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IGNORED

Carino - Antoniniano


quattrino

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Stavo catalogando questo mio antoniniano

Carino - Augusto - 283-85 AD

D/ IMP CARINVS PF AVG / Busto radiato e corazzato a destra

R/ AETERNIT AVG/ l’Eternità in piedi a sx che regge con la mano destra un globo sormontato da una fenice e con la sinistra si alza la veste.

ES/KA Γ

Zecca: Roma 3 officina (284-85)

SEAR 12340 ; RIC 244; Cohen 10

La mia domanda è: ma se questa moneta viene attribuita alla zecca di Roma, come mai ha caratteri greci all'esergo? Pensavo, nella mia ignoranza, che questi caratteri fossero usati solo dalle zecche orientali :blink:

CarinusAeternitasdrittorov.jpg

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:) DE GREGE EPICURI

A me risulta che la decifrazione di quanto c'è in esergo per Caro e figli sia piuttosto complicata. Comunque, la zecca di Roma usava lettere "alla maniera greca", tanto che nella tua moneta compare KA, che è il corrispondente greco di XXI; infatti: XX=K e I=A. Nulla vieta quindi che per indicare la III officina si usi GAMMA in luogo di T.

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Supporter
:) DE GREGE EPICURI

A me risulta che la decifrazione di quanto c'è in esergo per Caro e figli sia piuttosto complicata. Comunque, la zecca di Roma usava lettere "alla maniera greca", tanto che nella tua moneta compare KA, che è il corrispondente greco di XXI; infatti: XX=K e I=A. Nulla vieta quindi che per indicare la III officina si usi GAMMA in luogo di T.

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Quello che mi meraviglia è proprio l'uso di lettere greche da parte della zecca di Roma. Perchè KA e non XXI? Non è che vengono attribuite alla zecca di Roma tutte le monete per le quali non si è sicuri della zecca?

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:) DE GREGE EPICURI

A me risulta che la decifrazione di quanto c'è in esergo per Caro e figli sia piuttosto complicata. Comunque, la zecca di Roma usava lettere "alla maniera greca", tanto che nella tua moneta compare KA, che è il corrispondente greco di XXI; infatti: XX=K e I=A. Nulla vieta quindi che per indicare la III officina si usi GAMMA in luogo di T.

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Quello che mi meraviglia è proprio l'uso di lettere greche da parte della zecca di Roma. Perchè KA e non XXI? Non è che vengono attribuite alla zecca di Roma tutte le monete per le quali non si è sicuri della zecca?

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In effetti, l'attribuzione ad una zecca specifica per varie monete della seconda metà del III secolo è ancora oggi spesso difficoltosa e fonte di dibattito fra gli studiosi :rolleyes:...

Ho dato una rapida scorta alle note introduttive del V volume del RIC. Per quel che ho letto, non mi pare che gli autori diano troppa enfasi al fatto che anche lettere greche fossero utilizzate come marchi per le emissioni delle zecche occidentali.

A mio parere, in alcuni casi si può ipotizzare una motivazione essenzialmente "pratica": ad esempio, l'utilizzo della Є per indicare la V officina in luogo della Q, già impiegata per segnalare la IV. Più in generale, credo che una possibile causa vada ricercata nell'operato di maestranze d'origine orientale presso le zecche occidentali: fatto non improbabile, a mio avviso, considerate l'apertura, nel corso del III secolo, di diverse zecche "ufficiali" e, relativamente a Roma, le vicissitudini provocate dalla rivolta di Felicissimo durante il regno di Aureliano.

Sempre poi che, in un mondo "globalizzato" come quello romano-imperiale, potesse apparire bizzarro l'impiego delle lettere greche in un particolare, in definitiva, marginale (nell'insieme del messaggio che la moneta doveva trasmettere) come il marchio di zecca (entro il quale, con il passare del tempo, verrà utilizzato ogni genere, o quasi, di simbolo)... certo, per noi resta un'interessante curiosità ;).

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Nulla vieta quindi che per indicare la III officina si usi GAMMA in luogo di T.

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ma non veniva già usata la Gamma come identificativo del numero di officina come in TS Gamma?

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Supporter
Più in generale, credo che una possibile causa vada ricercata nell'operato di maestranze d'origine orientale presso le zecche occidentali: fatto non improbabile, a mio avviso, considerate l'apertura, nel corso del III secolo, di diverse zecche "ufficiali" e, relativamente a Roma, le vicissitudini provocate dalla rivolta di Felicissimo durante il regno di Aureliano.

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Grazie Cherso, interessante osservazione! In effetti ai tempi di Carino erano passati poco più di 10 anni dalla rivolta di Felicissimo. E' probabile che vi sia stata un massiccio trasferimento di maestranze da zecche orientali per far fronte alle carenze della zecca di Roma.

Sempre poi che, in un mondo "globalizzato" come quello romano-imperiale, potesse apparire bizzarro l'impiego delle lettere greche in un particolare, in definitiva, marginale (nell'insieme del messaggio che la moneta doveva trasmettere) come il marchio di zecca (entro il quale, con il passare del tempo, verrà utilizzato ogni genere, o quasi, di simbolo)... certo, per noi resta un'interessante curiosità

Su questo non sono completamente d'accordo. E' vero che il segno dell'officina era una informazione diretta agli "addetti ai lavori" e quindi, come il segno di zecca, poteva assumere qualsiasi forma, ma il segno KA come XXI, da quello che so, doveva indicare la percentuale di metallo prezioso nella moneta: 1 su 20 =5%. Quindi una informazione per il pubblico. Che senso ha darla con lettere greche in un contesto latino? :huh:

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Nulla vieta quindi che per indicare la III officina si usi GAMMA in luogo di T.

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ma non veniva già usata la Gamma come identificativo del numero di officina come in TS Gamma?

320584[/snapback]

Si ma TS indica la zecca di Tessalonica e quindi una zecca orientale....nulla di strano che venisse usato un numerale greco per indicare l'officina....

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Sempre poi che, in un mondo "globalizzato" come quello romano-imperiale, potesse apparire bizzarro l'impiego delle lettere greche in un particolare, in definitiva, marginale (nell'insieme del messaggio che la moneta doveva trasmettere) come il marchio di zecca (entro il quale, con il passare del tempo, verrà utilizzato ogni genere, o quasi, di simbolo)... certo, per noi resta un'interessante curiosità

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Su questo non sono completamente d'accordo. E' vero che il segno dell'officina era una informazione diretta agli "addetti ai lavori" e quindi, come il segno di zecca, poteva assumere qualsiasi forma, ma il segno KA come XXI, da quello che so, doveva indicare la percentuale di metallo prezioso nella moneta: 1 su 20 =5%. Quindi una informazione per il pubblico. Che senso ha darla con lettere greche in un contesto latino? :huh:

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È questo un aspetto che non aveto tenuto in debito conto nel mio ragionamento precedente :unsure:... e per ovviare ho meglio approfondito la lettura del RIC riuscendo a trovare, nell'introduzione alla monetazione di Caro e della sua famiglia, una nota incentrata proprio sul tema dell'utilizzo del marchio KA in luogo di quello XXI presso la zecca di Roma:

«Le principali problematiche [per le monete] di Caro e della sua famiglia sono legate all'abbandono di una delle zecche attive durante il regno di Probo, quella di Serdica, e all'impiego della marca di valore KA su monete che, per stile e numero d'officine in cui vennero coniate, paiono battute a Roma. Se così è, non vi sono monete certamente attribuibili a Serdica.

La spiegazione normalmente accettata per questo cambiamento sta nella richiesta, condotta da Caro in occasione della guerra contro la Persia, di un aumento delle emissioni monetarie, che, però, andava al di là delle possibilità delle diverse zecche orientali: l'imperatore, quindi, si rivolse alla vasta organizzazione della zecca di Roma, rinforzandola, forse, con il personale [precedentemente] operante a Serdica. S'è supposto che la forma greca per indicare la marca di valore venne impiegata perché essa risultava maggiormente comprensibile alla popolazione orientale. Bisogna notare, comunque, che la zecca di Roma ebbe sempre una certa predilezione per le lettere greche.

C'è chi ha suggerito un percorso inverso del personale di zecca rispetto a quello sopra ipotizzato, ovvero da Roma a Serdica, visto che quest'ultima si trovava molto più vicina ai luoghi dove si svolgeva la guerra. Ma a tal proposito è necessario segnalare come lo stile delle monete in esame sia riconducibile alla zecca di Roma e diverso da quella di Serdica, e, particolare ancor più importante, che non vi sono altre emissioni (ad eccezione d'una modesta serie iniziale) attribuibili a Roma, dove Carino risiedette dalla fine del 282 fino a poco prima della sua morte. Le marche in questione sono individuabili su monete coniate da sette officine, numero che la zecca di Serdica non raggiunse mai in nessun altro regno. Appare decisamente più probabile, quindi, che il trasferimento avvenne da Serdica a Roma, e non viceversa.»

Modificato da chersoblepte
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Supporter

Ti ringrazio Cherso! :) Sei stato gentilissimo. Le note che hai riportato dal RIC sono molto illuminanti. La necessità di grosse quantità di denaro appare giustificabile considerata anche la campagna contro i Parti che si stava preparando. Quella in cui morì, se non ricordo male, il fratello di Carino, Numeriano, e aprì la strada a Diocleziano. Vista in quest'ottica, monete coniate per le "truppe orientali" unito al trasferimento di maestranze della zecca di Serdica, tutto pare più comprensibile. :)

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