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IGNORED

Collezionare monete di Venezia


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In questo caso dovresti fermarti a Tommaso Mocenigo.

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Ultimo patriarca con potere temporale [emoji6]
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E' un vero piacere leggervi... Era proprio questo lo scopo della discussione, far partecipare tutti. E, tra l'altro, abbiamo scoperto nuove possibilità di collezione, nonostante che avessi cercato di elencare tutte quelle che conoscevo (abbinando il tipo di collezione ai vostri volti, devo ammetterlo :D). E notizie nuove come quella dell'appartenenza di Cologna al sestiere Dorsoduro che conosco bene avendo studiato a Ca' Foscari.

Per quanto riguarda la monotonia delle monete di Venezia, pensavo anch'io così quando mi dedicavo alle monete classiche. Poi la scoperta di Venezia. E la seconda scoperta che non tutte le monete veneziane sono scudi della croce o loro frazioni (chiedo venia a @DOGE82 , ma erano proprio queste che mi facevano pensare alla monotonia :blush:). Proviamo a pensare al ducato d'oro e al suo seguito zecchino. Sembrano tutti uguali. Sembrano, ma non lo sono. Un collezionista di questa monetazione riconosce da lontano se il ducato è del XIII secolo o del XIV o se uno zecchino è del '500 o del '700. In alcuni casi riconosciamo da lontano il singolo doge. Questa è la bellezza delle monete di Venezia. La variabilità è nascosta ai più, ma si svela a chi vi si dedica con passione. A riprova di quanto dico, consiglio la lettura del bell'articolo del nostro @417sonia  :good:sull'argomento ducati e zecchini.

Arka

Diligite iustitiam

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E naturalmente anche l'apparente monotonia dei grossi moduli d'argento è relativa visto che nei vari dettagli variano gli stili, le iniziali dei massari, i volti più o meno dettagliati dei  soggetti rappresentati e altro ancora. Certo che ad uno sguardo rapido possono sembrare tutte uguali e monotone. 

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Non mi sento un novellino (quantunque neppure un grande esperto) ma colleziono alcuni ambiti di Venezia da ormai molti anni. Sono Veneto. Stahl, Paolucci e Papadopoli e vari altri testi sull'argomento (anche di persone che partecipano a questa discussione) li ho in buona parte letti e fanno parte del mio background numismatico. Ciononostante non posso non riconoscere la monotonia dei tipi veneziani rispetto, ad esempio, alla monetazione Pontificia (altra mia passione). L'iconografia della Serenissima è troppo spesso la medesima per secoli e secoli (ducati e zecchini compresi, per quanto gli stili si differenzino in modo molto sensibile!) e frequentemente il conio è trasandato e le immagini crude. A questo proposito la coniazione a martello (troppo a lungo protratta sotto il ricatto delle maestranze di zecca) ed i pochi incisori valenti di cui sia rimasta traccia (a mia conoscenza, per il Settecento, che amo particolarmente, solo M. DuBois e A. Schabel) o che tali possano essere definiti, sono elementi che spiegano quanto ho affermato. 

Il che non significa che io non apprezzi la forza espressiva di varie rappresentazioni ... anzi! Trovo affascinanti le giustine, gli scudi della croce, i talleri per il levante e loro frazioni ... e per tale motivo mi interessano ... però non capisco perchè la parte più bella e varia della monetazione veneziana sia oggi trascurata. La questione se le "oselle" siano monete è a mio avviso abbondantemente superata: lo sono a tutti gli effetti perchè svolgevano un ruolo monetale ed erano emesse in nome dell'autorità vigente, sempre riportata; a meno che non si ritenga fossero un surrogato di anatra in umido e come tali destinate ad essere masticate ... Forse la ragione è il Papadopoli, che ne tratta di sfuggita e non le rappresenta nelle sue tavole ...

Ed anche la storia posteriore della zecca, periodo napoleonico e successivo, illuminerebbe quella anteriore (ad esempio riconii, talleri di Maria Teresa, ...), ma qui è dato libero  spazio alla passione e preferenze di ognuno. Dal canto mio trovo molto interessante il periodo di trapasso e del Bonaparte, in cui tutto viene ammodernato e che rappresenta la vera novità monetaria in Italia (le due zecche di Bologna e Venezia sotto la guida di quella di Milano diretta da Isimbardi).

Modificato da Giov60
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Inviato (modificato)

Non è possibile discutere sulla bellezza artistica delle monete dei Papi, perché effettivamente superiore a qualsiasi altra monetazione contemporanea. Detto questo, io invece amo moltissimo la coniazione a mano. Uno scudo della croce di Manin quando è in ottimo stato taglia. Ed è una sensazione tattile stupenda passarci il dito sopra. Mai provata con altre monetazioni. Tant'è che non amo per nulla i talleri per il levante...

Arka

Diligite iustitiam

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Supporter
12 minuti fa, Arka dice:

Non è possibile discutere sulla bellezza artistica delle monete dei Papi, perché effettivamente superiore a qualsiasi altra monetazione contemporanea. Detto questo, io invece amo moltissimo la coniazione a mano. Uno scudo della croce di Manin quando è in ottimo stato taglia. Ed è una sensazione tattile stupenda passarci il dito sopra. Mai provata con altre monetazioni. Tant'è che non amo per nulla i talleri per il levante...

Arka

Diligite iustitiam

Monete battute a martello, cioè il fascino di un letto sfatto. :pleasantry:

Ne convengo.

I talleri per il levante non mi dispiacciono, se solo ci avessero messo un po' più di rilievo avrebbero avuto maggior successo; di fatto, con queste monete d'argento, Venezia ha creato nuove iconografie, costituendo un momento di "rottura" con i tipi in corso da secoli. Il nuovo che avanza ....

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2 ore fa, Giov60 dice:

Non mi sento un novellino (quantunque neppure un grande esperto) ma colleziono alcuni ambiti di Venezia da ormai molti anni. Sono Veneto. Stahl, Paolucci e Papadopoli e vari altri testi sull'argomento (anche di persone che partecipano a questa discussione) li ho in buona parte letti e fanno parte del mio background numismatico. Ciononostante non posso non riconoscere la monotonia dei tipi veneziani rispetto, ad esempio, alla monetazione Pontificia (altra mia passione). L'iconografia della Serenissima è troppo spesso la medesima per secoli e secoli (ducati e zecchini compresi, per quanto gli stili si differenzino in modo molto sensibile!) e frequentemente il conio è trasandato e le immagini crude. A questo proposito la coniazione a martello (troppo a lungo protratta sotto il ricatto delle maestranze di zecca) ed i pochi incisori valenti di cui sia rimasta traccia (a mio conoscenza, per il Settecento, che amo particolarmente, solo M. DuBois e A. Schabel) o che tali possano essere definiti, sono elementi che spiegano quanto ho affermato. 

Il che non significa che io non apprezzi la forza espressiva di varie rappresentazioni ... anzi! Trovo affascinanti le giustine, gli scudi della croce, i talleri per il levante e loro frazioni ... e per tale motivo mi interessano ... però non capisco perchè la parte più bella e varia della monetazione veneziana sia oggi trascurata. La questione se le "oselle" siano monete è a mio avviso abbondantemente superata: lo sono a tutti gli effetti perchè svolgevano un ruolo monetale ed erano emesse in nome dell'autorità vigente, sempre riportata; a meno non si ritenga che fossero un surrogato di anatra in umido e come tali destinate ad essere masticate ... Forse la ragione è il Papadopoli, che ne tratta di sfuggita e non le rappresenta nelle sue tavole ...
Ed anche la storia posteriore della zecca, periodo napoleonico e successivo, illuminerebbe quella anteriore (ad esempio riconii, talleri di Maria Teresa, ...), ma qui è dato libero  spazio alla passione e preferenze di ognuno. Dal canto mio trovo molto interessante il periodo di trapasso e del Bonaparte, in cui tutto viene ammodernato e che rappresenta la vera novità monetaria in Italia (le due zecche di Bologna e Venezia sotto la guida di quella di Milano diretta da Isimbardi).

Sul post caduta sono pienamente d'accordo con te: anche se esula propriamente dalla sezione Serenissima, il periodo immediatamente successivo al 1797 e fino all'avvento di Napoleone è colmo di ottimi spunti di riflessione e personalmente lo trovo uno dei periodi più affascinanti dal punto di vista della zecca stessa ancora ricco di problematiche (forse perchè nesun i se 'o ciava)

Anni fa avevo iniziato una discussione proprio partendo dai Diarii dell'ultimo doge:

 

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Sul fatto della bellezza di altre monetazioni rispetto alla monotonia lagunare mi si permetta dopo alcuni interventi corretti che condivido pienamente da parte soprattutto di Arka e Giov60 di dire la mia provenendo da monete papali e approdando a quelle veneziane. È indubbio e indiscutibile il livello artistico ed espressivo raggiunto in particolare dalle coniazioni pontificie tra il rinascimento e la fine del 700'. Per secoli dunque la moneta dei papi è ricca, suntuosa ed esteticamente di alto se non altissimo livello. Però almeno nel mio caso forte anzi fortissimo è il fascino che desta una città come Venezia, con la sua storia, le sue guerre e i suoi commerci e perché no il suo magnifico lunghissimo e romantico destino di morire politicamente come repubblica autonoma verso la fine del XVIII secolo. Di profonda importanza poi l'appartenenza territoriale a quelle che furono le sue terre e il confronto sempre vivo con i suoi collezionisti che quindi almeno nel mio caso ti fanno sentire sempre coinvolto e vicino alla sua storia e monetazione. 

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E per fortuna che è così, altrimenti tutti o quasi in Italia e all'estero comprerebbero solo monete papali... Eppure Milano spagnola non è bella o troppo varia ma è collezionata e appunto Genova monotona ma piena di fascino e storia come ben sappiamo ed altro ancora in giro per il mondo....

Modificato da Faletro78
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Vorrei spendereanche due parole sulle oselle, anche per dare ragione a @Giov60 . Quella delle oselle è una serie bellissima e di grande interesse. Tratta argomenti e avvenimenti che non potevano, se non in parte, essere trattati sulla monetazione normale. Effettivamente le oselle sono molto vicine per logica ai testoni papali. Sulle oselle il doge poteva commemorare avvenimenti successi sotto il suo dogado (la grande vittoria sui Turchi di Alvise Mocenigo), mostrare le sua devozione (vedi Pasquale Cicogna), i suoi successi militari (Francesco Morosini), le opere di bonifica, l'attività politica e così via discorrendo...

Tuttavia, pur essendo una collezione interessante, soffre di alcune questioni che non le permettono di essere così popolare. Innanzittutto quando sono in alta conservazione le oselle costano e costano molto. quelle più economiche hanno spesso tracce di appicagnoli o fori. Restano quelle in mezzo che comunque sono difficili da trovare, tranne l'ultimo periodo.

Arka

Diligite iustitiam

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Il 17/3/2020 alle 20:59, Faletro78 dice:

Moneta rara, difficile abbastanza da trovare specialmente se di alta qualità

Sì è mia: è stato il mio primo zecchino. Non ho potuto fare a meno di prenderlo e con esso, di tanto in tanto affiancargli un amico...

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Il 17/3/2020 alle 21:28, Faletro78 dice:

Cioè tu collezioni in maniera monotematica solo le emissioni del Barbarigo di qualsiasi genere ? 

Al momento si. Visto che non è la la linea collezionistica che seguo, per quello che ho spiegato prima, seguo solo il Barbarigo.

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Buongiorno a tutti,

mi permetto inserirmi anch'io in questa interessante discussione e riflessione sul "collezionismo" delle monete della Serenissima e tematiche collegate.

Personalmente anch'io come  si è definito  Giov60 e altri, mi definisco ancora un semplice raccoglitore;

Ho la fortuna di vivere e lavorare a Venezia  e quindi di poter vedere e toccare con mano le meraviglie di questa città; i suoi musei, le chiese, i monumenti e gli Archivi....

La mia tematica è iniziata raccogliendo  il semplice soldo da 12 bagattini e poi saltando dall'interesse delle monete di  singola  famiglia all'altra, raccogliendo non solo le monete che riuscivo a trovare ma anche documenti, medaglie e placchette etc.

A un certo punto gran parte del materiale raccolto l'ho "ceduto" ad un raccoglitore, più colto e sistematico di me, che stava raccogliendo materiale,  per uno studio sulle famiglie della Serenissima e sull'incremento della storia della medaglia ad integrazione del mastodontico lavoro del Voltolina.

Poi c'è stato, come sarà accaduto a molti di voi, una fase di pausa dovuta anche ad una diminuzione delle entrate economico-finanziarie.

La passione dello studio di questa disciplina non si è mai  fermata e se oggi (a causa di questo momento di incertezza della nostra esistenza e del nostro futuro) la noia non prende il sopravvento, è grazie alle monete, alle medaglie, alla documentazione cartacea che mi aiutano a trascorrere  le giornate con grande piacevolezza.

ora mi fermo perché rischio di dire ca22ate...  ? auguri a tutti

Modificato da arrigome
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  • 2 settimane dopo...

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Repubblica di Venezia

Lodovico I (814-840)

Denaro

Argento

D/ + H LVDOVVICVS IMP, Croce patente in cerchio di perline

R/ +VEN // ECIAS in due righe

Rif.: Zub-Luciani 2

Le prime monete della zecca di Venezia furono coniate a nome degli imperatori dell'occidente sccessori di Carlo Magno. Il primo nome che compare sulle monete veneziane è quello di Lodovico I in due varianti. La prima al rovescio ha la scritta VENECIAS MONETA, la seconda, qui illustrata, la scritta VENECIAS. Il peso teorico dato dal Papadopoli è di grammi 1,71, tuttavia la maggior parte degli esemplari variano tra 1,40 e 1,60 grammi. Il diametro è di 21 mm.

Arka

Diligite iustitiam

 

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Inviato (modificato)

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Repubblica di Venezia

Berengario I (888-924)

Denaro scodellato (888-915)

Argento

D/ + BERENCARIVS, croce patente accantonata da quattro globetti in cerchio di perline

R/ + XTIANA RELIO, tempio con croce e quattro colonne

Rif.: Zub-Luciani 5; ex collezione D'Este

Dopo quello di Lodovico I vennero coniati a Venezia denari a nome di Lotario I (840-855) e un denaro anonimo con la leggenda XPE SALVA VENECIAS (855-880). Quello presentato qui è il denaro di Berengario I quando era re d'Italia. Il peso di questi denari è di 1,40 grammi circa e il diametro di 22 millimetri. Al dritto la croce presenta delle cuspidi alle estremità. Al rovescio le lettere della legenda sono ben leggibili, fatto che andrà a scemare con il tempo, a differenza del nome dell'imperatore che lo sarà sempre. Il largo bordo e la forte scodellatura sono tipici della zecca di Venezia. Nel catalogo d'asta Varesi dove fu venduta la collezione D'Este era classificata tra le monete di Milano. Una curiosità. Il primo a pensare nella seconda metà dell'ottocento di attribuire le monete con queste caratteristiche alla zecca di Venezia fu l'allora curatore del Museo Bottacin di Padova Carlo Kunz.

Arka

Diligite iustitiam

Modificato da Arka
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Supporter

Ciao Artur!

Chicche da "Mille e una notte" ....

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Ciao!!

Bellissime monete!! Grazie di averle postare!! La seconda anche con un pedigree di tutto rispetto!! 

Modificato da DOGE82
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Onestamente non le ho mai considerate come monete da comprare per la mia collezione quelle simili alle ultime 2 postate da Arka.... Però a vederle qui così belle che piacere per gli occhi di un collezionista. Complimenti e grazie. 

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Repubblica di Venezia

Ottone I-II (962-983)

Denaro scodellato

Argento

Peso: 1,20 g   Diametro 20 mm

D/ + OTO IMPERATOR, croce patente accantonata da quattro globetti in cerchio di perline

R/ Legenda illeggibile, tempio con due colonne e croce all'interno e sopra

Rif.: Zub-Luciani 9

Anche gli imperatori di Sassonia compaiono sulle monete veneziane. Mentre le monete dei primi Ottoni non sono distinguibili, Ottone III differisce dai primi due per la legenda OTVS e un peso decisamente inferiore. Un'altra caratteristica di Ottone III verrà trattata nella descrizione della moneta successiva. Da notare le cuspidi alle estremità della croce e il bordo scodellato molto largo. La legenda del rovescio è una serie di I e V e una O finale.

Arka

Diligite iustitiam

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Beh, non può mancare allora un Ugo crivellato di buchi (quindi di probabile provenienza ungherese se non sbaglio). Preso pochi anni fa per una cifra ridicola.

ugo1.jpg

ugo2.jpg

Modificato da gigetto13
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Repubblica di Venezia

Anonima (1002-1024)

Denaro scodellato

Peso: 0,98 g   Diametro: 19 mm

D/ CRISTVS IMPER, croce patente accantonata da quattro globetti in cerchio di perline

R/ Legenda illeggibile, tempio con VENECI al posto delle colonne e A in esergo

Rif.: Zub-Luciani 11; ex collezione Lucheschi

Questa è la seconda moneta anonima coniata dalla zecca di Venezia. E' anche la prima a non nominare alcun imperatore, nemmeno in forma anonima come nell'emissione DS CVNSERVA ROMANO IMP. Qui il ruolo di imperatore è consegnato a Cristo e probabilmente in tal modo Venezia cerca di rivendicare un ruolo politico autonomo. Ma subito dopo torna a incidere sui propri coni il nome dell'imperatore Enrico III. Anche in questo caso sono presenti le cuspidi e il largo bordo scodellato. Da notare nel tempio la scritta VENECIA al posto delle colonne. Questa scritta compare per la prima volta in un denaro di Ottone III conosciuto in un unico esemplare conservato al museo Correr (se ben ricordo). Da questo momento in poi sulle monete della zecca di Venezia ci sarà sempre un riferimeno a Venezia o a San Marco in rappresentanza della città.

Arka

Diligite iustitiam

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Repubblica di Venezia
Anonima (1002-1024)
Denaro scodellato
Peso: 0,98 g   Diametro: 19 mm
D/ CRISTVS IMPER, croce patente accantonata da quattro globetti in cerchio di perline
R/ Legenda illeggibile, tempio con VENECI al posto delle colonne e A in esergo
Rif.: Zub-Luciani 11; ex collezione Lucheschi
Questa è la seconda moneta anonima coniata dalla zecca di Venezia. E' anche la prima a non nominare alcun imperatore, nemmeno in forma anonima come nell'emissione DS CVNSERVA ROMANO IMP. Qui il ruolo di imperatore è consegnato a Cristo e probabilmente in tal modo Venezia cerca di rivendicare un ruolo politico autonomo. Ma subito dopo torna a incidere sui propri coni il nome dell'imperatore Enrico III. Anche in questo caso sono presenti le cuspidi e il largo bordo scodellato. Da notare nel tempio la scritta VENECIA al posto delle colonne. Questa scritta compare per la prima volta in un denaro di Ottone III conosciuto in un unico esemplare conservato al museo Correr (se ben ricordo). Da questo momento in poi sulle monete della zecca di Venezia ci sarà sempre un riferimeno a Venezia o a San Marco in rappresentanza della città.
Arka
Diligite iustitiam

FB_IMG_1585754804933.jpg
Un falso coevo del peso do 0,8 grammi in mistura povera
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FB_IMG_1585754952045.jpgFB_IMG_1585754947286.jpg

VENEZIA
ENRICO III 1039-1056 o Enrico IV di Franconia 1056-fino al 1094, Denaro
D/ + ENRICVS IMPER Croce patente R/ legenda illeggibile, VENECI-A tempio

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