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fiscalità


Risposte migliori

Non me ne intendo di queste faccende fiscali, però da una lettura sommaria dell'Art. 36 del DPR 41/1995 mi sembrerebbe di capire che esistano per le medesime categorie di oggetti in vendita presso esercenti commercio al dettaglio in postazione fissa due differenti regimi fiscali a seconda che lo specifico oggetto sia stato acquistato da altro rivenditore professionale (che ha rilasciato documentazione fiscale) oppure da parte di privati (circostanza che rischierebbe di penalizzare il rivenditore che così si troverebbe a versare l'imposta sull'intero prezzo di vendita senza scaricarla dal prezzo di acquisto).

Se ho capito bene nel primo caso il bene segue le disposizioni ordinarie del Testo Unico sull'IVA, mentre nel solo secondo caso (il negoziante aveva a sua volta acquistato da un privato) l'imponibile (cioè il "ricarico" da parte del negoziante) viene presuntivamente valutato nel 60% del prezzo di vendita e solo su questa percentuale si applica l'IVA.

In altre parole il regime speciale sarebbe una modalità forfettaria di determinazione del "valore aggiunto" imponibile, in casi nei quali è impossibile documentare il costo di acquisto iniziale.

Teoricamente sembrerebbe possibile che il medesimo negoziante possa avere in vendita sia oggetti in regime ordinario (in quanto li ha acquistati da un venditore professionale dal quale ha ricevuto un documento fiscale valido), sia oggetti in regime speciale (sui quali l'imposta si calcola forfettariamente in ragione del 60% del prezzo della vendita finale).

Non sono sicuro di aver capito bene, ma ad occhio e croce mi sembrerebbe qualcosa del genere.

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Presumo che invece nel caso del denario alla fine acquistato da BiondoFlavio per 330 € (ma che sappiamo essere costato al negoziante circa 265 €) presumibilmente il venditore non ha applicato il regime forfettario, ma (se non è riuscito addirittura a scaricare un'IVA di acquisto, ma non credo) deve aver seguito il criterio della differenza fra prezzo di acquisto documentabile e prezzo di vendita come da ricevuta fiscale (cioè 330 € - 265 € = 65 €) e in questo caso solo sull'importo di ricavo di circa 65 € ha dovuto versare una IVA del 20 % pari a 12 o 13 € ottenendo così un utile al netto di IVA (ma al lordo di IRPEF, che francamente non ho la più pallida idea di come si faccia a calcolare :blink: ) di circa 42 €. Non un grande guadagno, ma tutto fa brodo.

Per vendere la medesima moneta al cliente finale allo stesso prezzo di € 330 e ottenere un utile ugualmente di una quarantina di €uro, il negoziante se l'avesse comprata da un privato (non in grado di produrre documentazione fiscale) non avrebbe potuto dargli più di circa circa 250 €uro (dal momento che circa altri 40 se ne sarebbero andati in IVA). La cifra che immagino uno di noi potrebbe al massimo al massimo arrivare a spuntare rivendendo quella moneta ad un negozio :( Notare che per il Fisco fatto 100 il prezzo finale si presume che il prezzo di acquisto iniziale sia di circa 40, che sarebbe come a dire che se BiondoFlavio rivendesse subito la moneta ad un negoziante avrebbe solo 132 € .

Ma non fidatevi troppo dei miei ragionamenti, sto andando a tentoni.

Modificato da LUCIO
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"bizerba mi mparli della spesa assicurata?"

Ciao Rino.

Scusa, ma non ho capito la Tua domanda.....e non riesco neppure a contestualizzarla all'interno della discussione.

Abbi pazienza, deve essere il caldo... B)

Saluti.

M.

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è un professionista serio, dubito fortemente che ci siano stati illeciti.

248877[/snapback]

Te l'ha fatta la ricevuta? :rolleyes:

248901[/snapback]

Certo che mi ha fatto la ricevuta!

Un esempio più rappresentativo:

un denario aggiudicato ad un’asta Varesi per euro 3000,00 + diritti del 15% (= 3450) è stato posto in vendita nell’ultimo catalogo per euro 4000,00.

Se l’iva fosse del 20% il professionista che l’aveva acquistata da Varesi avrebbe dovuto rivenderla a (3450,00 + 20% =) 4140,00 euro per non ricavarci alcun guadagno...

Mi sembra inverosimile tutto ciò... Io credo che l’iva sia eventualmente da calcolare sulla differenza tra il prezzo di aggiudicazione in asta ed il prezzo di vendita in negozio.

Saluti a tutti

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... Io credo che l’iva sia eventualmente da calcolare sulla differenza tra il prezzo di aggiudicazione in asta ed il prezzo di vendita in negozio. . .

248971[/snapback]

Sì, sì, penso anch'io; ovvero, quando questa differenza non si può documentare, "presuntivamente" sul 60% del prezzo di vendita finale. ;)

Aggiungo anche che sulle monete non mi risulta che sia molto praticata, ma in altri settori del commercio antiquario (e ancora di più di modernariato) si sta diffondendo la tecnica della "vendita in conto terzi" (già se ne era accennato, mi pare), nel qual caso il negoziante paga l'imposta solo sulla propria provvigione (e in questo caso è ancora più facile stabilire quale fosse il valore iniziale dell'oggetto ed il "valore aggiunto" (da tassare), per effetto del passaggio nelle mani del negoziante.

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