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IGNORED

RELIGIONE E POTERE


Jus

Risposte migliori

Inizia oggi una discussione che spero appassionerà molti "Lamonetiani"....

Spero che sia unconfronto aperto che mira al reciproco arricchimento culturale. Io aggiungerò man mano delle riflessioni tratte da una tesi che ho recentemente scritto.

BASI STORICHE

Premessa:

Quando si affronta il tema della religione nell’antica Roma abbozzare uno schema può risultare difficile. La successione di fasi qui proposta non segue un criterio unitario, come se si affrontasse la storia politica di Roma (monarchia, repubblica, principato, assolutismo). Il “modello politico” farebbe supporre una linearità e una dipendenza dalla politica eccessive e fuorvianti, ignorando il fenomeno come mutevole e incostante.

Le quattro fasi:

1) Preistoria (dal 1000 circa al 625 a.C.).

Questo primo passaggio attiene all’etnogenesi dei Latini della quale l’archeologia ci offre testimonianza a partire dall’inizio del primo millennio (fine dell’età del bronzo). In questo lasso di tempo le popolazioni che abitano la regione iniziano a sviluppare tradizioni proprie che le distinguono dai popoli vicini e dagli immigrati, gruppi provenienti da oltre le Alpi e dall’Adriatico. A questo periodo risalgono le prime tracce affidabili di insediamenti nella zona della città di Roma.

Dal punto di vista religioso il segno più importante sono le urne “a capanna”, piccoli recipienti cinerari che presentano un tetto e una porta modellata in rilievo. I ritrovamenti di necropoli risalenti a questo periodo sono rari anche se molto interessanti e mostrano che spesso i sepolcri sono disposti in cerchi concentrici attorno alla tomba dell antenato capostipite. Oggi possiamo affermare con certezza che il culto dei morti era molto importante e sviluppato tra i Latini. L’archeologia ci viene incontro rivelandoci ad esempio che nelle vicinanze di queste urne venivano celebrati banchetti funebri ed effettuate offerte rituali di vegetali e animali. .

Quanto detto non deve farci dimenticare un dato fondamentale della storia romana: la contemporaneità delle due forme di sepoltura, inumazione e cremazione.

Le tombe risalenti all’ ultimo periodo sono estremamente ricche di decorazioni e oggetti preziosi, spesso in oro, di foggia e gusto greco e fenicio. Questo testimonia i contatti e i fiorenti commerci con la Magna Grecia e Cartagine.

2) Urbanizzazione (dal 625 al 300 a.C.).

Questa fase inizia con la pavimentazione del Foro e termina con la lex Ogulnia. In questo periodo abbastanza forte è l’influenza etrusca e Roma inizia a divenire una città vera e propria. Nel Foro (luogo delle riunioni) cominciano a sorgere gli edifici fondamentali come la Curia (che ospitava il senato), la Regia (palazzo del re) e il “Vulcanale” sacrario del dio Vulcano. In questo proto-tempio venivano svolti sacrifici e negli anni ’40 si è trovata una coppa di tipo greco tra i residui carbonizzati delle offerte votive. L’oggetto recava la raffigurazione del dio greco Efeso, quindi già in questo periodo possiamo notare una penetrazione e una sovrapposizione di dei ellenici nel pantheon latino. Verso il 300 a.C.fioriscono, in tutta la regione, templi e altari dedicati a divinità “importate” da altre aree geografiche. Possiamo affermare che già all’alba della repubblica c erano numerosi collegi sacerdotali che andarono a creare poi una casta sacerdotale. In contemporanea si delineano le due classi di patrizi e plebei che formarono poi i due cardini della vita pubblica repubblicana.

3) Politicizzazione (dal 300 a circa il 196 a.C.).

È la fase che si colloca tra la promulgazione della lex Ogulnia fino all’istituzione dei Tresviri Epulonum . La legge sopra citata è quella che ampliava i collegi sacerdotali da 3-4 persone a 9-10 membri. Questo provvedimento si rese necessario per permettere anche ai plebei di entrare a farne parte, e faceva parte di un disegno più ampio volto a facilitare l’entrata di plebei facoltosi nella vita pubblica e politica di Roma. I Tresviri Epulonum furono l’ultimo prestigioso collegio sacerdotale costituito nella città.

La lex Ogulnia, tra le altre cose, stabiliva che il Pontefice Massimo fosse eletto tramite una complessa votazione e che ogni gens potesse avere solo un rappresentante nei collegi sacerdotali. Da questo momento le cariche religiose divengono anche cariche pubbliche, passaggi necessari per aspirare alle più alte cariche dello stato. Per essere eletti era necessario disporre di fortune cospicue e degli appoggi “giusti”.

In questa fase si eressero nuovi tempi monumentali che rispecchiavano le virtù di una classe dominante di militari-sacerdoti. Troviamo infatti edifici dedicati alla Salus (benessere, salute), alla dea Vittoria, alla Fides (fedeltà), al dio Onore, ecc.

4) Ellenizzazione (dal 186 al 42 a.C.).

Questo periodo si colloca tra la costituzione del collegio per i baccanali e l’ufficiale deificazione di Cesare.

Roma assorbe la cultura greca anche religiosa, in un modo elastico fatto di sovrapposizioni, di modificazioni e di semplice ricezione.

L’ellenizzazione è un processo che avviene attraverso tre punti chiave:

- L’espansione territoriale e le razzie di opere d’arte. La conquista del regno macedone e il saccheggio di ville e templi portò a Roma una quantità ingente di statue raffiguranti dei, altari e opere letterarie. Il “gusto greco” si diffonde tra i romani dei ceti elevati. I pittori e gli scultori greci o che hanno studiato nell’Ellade sono richiestissimi.

- L’influenza dei modelli mentali greci. Il pensiero greco entra nelle case romane dei patrizi tramite schiavi precettori.

- L’uso degli onori divini resi a esseri umani tipico della cultura ellenistica e, forse, proveniente da oriente (terre della Mezzaluna Fertile).

(testo di riferimento: Rüpke J., “La religione dei Romani”, Torino, Einaudi, 2004)

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SACRA PUBLICA E PRIVATA

Culti pubblici

Questi riti dovuti agli dei erano strettamente collegati alla religiosità interna della città e ricordano quelli celebrati nella polis greca. Per distinguere i sacra publica da altre pratiche è utile fare attenzione alle modalità di finanziamento. A Roma infatti le spese per i culti pubblici sono a carico delle comunità politiche. Quando non vi facevano fronte con capitali privati, lo facevano attraverso tasse, tributi e bottini di guerra. Ogni sacrario della Roma antica è stato costruito su suolo pubblico che diventa così locus sacer . Ci sono due tipi di spese da affrontare:

 Costi di costruzione, di sistemazione del terreno. di realizzazione degli ornamenti e delle statue.

 Ingenti spese correnti: da quelle annuali per l'acquisto degli animali alle altre offerte votive, dall'allestimento delle scenografie ai cavalli e agli attori per le processioni.

Quanto la seconda voce fosse importante e complessa lo dimostra bene un esempio che riguarda Numa Pompilio. Egli avrebbe, con l'emanazione di un atto ufficiale, istituito numerosi culti e provveduto al loro mantenimento. Per il sostentamento di ogni tempio, con i suoi riti e sacerdoti era destinato un appezzamento di terreno. Questi campi potevano essere dati in affitto a privati e negli anni, attraverso lasciti e donazioni, potevano raggiungere vere e proprie fortune. Per capire di che cifre stiamo parlando basta pensare che Silla per finanziare la campagna militare contro Mitridate decide di vendere terreni di sostentamento per un totale di 36 milioni di sesterzi. Tenendo a mente che, presumibilmente, il costo era di mille sesterzi a iugerum la superfice doveva superare i ventimila ettari. Inoltre sappiamo che questa vendita non danneggiò irreparabilmente il fondo di mantenimento dei sacra publica che continuarono a esistere e a mantenersi. Anche la Chiesa cattolica, fino agli inizi dell'età moderna, accettava la donazione di una cappella o chiesa solo se la donazione comprendeva un terreno con cui fare fronte alle spese.

Si calcola che durante il primo periodo imperiale il prodotto sociale lordo (NOTA) fosse circa di 20 miliardi di sesterzi. Sul bilancio annuale pesavano circa un milione di sesterzi di "spese" (soprattutto militari), ovvero circa il 5% del prodotto sociale lordo. Una parte di quest’ ultimo "paniere" (detto fiscus), fra i 10 e i 50 milioni di sesterzi, era destinato a coprir le spese per giochi e sostentamento di corpi sacerdotali.

Al sostentamento pubblico si univano anche le donazioni di privati che potevano eguagliarlo o, spesso, superarlo. Nella Naturalis Historia Plinio il Vecchio racconta come l'edile Marco Emilio Scauro avrebbe speso nel 58 a.C., solo per decorazioni scenografiche, 30 milioni di sesterzi: un importo ben distante dal record di Pompeo .

Quindi i sacra publica possono ben rappresentare eventi molto teatrali e partecipati dal popolo, ma soprattutto vanno intesi come un complesso adempimento di obblighi da parte di una classe dominante e politica ai propri dei. Un culto che metteva in collegamento i signori della città con i signori dei cieli e che costituiva una delle basi della gerarchia sociale romana. Il patrizio facoltoso con l'elargizione di offerte e denaro proteggeva la città placando le divinità. Importante è tener presente che al contempo l'eccessivo zelo non era tollerato. Se un magistrato avesse voluto aumentare il numero di sacrifici o modificare lo schema delle cerimonie sarebbe andato incontro al dissenso generale e non avrebbe ottenuto il denaro dalla cassa cittadina .

Accanto al culto pubblico, in cui la comunità era rappresentata dai suoi massimi funzionari dove i sacerdoti si limitavano allo svolgimento di compiti specialistici, esisteva un secondo ordine di istituzioni religiose: quello delle frazioni territoriali. A Roma erano rappresentati dai sette colli, dalle trenta curiae e dai vici ovvero i rioni cittadini che sotto Augusto furono raggruppati in 14 regioni urbane. Questi culti "locali" pubblici erano sempre pagati dalla cassa centrale della città, le frazioni urbane non avevano personalità giuridica

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Discussione molto interessante e tutt'altro che "leggera". Continua pure, al momento personalmente non saprei cosa aggiungere ma ti assicuro il mio massimo interesse. Anche perchè di solito trovi articoli sulle divinità, sui templi ma poco sull'evoluzione della religione romana, a prima vista questa sembrerebbe inalterata ma così non è, con abbandoni e acquisizioni di vari nuovi dei.

Si tratta di un tema che abbraccia tutto l'excursus della storia di Roma, altrimenti pregherei l'amico Flavio di spostarla nella Sezione Imperiali. :D :D :D

Ciao

Illyricum

:)

Modificato da Illyricum65
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Discussione molto interessante e tutt'altro che "leggera". Continua pure, al momento personalmente non saprei cosa aggiungere ma ti assicuro il mio massimo interesse. Anche perchè di solito trovi articoli sulle divinità, sui templi ma poco sull'evoluzione della religione romana, a prima vista questa sembrerebbe inalterata ma così non è, con abbandoni e acquisizioni di vari nuovi dei.

Si tratta di un tema che abbraccia tutto l'excursus della storia di Roma, altrimenti pregherei l'amico Flavio di spostarla nella Sezione Imperiali. :D :D :D

Ciao

Illyricum

:)

Grazie per il contributo, cominciavo ad avere dei dubbi... spero che la cosa interessi a qualcuno... :huh:

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Discussione molto interessante e tutt'altro che "leggera". Continua pure, al momento personalmente non saprei cosa aggiungere ma ti assicuro il mio massimo interesse. Anche perchè di solito trovi articoli sulle divinità, sui templi ma poco sull'evoluzione della religione romana, a prima vista questa sembrerebbe inalterata ma così non è, con abbandoni e acquisizioni di vari nuovi dei.

Si tratta di un tema che abbraccia tutto l'excursus della storia di Roma, altrimenti pregherei l'amico Flavio di spostarla nella Sezione Imperiali. :D :D :D

Ciao

Illyricum

:)

quoto Illyricum discussione interessante che ho letto con molto piacere e che continuerò a leggere anche se non sono in grado di apportare approfondimenti

Complimenti a Jus

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Discussione molto interessante e tutt'altro che "leggera". Continua pure, al momento personalmente non saprei cosa aggiungere ma ti assicuro il mio massimo interesse. Anche perchè di solito trovi articoli sulle divinità, sui templi ma poco sull'evoluzione della religione romana, a prima vista questa sembrerebbe inalterata ma così non è, con abbandoni e acquisizioni di vari nuovi dei.

Si tratta di un tema che abbraccia tutto l'excursus della storia di Roma, altrimenti pregherei l'amico Flavio di spostarla nella Sezione Imperiali. :D :D :D

quoto Illyricum discussione interessante che ho letto con molto piacere e che continuerò a leggere anche se non sono in grado di apportare approfondimenti

Complimenti a Jus

Grazie per il contributo, cominciavo ad avere dei dubbi... spero che la cosa interessi a qualcuno... :huh:

Come vedi, c'è chi ha apprezza il tema che proponi. Per esperienza personale posso dirti che l'approfondire un tema spesso blocca interventi da parte di altri. Per assurdo un tema più soft stimola più interventi. Ma non per questo il tuo non è apprezzato. Anzi, ti ho dato le stelle proprio per manifestarti il mio pieno gradimento.

Ciao

Illyricum

:D

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Sacra privata

Al complesso sistema delle cerimonie pubbliche vanno aggiunti i "culti privati". Essi erano costituiti dalle devozioni dei singoli, dai culti domestici e delle gentes, ovvero dei gruppi famigliari (clan) che formavano l'aristocrazia dell'urbe .

 Lari e Penati

Il culto dei Lares rivestivava un ruolo di grande importanza nel sistema religioso romano: queste antiche divinità, già nei riti di Roma arcaica, incarnavano la dimensione domestica, divenendo un punto di riferimento costante in grado di garantire continuità e protezione alla familia di appartenenza. Queste divinità rappresentano gli spiriti protettori degli antenati defunti che vegliano sull’intera famiglia. La loro assidua presenza nella vita quotidiana è dimostrata dalle testimonianze letterarie e dall’archeologia. Non è ancora stata fatta suffici

ente chiarezza riguardo alla loro natura e alle dinamiche del loro culto. Conseguenza di questa incomprensione è stata la lettura di ogni espressione religiosa all’interno della domus come attinente ai Lari, con il risultato che tutti i luoghi destinati al culto

domestico sono stati definiti, senza distinzione, con il termine lararium.

I Penati sono, nella mitologia romana, dei del focolare domestico venerati in tutte le case. Nel più antico culto domestico dei Romani i Penati erano gli spiriti tutelari delle derrate alimentari della famiglia e delle loro dispense, per poi divenire divinità protettrici della famiglia in senso lato. Essi furono venerati, insieme con la dea Vesta, fino alla scomparsa del paganesimo. Come i Penati privati si ebbero anche i Penati pubblici a tutela della vita dello stato, venerati prima nel tempio di Vesta, sintesi del culto di tutti i focolari privati, poi sulla Velia in un tempio proprio, restaurato da Augusto, dove avevano l'aspetto di due giovani seduti e armati di lancia (il tempio in questione è quasi sicuramente raffigurato nel rilievo di Enea nell'Ara Pacis). La leggenda delle origini troiane della gente romana fece collegare i Penati di Roma e di alcune città latine con gli dei tutelari di Troia. I Penati, dei del focolare domestico erano venerati, con i Lari, in tutte le case ed erano rappresentati come divinità ritratte sedute e conservate nella parte più interna della casa, in una sorta di “sacrario privato”.

 Culti gentilizi

Erano culti interni alla gens che assunsero importanza nel periodo repubblicano per attenuarsi sempre più verso la fine dell’Impero. Uno tra i culti gentilizi assunse una sua importanza durante la trasformazione politica di Roma, quello degli Julii. Questa famiglia, che espresse gli imperatori fino a Nerone, praticava un culto nella piccola località latina di Boville. Dai ritrovamenti archeologici si può desumere che essi venerassero il dio Veiove collegato in qualche modo alla memoria degli antenati e al ricordo dei morti.

Con la morte di Ottaviano questo culto famigliare divenne modello per il culto della figura di Augusto, affidato al collegio dei Sodales Augustales . Questo modello venne poi utilizzato anche da altri imperatori infatti troviamo anche i Sodales Claudiales, Flaviales, Hadrianales, Antoniniani. Tuttavia il culto non divenne quello dell’ imperatore morto, bensì quello del monarca deificato, il Divus Augustus. Interessante è notare come un culto privato divenga una questione di interesse pubblico e militare. Infatti anche attraverso l’istituzione di questo culto si trovò la via per il finanziamento pubblico dell’esercito, sistema che non funzionò mai a pieno.

I culti privati si intersecavano molto strettamente con il diritto, in particolare in termini di successione e obbligazioni derivanti dalla qualifica di erede. Illuminanti in materia possono essere due riferimenti tratti dal De Legibus di Cicerone.

Il primo riguarda il controllo delle adozioni, pratica molto in uso nell'antica Roma. Pensiamo ad esempio al caso di un uomo politico in vista, facoltoso patrizio e privo di figli maschi che adotta un giovane promettente, dalle grandi capacità oratorie e intellettuali ma nato da padre di origini modeste. Normalmente l'età è irrilevante. Naturalmente il legame tra l'adottato e la famiglia naturale permane ma egli cambia cognome e assume quello di chi lo ha adottato. Assieme al cognome egli adotta anche i sacra familiaria, ovvero il culto del nuovo clan. Per evitare che i sacra familiaria si estinguessero con la morte di un pater familias, le adozioni erano regolate dall'assemblea dei comitia curiata (NOTA). In tal modo l'affiliazione da fatto privato diventava anche questione pubblica.

Il secondo caso investe direttamente il diritto ereditario romano. Infatti con l'eredità si potevano assumere anche obblighi religiosi ad essa connessi, a cominciare dall'organizzazione dei funerali. Dal tardo periodo repubblicano però, per assicurarsi un funerale dignitoso e non "al risparmio", il testatore (is de cuius hereditate agitur) cominciò ad assicurasi il culto funebre mediante lasciti o assegnazioni di rendite a terzi.

Questi due esempi sembrano configurare una situazione in cui culto privato viene sostanzialmente sostenuto e protetto da un’autorità pubblica. Questa visione è vera solo in parte. Molti aspetti dei sacra privata rimanevano non regolati e non garantiti. Per capire meglio basti pensare che i pontefici non si impegnarono mai a dare continuità ai culti di associazioni o collegi che si scioglievano. Essi non svolgevano un azione di controllo sui culti che giungevano a Roma, portati da schiavi, mercanti e legionari, istituendo una sorta di “polizia per gli affari religiosi”.

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VESTA E VERGINI VESTALI

Il culto della dea Vesta, presente nella mitologia greca col nome di Estia, la divinità del focolare domestico, dea della casa e della patria, fu introdotto in Italia, secondo la leggenda, da Enea, che l’avrebbe instaurato a Lavinio, da dove poi Numa Pompilio l’avrebbe trasferito a Roma . Vesta è però generalmente ritenuta una divinità italica di origine locale, molto simile ad altre divinità delle culture indoeuropee. Il suo culto consisteva principalmente nel mantenere acceso il fuoco sacro alla dea, il quale aveva un carattere simbolico. Nel suo tempio, secondo gli storici romani, non c’era alcuna sua statua, né immagini che la raffigurassero. A partire però del I secolo a.C. si ritrovano alcune sue raffigurazioni, che la dipingono con una fiaccola accesa in una mano, o mentre sorregge un bambino. E’ allora identificata con la Vergine Madre che i Romani ritenevano essere loro protettrice il cui potere sarebbe durato in eterno.

Vestali si chiamavano le sue sacerdotesse, che dovevano perennemente tenere acceso il fuoco sacro. Numa Pompilio ne istituì quattro, poi Tarquinio Prisco ne portò il numero a sei. Nei primi tempi venivano elette dai re, poi dal Pontefice massimo tra le bambine di famiglie patrizie. Tra i sei ed i dieci anni entravano nel collegio sacerdotale addetto al tempio della dea, e vi dovevano rimanere per trent’anni. Facevano solenne voto di castità e di non lasciare mai spegnere il sacro braciere, che era il simbolo della potenza romana. Per dieci anni servivano come novizie, per altri dieci come ministre del culto e per gli ultimi dieci come maestre delle novizie. L’esistenza delle Vestali, che oggi sembra un simbolo dell’oppressione della donna, era in realtà una forma di emancipazione per il tempo. Esse godevano di numerosi privilegi, fra i quali il non dover sottostare alla patria potestas pur non essendo sposate. Occupavano posti distinti nelle cerimonie pubbliche e nelle riunioni solenni; potevano salvare dalla pena di morte i condannati che avessero incontrato mentre venivano condotti al supplizio. Erano tra le poche donne, almeno fino alla metà dell’epoca imperiale, ad avere accesso ad un istruzione. Essere sacerdotessa della dea Vesta aveva anche aspetti macabri e oscuri. La vestale colpevole di aver lasciato morire il fuoco sacro veniva frustata a sangue dal Pontefice massimo, oppure, se violava il voto di castità, veniva sepolta viva. Compiuto il trentesimo anno di sacerdozio, potevano ritornare alle proprie famiglie e sposarsi. Il loro collegio era presieduto dalla Virgo vestalis candida, una sorta di badessa. Indossavano una lunga veste bianca con una piccola tunica di lino detta carbasus. Esse portavano i capelli stretti sul capo da una benda di lana bianca l’infula legata con un nastro. Le Vestalia, le feste di Vesta, erano celebrate il 9 giugno. Si pregava la dea perché concedesse alla famiglia abbondanza e felicità. Si conducevano per la città degli asini, gli animali a lei sacri, adorni di ghirlande e collane di pane. Si ornavano in questo modo anche i mulini, che per quel giorno rimanevano chiusi. Numerose matrone andavano scalze al tempio della dea per portarle doni votivi.

Tempio di vesta e casa delle vestali

Il tempio di Vesta fu eretto nel IV secolo d.C. ed era costituito da un basamento in opera cementizia rivestito di marmo che sosteneva un anello di venti colonne corinzie. Questo ordine al suo interno racchiudeva la cella, anch'essa circolare, all'interno della quale era custodito il braciere costantemente acceso: il tetto conico, aveva un'apertura centrale per permettere la fuoriuscita del fumo. L’origine di questi templi circolari si perde nella notte di tempi. Sicuramente essi derivano dalle antiche capanne circolari che nei villaggi primitivi fungevano da sala della comunità, dove il clan si radunava e dove si custodiva il fuoco. Una statua della dea era contenuta nell'edicola situata all'ingresso della Casa delle Vestali mentre il tempio era privo di immagini al suo interno. Il penus vestae, il sito proibito alla vista di tutti tranne che alle Vestali, dove erano conservati gli oggetti sacri ai destini di Roma, che Enea, secondo la leggenda, avrebbe trasportato da Troia. Tra questi oggetti spiccava il Palladio, un simulacro arcaico di Minerva. l tempio venne distrutto per la prima volta dai Galli nel 390 a.C., anche se parzialmente. Nel 64 d.C. il grande incendio che devastò Roma non risparmiò il tempio e la Casa delle Vestali. Le due strutture vennero in seguito ricostruite. Il tempio, pur attraverso numerose modifiche, conservò la forma e le dimensioni allora stabilite. Grandi lavori sulla struttura vennero eseguiti sotto Traiano, per poi fare spazio a un successivo restauro attribuibile alla moglie di Settimio Severo, Giulia Domna, in seguito al un nuovo incendio. L’aspetto odierno è quello conferito alla struttura dalla ristrutturazione del 1930, durante la quale furono utilizzati numerosi frammenti originali, completati da nuove parti in travertino.

La casa delle Vestali, ancora visibile appena dietro il tempio, fu abbandonata solamente quando Teodosio nel 394 d.C. dichiarò aboliti i culti pagani. La struttura venne occupata in un primo momento dai funzionari della corte imperiale e successivamente da quelli della corte papale.

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Caro Jus, nei link che hai postato manca quella che a me sembra la più bella rappresentazione numismatica del tempio di Vesta.

E' un aureo talmente bello che lo posto in tutte le versioni: Vespasiano, Tito e Domiziano (immagini da acsearch).

post-22231-0-81813700-1298155211_thumb.j post-22231-0-50065900-1298155227_thumb.j post-22231-0-30271300-1298155245_thumb.j

Mi associo ai complimenti per l'ottimo lavoro che stai portando avanti.

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Mi associo ai complimenti per l'ottimo lavoro che stai portando avanti.

Leggo anch'io con vivo interesse il lavoro di Jus.

In particolare, attenderò con altrettanto piacere l'arrivo della discussione ai secoli tardi dell'Impero, periodo (come ormai avrete tutti capito) di mio interesse particolare, con l'avvento del Cristianesimo e gli ultimi bagliori del paganesimo.

Si tratta di un tema che abbraccia tutto l'excursus della storia di Roma, altrimenti pregherei l'amico Flavio di spostarla nella Sezione Imperiali. :D :D :D

Senza offesa per l'amico e "collega" Illyricum ;) ...la terrei in questa sezione :) , ma le foto di monete sono ben accette ;).

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Mi associo ai complimenti per l'ottimo lavoro che stai portando avanti.

Leggo anch'io con vivo interesse il lavoro di Jus.

In particolare, attenderò con altrettanto piacere l'arrivo della discussione ai secoli tardi dell'Impero, periodo (come ormai avrete tutti capito) di mio interesse particolare, con l'avvento del Cristianesimo e gli ultimi bagliori del paganesimo.

Si tratta di un tema che abbraccia tutto l'excursus della storia di Roma, altrimenti pregherei l'amico Flavio di spostarla nella Sezione Imperiali. :D :D :D

Senza offesa per l'amico e "collega" Illyricum ;) ...la terrei in questa sezione :) , ma le foto di monete sono ben accette ;).

Accidenti Flavio... beh, c'ho provato! :D Vedremo di inserire qualcosa, per adesso segnalo il link dell'amico Exergus sui Genii e che può starci bene nel discorso di cui sopra:

Bello 'sto scambio culturale tra Sezioni! Anzi, potrei segnalarla nella mia Sezione, nel caso qualcuno non l'abbia notata!

Ciao

Illyricum

:)

PS: Flavio, se cambi idea per lo scambio ti offro anche 2 figurine Panini dei calciatori, una di Beppe Furino e una dell'introvabile Pizzaballa! :D :D :D

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Bello 'sto scambio culturale tra Sezioni! Anzi, potrei segnalarla nella mia Sezione, nel caso qualcuno non l'abbia notata!

:)

Approvo senz'altro :) .

PS: Flavio, se cambi idea per lo scambio ti offro anche 2 figurine Panini dei calciatori, una di Beppe Furino e una dell'introvabile Pizzaballa! :D :D :D

Sull'introvabile Pizzaballa potrei anche farci un pensierino, ma Furino no :P !!!!

Al limite...Paolino Pulici e Luciano Castellini, stagione 1975/76, grazie :lol: :lol: .

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L’ORIENTE: NUOVE DIVINITÁ E I LORO CULTI

Iside

Iside è la dea della maternità e della fertilità nella mitologia egizia. Originariamente veniva raffigurata come una donna vestita con una lunga tunica, che recava sul capo il simbolo del trono. In epoche successive è stata raffigurata con corna bovine, tra le quali è raffigurato il sole. Nell’arte egizia un falco o come una donna con ali di uccello e simboleggia il vento. In forma alata è anche dipinta sui sarcofagi nell’atto di prendere l’anima tra le ali per condurla a nuova vita.

Il culto della dea si sviluppa a Roma con l’arrivo dei così detti “Riti Alessandrini”, che arrivano nella capitale dopo le conquiste dei regni ellenistici. In particolare si fa riferimento alla dinastia tolemaica in Egitto, dove Cleopatra VII si era attribuita l’appellativo di “novella Iside” . Le reazioni del potere politico nei confronti di questo culto furono diverse. Augusto, che conquistò l’Egitto sconfiggendo l’ultima discendente di Tolomeo, nel 28 a.C. proibì che si ergessero altari dedicati a Iside all’interno delle mura sacre della città. Divieto poi esteso, per tutti i riti alessandrini, a un area di un chilometro e mezzo attorno a Roma. Questi divieti fiorivano soprattutto quando si percepiva il rischio di rivolte o congiure. Tiberio nel 19 d.C. prese a pretesto uno scandalo per distruggere il tempio di Iside a Roma e far gettare la statua della dea nel Tevere. L’imperatore voleva estirpare la piaga delle superstizioni egizie e giudaiche che erano, a suo modo di vedere, terreno fertile per la sedizione. Ma “Iside la mezzana”, come molti scrittori latini la chiamano, resta a Roma e il suo culto si sposta nelle case patrizie dove all’ombra delle sue statue si svolgono rituali orgiastici. L’Imperatore Caligola, in controtendenza con i suoi predecessori, concesse appoggio aperto ai culti alessandrini aprendo un’ Aula Isiaca sul palatino e costruendo un grande tempio al Campo di Marte.

Mitra

Il culto del dio Mitra, divinità di origine persiana, è una delle pratiche orientali che si diffusero a Roma verso la fine del I secolo d.C. e aveva le caratteristiche di una religione iniziatica e segreta. Sembra che l’imperatore Nerone fosse un seguace di questo dio il cui culto si praticava in ambienti sotterranei opportunamente predisposti chiamati mitrei. Questa divinità, proveniente da una regione così lontana dall’Urbe, pare essere stata introdotta nel mondo romano dai pirati di Cilicia deportati in Grecia da Pompeo nel 67 a.C. Questa teoria, anche se molto suggestiva, rimane solo un’ipotesi tra le molte e l’archeologia non la supporta. Al contrario della Grecia, le testimonianze dei culti Mitriatici nella penisola italica sono numerose. Questo culto si espanse rapidamente nelle province del nord, in Britannia, in Gallia, fino all’odierna Germania. Il motivo di questa rapida diffusione è da attribuirsi allo spostamento delle legioni all’interno dell’Impero romano. I legionari erano spesso adepti di questo culto misterico anche se, a causa della scarsità di documenti, è difficile capire le reali dimensioni del fenomeno.

L’ammissione ai culti del dio Mitra era possibile tramite un’iniziazione svolta in segreto. Il nuovo adepto poteva gradualmente accedere ai sette gradi della gerarchia interna alla setta. Si accedeva a questi livelli iniziatici tramite prove e cerimonie. L'avvenimento centrale del rito mitraico è senza dubbio il sacrificio del toro, la cui morte promuove la vita e la fecondità dell'universo. L'iconografia di tale evento era posta sempre ad una estremità dell'antro, solitamente di forma allungata e con due lunghi banconi ai lati, in cui venivano celebrati i sacrifici rituali ed i banchetti cultuali. Oltre al dio ed al toro, nella tauroctonia erano sempre presenti delle figure simboliche ben precise: un cane ed un serpente che bevevano il sangue del toro, uno scorpione che lo pungeva ai testicoli, delle spighe di grano che germogliavano dalla coda dell'animale morente e un corvo .

Chi è questo dio che viene da lontano e che affascina molti romani? Il dio Mitra viene spesso rappresentato come un giovane con il cappello frigio, armato di pugnale che cavalca un toro. La leggenda narra che il dio venne al mondo da una vergine e vide la luce in una grotta. I festeggiamenti per la sua nascita avvenivano il 25 dicembre e, sempre secondo la leggenda, Mitra avrebbe abbandonato il mondo terreno per tornare in cielo 33 anni. La sua è una vita eroica: la sua prima azione è quella di soggiogare il Sole, per poi accordarsi con lui e ricevere in dono una corona luminosa. In seguito cattura un toro, portandolo nella sua grotta e, superando tutta una serie di difficoltà, riesce a sgozzarlo. Dal sangue e dalle membra dell’armento nascono tutte le piante utili all’uomo. La vite dal suo sangue e il grano dal suo midollo; dal suo seme sarebbero invece nati tutti gli animali utili all'uomo. Al termine del suo operato, con l'aiuto del Sole, Mitra sarebbe assurto in cielo, da dove continuerebbe a proteggere gli esseri umani.

Con il passare del tempo il cristianesimo prese sempre più piede e si operò in ogni modo nel combattere il culto di Mitra. Nella lotta scatenatasi tra le due comunità una prima vittoria fu conseguita dai cristiani con l'editto di Costantino del 313 d.C. , mentre la restaurazione pagana di Giuliano l'Apostata (361 – 363 d.C.) permise una ripresa del culto di Mitra, segnando soprattutto una battuta d'arresto alla distruzione dei luoghi di culto precedentemente iniziata. Con Teodosio nel 394 d.C. i mitrei vengono saccheggiati e spesso vi si costruirono sopra chiese e basiliche. Famosi a Roma sono i mitrei del Circo Massimo e S. Clemente ambedue visitabili.

Attis-Cibele

Questo culto è solo uno dei tanti che arrivò a Roma dal mondo orientale. La venerazione di Attis-Cibele era penetrata prima nel pantheon greco dopo le conquiste di Alessandro III nel IV secolo a.C. per poi diffondersi in Europa . Mentre i selvaggi Baccanali vennero soppressi dal senato romano nel 185 a.C., il culto della divinità frigia rimase nella capitale per molto più tempo. Questa devozione fu introdotta a Roma nel 204 a.C. circa, in seguito alle guerre contro Annibale. Lo spettacolo che offrivano i seguaci di Attis-Cibele durante le processioni per le vie della città era raccapricciante. Uno stuolo di sacerdoti precedeva l’immagine del dio, mutilandosi e danzando al suono della zampogna frigia e del cembalo. Esisteva un divieto per qualunque cittadino romano di diventare gallus (sacerdote) o partecipare alla processione fino al regno di Claudio. In questo periodo il culto venne naturalizzato e reso ufficiale, con la nomina di un archigallus romano. Questo barbaro dramma era essenzialmente una festa primaverile che celebrava la rinascita della natura. Essa veniva celebrata tra il 15 e il 17 marzo durante le Ilarie, ovvero l’equinozio di primavera. La festa aveva luogo dopo un digiuno preliminare di oltre una settimana che precedeva la commemorazione del ritrovamento da parte della dea Cibele di Attis. La leggenda narra che l’incontro tra le divinità fosse avvenuto in un canneto lungo il fiume Sangarius in Frigia. La commemorazione, detta “l’entrata nelle canne” , si svolgeva con una processione preceduta dai cannophori (portatori di canne) e si concludeva con il sacrificio di un torello di sei anni. Il 22 marzo i dendrophori (portatori di alberi) portavano, da un bosco fuori Roma, un pino marittimo al tempio della dea. Questo albero ricorda quello sotto cui, secondo il mito, Attis si era dato la morte mediante evirazione. Durante il rito il grande tronco era trattato come fosse la salma del dio e ornato di viole, contemporaneamente una statua del sio veniva avvolta in bende funebri. Dopo un giorno di digiuno giungeva il Dies sanguinis, la giornata dedicata ai riti funebri. In questa occasione i neofiti si eviravano mentre i galli si flagellavano a sangue in perda all’estasi mistica. Dopo una notte di veglia, durante la quale gli iniziati si univano alla dea Cibele, l’alba del 25 marzo segnava l’inizio della festa gioiosa. Infatti con l’aurora il dio Attis risorgeva e lo si celebrava con feste e divertimenti. Il dramma sacro si concludeva il 27 marzo con la lavatio (bagno rituale) della statua della dea nelle acque del fiume Almone .

riferimenti:Turcan R., “Le religioni orientali nell’Impero romano”, in Storia delle religioni, a cura di Puech H. Ch., Bari, Laterza, 1977, vol. IV.

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Supporter

Buona Domenica,

certo che interessa; le poche argomentazioni aggiunte da altri, non significano un minor interesse da parte di tanti che - come me - leggono.....

Per quello che mi riguarda, quanto racconti è interessante....molto distante dai miei interessi numismatici, ma non da quelli culturali anche se, per la verità, sugli "albori" so poco o nulla; so qualche cosa in più dall'avvento del cristianesimo (non fosse altro che per le riminescenze di catechismo e letture "private") ;)

Saluti

luciano

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Mi ricollego a Mitra con un rinvenimento delle mie zone, ovvero la Grotta del Mitreo.

Si tratta di una cavità sub orizzontale, nota dagli anni '50 e riempita all'epoca da sedimenti (ricordiamo che la zona linea di guerra nella guerra '15-'18), fu oggetto di scavi esplorativi nel 1965 tra i quali alcune are votive, rilievi in calcare con figure riferibili al culto di Mithra, monete, laterizi, lucerne. Al di sotto dei resti romani furono rinvenuti resti fino al Neolitico,ma al momento ciò non è di interesse.

Si trova vicino al tracciato della Via Gemina, strada romana che collegava Aquileia con Tergeste. Nella zona del lacus Timavi (un luogo mitico dove il Timavo terminava il suo percorso ipogeo e sfociava a mare.In epoca romana vi sorgeva un tempio di cui non sono stati identificati i resti) , scendeva verso la Bocche del Timavo , dove si distaccava un ramo che, dopo aver raggiunto il Villaggio del Pescatore, si riunificava con il tracciato principale nei pressi del bivio di Duino. La grotta del mitreo era raggiungibile salendo il pendio che da questa strada conduceva alle prime pendici dell'Hermada. Lungo la strada sorgeva la "mansio Timavi". Sembra che nei pressi ci fosse una deviazione che portava verso Emona (odierna Lubiana) passando per la Valle del Vipacco.

L'impianto romano previde un livellamento del piano di calpestio con materiali di risulta. L'ambiente destinato alle cerimonie sacre (lo "spaeleum") fu ricavato nel settore orientale della grotta; secondo la tipica strutturazione dei mitrei, presenta due banconi paralleli (i "podia", lunghi m 5,10 ca., distanti m 2,60 tra loro, per un'altezza di cm 47 e una larghezza di cm 70), sui quali si disponevano i fedeli. Sul fondo dell'ambiente, un sostegno in muratura sorreggeva in origine un simulacro del dio Mithra, probabilmente uno dei due rilievi con tauroctonia e dedica epigrafica al dio rinvenuti nella grotta, grazie ai quali è stata accertata la natura del santuario. L'ambiente era illuminato dall'alto tramite un pozzo di luce; un "impluvium" consentiva di raccogliere e convogliare le acque, funzionali allo svolgimento di riti e sacrifici, come pure un inghiottitoio naturale presente sul fondo della grotta, verso est. Numerosi i materiali archeologici riportati alla luce nel corso degli scavi: oltre ai manufatti di cui si è detto, anche anfore, contenitori in ceramica nord-italica (piatti, patere, coppe, coppette), lucerne, coltelli, materiali da costruzione e da carpenteria (tegole, chiodi), e oltre 500 monete. Le oltre 500 monete ritrovate nella grotta sono state generalmente interpretate come offerte votive, ma la netta prevalenza di due serie monetali databili tra la fine del IV secolo e l'anno 425 potrebbe piuttosto ricondurre gran parte del complesso numismatico a un gruzzolo/ripostiglio nascosto intenzionalmente all'interno della grotta, secondo una recente ipotesi che trova sostegno negli analoghi ritrovamenti della vicina "Grotta Alessandra".

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La localizzazione del santuario presso le fonti del Timavo va letto nel quadro della sacralità che il luogo possiede da sempre per le sue caratteristiche naturali, quali lo sgorgare di un fiume sotterraneo e la presenza di un bacino di acque dolci. Questa "area sacra" ospitò diverse manifestazioni cultuali già in epoca protostorica e poi romana (per culminare, in età tardoantica, con la consacrazione della chiesa paleocristiana di San Giovanni "in Tuba"), sebbene le attestazioni letterarie ed epigrafiche di questi culti abbiano trovato finora scarsi riscontri archeologici. L'abbandono del mitreo entro la prima metà del V secolo coincide con l'epoca della soppressione dei culti pagani in seguito all'editto di Teodosio del 391.

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Una delle tue stele, ovvero quella principale con Mitra tauroctono con dedica:

D(eo) I(nvicto) M (Mithrae) AV (lus) TULLIVS PAVMNIANVS PRO SAL (ute) ET FRATER SVOR (um) TVLLI SECUNDI ET TVLLI SEVERINI

“All’invitto Dio Mitra Tullio Paumniano offre per la salvezza sua e dei suoi fratelli Tullio Secondo e Tullio Severino”

Grotta del Mitreo, ricostruzione della stele di Mitra:

A. Scritta dedicatoria

B. Sole

C. Luna

D. Cautes con la fiaccola abbassata

E. Cautopates con fiaccola alzata

F. Mitra con il berretto frigio

G. Il toro sacrificato

H. La coda del toro terminante in spiga

I. Lo scorpione

J. Il serpente

K. Il corvo

L. La roccia della grotta

M. Offerenti

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Le monete sono perloppiù abbastanza abrase, vi segnalo la presenza di:

Augusto, Domiziano, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, Alessandro Severo, Gallieno/Salonina, Claudio II, Tetrico I (!), Probo, Diocleziano, Massenzio, Licinio I, Costantino sino a giungere al secc. IV-V d.C. fine/inizio.

Antonino Pio

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Alessandro Severo

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Costantino

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Perchè vi avevo accennato alla viabilità stradale della zone?

Perchè nei pressi, nella Valle del Vipacco ci fu la Battaglia del Frigido (o battaglia del fiume Frigido), combattuta tra il 5 e il 6 settembre 394,che vide opporsi l'imperatore romano d'Oriente Teodosio I a capo dell'esercito cristiano, ai soldati pagani guidati dall'usurpatore del trono dell'Impero romano d'Occidente, Flavio Eugenio. E il ripostiglio delle tardo-imperiali potrebbe risalire all'epoca (le datazioni ci stanno).

Ciao

Illyricum

:)

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Ave Flavius! :)

Scusa il ritardo ma cercavo dati...

Quando ci son stato io c'era un recinto in rete... in condizioni molto precarie e si entrava agevolmente. Come si vede nella foto dal fondo l'ingresso è attrezzato con scalini. Le steli originali sono state rimosse e sono esposte copie.

Poi so che era stata recintata più degnamente e i poteva accedere su appuntamento.

La grotta del Mitreo si può visitare tutti i giovedì, dalle 9 alle 11. Per visite in altri orari si può contattare la Soprintendenza del Friuli-Venezia Giulia allo 040 43631.

La trovi anche sul web, ricerca Grotta del Mitreo.

Questo è il link più serio, vai anche alla lista delle monete (con foto e descrizioni)

http://217.12.180.10/catalogazione/search/SchedaDetail.aspx?TSK=SI&ID=384

Se sei nei paraggi, può essere un posto da vedere con la Chiesa Romanica vicina con le foci del Timavo, la Mansio Timavi (mosaici non visitabili nel recinto dell'Enel, mi pare), la strada romana con i solchi carrai, il Castello di Duino. Una bella zona, nell'insieme. A poca distanza la Rocca di Monfalcone (si ritiene che la Rocca sia stata edificata da Teodorico, re degli Ostrogoti, intorno al 490 d.C. a testimonianza della sua vittoria su Odoacre, re degli Eruli, sull’Isonzo. Già in precedenza tuttavia, la sommità del colle era stata sede di insediamenti umani; ne sono prova i resti ancor oggi visibili, dell’antico castelliere preistorico).

Qui qualche cenno sul territorio:

http://www.marecarso.it/da_vedere_grottamitreo.htm

Oltre a resti della Grande Guerra.

Una bella zona, da un punto naturalistico e Storico.

Ciao

Illyricum

:)

PS: non mi ha pagato la Pro-Loco!! :D :D :D

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Ave Flavius! :)

Scusa il ritardo ma cercavo dati...

Quando ci son stato io c'era un recinto in rete... in condizioni molto precarie e si entrava agevolmente. Come si vede nella foto dal fondo l'ingresso è attrezzato con scalini. Le steli originali sono state rimosse e sono esposte copie.

Poi so che era stata recintata più degnamente e i poteva accedere su appuntamento.

La grotta del Mitreo si può visitare tutti i giovedì, dalle 9 alle 11. Per visite in altri orari si può contattare la Soprintendenza del Friuli-Venezia Giulia allo 040 43631.

La trovi anche sul web, ricerca Grotta del Mitreo.

Questo è il link più serio, vai anche alla lista delle monete (con foto e descrizioni)

http://217.12.180.10/catalogazione/search/SchedaDetail.aspx?TSK=SI&ID=384

Se sei nei paraggi, può essere un posto da vedere con la Chiesa Romanica vicina con le foci del Timavo, la Mansio Timavi (mosaici non visitabili nel recinto dell'Enel, mi pare), la strada romana con i solchi carrai, il Castello di Duino. Una bella zona, nell'insieme. A poca distanza la Rocca di Monfalcone (si ritiene che la Rocca sia stata edificata da Teodorico, re degli Ostrogoti, intorno al 490 d.C. a testimonianza della sua vittoria su Odoacre, re degli Eruli, sull’Isonzo. Già in precedenza tuttavia, la sommità del colle era stata sede di insediamenti umani; ne sono prova i resti ancor oggi visibili, dell’antico castelliere preistorico).

Qui qualche cenno sul territorio:

http://www.marecarso.it/da_vedere_grottamitreo.htm

Oltre a resti della Grande Guerra.

Una bella zona, da un punto naturalistico e Storico.

Ciao

Illyricum

:)

PS: non mi ha pagato la Pro-Loco!! :D :D :D

Molte grazie, penso proprio che ci farò un giretto con la bella stagione, magari con pranzo di pesce sulla costiera. :P

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