi e limitati) e dopo lo sbarco Alleato in Sicilia tutto il Paese venne attraversato dal fronte (quello vero) e quasi nessuna città, grande o piccola, venne risparmiata dai combattimenti e da un elevato numero di vittime civili.

Anche la propaganda dovette tener conto del fatto che i due fronti finirono per coincidere, per cui non fu più possibile tenerne distinti i limiti. Per quanto riguarda le cartoline, essa si rivolse soprattutto a quelle categorie di persone che per loro natura, o per necessità, erano esentate dal conflitto. Le donne, gli operai delle fabbriche essenziali allo sforzo bellico, ma anche i contadini che, sebbene il nostro esercito fosse ancora composto per la maggior parte di essi, come nella Grande Guerra, restarono comunque a casa in numero sufficiente per continuare a provvedere alle ovvie esigenze alimentari del Paese.

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petronius oo)

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Il 13/4/2014 at 13:11, petronius arbiter dice:

Anche la propaganda dovette tener conto del fatto che i due fronti finirono per coincidere, per cui non fu più possibile tenerne distinti i limiti.

Le attività di assistenza e propaganda, dirette a tenere alto il morale di civili e militari non poterono, quindi, essere più differenziate di molto, tenendo conto che molti obiettivi divennero comuni.

Restarono appannaggio del fronte interno alcune attività come la raccolta di materiali per la confezione dei pacchi dono da inviare sui vari fronti, o l'invio di lettere ai soldati per far sentire loro il sostegno del Paese, ma lo spirito di queste iniziative fu ben diverso da quello che era stato nella Grande Guerra.

Allora, erano stati soprattutto una miriade di comitati, sorti più o meno spontaneamente e più o meno organizzati per proprio conto, a far sentire la loro solidarietà ai combattenti, mentre ora, tutta l'attività del fronte interno veniva diretta dal partito nazionale fascista e dalle sue emanazioni. Non si può dunque più definire il fronte interno come "associazionismo spontaneo" ma si deve piuttosto parlare di adesione e consenso più o meno forzato e consapevole alle iniziative orchestrate dal regime.

La commistione tra fronte interno e di guerra, anziché avere effetti benefici, fu ben presto deleteria per il morale dell'intera nazione. Accadde infatti che le lamentele di tutti gli italiani, in divisa e non, finirono con l'assommarsi in maniera esponenziale, rendendo sempre più necessario uniformare e far convergere, fin dove possibile, tutte le attività propagandistiche quasi allo stesso modo sui due fronti.

Il 13/4/2014 at 13:11, petronius arbiter dice:

Per quanto riguarda le cartoline, essa si rivolse soprattutto a quelle categorie di persone che per loro natura, o per necessità, erano esentate dal conflitto. Le donne...

...che con le loro rinunce e i loro sacrifici, marciavano insieme ai combattenti <_<

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petronius oo)

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Il 14/4/2014 at 19:19, petronius arbiter dice:

...le lamentele di tutti gli italiani, in divisa e non, finirono con l'assommarsi in maniera esponenziale, rendendo sempre più necessario uniformare e far convergere, fin dove possibile, tutte le attività propagandistiche quasi allo stesso modo sui due fronti.

Ma cosa accadeva veramente al di là di tali attività che mettevano in contatto i due fronti attraverso le case del soldato, i pacchi dono, le lettere degli alunni ai combattenti (sic <_<) le trasmissioni radio, gli spettacoli cinematografici e teatrali?

Accadeva che un fronte interno, durante la Seconda Guerra Mondiale, forse non esisteva nemmeno, era soltanto un'invenzione della propaganda fascista. O meglio, secondo l'ipotesi più accreditata oggi dagli studiosi, esso è esistito soltanto per il primo anno di guerra, il 1940.

In quell'anno, gli iniziali successi sui vari fronti di guerra e la relativa tranquillità sul territorio nazionale mantenevano abbastanza sereno lo spirito del Paese e il consenso alla guerra da parte della popolazione era in genere buono, alimentato dalle speranze di un conflitto di breve durata e prevedibilmente vittorioso.

Anche se queste speranze si allontanavano sempre più giorno dopo giorno, e si dissolsero poi completamente a fine anno, dopo l'apertura del fronte in Grecia e le prime sconfitte in Africa orientale, nessuno poteva ancora immaginare che l'Italia sarebbe uscita dalla guerra dopo cinque anni, con il tragico bilancio che sappiamo.

Il 13/4/2014 at 13:11, petronius arbiter dice:

Per quanto riguarda le cartoline, essa si rivolse soprattutto a quelle categorie di persone che per loro natura, o per necessità, erano esentate dal conflitto...gli operai delle fabbriche essenziali allo sforzo bellico...

...prime fra tutte quelle delle armi, anche se non bastava certo la spada forgiata da questo muscoloso fabbro a cambiare le sorti della guerra e se, man mano che questa procedeva, non furono pochi quelli che approfittarono di un loro presunto indispensabile ruolo civile in patria per evitare di partire per il fronte, cosa che, come vedremo, incrinò sempre più il rapporto tra militari e civili.

Ma intanto, ancora una volta, non possiamo fare a meno di ammirare, in questa come nella cartolina precedente, la maestria di Gino Boccasile ^_^

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petronius -_-

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Il 14/4/2014 at 19:54, petronius arbiter dice:

...un fronte interno...secondo l'ipotesi più accreditata oggi dagli studiosi...è esistito soltanto per il primo anno di guerra, il 1940.

In quell'anno, gli iniziali successi sui vari fronti di guerra e la relativa tranquillità sul territorio nazionale mantenevano abbastanza sereno lo spirito del Paese e il consenso alla guerra da parte della popolazione era in genere buono...

Anche le relazioni dell'epoca delle forze di polizia e dei carabinieri, confermano che nei primi mesi di guerra il fronte interno teneva e resisteva: l'assenza, tranne casi sporadici, di manifestazioni di protesta e di attività sovversive da parte delle organizzazioni e dei partiti politici clandestini, ne erano la prova.

Altri problemi di importante realtà quotidiana non sembravano, ancora, avere incidenza negativa sul morale della popolazione. Le carenze alimentari non erano ancora gravi, nonostante i razionamenti, e la situazione economica in genere era tenuta sotto controllo, poiché il regime, al momento dell'entrata in guerra, aveva bloccato per decreto tutti quei costi che più pesavano sull'economia della nazione: merci e servizi, canoni, affitti delle case, salari.

In questo frangente, quello che la propaganda chiedeva soprattutto al fronte interno era il SILENZIO. Non bisognava parlare della guerra, né della situazione interna, non bisognava propagare le (poche) notizie che arrivavano dai fronti tramite la corrispondenza (notizie reali, dunque, sebbene sottoposte a censura, e non propaganda), l'ordine per tutti era TACETE! perché il nemico poteva essere sempre in ascolto.

Come in questa celeberrima cartolina, ennesima di Boccasile, che capita di veder citata e utilizzata ancora oggi per le più svariate occasioni :rolleyes:

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petronius oo)

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Supporter

Interessantissime le strisce di propaganda pubblicate sul Corriere dei Piccoli.

Alcune, come quella dedicata in Africa ai nostri soldati che si opponevano ai carriarmati alleati con le bottiglie di benzina, oggi stringono il cuore. Una ammissione della nostra manifesta inferiorità, alla quale per opporsi si ricorreva all'eroico massacro di tanti soldati che sono rimasti là....

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Il 16/4/2014 at 11:51, sandokan dice:

Interessantissime le strisce di propaganda pubblicate sul Corriere dei Piccoli.

Sicuramente sono io che non sono stato sufficientemente chiaro, non sono strisce di propaganda pubblicate sul Corriere dei Piccoli, ma cartoline, fatte "alla maniera" del Corrierino ;)

Due di esse sono anche viaggiate (post #86 #87), nel 1942, una in novembre, l'altra non si riesce a leggere il mese sul timbro.

Il 16/4/2014 at 11:51, sandokan dice:

Alcune, come quella dedicata in Africa ai nostri soldati che si opponevano ai carriarmati alleati con le bottiglie di benzina, oggi stringono il cuore. Una ammissione della nostra manifesta inferiorità, alla quale per opporsi si ricorreva all'eroico massacro di tanti soldati che sono rimasti là....

Nulla da aggiungere :(

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Confermo sul dato del "silenzio"; anche nel periodo avanzato della Resistenza continuava a vigere questa regola (ovviamente imposta dalla R.S.I.); nella popolazione c'era la paura di parlare e di commentare ogni avvenimento.

Un signore che ho potuto intervistare, all'epoca ventenne, mi ha raccontato che neppure fatti terribili si potessero commentare pubblicamente, anche con amici, anche se veicolati dallo stesso Regime. Ogni opinione, di qualsiasi tipo, era bandita per prudenza.

Modificato da Tm_NPZ
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Supporter

@@petronius arbiter

No, l'errore è mio : sarebbero state vignette poco idonee se pubblicate su un giornale per bambini. Spiacente, e ancora complimenti per il materiale che pubblichi.

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Nel 1941, l'apparente saldezza del fronte interno inizia a sfaldarsi, finendo per portare a una serie di fratture non più sanabili tra i civili, tra civili e militari, tra i militari stessi.

Le sofferenze, le privazioni, i lutti, le disparità di trattamento, le prospettive, per molte famiglie, di una guerra senza fine che le privava dell'unica fonte di sostentamento, le braccia del congiunto in guerra, cominciano a incrinare l'effimera unità della nazione, che fino a poco prima continuava a esaltarsi riunendosi in oceaniche adunate. I ceti più poveri e disagiati scoprono, pur senza coglierne ancora l'intimo significato, la lotta di classe, che si manifesta attraverso l'astio e il rancore verso i ricchi, soprattutto i "nuovi ricchi", quella parte del Paese che stava accumulando fortune speculando sulla guerra &lt;_&lt;

E nel momento in cui alcuni, sotto gli occhi di tutti, sciupavano e sprecavano, mentre moltissimi dovevano fare i conti con la continua riduzione del già magro sostentamento, nel momento in cui si scoprivano gli imboscamenti, gli accumuli illegali, gli accaparramenti, a fronte di file sempre più lunghe davanti a negozi sempre più vuoti, il malcontento si trasferisce sul piano politico e ideologico, intaccando lo Stato, il governo, il partito, lo stesso Duce, che diventa il bersaglio di molte, violente invettive.

Invettive giustificate, non soltanto, come è ovvio, col senno di poi, ma perché in effetti alcune decisioni prese da Mussolini sembravano, già allora, incomprensibili. Per citarne solo una, il Duce non fece alcun commento, né risulta che abbia avviato alcuna iniziativa, quando, nel mese di aprile 1941, gli venne sottoposto un appunto che gli faceva presente come, su due milioni di italiani mobilitati in quell'anno, quasi la metà godesse di esoneri, comandi o impieghi presso le industrie. Eppure sapeva bene quanti malumori il problema degli esoneri sollevasse, tra combattenti e non, e come esso fosse motivo di rancore generalizzato verso i vertici politici e militari.

Le cartoline, intanto, continuavano a martellare gli italiani con la consegna del silenzio, sia sul posto di lavoro...

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...che nei luoghi di svago

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La frattura tra il Paese e i militari, diventa altrettanto profonda nel momento in cui i combattenti incominciano ad avvertire un disinteresse generalizzato per la loro sorte e per i loro familiari.

L'avvertono nell'atteggiamento delle istituzioni, che al di là delle dichiarazioni di principio non riescono a risolvere i loro problemi più minuti, dall'indifferenza che li circonda quando rientrano al paese per una licenza e annotano che i loro sacrifici non interessano nessuno, tranne gli stretti familiari, negli egoismi e nell'ipocrisia di quanti restano a casa, esonerati dalla fatiche e dai rischi della guerra magari grazie a qualche imbroglio.

Anche nella mente dei soldati, come già di buona parte della popolazione civile, incomincia a farsi strada l'idea che "fascisti e signori" restavano a casa, mentre il peso della guerra era sopportato sempre più dai poveri.

Un distacco fra Stato, cittadini e militari, che dimostra come, al di là della propaganda e delle manifestazioni organizzate dal Partito, l'esistenza di un fronte interno fosse effimera e illusoria.

petronius oo)

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La mancanza della fusione necessaria a fare di cittadini e soldati "un esercito solo" indusse il Comando Supremo, ai primi del 1943, a scrivere al Duce:

"Se al quadro complessivo della situazione militare si aggiunge quello non meno grave della situazione all'interno del Paese, sorgono forti dubbi sulla capacità di resistenza della Nazione. In modo particolare, le popolazioni soggette ai bombardamenti aerei, sopportano con malcelata rassegnazione i pericoli e i disagi...La conclusione è dolorosamente grave. La capacità di resistenza nostra è assai debole oggi e lo sarà ancor di più domani."

Ma proprio dal Comando Supremo, a un certo punto, partono iniziative destinate ad ampliare ancora di più le fratture tra gli stessi soldati. In particolare, alcune circolari che minacciano pesanti sanzioni a chi non compia fino in fondo il proprio dovere, scatenano la rabbia degli ufficiali intermedi, che pensano si vogliano addebitare le sconfitte a presunte incapacità dei comandanti minori. Addebiti pretestuosi, poiché i comandanti delle unità avevano segnalato in svariate e ripetute occasioni l'oggettiva impossibilità di combattere, di contrastare il nemico, per l'inadeguatezza degli equipaggiamenti, degli armamenti, dei mezzi disponibili.

Una rabbia che, dopo lo sbarco Alleato in Sicilia, si trasformerà in fatalistica rassegnazione.

Appare inutile l'invocazione di questa madre a non tradire suo figlio, quando ormai i nostri soldati erano stati traditi dagli stessi vertici politici e militari, che li avevano mandati allo sbaraglio contro un nemico della cui superiorità nessuno sembrò rendersi conto, fino a quando non fu troppo tardi &lt;_&lt;

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petronius :mellow:

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I prestiti di guerra

Un aspetto particolare della propaganda per il fronte interno, fu quello per la sottoscrizione dei prestiti di guerra. Vennero toccati tutti i temi già affrontati nelle altre cartoline, finalizzati ovviamente alla necessità del sacrificio e del risparmio nell'interesse della patria.

Va tuttavia sottolineato che tale propaganda non fu eccessivamente enfatizzata, né ottenne lo scopo che si prefiggeva, far aprire i portafogli degli italiani, cosa che era invece avvenuta, in ben altra misura, nella Prima Guerra Mondiale. Forse battere cassa con troppa insistenza significava ammettere la disastrosa situazione economica e finanziaria del Paese e demoralizzare ancora di più una popolazione già consapevole della propria miseria, o forse, chissà, qualcuno ebbe scrupoli a sollecitare soldi a quanti non avevano spesso neanche i centesimi necessari a mettere insieme un pasto quotidiano.

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petronius oo)

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