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Le cinquantamilalire di Walter Molino


nikita_

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Walter Molino (1915 –1997) è stato un famoso illustratore italiano.
Esordisce nel 1935 nel Il Monello, L'Intrepido ed in vari giornali satirici.
La sua popolarità cresce nel 1941 allorquando sostituisce il pittore Achille Beltrame nella realizzazione delle copertine de La Domenica del Corriere (settimanale del Corriere della Sera), per trent'anni Molino vi raffigurò il fatto più interessante della settimana. Era una rivista molto apprezzata sin dal 1899 e nel corso del tempo superò più volte il milione di copie vendute.

molinodomcor ridotto.jpg

 

Dal 1946 Walter Molino curò inoltre le coperine del Grand Hotel e tantissimi altri romanzi figurati.

 

molinogranh ridotto.jpg

 

Fu anche un grande caricaturista di personaggi italiani ed esteri.

 

molinocaricature ridotto.jpg

 

Su La Domenica del Corriere n. 19 del 1965 Molino abbozza il fronte di un biglietto da 50.000 lire.

In un passo dell'articolo:

Una nuova banconota di grosso taglio, auspicata a suo tempo anche da Luigi Einaudi, dovrebbe facilitare tutte le operazioni milionarie e snellire la circolazione. Walter Molino, ispirandosi alle banconote presenti e passate, ha progettato questo tipo di banconota che ci offriamo di suggerire al Governatore della Banca d'Italia Dott. Guido Carli.

(immagine tratta dal settimanale La Domenica del Corriere orginale del 1965 di mia proprietà)

1965 50000 singol.jpg

Nel 1967 viene ufficialmente messa in circolazione la banconota da 50.000 lire con il ritratto di Leonardo da Vinci, è stato accolto, anche se in parte, il suggerimento?

l6567.jpg


Il settimanale era molto popolare sino alla fine degli anni '60, successivamente ci fu un inarrestabile declino nonostante era stata modernizzata la veste grafica, doveva giocoforza andare a passo con i tempi, le illustrazioni sparirono e la copertina diventò fotografica, ma indubbiamente perse il suo fascino. La Domenica del Corriere non fu più prodotta dal 1989, dopo novant'anni dalla sua nascita.

1965 50000 due.jpg

Le altre banconote raffigurate sulla rivista che presento oggi, come recita un breve articolo sul retro del settimanale: "sono state riprodotte grazie alla collaborazione della Banca d'Italia".

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bozz.jpg

Del 50.000 lire di Walter Molino nel corso del tempo sono stati messi in vendita dei bozzetti descritti come:  "50000 Leonardo bozzetto originale di Walter Molino anni '60", addirittura a volte come: "Progetto originale del 50000 lire Leonardo Dante poi non usato"....  4_6_3.gif

Una volta mi sono salvato l'immagine (foto in alto) perché ho notato un numero di serie di fantasia (foto in basso - W 1321  000008) diverso da quello riportato sulla  rivista.

bwm.jpg 

Trattandosi di "bozzetto originale" non dovrebbero essere uguali? bo2.gif

Il numero di serie di fantasia che è stato disegnato da Walter Molino e che si visualizza sulla copertina della mia rivista (W 0116 - 006898).

domcorr2.jpg 

 

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Dal post iniziale: -- Nel 1967 viene ufficialmente messa in circolazione la banconota da 50.000 lire con il ritratto di Leonardo da Vinci, è stato accolto, anche se in parte, il suggerimento? -

- l6567.jpg

________________________________________________

In realtà già dal 1960 si pensò a Leonardo per un valore superiore al taglio massimo esistente in quegli anni.

Fonte Banca d'Italia:

La Banca d'Italia affida a Fiorenzo Masino Bessi l'incarico di realizzare una nuova serie di biglietti con la quale, secondo quanto riferito in una relazione dell'8 aprile 1960, si voleva esaltare "il genio italiano nelle sue multiformi manifestazioni. Per il taglio superiore alle 10.000 lire si pensò a Leonardo, in quanto "precursore della ricerca scientifica e delle conquiste della tecnica moderna".

leonardo34.jpg

 

Per un risultato finale che ben conosciamo.

50milaleo1.jpg

50milaleo2.jpg

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  • 2 mesi dopo...
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SCUDO DUE.jpg

Un altro bozzetto di banconota di Walter Molino pubblicato sulla copertina della "Domenica del Corriere" del dicembre del 1961.


Luigi Einaudi (Presidente della Repubblica italiana dal 1948 al 1955) era scomparso poco più di un mese prima all'età di 87 anni.
Molino lo raffigura con alle spalle l'edificio della Banca d'Italia di Milano e con in mano un ipotetico biglietto da 100 Scudi con il suo profilo al centro, tipo i dollari degli Stati Uniti d'America, come recita la didascalia sulla rivista, uno Scudo doveva equivalere a 1.000 lire, già da tempo si pensava ad una sorta di "lira pesante".

SCUDO PC.jpg


Era noto che Einaudi, da grande economista e statista, nonchè Governatore della Banca d'Italia dal gennaio 1945 al maggio 1948, auspicava monete e banconote di grosso taglio (vedi anche la nota sul 50.000 lire del primo post) per i vantaggi pratici che avrebbero dovuto offrire.

Ma Einaudi nei suoi scritti diceva pure:

"L'esigenza per una moneta non è che sia grande o piccola, è che sia stabile, che acquisti da un anno all'altro una quantità costante di roba"

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  • 1 mese dopo...
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Salve, i bozzetti non erano staccabili, sono solo raffigurati sulla copertina della rivista.

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  • 6 anni dopo...
Il 29/9/2016 alle 13:05, nikita_ dice:

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Walter Molino (1915 –1997) è stato un famoso illustratore italiano.
Esordisce nel 1935 nel Il Monello, L'Intrepido ed in vari giornali satirici.
La sua popolarità cresce nel 1941 allorquando sostituisce il pittore Achille Beltrame nella realizzazione delle copertine de La Domenica del Corriere (settimanale del Corriere della Sera), per trent'anni Molino vi raffigurò il fatto più interessante della settimana. Era una rivista molto apprezzata sin dal 1899 e nel corso del tempo superò più volte il milione di copie vendute.

molinodomcor ridotto.jpg

 

Dal 1946 Walter Molino curò inoltre le coperine del Grand Hotel e tantissimi altri romanzi figurati.

 

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Fu anche un grande caricaturista di personaggi italiani ed esteri.

 

molinocaricature ridotto.jpg

 

Su La Domenica del Corriere n. 19 del 1965 Molino abbozza il fronte di un biglietto da 50.000 lire.

In un passo dell'articolo:

Una nuova banconota di grosso taglio, auspicata a suo tempo anche da Luigi Einaudi, dovrebbe facilitare tutte le operazioni milionarie e snellire la circolazione. Walter Molino, ispirandosi alle banconote presenti e passate, ha progettato questo tipo di banconota che ci offriamo di suggerire al Governatore della Banca d'Italia Dott. Guido Carli.

(immagine tratta dal settimanale La Domenica del Corriere orginale del 1965 di mia proprietà)

1965 50000 singol.jpg

Nel 1967 viene ufficialmente messa in circolazione la banconota da 50.000 lire con il ritratto di Leonardo da Vinci, è stato accolto, anche se in parte, il suggerimento?

l6567.jpg


Il settimanale era molto popolare sino alla fine degli anni '60, successivamente ci fu un inarrestabile declino nonostante era stata modernizzata la veste grafica, doveva giocoforza andare a passo con i tempi, le illustrazioni sparirono e la copertina diventò fotografica, ma indubbiamente perse il suo fascino. La Domenica del Corriere non fu più prodotta dal 1989, dopo novant'anni dalla sua nascita.

1965 50000 due.jpg

Le altre banconote raffigurate sulla rivista che presento oggi, come recita un breve articolo sul retro del settimanale: "sono state riprodotte grazie alla collaborazione della Banca d'Italia".

 

Scusate il ritardo purtroppo nel 2016 non ero ancora iscritto😉. Comunque volevo complimentarmi con @nikita_ per il post che risalta la figura di un grande pittore, disegnatore, illustratore che ha saputo raccontare la realtà italiana trasformandola in poesia ma sempre con grande rispetto (cit. Marcello Marchesi) ecco perchè molte delle copertine di Molino sono diventate oggetti da collezione. Di seguito una breve rassegna di alcune sue copertine:

e alcune caricature:

oppure con le illustrazioni di situazioni di pericolo più assurde ed incredibili:

https://dangerousminds.net/comments/walter_molinos_lush_illustrations_of_people_in_peril

Inoltre il post di @nikita_ha evidenziato come in quegli anni c'era l'esigenza di aver un taglio superiore al 10.000 lire per una maggiore stabilità e praticità e mi permetto di allegare l'articolo, a firma di Luciano Micconi, che analizza tali aspetti nonché dettaglia il potere d'acquisto della lira nel tempo:

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Spero che rispolverando questa discussione, che reputo molto importante da un punto di vista storico, artistico e sociale, possa non soltanto incuriosire ma anche essere oggetto di approfondimenti.

Sempre un passo avanti @nikita_👍

Grazie e buona lettura

numys

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Ringrazio l'amico @numys per aver risollevato questa discussione creata sette anni fa integrandola con preziosi ed interessanti contributi.

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Giusto per curiosità, ed a integrazione del post #5, due pagine interne de La Domenica del Corriere del dicembre 1961 non presenti nella discussione.

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Il 13/12/2016 alle 13:31, nikita_ dice:

SCUDO DUE.jpg

Un altro bozzetto di banconota di Walter Molino pubblicato sulla copertina della "Domenica del Corriere" del dicembre del 1961.


Luigi Einaudi (Presidente della Repubblica italiana dal 1948 al 1955) era scomparso poco più di un mese prima all'età di 87 anni.
Molino lo raffigura con alle spalle l'edificio della Banca d'Italia di Milano e con in mano un ipotetico biglietto da 100 Scudi con il suo profilo al centro, tipo i dollari degli Stati Uniti d'America, come recita la didascalia sulla rivista, uno Scudo doveva equivalere a 1.000 lire, già da tempo si pensava ad una sorta di "lira pesante".

SCUDO PC.jpg


Era noto che Einaudi, da grande economista e statista, nonchè Governatore della Banca d'Italia dal gennaio 1945 al maggio 1948, auspicava monete e banconote di grosso taglio (vedi anche la nota sul 50.000 lire del primo post) per i vantaggi pratici che avrebbero dovuto offrire.

Ma Einaudi nei suoi scritti diceva pure:

"L'esigenza per una moneta non è che sia grande o piccola, è che sia stabile, che acquisti da un anno all'altro una quantità costante di roba"

 

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33 minuti fa, ART dice:

Ho recuperato il testo dell'articolo:   https://www.luigieinaudi.it/doc/lira-e-scudo/

Potremmo riportare integralmente quel testo in questa discussione citando la fonte?

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Fondazione Luigi Einaudi

Lira e scudo

«Corriere della Sera», 22 settembre 1961

 
Il mutamento di denominazione della unità monetaria italiana, la lira, non è dunque richiesto da alcuna esigenza o vantaggio sostanziale. L’unità «lira» anche se è divenuta piccola o minima, uguale all’incirca ad un terzo di quei centesimi che già al principio del secolo erano andati per lo più fuori uso per la loro piccolezza, adempie egregiamente al suo ufficio di misura stabile dei valori.

Le sole ragioni del mutare sono secondarie, di prestigio nazionale, di fastidio delle comiche cifre di milioni e milionari, di noia nello scrivere cifre lunghe. Anche queste ragioni hanno il loro peso; ma non dobbiamo per ciò farci correre il rischio, mutando, di procacciare a noi stessi qualche malanno sostanziale. Non val la pena di imitare l’esempio francese, del trasferimento, della virgola di due cifre verso sinistra, con l’inconveniente certo di imbrogliarci nel discorrere e con il rischio, anche piccolo, di provocare il noto fenomeno, iniziale ma esistente, di una certa vischiosità nei prezzi.

Fa d’uopo essere sempre moltissimo esitanti nel proporre rimedi ad inconvenienti in fondo tollerabili; ma, poiché il discorso ritorna ad ogni tratto, direi che il rimedio migliore sia quello di innovare in modo non obbligatorio; cosicché, nell’uso comune continuino indefinitamente ad essere usate due unità monetarie con due differenti nomi.

Nel tempo dei frequenti sperimenti monetari, che valse da Carlomagno alla rivoluzione francese, fu non di rado usato il sistema della lira piccola e della lira grossa, dello scudo piccolo e dello scudo grosso, del ducato piccolo e del ducato grosso. Finì col tempo e nell’uso comune che il nome principale – lira o scudo o ducato – fu trascurato e si parlava di «piccoli» e di «grossi», che era un parlare monetariamente poco dignitoso.

Poiché non bisogna inventare nomi storicamente nuovi; e poiché le vecchie denominazioni italiane, come fiorino o zecchino, assai belle in se stesse, non sono nel ricordo comune, direi che il vecchio «scudo», di cui gira ancora qualche campione e che tutti ricordano, non sia una denominazione da buttar via.

Se, ad esempio, si emettessero biglietti della Banca d’Italia a doppia dicitura: 1.000 lire ed 1 scudo, non si obbligherebbe nessuno a mutar stile di parlare e conteggiare. Dapprincipio, tutti seguiterebbero a parlare ed a scrivere in lire. A poco a poco, taluno riterrebbe più comodo dire, invece di 1.000 lire, 1 scudo; invece di 10.000 lire, 10 scudi; e le autorità monetarie sarebbero quasi spontaneamente indotte ad andar avanti ed a stampare biglietti da 100.000 lire che sarebbero poi soltanto 100 scudi; e non parrebbe più cosa tanto strana stampare un biglietto da 1 milione di lire, che sarebbero poi soltanto 1.000 scudi, qualcosa di più di 1.000 dollari e meno di 1.000 sterline che sono, credo, biglietti ogni tanto visibili.

Si potrebbe cogliere l’occasione di sostituire ai fogli sesquipedali odierni da 5.000 e 10.000 lire, biglietti simili ai dollari, che per il loro formato non richiedono di essere malamente spiegazzati ed entrano distesi nei comuni portafogli da tasca.

La parità 1.000 lire = 1 scudo avrebbe il vantaggio di ricordare che lo scudo sarebbe uguale al gran circa a tre lire del principio del secolo, quando la lira aveva una potenza di acquisto uguale a 300 – 350 volte quella della lira odierna.

In verità, nei nostri ricordi, lo scudo era di 5 lire; ma nella storia non sono ignoti i luoghi ed i tempi nei quali lo scudo valeva le 6, le 4 e le 3 lire.

Non è questo un problema sostanziale; e la parità 5 avrebbe il vizio di non collegarsi bene in Italia alla potenza d’acquisto tradizionale, che va dall’anno ottavo (1800) al 1914, della lira. Nel far di conti, le banche e le ditte importanti, le amministrazioni pubbliche preferirebbero, un po` per volta, le une dopo le altre, di fare i conti in scudi. Facilissimo del resto, passare mentalmente, nel leggere, dallo scudo alla lira e viceversa; bastando aggiungere o togliere tre zeri.

Il che, fra l’altro, corrisponde al nostro comune metodo di fare i calcoli, il quale procede per tre cifre e non per due né per cinque. I prezzi non avrebbero ragione di variare al di là dei soliti prezzi in lire. Se il venditore chiede 2 scudi per una merce sin qui valutata 1.000 lire, il compratore subito obbietta: perché i prezzi sono aumentati? Non ho pagato ieri 1.000, che sono 1 scudo, come è stampato sul biglietto medesimo? Perché uno scudo di più, ossia 1.000 lire di più?

Tutto sommato, parmi che l’uso facoltativo dello scudo sia atto a risolvere, col minimo di attrito, il problema di prestigio e di comodità della unità monetaria italiana. Ripeto che non si tratta di risolvere nessun problema di sostanza.

La sostanza si osserva mantenendo costante il potere d’acquisto della moneta; che è faccenda la quale dipende dalla sapienza, dalla prudenza, dalle doti di equilibrio, di manovra del governatore della Banca d’Italia e dei suoi collaboratori; e dipende in secondo luogo e massimamente dall’attitudine e fermezza di carattere dei governanti del tempo, i quali sappiano nel tempo stesso mantenere l’equilibrio nelle entrate e nelle spese pubbliche e queste proporzionarle al reddito nazionale.

Che se queste qualità non sono mantenute salde, non giovano i nomi di lire e di scudi, di dollari, di marchi e di sterline. Qualunque sia il nome, le cose possono prosperare od andare alla gran diavola.

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