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IGNORED

Lire 100 e lire 20 Fascio


Risposte migliori

Interessante discussione.

C'è da aggiungere che con i RR.DD.12 dicembre 1926 e 9 agosto 1929 il fascio littorio fu assunto quale emblema dello Stato italiano e come tale venne apposto su tutti gli edifici pubblici, nonché nei sigilli dello Stato, accanto allo stemma dei Savoia.

Pertanto trovo normale che nelle monete di epoca successiva esso sia presente ovunque.

Riguardo al periodo pre-1926, molto probabilmente elementi fascisti avevavo già "influenzato" la commissione artistico-monetaria che decideva i coni delle monete.

Comunque, nella Relazione della Regia Zecca sulla nuova monetazione in nichelio, si dice che il fascio presente nei Buoni da 2 Lire, fu eseguito su indicazione dell'illustre archeologo Giacomo Boni, ossia un fascio conforme alla tradizione romana, non come simbolo del nuovo regime....

Modificato da Saturno
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Guest utente3487

Interessante discussione.

C'è da aggiungere che con i RR.DD.12 dicembre 1926 e 9 agosto 1929 il fascio littorio fu assunto quale emblema dello Stato italiano e come tale venne apposto su tutti gli edifici pubblici, nonché nei sigilli dello Stato, accanto allo stemma dei Savoia.

Pertanto trovo normale che nelle monete di epoca successiva esso sia presente ovunque.

Riguardo al periodo pre-1926, molto probabilmente elementi fascisti avevavo già "influenzato" la commissione artistico-monetaria che decideva i coni delle monete.

Comunque, nella Relazione della Regia Zecca sulla nuova monetazione in nichelio, si dice che il fascio presente nei Buoni da 2 Lire, fu eseguito su indicazione dell'illustre archeologo Giacomo Boni, ossia un fascio conforme alla tradizione romana, non come simbolo del nuovo regime....

Si. E' cosa nota. Quello che invece non comprendo e che dopo solo un anno dalla marcia su Roma, già si battevano due pezzi in oro....mah

Modificato da elledi
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Comunque, nella Relazione della Regia Zecca sulla nuova monetazione in nichelio, si dice che il fascio presente nei Buoni da 2 Lire, fu eseguito su indicazione dell'illustre archeologo Giacomo Boni, ossia un fascio conforme alla tradizione romana, non come simbolo del nuovo regime....

Ecco l' estratto :

Molteplici e gravi difficoltà tecniche di varia

indole si dovettero invece affrontare e superare

per l'adozione del nichelio puro nella fabbrica-

zione di nuove monete da cent. 50, L. 1 e L. 2.

Non si trattava, infatti, qui di migliorare, rimo-

dernare vecchi tipi di monete cambiandone

soltanto le impronte, così come era avvenuto

per le vecchie monete da cent. 20 di nichelio

misto, già ritirate dalla circolazione e poi riu-

tilizzate per attenuare la rarefazione delle monete

di bronzo, ma di procedere alla creazione di

un originale sistema di monetazione con un

metallo la cui lavorazione presupponeva una

particolare attrezzatura d'impianto.

Il problema della sostituzione delle monete di

argento di piccolo taglio si affacciava in quasi

tutte le Nazioni, costrette a sospendere il corso

legale delle monete stesse, sia per la diminuzione

del valore intrinseco delle rispettive unità mone-

tarie, sia per il forte aumento del prezzo dell'ar-

gento. Il Governo Italiano, come si è avuto occa-

sione di accennare, aveva provveduto in un primo

momento^ mediante l'emissione dei Buoni di

cassa cartacei; ma l'espediente non poteva che

avere carattere provvisorio a causa della scarsa

praticità e del rapido logorio di questi piccoli

biglietti. Soluzioni diverse del problema furono

adottate dall'Inghilterra e dalla Francia.

L'Inghilterra nel 1920 ridusse il titolo delle

sue monete di argento da 925 a 500 millesimi.

Questa misura trova la sua causale nel carattere

tradizionalista del popolo inglese; è tuttavia da

notare, dal punto di vista tecnico, che la lavora-

zione e la coniazione dell'argento a basso titolo

incontra non lievi difficoltà, e, per di più, che la sot-

tilissima pellicola di argento puro, che, mediante

l'imbianchimento, si ottiene alla superfìcie dei

tondelli si logora molto facilmente, così da

dar luogo al rapido annerimento delle monete;

viene in tal guisa a mancare il fine che si vuole

conseguire, cioè quello di conservare alla mo-

neta la apparenza dell'argento ad alto titolo,

mentre d'altra parte il costo di essa rimane

notevolmente elevato.

La Francia, utilizando i risultati delle ricerche

di una Commissione scientifica nominata nel

1909 dal Ministro per le Finanze con l'incarico

di studiare tutte le questioni riguardanti il pro-

getto di sostituire alla moneta di bronzo una

moneta di alluminio, adottò per i suoi — jetons

mannaie. — da 50 centesimi, da i franco e da 2

franchi il bronzo di alluminio di Sainte-Claire

Deville, il quale doveva offrire, insieme ad un

bei colore giallo simile a quello dell'oro, una buo-

na resistenza alla corrosione, conservando inal-

terata la superfìcie. In pratica, oltre ad incontrare

gravi difficoltà per la coniazione, si constatò che

le monete di bronzo di alluminio annerivano rapi-

damente coll'uso, e che, quando erano nuove,

non si distinguevano dalle falsificazioni in ottone.

L'Italia dal canto suo si attenne al partito di

estendere l'impiego del nichelio puro nella mo-

netazione. Per valutare l'opportunità e la conve-

nienza di questo criterio non sarà inutile un

rapido sguardo a quanto si era fatto in proposito

nell'anteguerra anche in alcuni altri Stati.

Il nichelio, identificato come elemento circa

due secoli or sono, era da molto tempo adoperato

dai Cinesi in una lega contenente rame e zinco,

conosciuta col nome di « pei-tung » o « pak-

tong » (rame bianco). Nella prima metà del

sec. XIX si incominciò a produrre in Europa il

nichel in forma di metallo puro; subito dopo,

leghe analoghe al «pak-tong» vennero preparate

e messe in commercio coi nomi di «argento tede-

sco » e di « argentana ». Nel 1850 la Svizzera

iniziò una serie di esperienze con lo scopo di

introdurre nella monetazione tale lega, modifi-

candola con aggiunta di argento, in ossequio alla

idea allora prevalente che anche le monete di

bronzo dovessero avere un valore intrinseco non

molto inferiore al nominale. Le prove condotte

durante venticinque anni mostrarono che que-

ste leghe complesse sono difficilmente lavorabili,

tanto che nel 1879 la Svizzera adottò per le sue

monete da io e da 5 centesimi una lega più sem-

plice, composta di 75 parti di rame e 25 parti di

nichel, la quale aveva nel frattempo dato buoni

risultati nel Belgio, negli Stati Uniti ed in Ger-

mania. Per la moneta da 20 centesimi la Svizzera

non volle impiegare la lega stessa sempre per la

ragione che la differenza tra il valore intrinseco

ed il nominale sarebbe stata troppo forte ; per

diminuire tale differenza, adottò nel 1881 per la

detta moneta il nichelio puro, che aveva in quel

l'epoca un prezzo assai elevato. Così il nichelio

puro fece la sua prima apparizione nella mone

tazione, dimostrando all'uopo eccellenti qualità

L'Italia nel 1894 introdusse nel proprio siste

ma monetario una moneta da cent. 20 in lega

rame-nichel 75-25 e nel 1902 una moneta da 25

centesimi in nichelio puro. Nel 1908 il rinnova

mento dei tipi monetar! secondo criteri più con

soni alle tradizioni dell'arte italiana incominciò

con l'emissione di una nuova moneta da 20 cen

tesimi di nichelio puro. Le due monete antece

denti furono ritirate e la nuova, che reca nel

diritto il volto dell' « Italia agricola » di Leonardo

Bistolfì, ebbe tale successo che la sua coniazione

sospesa alla fine del 1914 fu, subito dopo la

guerra, ripresa con tondelli forniti dalla industria

nazionale. Le coniazioni furono proseguite inin

terrottamente durante gli esercizi dal 1919-30

al 1922-232) fino a raggiungere la quasi totalità

del contingente, aumentato a lire 45.000.000.

•Frattanto l'Amministrazione del Tesoro, su

bito dopo l'armistizio, aveva tentato un'altra espe

rienza di monetazione col nichelio puro, coniando

la nuova moneta da 50 centesimi del diametro di

24 millimetri. 3) II diritto di questa moneta reca

l'effigie Sovrana su modello dello scultore Roma-

gnoli. Per l'altro verso la R. Commissione arti

stico-monetaria volle che lo stesso artista traesse

l'ispirazione dal rovescio di un medaglione ro

mano di Antonino Pio, recante Cibele su una

quadriga tirata da leoni. In luogo di Cibele si

stabilì di porre una figura muliebre rappresen-

tante la giustizia con nel fondo della moneta la

parola AEQUITAS» a differenza del medaglione di

Antonino Pio che era anepigrafo.

Il primo contingente autorizzato fu di io

milioni di lire» ed i corrispondenti 20 milioni di

pezzi furono dalla R. Zecca coniati tutti durante

l'esercizio 1919-20. Il suc-

cesso delle nuove monete

si affermò» senza indugio»

pieno ed incontrastato» co-

sicché subito se ne aumentò

il contingente fino all'im-

porto di 25 milioni di lire;

la coniazione relativa fu ese-

guita dalla R. Zecca durante gli esercizi 1920-21

e 1921-32. Successivamente tale contingente

venne raddoppiato. Sul totale dei 50 milioni

di lire autorizzati la R. Zecca ne ha finora

comato per un valore di L. 37.685.665» im-

piegandovi 452 tonnellate di tondelli» che» come

quelli per le monete da 20 centesimi» sono

stati forniti dall' industria privata già pronti per

la stampa.

In origine il contorno di tali monete era liscio.

Quando» come si dirà in seguito» vennero isti-

tuite monete di argento da L. 5» il loro diametro

di mm. 23» quasi uguale a quello delle monete da

cent. 50» provocò l'osservazione che le due spe-

cie di monete» ambedue di color bianco» potes-

sero facilmente confondersi. All'inconveniente fu

ovviato disponendo il ritiro di tutte le monete

da cent. 50 per modificarne il contorno in modo

da poterle facilmente distinguere alla vista ed

al tatto dalle monete di argento da L. 5. La

modificazione è consistita nella godronatura o

scanalatura del contorno» la quale viene eseguita

dalla R. Zecca mediante passaggio delle monete

in speciali macchine orlettatrici munite di due

cuscinetti zigrinati. Ognuna di queste macchine

a doppio effetto esegue la godronatura di 9000

monete all'ora. Al 30 giugno 1934 la R. Zecca

ne aveva godronate n. 61.899.029 per il valore

di L. 30.949.514» 50» che furono rimesse in circo-

lazione» mentre si deformarono quelle poche che

si riscontrarono in cattivo stato. Al 31 dicembre

I933-XII ne risultarono deformate n. 112.540

per l'importo di L. 56.285.

Il successo dell'impiego del nichelio puro»

tanto, da principio» nelle piccole monete da cen-

tesimi 20» quanto in quelle

più recenti» di diametro

maggiore» è ben comprensi-

bile quando si pensi che la

superfìcie di queste monete

si mantiene indefinitamente

inalterata; il nichelio puro»

infatti» non solo è assoluta-

mente inossidabile a temperatura ordinaria ed

anche a temperatura molto più elevata» ma

nemmeno si scurisce sotto l'influenza delle im-

purità atmosferiche delle grandi città. In ciò il

nichel puro è superiore e al bronzo» e al rame-

nichel» ed anche all'argento» il quale si ricopre

facilmente di una patina scura.

Appunto per tali qualità» insieme con la capa-

cità di prendere una lucentezza gradevole all'oc-

chio e di riflettere una elevata percentuale della

luce incidente sulla superfìcie lucida» il nichelio

da lungo tempo era adottato come rivestimento

galvanico. La sua resistenza all'usura è molto

superiore a quella del bronzo e dell'argento» come

fu dimostrato con apposite esperienze; la durezza

pure molto elevata e la buona resistenza all'urto

ed alla torsione preservano le monete di nichel

puro da quelle deformazioni che non raramente

si verifìcano per cause accidentali nelle monete

di bronzo e di argento.

Aggiungesi ancora che la durezza del nichel

rende quasi impossibile ai falsar! la produzione

di monete con falso conio» mentre le imitazioni

ottenute per fusione di altri metalli si ricono-

scono senza alcun dubbio col sussidio di una

semplice calamità.

Finalmente il nichelio puro conserva integro

il suo valore commerciale quando si voglia pro-

cedere a demonetazioni» ad esempio» per cam-

biare le impronte o modificare i tipi monetar!;

ed anche perché esso è immediatamente utiliz-

zabile per altri scopi. Per questo fatto» oltre che

per la durezza già citata, la monetazione di nichel

risulta poco costosa, malgrado il prezzo del me-

tallo. Ultima e non meno importante considera-

zione è che il nichelio, che entra come elemento

essenziale negli acciai per artiglieria, viene anche

a costituire, impiegato nella monetazione, una

importante riserva per il caso di guerra.

A tutti questi vantaggi si contrappone soltanto

la maggiore difficoltà di coniazione, difficoltà che

aumenta naturalmente col diametro delle monete.

Tenute presenti e prudentemente valutate

tutte queste circostanze, l'Amministrazione del

Tesoro decise di attenersi al nichelio puro per la

creazione di una nuova moneta metallica da sosti-

tuire al buono di cassa cartaceo da L. i. Per tale

nuova moneta furono determinati il diametro in

26,5 millimetri ed il peso in 8 grammi, mentre

il pezzo da cent. 50, già esistente come innanzi

si è detto, aveva il diametro di 24 millimetri ed

il peso di 6 grammi. È da rilevare in proposito

che fino al 1920, epoca nella quale la nostra

Amministrazione iniziò i suoi studi e le sue espe-

rienze per sostituire i Buoni di cassa cartacei da

i lira con buoni metallici, nessun Paese aveva

coniato monete di nichelio puro con diametro

superiore ai 23 millimetri.

All'inizio del 1921 la R. Commissione tecnico-

artistico monetaria diede al prof. Romagnoli

l'incarico dell'esecuzione dei modelli, indican-

dogli come soggetto, per il diritto, la figura del-

l'Italia recante nella mano destra un ramoscello

di ulivo, e, per il rovescio, lo Scudo Sabaudo

con leggenda.

I modelli furono consegnati nel mese di set-

tembre dello stesso anno alla R. Zecca, la quale

intraprese subito i lavori di preparazione dei pun-

zoni e del materiale necessario per la coniazione.

Contemporaneamente si dovette pensare alla ,

provvista dei tondelli. Tenuto conto della ten-

denza ad estendere l'impiego del nichelio puro

nella monetazione in modo tale da far prevedere

che questo metallo dovesse in avvenire costituire

un elemento permanente e di entità rilevante e

nella circolazione, apparve evidente l'opportu-

mtà, per varie ragioni, di non continuare a rivoi-

gersi all'industria straniera, come in precedenza

si era fatto per i tondelli da 20 e da 50 centesimi.

Si è già accennato alle difficoltà di lavorazione

opposte dal nichelio puro. La fusione di esso

esige, infatti, forni capaci di raggiungere la tem-

peratura di 1600° C°, mentre i metalli anterior-

mente adibiti ad uso monetario non richiedevano

più di 1300° C". Occorre poi un macchinario

pesante per la laminazione prima a caldo e poi a

freddo dei lingotti, i quali pesano da 40 a 60 chi-

logrammi, mentre le verghe in cui si gettano le

leghe di uso monetario pesano da 2 a 4 chilo-

grammi. Il macchinario di Zecca era quindi

inadatto alla lavorazione del nichelio puro che

nel 1931 risultava del tutto nuova anche per

l'industria italiana. Fino a quell'epoca, invero,

gli stabilimenti metallurgici del nostro Paese

avevano avuto soltanto occasione di preparare

leghe di rame e nichel, la cui fusione e lamina-

zione sono molto più facili che non quelle del

nichel puro.

L'Amministrazione del Tesoro, che su pro-

posta della Direzione della Zecca, aveva in quel-

l'epoca già fatto eseguire dall'industria nazionale

un primo esperimento di preparazione dei ton-

delli da 20 centesimi, decise di affidare ad essa

l'intera lavorazione per i tondelli da i lira. Natu-

ralmente le ditte italiane, per mettersi in grado

di assolvere l'incarico ricevuto, non scevro di

gravi difficoltà d'indole tecnica, dovettero sotto-

porsi ad un non lieve tirocinio. Il risultato fu

sotto ogni riguardo ottimo, non soltanto ai fini

della monetazione, ma anche per il progresso

dell'industria italiana, la quale si rese così capace

di liberarsi dalla soggezione all'estero anche in

tale importante settore. Furono allora consegnate

a tré ditte metallurgiche, che si erano attrezzate

per tale lavorazione e che erano state chiamate

m gara, 880 tonnellate di nichelio, commercial-

mente puro, residuato dalla guerra, e che, essendo

di varia provenienza e conservato in numerosi

magazzini dello Stato sparsi lungo la penisola,

richiese da parte del laboratorio chimico della

Zecca molteplici analisi. Alle suddette 880 ton-

nellate le ditte dovettero aggiungere una certa

quantità di nichel di nuovo acquisto, nonché di

maggiore purezza, ad evitare che le successive

rifusioni delle cesaglie, provenienti dalla lavora-

zione, contribuissero ad incrudire il metallo

e ad abbassarne il titolo per introduzione di

impurezze di varie origina rendendone più

difficile la lavorazione.

Per quanto riguarda la coniazione devesi osser-

vare che essa pure presentò difficoltà non indiffe-

renti, specialmente a causa della durezza del

metallo, in rapporto al forte rilievo delle im-

pronte e, nel diritto, per il grande sviluppo della

figura d'Italia, che in tré punti tocca la cornice

della moneta. Le difficoltà

erano accresciute, come si è gia’ accennato dalle dimen-

sioni del diametro, nonché dalla godronatura dell’ orlo

che fu ritenuta necessaria per bene distinguere

moneta da quella da 50

centesimi allora coniata col

bordo liscio. Si deve alla grande maestria

dell'Incisore capo della R. Zecca prof. Motti,

che studiò e trovò la forma dei coni più adatta

ai rilievi ed alla distribuzione delle impronte,

come pure alla buona volontà ed alla abilità di

tutto il personale tecnico della R. Zecca, se ogni

difficoltà fu felicemente superata.

La coniazione fu iniziata alla fine del dicem-

bre 1931, subito dopo, cioè, l'emanazione del

provvedimento I) che autorizzava l'emissione di

100 milioni di monete di nichelio puro da

L. i contro ritiro di uguale contingente di

Buoni di Cassa cartacei dello stesso taglio. La

prima emissione fu fatta nel gennaio 1932

con monete recanti il millesimo 1922. Durante

il semestre gennaio-giugno 1922 ne furono

coniate per 45 milioni di pezzi. Tale produ-

zione (7.500.000 al mese) supera di gran lunga

quelle di monete di argento eseguite dalla

R. Zecca dal 1912 fino alla guerra mondiale,

e fu resa possibile dalla messa in marcia delle

nuove presse monetarie descritte nella prece-

dente relazione, e dal fatto che, come già si

è detto, i tondelli erano forniti dall'industria

privata. È da notare, tuttavia che l'intensificata

attività delle officine di stampa richiese all'Offi-

cina meccanica uno sforzo considerevole per la

preparazione dei conii che, per la durezza del

nichelio in rapporto anche alla dimensione delle

nuove monete, erano resi inutilizzabili in pro-

porzione molto maggiore che nella monetazione

dell'argento.

Durante l'esercizio 1922-23 vennero coniati

52.865.776 pezzi da L. i, e nell'esercizio 1923-

24, con la coniazione di altri 2.134.224 pezzi,

si esaurì il quantitativo corrispondente al suindi-

cato valore nominale di 100 milioni di lire

Frattanto un nuovo provvedimento legislativo ave-

va autorizzato l'emissione di

monete di nichelio puro da

L. 2, da L. i, e da cent. 50

per complessivi 100 milioni

di lire contro diminuzione, per altrettanta som-

ma, del contingente in circolazione dei biglietti

di Stato da L. 5 e da L. io. Con successivo prov-

vedimento ministeriale2) venne stabilito il reparto

dell'importo complessivo di 100 milioni di lire

fra i vari tagli di monete, assegnando 25 milioni

alle monete da cent. 50, 25 milioni a quelle da

L. i e 50 milioni a quelle da L. 2.

Dei 25 milioni di monete da cent. 50 si è già

parlato nell'apposita sede.

I 25 milioni di monete da L. i furono coniati

nell'esercizio 1923-24 per 20.822.776, e nel suc-

cessivo esercizio 1924-25 per i residui 4.177.224.

Si noti che in questo stesso esercizio — in

base ad altra disposizione autorizzativa fu-

rono coniati altri 6.689.776 pezzi da L. i in

conto della sostituzione dei buoni cartacei dello

stesso taglio.

In pari tempo venivano iniziati gli studi e le

prove per la moneta di nichelio puro da L. 2.

All'uopo furono stabiliti il diametro di mm. 29

ed il peso di gr. io e si ritenne opportuno

impiegare metallo di maggiore purezza, con-

tenente, cioè, il 99 di nichelio, allo scopo di

diminuire, per quanto possibile, le difficoltà della

coniazione e di ottenere la massima bianchezza

di superfìcie.

Per le impronte furono prescelti i modelli dello

scultore Pietro Morbiducci recantiI) nel diritto

l'effigie Sovrana e nel rovescio il Fascio Littorio.

L'Incisore capo della R. Zecca prof. Attilio Motti,

che eseguì il lavoro di incisione dei punzoni e dei

conii con la consueta perizia e paziente minuzia,

richiese per i particolari del Fascio Littorio il

consiglio del senatore Giacomo Boni. La dottrina

dell'insigne archeologo, che si compiacque di

eseguire di persona il disegno, permise al

prof. Motti di ottenere un Fascio perfettamente

conforme alla tradizione romana.

La coniazione delle monete di nichelio da L. 2

fu iniziata nell'esercizio 1923-34, durante il

quale si stamparono tutti i 25 milioni di pezzi

stabiliti in sostituzione di biglietti di Stato da

5 e io lire.

In conto, poi, della sostituzione integrale dei

buoni cartacei da L. 2 se ne coniarono

34.883.000 pezzi nello stesso esercizio 1923-24

per un valore di L. 69.766.000; altri 29.570.921

pezzi nel successivo esercizio 1924-25 per un

valore di L. 59.141.842, ed infine 8.585.853

pezzi nell'esercizio 1925-26 per un valore di

lire 17.171.706.

La coniazione delle monete di nichelio puro

fu sospesa nell'esercizio 1926-27 e venne ripresa

nel successivo esercizio 1927-28, nel quale si

coniarono 3.250.100 pezzi da L. i ed 1.631.500

pezzi da L. 2. Finalmente nell'esercizio 1928-29

si coniarono ancora 16.745.500 pezzi da L. i,

mentre dall'esercizio successivo fino a quello

1933-34, non si coniò più che un minimo numero

di esemplari, tanto da L. i quanto da L. 2,

per i numismatici.

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Forse potrebbe essere una buona idea cercare di fare una cronistoria di queste due monete a partire dalla marcia su Roma.

Proviamo a mettere giù qualche data:

Marcia su Roma 28 ottobre 1922

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Approvate con RD 2267 del 21 ottobre 1923

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale N.254 29 ottobre 1923 (dal libro di Rolando Predrotti)

Purtroppo articoli che trattino queste monete non ne ho trovati, a parte naturalmente i Falsi...

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Stavo ripensando alla data del RD che ne approvava l'emissione, è estremamente a ridosso dell'anniversario.

Sembrerebbe quasi una decisione dell'ultimo momento, anche il ritratto del Re al diritto è praticamente identico a quello dei 5 centesimi e dei 10 centesimi.

Potrei azzardare l'ipotesi che Motti si trovò ad approntarle di fretta e furia.

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Purtroppo articoli che trattino queste monete non ne ho trovati, a parte naturalmente i Falsi...

Sarebbe interessante reperire questo articolo :

A. P. - Monete Commemorative (1922-1925) Monete italiane moderne , spigolature di 40 anni fa . in Italia Numismatica Casteldario , fsc. 8 luglio 1954 , p. 54

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