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Storia e mitologia su un medaglione di Antonino Pio


apollonia

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Si tratta del lotto 118 della Gadoury Monaco 2018.

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Antoninus Pius 138-161
Médaillon Rome, 158, AE 38.18 g.
Avers : ANTONINVS AVG PIVS P P IMP II Tête nue à droite. /Revers : Roma assise à gauche sous un arbre, serrant la main avec Antoninus Pius debout; derrière Cybèle et Attis.
Ref : Gnecchi 57, pl. 50, 1, Banti 487 Conservation : Avers TTB, Revers TB avec creux au centre.

 

Siamo ai tempi di Antonino Pio (158 d. C.), la cui testa nuda a destra è raffigurata sul diritto, e sul rovescio troviamo Roma seduta sotto un albero che dà la mano all’imperatore che ha Cibele e Attis alle spalle. Notizie sulla genealogia e la mitologia della dea, o meglio una specie di essere superiore femminile, una terra-madre personificante tutta la realtà, e del suo figliolo e paredro Attis che essa genera, sposa, e indirettamente uccide per farlo poi rinascere in un ciclo perenne di vita e di morte, si trovano nell’articolo di Aneta Skalec ‘ Cybele and Attis and their Cult In Rome’ in AR Archaeological Annals Vol I I (2) 2010, pp 77-91. Interessanti i paragrafi sulla diffusione del culto di Cibele dall’Asia Minore alla Grecia, l’introduzione del culto a Roma e lo sviluppo e i cambiamenti del suo culto nella città.

 

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Modificato da apollonia
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DE GREGE EPICURI

Su Cibele e Attis io trovo irresistibile quello che scrive Luciano ne "La Dea Siria". Ecco un brano nella traduzione ottocentesca di Luigi Settembrini:  " Come la dea lo castrò, egli smise il vivere maschile, si mutò in sembianza femminile, prese vesti donnesche, e andando per tutta la terra celebrava feste, narrava i casi suoi, e cantava Rea (=Cibele)...E parlandomi dei Galli che sono nel tempio, mi dicevano che i Galli si castrano non per Giunone ma per Rea, ad imitazione di Attis. Ma queste cose mi paiono ingegnose sì, ma vere no..."

Modificato da gpittini
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La castrazione divina                                                                                               
L’immagine dell’ape regina, che durante l’atto nuziale effettua la castrazione del fuco, incarna l’essenza del mito classico su Cibele. Presso gli Ittiti, Kumarbi stacca con un morso i genitali del dio del cielo Anu, ne inghiotte una parte dello sperma e sputa il resto contro la roccia, ove si genera una bellissima dea. Benché argomento apparentemente peregrino, la castrazione è un tema mitico universalmente diffuso e si collega al nucleo della trasmissione del potere regale cui si è alimentata tanto la tradizione egiziana (Osiride) che quella Greca (con Urano). 

Da http://www.ilcerchiodellaluna.it/central_dee_cibele.htm

 

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Cibele a Roma

In un periodo molto difficile dell'antica Roma, durante la seconda guerra Punica (quella della spedizione di Annibale verso l'Italia), la Repubblica non sapeva più a che santo (leggi: divinità) votarsi, così che furono consultati i libri sibillini e si sentenziò che la divinità a cui i romani dovevano rendere onore era una Grande Madre, Cibele (per i romani Idea), il cui santuario era a Pessinunte, nella Frigia (nella penisola Anatolica).

Detto e fatto, con il consenso del re della Frigia, Attalo, alleato dei romani, la "pietra nera", una pietra a forma conica, forse un meteorite di origine extraterrestre, venerata nel tempio della dea a Pessinunte, fu translata via mare e posta in un tempio sul colle Palatino, inizialmente nel Tempio della Vittoria, vicino agli altri dei del pantheon romano.

Arriva a Roma il 9 aprile del 204 a.C.

Racconta lo scrittore Tito Livio in "Ab urbe condita" XXIX, 10: "Un’improvvisa superstizione aveva invaso la città in quel tempo, trovato un carme nei libri Sibillini, esaminati a causa della troppo frequente caduta di pietre dal cielo in quell’anno, (cioè che) qualora il nemico straniero avesse portato guerra alla terra dell’Italia, quello poteva essere cacciato dall’Italia e vinto se la madre Idea fosse stata trasportata a Roma da Pessinunte. 

Quel carme trovato dai decemviri tanto più ammonì i senatori che, cosa che anche i legati, che avevano portato un dono a Delfi, riferivano, e, facendo sacrifici proprio quelli ad Apollo Fizio, tutte le cose erano state liete e era stato comunicato dall’oracolo il responso che per il popolo romano ci sarebbe stata una vittoria molto più grande di quella dalle cui spoglie portavano doni. Nella sommità della medesima speranza univano l’animo di Publio Scipione, che quasi presagiva la fine della guerra perché aveva richiesto la provincia dell’Africa. Perciò, affinché più opportunamente fossero padroni della vittoria preannunciata dal fato, dai presagi e dagli oracoli, pensava e meditava su quale fosse il mezzo per trasportare a Roma la dea."

 

Da http://spiritodiluce.blogspot.com/2013/03/cibele-roma.html

 

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Un altro esemplare del medaglione è stato battuto alla CNG 160 sette anni fa.

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Antoninus Pius. AD 138-161. Æ Medallion (41mm, 59.53 g). Struck AD 158. Bare head right / Roma seated left beneath tree, clasping hands with Pius standing right before; behind Pius stand Cybele and Attis. Gnecchi 57, pl. 50, 1; Banti 487. Fine, mostly brown patina, rough surfaces, some smoothing.
Ex Classical Numismatic Group XIV (20 March 1991), lot 863; Richard J. Graham Collection (J. Sculman, 8-10 June 1966), lot 2453a.

 

Segnalo anche l’articolo di Patrizia Calabria, Francesco Di Jorio e Patrizio Pensabene dal titolo ‘L’iconografia di Cibele nella monetazione romana’ in Bollettino di Archeologia on line I 2010/ Volume speciale D / D3 / 3.

 

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