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IGNORED

Bassissimo impero: un difficile quesito...


antvwaIa

Risposte migliori

... che potrebbe porsi tanto in questa sezione, quanto in quella della monetazione provinciale o dei regni germanici.

Questo nummo, di pessima conservazione, fa parte di un lotto di nummi del V secolo accomunati da una stessa origine.

Pesa 0,79 g e sulla sua lettura sono state avanzate tre ipotesi:

a) un nummo ufficiale di Leone con il rovescio leonino

b) un nummo provinciale di Antiochia con il rovescio SC in ghirlanda

c) un nummo vandalo con il rovescio della vittoria ribattuto su quello di Leone.

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Cosa ne pensate? Grazie

Antvwala

Modificato da antvwaIa
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Ciao @antvwala,

innanzitutto Ti vorrei ringraziare per le splendide discussioni che introduci e che leggo con molto piacere.

Sono un profano della numismatica del V^ sec. d.c., quindi perdonami per la sciocchezza che sto dicendo.

Più che un volto vedo una Vittoria.

Saluti Eliodoro

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Ciao Eliodoro. Ti ringrazio perché ci fai vedere le cose da un punto di vista totalmente differente, in quanto vedi come rovescio (vittoria) quello che noi vedevamo come dritto, e viceversa. Un arricchimento :)

La tua osservazione è tutt'altro che una sciocchezza!

3sn5l.jpg

Certo che invece di darci una risposta, hai ampliato moltissimo le possibili letture!!!

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D E GREGE EPICURI

La parte anteriore di un leone mi pare si veda. Io però vedo anche una grande C, che dovrebbe far parte di una SC. Se così fosse, nel caso di una moneta riconiata potrebbe trattarsi di un bronzo di Leone riconiato su un bronzetto provinciale di Antiochia, molto più antico? Mi pare un po' improbabile...

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Anche secondo me si tratta di un nummo di Leone.

Se fosse una vittoria, si tratterebbe di un nummo riconiato dai vandali e ciò non mi convince. Infatti se così fosse questo nummo sarebbe, per quanto mi risulta, il primo caso di una vittoria chiaramente riconiata su un'altra moneta. Sino a quando non si arriva alle vittorie reali, nel regno vandalo non esisteva consapevolezza del significato politico della moneta quale rivendicazione di sovranità: infatti non viene data importanza alcuna non solo alla legenda, ma neppure ad avere un disegno riconoscibile come proprio, come lo è la vittoria regia. Prima di allora era semplicemente un pezzo di bronzo dal valore unitario accettato e quindi non aveva interesse il fatto che ci fosse sopra un disegno piuttosto di un altro: basta vedere l'enorme quantità di tipi imitativi, prevalendo semplicemente quelli più semplici da imitare. Quindi non mi pare probabile che i vandali avessero interesse a ribattere un nummo. Diversa è la situazione quando si rompeva in 4 parti un medio bronzo: allora veniva riscaldato a una temperatura molto prossima a quella di fusione per arritondarlo e quindi sì veniva ribattuto: ma questo è il caso delle imitative triangolari....

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Ant visto che ho un po' di tempo vengo a confutarti, chissà che non ci sia qualche quintosecolista che esce allo scoperto con rilievi nuovi e interessanti.

1) sono daccordo con te che sia un nummo di Leone, ottima disamina!

2) i vandali non fratturarono mai in 4 pezzetti dei bronzi medi, ogni tanto compaiono nummi triangolari che ancora conservano cordolo di fusione, quindi è semplice concludere che da un certo momento in poi, la zecca lavorò con stampi grezzi triangolari o quadrangolari.

3) come giustamente osservi i Vandali, da popolazione germanica qual'era, se ne fragarono a lungo di propagandare un concetto di sovranità territoriale su nummi che pesavano poco più di un grammo; ragion per cui è impensabile che si mettessero a preparare conì con legende contratte a nome di Valentiniano, con spezzature di legenda ben definite, con rovesci anche nuovi per quel tempo, ricordandosi perfino di riportare il segno di zecca "R", "ROM" o "RO I". A quel tempo coniavano a mala pena vittoriette ultra-stilizzate e anepigrafiche, di quelle che avete ben delineato in una sezione del libro....

La precisazione qua ci stava sennò va a finire che qualche bravo appassionato di nummi tardantichi vada in confusione :-D

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Ci sta tutto il gran casino della monetazione proto-vandala. Gran casino, perché ormai è invalsa l'abitudine, anche per opportunità commerciale, di definire proto-vandalo qualunque nummo mal fatto e di piccole dimensioni che si suppone di provenienza nord-africana.

La monetazione enea vandala inizia, forse, durante gli ultimi anni di Genserico, e certamente durante il regno di Unerico. Sono vittorie con pseudo-legende ben definite costituite da linee perpendicolari al bordo. Non si tratta di linee casuali, ma in numero e posizione ben determinata. Inoltre nel rovescio è presente un simbolo caratteristico nel campo, una lunetta verticale accompagnata da quattro trattini orizzontali.

Con la riforma monetaria di Guntamundo, si sospende la coniazione della vittoria sostituita da nummi il primo dei quali, con il simbolo D in ghirlanda, indica che esso corrisponde a 1/500 di libbra latina, 0,65 g. Quindi siamo di fronte a una monetazione propria e non imitativa. Le ultime emissioni di Guntamundo sono forse nominativa (la legenda CVNTHA abbisogna ancora di alcune conferme) e nominative sono tutte quelle di Trasamundo (DNRG TASA).

Eppure dal Nord-Africa arrivano nummi imitativi di quelli di Leone, Zenone e persino di Anastasio. Come si può immaginare che i vandali coniassero allo stesso tempo moneta regia nominativa e moneta imitativa. Non ha nessun senso.

Dunque sono altri soggetti che coniano una gran quantità di moneta imitativa un po' di tutti i tipi.

E' possibile, ma non comprovato, che i vandali spezzassero dei medi bronzi in quattro parti e poi li ricuocessero a lungo per fargli assumere una forma arrotondata, ottenendo un tondello destinato ad essere coniato. Ma in questo caso, che siano i vandali ad aver eseguito questa operazione, od altri soggetti, non esclusa la zecca di Roma, non si può parlare di moneta ribattuta, ma di riutilizzo del bronzo.

Dunque vi è una pluralità di soggetti nel Nord-Africa, forse anche a Cartagine e molto probabilmente anche in qualche area palestinese (forse l'attuale Giordania), che verso la metà del V secolo iniziò a battere moneta imitativa, e continuò a farlo anche dopo che la zecca di Cartagine iniziò a battere moneta regia. Soggetti che continuarono a battere moneta imitativa anche dopo la fine del Regno vandala (533), imitando i nummi di Giustiniano e persino di Giustino II.

Parlare di monetazione proto-vandala è un linguaggio di comodo, che per comodità anch'io utilizzo: ma è importante aver chiaro che con quel termine si indica molto genericamente una monetazione enea imitativa del nummo e che proviene da una vastissima area che va dalla Mauretania alla Palestina e che è opera di soggetti diversissimi tra loro, anche non cristiani come si evince dalla presenza sul rovescio di alcuni nummi di soggetti quale Anubis o Arpocrates.

Che tra il 444 e il 450 i vandali possano aver coniato dei nummi in nome di Valentiniano III in base a un tacito accordo e imitando quelli della zecca di Roma, ma si tratta di alcuni nummi ben definiti e non di qualunque nummo, è un'ipotesi di lavoro sulla quale stiamo ragionando, ma nulla di più che un'ipotesi di lavoro. Mi riferisco - Apostata lo sa bene! - ad alcuni nummi cosiddetti tardi di Valentiniano III (RIC 2140 e oltre) che Kent dà alla zecca di Roma, pur senza escludere che possano essere cartaginesi e che io do alla zecca di Cartagine, pur senza escludere che siano romani.

E' da almeno cinque anni che con Apostata litighiamo sulle "CAS VIC" o sul "VOT XV". :rofl:

Antvwala

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Dedicato a quelli che dicono che i vandali erano degli ignorantoni che avevano una monetazione primitiva, ecco un esempio della complessa codificazione della successione delle emissioni nelle vittorie di Trasamundo di tipologia D

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Inviato (modificato)

L'esempio del post precedente può darvi un'idea del livello di approfondimento con il quale stiamo studiando la monetazione vandala. Sin da Unerico la monetazione enea vandala mostra di avere un rigore e una complessità che sfugge facilmente a causa della scarsa coservazione della più parte degli esempi giunti sino a noi. Complessità nei codici presenti sul campo della moneta, quasi sempre solo nel rovescio; rigore nel peso stesso, né deve ingannare la dispersione deii dati in quanto va osservato il valore medio quando si dispone di una sufficiente campionatura: e in tal caso è rimarchevole quanto esso sia ben centrato sul valore proprio dei differenti periodi, ognuno dei quali scandito da una precisa relazione di peso, 1/360 di libbra prima della riforma di Guntamundo, 1/500 dopo la riforma di Guntamundo e 1/420 con l'avvento di Gelamir. All'interno dei rispettivi periodi, il peso della moneta, sia essa di bronzo o d'argento (in quest'ultimo caso va aggiunta anche la riforma di Ilderico) si mantiene assai costante, senza quel progressivo deterioramento che, invece, caratterizzava il peso del nummo dell'Impero d'Oriente.

Antvwala

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