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Che bellezza! Sotto la strada trovano questo splendido manufatto romano in marmo. “Non era una tomba né una fontana” dicono gli archeologi di Efeso. E, più in là, un busto togato senza testa

Non è un cortocircuito visivo degno di un manifesto surrealista, né un bizzarro accostamento imposto dal caso. Un busto maschile togato, ma senza testa, e un contenitore che potrebbe rinviare a un piccolo sarcofago – riadattato nei secoli – sono stati portati alla luce durante la campagna archeologica 2025. Basterebbero per un quadro di Magritte? Probabilmente sì. Sono due elementi che sembrano aprie al mistero. Restano, invece, gli interrogativi archeologici. Il busto. Perchè fu danneggiato? Una cancellazione dovuta a mutamenti politici? E la vasca da bagno nacque come tale?

 

Efeso, luogo del ritrovamento di questi ultimi due pezzi, si trova sulla costa occidentale dell’Anatolia, nell’attuale Turchia, a breve distanza dall’Egeo e dall’odierna Selçuk. Fondata in epoca arcaica e rifondata più volte, la città fu uno dei maggiori centri del mondo greco e, in età romana, capitale della provincia d’Asia, crocevia commerciale, religioso e amministrativo. Il suo parco archeologico restituisce ancora oggi una struttura urbana leggibile: grandi assi viari monumentali, edifici pubblici, complessi residenziali d’élite. Tra questi spiccano le celebri Slope Houses, le abitazioni terrazzate affacciate sul cuore della città, decorate con mosaici, affreschi e dotate di impianti idraulici avanzati.

È in questo settore alto e prestigioso che si colloca Stadium Street, l’area precisa del rinvenimento. La strada, che corre non lontano dallo stadio e collega zone residenziali e spazi pubblici, è stata oggetto degli scavi condotti nell’ambito del progetto internazionale “Patrimonio Futuro”, sotto la direzione del prof. Serdar Aybek, in collaborazione con il Museo di Efeso, l’Istituto Archeologico Austriaco e il Ministero della Cultura e del Turismo turco. Proprio lungo questa arteria, inglobati nei livelli di sistemazione stradale tardoantichi, sono riemersi i due manufatti. Sì, statua e vasca furono riutilizzati per sistemare la strada. Uno sei tanti esempi di riuso.

La vasca costituisce il reperto più sorprendente. Realizzata in marmo locale detto “Greco Scritto”, misura 146 centimetri di lunghezza, 73 di larghezza e circa 60 di altezza. La profondità, unita alla morfologia interna, consente di escludere che si tratti di un semplice bacino o di una vasca rituale. I tagli potrebbero essere stati realizzati in un momento successivo alla realizzazione del manufatto per garantire l’accesso facilitato e la seduta o sono collegati al riuso della vasca stessa in una fontana?

Gli archeologi turchi la identificano con sicurezza come vasca da bagno domestica, originariamente collocata all’interno di una ricca abitazione delle Slope Houses. Dal punto di vista cronologico, il manufatto è attribuibile con buona probabilità all’età imperiale romana, tra il I e il II secolo d.C., fase di massimo splendore della città.

Per comprendere appieno il significato del ritrovamento, occorre soffermarsi sulla cultura del bagno nell’antichità romana, spesso appiattita sull’immagine delle grandi terme pubbliche. In realtà, accanto alla dimensione collettiva del bagno, esisteva una pratica domestica ben strutturata. Già in età repubblicana avanzata, e con crescente diffusione dal I secolo a.C., le case delle élite urbane disponevano di ambienti dedicati alla cura del corpo. Questi spazi potevano includere vasche fisse in muratura o in marmo, alimentate da condutture collegate agli acquedotti cittadini o a cisterne private.

Le vasche domestiche romane variavano per forma e dimensione. Alcune erano rettangolari, altre ellittiche o “a barca”, progettate per l’immersione parziale o totale del corpo. A differenza delle piscine termali, non erano destinate a un uso promiscuo, ma rispondevano a esigenze di igiene personale, comfort e distinzione sociale. Possedere una vasca in marmo, soprattutto finemente decorata, era un segno tangibile di status. Il bagno diventava così un gesto quotidiano carico di valore simbolico, legato al controllo del corpo, alla salute e al prestigio.

La vasca di Efeso si distingue per la raffinatezza esecutiva. I piedi sono scolpiti con artigli di leone, motivo iconografico che allude a forza, protezione e nobiltà.

Il dato più interessante, tuttavia, riguarda il riuso della vasca in epoca successiva. Gli scavi hanno dimostrato che il manufatto non si trovava più nel suo contesto originario, ma era stato spostato e adattato durante una fase di ristrutturazione della strada. Secondo Aybek, la vasca fu probabilmente impiegata come grande bacino o come elemento assimilabile a una fontana: in casi analoghi si osservano fori praticati per l’ingresso dell’acqua dall’alto e per il deflusso dal basso. Questo tipo di riutilizzo era frequente nell’antichità tarda, quando materiali di pregio provenienti da edifici più antichi venivano “riciclati” per rispondere a nuove esigenze funzionali.

Lo scavo ha restituito anche una statua maschile togata, anch’essa rinvenuta in Stadium Street. La scultura, alta 123 centimetri e larga 50, è realizzata assemblando parti differenti, probabilmente già in antico, e presenta caratteristiche stilistiche che consentono una datazione compresa tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.. Il personaggio raffigurato resta al momento anonimo: la toga suggerisce un ruolo pubblico, forse un magistrato, un benefattore o un esponente dell’élite cittadina, ma mancano elementi epigrafici che consentano un’identificazione sicura.

Anche la statua, come la vasca, racconta una storia di decontestualizzazione e riuso. Una scultura con ariete ad anello, probabilmente parte del complesso, è stata ritrovata capovolta e utilizzata come lastra di pavimentazione stradale. Il gesto non va interpretato come atto di distruzione deliberata, ma come segno di un mutamento profondo nel rapporto con le immagini del passato: quando il valore simbolico si attenua, la materia torna a essere risorsa.

Il busto togato e la vasca da bagno, letti insieme, restituiscono un’immagine complessa di Efeso: una città in cui il lusso privato e la rappresentazione pubblica convivevano, e in cui, nei secoli successivi, gli oggetti più carichi di significato potevano essere riassorbiti nel tessuto urbano come semplici elementi funzionali. È proprio in questo slittamento di senso che il ritrovamento acquista la sua forza interpretativa.

https://www.stilearte.it/vasca-bagno-romana-busto-togato-efeso/

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