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IGNORED

LIVORNO TRA STORIA E MONETE


dabbene

Risposte migliori

grande spiegazione....non avrei saputo fare di meglio.... ora di Livorno se ne sa un po di piu' ...grazie a Voi !!!! Per me che la mattina sento odor di salmastro e sono cresciuto a caciucco e triglie e baccala alla livornese ...beh ...mi fa un piacere immenso.

Purtroppo e' un monumento che non mi riesce da mandar giu.... proprio esseri umani in catene...proprio no...un lo digerisco !!! ...lo scuso , si fa per dire, giusto per i tempi che furono.

erik

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I Quattro Mori

Il Monumento ai Quattro Mori è il simbolo più conosciuto di Livorno. La sua storia nasconde molte sorprese: per prima cosa va detto che questa opera dovrebbe essere più correttamente chiamata "Monumento a Ferdinando I", anche se in città tutti la chiamano semplicemente "I Quattro Mori". Deve il suo nome alle quattro realistiche e vigorose figure in bronzo di mori incatenati al piedistallo.

E' situato in piazza Micheli, dove sorgeva la Porta Colonnella, affacciato sulla Vecchia Darsena, oltre la quale si estende il Porto Mediceo. L'opera fu commissionata dallo stesso Granduca Ferdinando. Dopo la sua morte nel 1609, il progetto fu terminato in suo onore dal figlio Cosimo II. È composto dalla statua di Ferdinando I de' Medici e da quattro statue di bronzo che raffigurano dei pirati in catene. In origine il monumento fu commissionato per celebrare le gesta dei Cavalieri di Santo Stefano, fondati 1561 da Cosimo I per combattere i pirati che infestavano il Tirreno. La statua, in marmo di Carrara, è opera dello scultore Giovanni Bandini: fu scolpita tra 1595 e il 1599. Giunse per mare a Livorno nel 1601; ritrae il Granduca con l’uniforme di Gran Maestro dei Cavalieri di Santo Stefano. Ai suoi piedi si trovano i quattro possenti bronzi incatenati, opera di Pietro Tacca, aggiunti in un secondo tempo; furono fusi a Firenze in un'officina di Borgo Pinti, trasportati a Livorno via Arno e aggiunti al basamento tra il 1623 e il 1626.

Il Tacca, al quale fu affidata l'opera, propose senza successo di fare una statua che raffigurasse l'opera religiosa di Santo Stefano: alla fine si dovette accontentare di forgiare i "Quattro Mori". Lo scultore, assistente del Giambologna per l’erezione del Monumento a Enrico IV a Parigi, poi distrutto durante la Rivoluzione, ne riprese il motivo. Le cronache affermano che si fosse recato di persona alle prigioni di Livorno per fare studi anatomici sui corpi degli schiavi. Si dice che il primo dei “Mori” a sinistra sia Morgiano, un prigioniero che Pietro Tacca conobbe e ritrasse nel “Bagno” livornese. Ma i mori del Tacca si sono presi la rivincita sulla storia, in quanto da secoli sono, agli occhi del popolo, i veri protagonisti di questo gruppo scultoreo. In effetti questi bronzi, caratterizzati dalla naturalezza realistica delle forme, dalla plasticità, dalla tormentata torsione dei corpi e dalla perfezione anatomica, sono sicuramente suggestivi. Il maestro Piombanti arrivò ad affermare: “tu non le diresti di duro bronzo formate, ma sì d’umana carne tinta col colore del bronzo”. Un brutto momento i Quattro Mori lo passarono alla fine del XVIII secolo, quando il generale Miollis, al comando dei soldati napoleonici di stanza a Livorno, additò il monumento come un insulto all’umanità, proponendo la sostituzione della statua di Ferdinando con quella della libertà che soggioga i quattro vizi. Per alcuni mesi la statua fu tolta dal piedistallo, ma poi fu nuovamente ricollocata al suo posto il 23 luglio 1799, dopo la fuga dei Francesi. Purtroppo la statua fu depredata degli ornamenti in bronzo consistenti in un turbante, un arco, un turcasso e una scimitarra, fusi nel 1622 da Taddeo di Michele su disegno del maestro Pietro Tacca, e collocati sullo zoccolo. In epoca più recente, anno 1888, il monumento fu spostato di circa ventri metri verso terra fino alla posizione attuale: con l'occasione fu ingrandita la base ed allargato il perimetro dei cancelli.

La curiosità:

Il monumento simbolo di una città, nato con un intento e diventato famoso per delle figure secondarie, spostato e modificato più volte, costituisce motivo di curiosità senza altri particolari, ma a tutto questo si aggiunge una credenza popolare, che qualcuno avrà anche avuto modo di constatare di persona in piazza Micheli. Capita spesso di vedere persone aggirarsi ai vari angoli della piazza a scrutare le statue in cerca di un punto di vista particolare, dal quale sono visibili contemporaneamente i nasi dei Quattro Mori. Questo punto esiste: se passate da Livorno vi invitiamo a verificarlo di persona.

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Capita spesso di vedere persone aggirarsi ai vari angoli della piazza a scrutare le statue in cerca di un punto di vista particolare, dal quale sono visibili contemporaneamente i nasi dei Quattro Mori. Questo punto esiste: se passate da Livorno vi invitiamo a verificarlo di persona.

questa non la sapevo, la prossima volta che passo da voi, dopo la cacciuccata, vado a verificare

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per tutti quelli a cui interessa....e per compiacermi :rofl: :rofl: :rofl: :rofl: :rofl:

visto che abbiamo parlato dei quattro mori....perche' non divulgare anche notizie sulla fortezza vecchia..... vera PANGEA ...da dove tutto è nato e si è sviluppato !!!!!

La Fortezza "Vecchia", così denominata per distinguerla dalla "Nuova" eretta nel 1590, è considerata il simbolo e il monumento più caratteristico della città di Livorno.

La Fortezza Vecchia è una imponente costruzione (lunga circa cinquecento metri), di assetto pentagonale, interamente cinta dai fossi, ad eccezione della parte di ponente recentemente interrata, caratterizzata da spalti in laterizio (che le attribuiscono un caratteristico colore rosato) che dominano il porto mediceo estendendosi per un perimetro di mezzo km.

La fortezza è costituita da tre bastioni: quello lato mare detto la "Canaviglia" (il nome corretto sarebbe "Cavaniglia", dal nome di Cesare Cavanella, secondo ammiraglio dell'ordine di S. Stefano che fu capitano a Livorno nel 1587), quello lato monte detto la "Capitana", quello intermedio detto "Ampoletta".
I bastioni di fronte alla città furono rialzati e strutturati con cannoniere ad arco e fenditure per le bocche da fuoco, ad opera dei soldati francesi durante l'invasione napoleonica nel 1796.
Sopra il bastione "La Canaviglia" si erge un palazzotto costruito nel 1580 per volontà di Francesco I dei Medici. Nella piattaforma centrale si incontrano la chiesetta di San Francesco (metà XVI secolo) e una cappella ad essa adiacente (fine XVII sec.).

La Fortezza Vecchia è il risultato di diverse sovrapposizioni architettoniche succedutesi nei secoli: comprende al suo interno, oltre a tracce di un'antica torre romana, una torre medievale circolare, detta "Mastio di Matilde" (del X-XI sec.) e la piccola fortezza quadrata detta "Quadratura dei Pisani" (risalente alla fine del XIV secolo).
Essa rappresenta un tipico esempio di fortificazione medicea.

Attorno a queste due massicce strutture difensive infatti (ad un tempo utili all'arroccamento e all'avvistamento sul mare), il governo fiorentino, sotto il cardinale Giulio de' Medici (poi divenuto papa Clemente VII) sviluppò una possente fortificazione fedele ai canoni classici rinascimentali.

I lavori della fortificazione furono avviati nel 1519 su progetto di Antonio da San Gallo il Vecchio e sotto la direzione dell'ingegnere Nicolao da Pietrasanta. Dopo un'interruzione avvenuta tra 1526 e 1530, dovuta sia a ragioni politiche (a seguito al Sacco di Roma, il papa Clemente VII fu imprigionato e i Medici nel 1527 furono costretti ad abbandonare Firenze), che igienico sanitarie (si verificò un'epidemia di peste), furono terminati nel 1534, sotto il duca Alessandro.

Emblematica a questo proposito è l'iscrizione fatta apporre dal duca sotto lo stemma mediceo sulla porta della Fortezza: "Sotto una fede et legge un Signor solo".

Nel 1543 Cosimo I fece costruire sulla sommità della fortificazione un palazzo per la propria residenza che andò distrutto con i bombardamenti di quattro secoli dopo.

Curiosità

Si racconta che nel 1555 la Fortezza fu testimone della decapitazione di tre rivoltosi contro il governo mediceo. Il Piombanti riporta anche la tradizione per cui Cosimo I avrebbe qui ucciso il figlio Garzia accusandolo dell'omicidio del fratello. In realtà i due fratelli furono entrambi vittime di "pericolosissime febbri" contratte durante una battuta di caccia.

Dalla Fortezza il 1 giugno 1563 partirono le prime quattro galere di Santo Stefano che, al servizio di Filippo II di Spagna, andarono a soccorrere Orano assediata dai Turchi. Altro importante imbarco si verificò il 17 ottobre 1601 quando Maria dei Medici, tra solenni festeggiamenti, si imbarcò per Marsiglia verso il suo sposo Enrico IV di Francia. (Tale evento fu immortalato da Cristoforo Allori nel terzo quadro del soffitto della Chiesa dei Cavalieri a Pisa).

Nel 1769 la Fortezza, per volontà di Pietro Leopoldo, divenne sede di un collegio militare che tuttavia non ebbe lunga vita; nel 1795 vi fu alloggiata una Caserma.

La Fortezza fu gravemente danneggiata dai bombardamenti del 1943.

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LA FORTEZZA VECCHIA

La storia della fortezza vecchia è anche un pò la storia della vecchia Livorno, infatti....

si narra che....

Una vecchia torre romana, ,del IV-V sec. d.C, detta Castrum Liburni era il rifugio per i pochi pescatori abitanti del villaggio (Livorna), ma pare che le sue origini risalgano addirittura agli Etruschi.

Nel 1077 su ordine della Contessa Matilde (nata nel 1046 a San Miniato al tempo dominio di Lucca e morta nel 1115 a San Benedetto Po) sopra i resti della torre romana, fu costruito un torrione a forma quadra, una torre medioevale ancora oggi visibile all’interno della Quadratura dei Pisani,

Nel 1200 circa, (pare nel 1241 anno della vittoria Pisana su Genova), i pisani ne fecero innalzare un altro, di circa 30 metri e di forma cilindrica che si erge imponente al di sopra del rosso mattone della Fortezza conosciuto come il “Mastio di Matilde”.

Nel 1377 il Gambacorti, doge della repubblica Pisana fece costruire una nuova rocca detta Quadratura dei pisani per la sua forma, e racchiudeva nel proprio perimetro il Mastio ed i ruderi della primitiva torre.

Nel 1392 la fortificazione fu collegata a delle mura che circondavano il villaggio di Livorno.

image001.jpg torre%20medioev%20rid.jpg resti della torre medioevale oggi

Nel 1404, Jean Meyngre de Boucicault (chiamato il Buccicaldo) governò Livorno per nome dei Visconti signori di Milano e di Pisa. Il Suo stemma già sulla Quadratura è ancora oggi visibile su una murata della Fortezza. Questi nel 1407 vendette Livorno a Genova per 26.000 fiorini d’oro. I Genovesi rinforzarono le difese aprendo delle cannoniere in tre fortini sotto la quadratura. Nel 1421 Firenze riacquisterà Livorno per 100.000 fiorini d'oro.

Nel 1490 dallo scalo che si tuffa nella Darsena Vecchia, (parte terminale della via Maestra, oggi via S. Giovanni…presso le due palme, per capire) al tempo chiamato Scalo Regio, partirono Amerigo Vespucci e poi Giovanni da Verrazzano per intraprendere le imprese che tutti conosciamo.

Il 13-14 Novembre del 1496, dalla Quadratura, dalla Rocca Vecchia (pare di origine addirittura Etrusca) e dalle torri, la guarnigione della repubblica fiorentina guidata da Andrea di Piero de Pazzi aiutati dai livornesi dei borghi vicini, si parla di Guerrino da Montenero, capopopolo asserragliati nel terrapieno detto poi il Bastione del Villano, posto appena a Sud di dov’ é oggi il monumento a Ferdinando I ed ai 4 Mori seppero respingere da terra e dal mare, complice una delle nostre Libecciate, l’armata di 7000 uomini guidata da Massimiliano I di Germania.

image003.jpg Nel 1521 iniziarono i lavori per la costruzione della Fortezza per ordine del Cardinale Giulio de’ Medici (poi dal 1523 Papa Clemente VII) e terminata dal Duca Alessandro de’ Medici ( bastardo di Papa Clemente, almeno si dice) nel 1534, capace di contenere 5000 soldati. Una nuova cittadella con tre poderosi bastioni. Sopra il portale d’ingresso “l’arme” del Duca con l’iscrizione : ”Sotto una fede et legge un signor solo” era senza dubbio questo l’epitaffio per la repubblica Fiorentina. (Fortezza Vecchia, progetto di Antonio Giamberti da Sangallo). Il Duca Alessandro morì pugnalato dal lontano cugino “Lorenzaccio” fiancheggiato da un sicario, tale Michele del Tavolaccino, detto “Scoronconcolo”. Con Alessandro ebbe fine il ramo primogenito della famiglia Medici. image005.jpg

Nel 1537 l’avvento di Cosimo I° del ramo cadetto della famiglia e figlio del capitano di ventura Giovanni delle Bande Nere. Egli fu il vero fondatore del governo granducale mediceo e visto che soggiornava spesso a Livorno, nel 1544 vi fece costruire il suo palazzotto sul Bastione detto de “La Canaviglia” quello posto alla bocca della Darsena Vecchia; la Canaviglia è la deformazione popolare del nome di Cesare Cavaniglia da Napoli, comandante delle galee Toscane. Il palazzo sarà rialzato di un piano nel 1590 da Ferdinando I°.

L’8 Giugno 1571 dalla Darsena della Fortezza partirono 12 galee per la vittoriosa battaglia di Lepanto del 7 Ottobre successivo contro l’impero Turco, sotto le insegne Stefaniane, ovvero il Sacro Ordine Militare di Santo Stefano. Ordine fondato da Cosimo I° il 9 Gennaio del 1562 per difendere i commerci nel Mediterraneo dalle incursioni dei pirati. Al tempo la Fortezza era munita di 24 cannoni, alcuni adesso al museo dell’artiglieria di Torino. L’associazione de la livornina ha riprodotto una colubrina dell’epoca e sta pensando di riprodurre altri pezzi d’artiglieria di quel periodo, sperando che un giorno possano far bella mostra sui Bastioni di una Fortezza finalmente museo a cielo aperto per la nostra città e per i turisti che nei mesi estivi affollano il porto e non mercato come purtroppo sta accadendo.

I Bastioni: A Ovest della Canaviglia, a Nord della Capitana, perché era lì che solitamente ormeggiava la galea Capitana, a Est il Bastione dell’Ampolletta perché ospitava la clessidra che determinava i turni di guardia.

image007.jpg

Nel 1600, il 16 Novembre dal Molo del Soccorso che esce dalla Fortezza e si insinua nella Darsena, si imbarcò Maria de’Medici figlia di Francesco I, alla volta di Marsiglia per andare in sposa a Enrico IV re di Francia. Il nome di Maria è legato alla divulgazione del galateo.

Il 30 Gennaio 1604 (secondo il calendario fiorentino che terminava l’anno il 24 Marzo, quindi 1605 con quello attuale) si corse a Livorno il primo Palio come ci narra Francesco Pera nella raccolta delle “curiosità livornesi del 1899.”Il Granduca andò in sul fosso, dove aveva fatto ordinare la festa dello strappare il collo all’oca da marinai in su gli schifi di galera, sopra il fosso. Poi S.A. fece correre un palio di panno rosso da n° 8 schifi di galera, per il fosso, dalla porta della Torretta per insino alla porta Pisana; dove vinsero quelli della Capitana (galera) con gran gusto di S.A. e di tutto il popolo di Livorno, il quale fu infinito. Poi stette a vedere fare il calcio dalla gioventù di Livorno”. Tutto questo molto probabilmente accadde durante i festeggiamenti per la inaugurazione del Fosso Reale avvenuta appunto in quel periodo. Una sorta di sposalizio di Livorno col mare.

Nel Febbraio del 1606 fu consacrato il Duomo e B. Borromei già gonfaloniere fece dipingere per l’occasione, ma anche per ingraziarsi i favori degli abitanti e del Granduca, un quadro “dell’Assunta” dal pittore Domenico Cresti detto il Passignano. Il quadro è ancora visibile sul soffitto a intaglio dorato della Chiesa.

La mattina del 19 Marzo del 1606, nella Cappella dedicata a S. Francesco dentro la Fortezza Vecchia, al cospetto di Ferdinando I° dei Medici giunto per l’occasione con la sua corte a Livorno e del Consiglio degli Anziani, venne celebrata una messa. Al termine il gonfaloniere Borromei vestito di un lucco di damascato nero ricevette da Ferdinando la stola o striscia di velluto rosso con rifiniture in pelle bianca, segno della sua nuova carica. E ponendogliela sulla spalla sinistra disse: “Questo sarà il segno d’onore che da oggi e per il futuro porteranno i gonfalonieri della Città” elevò così Livorno al rango di città.

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Ferdinando nomina Gonfaloniere il Borromei Fortezza vecchia presa dal pontile della darsena

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La fortezza con in primo piano il bastione l'ampolletta

Nasce la Livorno dei mercanti, dei popoli e delle religioni, la Città delle ambasciate che vede la fine della famiglia Medici con Gian Gastone e l’avvento dei Lorena con Pietro Leopoldo (il Suo monumento in piazza della Chiesa a San Jacopo).

Nel Maggio del 1849 nel cortile della Fortezza Vecchia fu trucidato dagli Austriaci, chiamati dal Ricasoli e dal Granduca Leopoldo II (Canapone per i Livornesi), Enrico Bartelloni strenuo difensore della Città a Porta San Marco.

Nella storia del Risorgimento Italiano tante pagine sono state scritte col sacrificio di quei Livornesi.

Nonostante questo a Livorno dove è “legge” tutto ed il contrario di tutto (I livornesi sono "mangiapreti" ma escono magari da un riunione di comunisti e vanno a portare sulle spalle Santa Giulia in processione e guai a chi gli tocca la Madonna di Montenero dove portano ceri e ex voto in ringraziamento.) siamo stati capaci di dedicare una via principale al Ricasoli e due monumenti marmorei (uno in piazza della Repubblica, l’altro in piazza XX Settembre) a Leopoldo II , appunto gli aguzzini e oppressori della insurrezione popolare.

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Se fate così mi obbligate a metterla tra le importanti....e' anche un bel promo non solo storico ma anche turistico della città, complimenti ancora......

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non soltanto Mario (...e ti ringrazio dei complimenti) ..... ma non si finisce mai di imparare...ed anch'io...appassionato della storia della mia citta' ho trovato notizie che ancora non sapevo sulla fortezza vecchia !!!.... ma pensare di saper tutto !!!!

....e chiaramente ho acquistato il libro del Cipolla....troppo curioso e avido ...di sapere !!!!

Buona serata

erik

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questa discussione è davvero appassionante...mario l'obbligo di metterla tra le più importanti è un dovere...e per inciso a giorni dovrei ricevere un paio di libri del Cipolla...grazie anche a questa discussione ;)

e visto che si parla della fortezza di Livorno...eccone una rappresentazione monetale...la conservazione non è il suo punto forte ma trasuda di storia :) :)

quarto di tollero per Livorno del 1683

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Ne ha fatti di libri belli il Cipolla, sarebbero da acquistare tutti....a partire dal più importante perchè facile e per tutti che è " Le avventure della lira ".....

Ma c'è un'altra storia a Livorno che a questo punto è giusto ricordare ed è la prima, tutto parte poi da qui, siamo a Ferdinando II, tutti imitano, le monete devono andare in Levante e allora nasce l'idea di fare una moneta l'Ungaro o Ongaro d'oro di imitazione dell'accreditato unghero tedesco, si pensa all'oro perchè in Levante c'è ancora diffidenza verso le monete d'argento che vengono contraffate e falsificate facilmente.

L'esperimento non fu un successo, anzi fu presto abbandonato, la moneta era originalissima e molto artistica, ma essendo proprio troppo originale non funzionò nei mercati del Levante, lì andavano i tipi più conosciuti, già accreditati.

Ma la moneta fece da apripista a quello che fu poi il tollero d'argento col porto, sull'ungaro c'era infatti al diritto la testa di Ferdinando II e al rovescio la fortezza col porto di Livorno e poi quello che diventerà la leggenda tipo il PATET ET FAVET.

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Firenze non pote' fare a meno di venire incontro alle richieste dei negozianti, specialmente quelli operanti tra Pisa e Livorno, vedevano compromessi i loro affari in territorio ottomano per l' eccessiva bonta' delle monete fiorentine, che non erano cosi' concorrenziali con quelle di altri stati.

Mercanti e banchieri chiedevano infatti di poter disporre di un numerario in grado di poter competere, nei favori del Gran Turco, con gli Ungheri d'oro di Alemagna e con i pezzi spagnoli e messicani in argento da 8 reali.

Fu cosi che Ferdinando II si indusse a pubblicare il 2 marzo del 1656, un bando con il quale veniva autorizzata l' emissione di una moneta d'oro del peso di 3 denari meno ungrano e di bonta' di carati 3 1/2 che ragguagli l ' ' Unghero di Alemagna , con l' impronta del Granduca e della mostra del porto di Livorno ed una moneta di argento con la medesimq impronta a lega di once 11 e di peso di danari 23 1/25 che ragguaglia la pezza da 8 reali.

Si trattava del tollero in oro, emesso alla bonta di 23 1/2 carati, con un peso di 2 denari e 23 grani per ciascun pezzo, e del tollero in argento .

La quantita di fino per quest' ultimo venne fissata in 11 once per libra di metallo da monetare.

Il peso di denari 23 1/25 per ogni singolo pezzo.

Le monete in oro ed in argento doveveano avere il Granduca in ritratto ( l' impronta di sua altezza),e al rovescio l' impronta del porto di Livorno.( la mostra del porto di Livorno).

I tolleri d' oro per i quali non venne fissato alcun valore di tariffa, potevano essere esitati come mercanzia, li si poteva commerciare liberamente come qualsiqsi altra mercanzia e questo anche in conformita' con quanto disposto con bando del primo febbraio 1635 che riconosceva al solo zecchino gigliato la capacita' di fare pagamento in banco e altrove al corso legale di

10 soldi e denari 4 il pezzo.

Era quello

della circolazione delle divise auree un tema per il quale le autorita' monetarie fiorentineavevano mostro' sempre una vigile attenzione.

Ma nknostante i numerosi provvedimenti adottati fin dagli anni della minore eta' di Ferdinando II dal governo reggente, il disordine doveva essere notevole e speculazioni e frodi all' ordine del giorno co pregiudizio e detrimento notevole per la cittadinanza.

L'oro scarseggiava e fu cosi' che anche l' emissione autorizzata con il bando del 2 marzo 1656, di una moneta d' oro che pur imitando nel peso e nella lega l' unghero di Alemagna , se ne differenziava nettamente dal punto di vista tipologico, non ebbe fortuna. Alle prime due emissikni del 4 e 15 marzo del 1656, non ne seguirono altre: la novita' tipologica dovette giocare un brutto tiro ai mercanti livornesi che evidentemente incontrarono grosse difficolta' nel piazzare sui mercati di oltremare le nuove monete.

Saluti

Erik

Modificato da tommydedo
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Ciao Rodolfo.... scirocco marcio.... caldo ed umido.... ma non abbastanza forte da girare a libeccio...per ora.

Le frazioni della pezza sonno chicche rare.... quelle che hai postato sono eccezionali per il tipo di moneta.... ben lontane dalle mie tasche purtroppo.

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Prima di mettere, come è giusto, la discussione tra le importanti, vediamo se qualcuno ha ancora qualche cartuccia da sparare :blum:, da parte mia un bottarello cercherò di farlo....se non lo sparo qui....quando mai lo sparerò.... :blum:

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...allora gia che ci siamo....ho una richiesta ....avrei piacere di sapere i rapporti all' interno dello scalo labronico tra olandesi , inglesi, francesi e spagnoli .... tutti presenti nel nostro porto.... ma come si sa.... tutti a vario titolo " scorrucciati" !!!!

-Qualche racconto inedito, unqualche resoconto dell' epoca.... stasera guardero' anch' io se spulcio wualche approfondimento...sempre che sia di Vostro interesse.

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Il porto di Livorno è essenzialmente una partita tra inglesi e olandesi, ma in realtà Livorno era anche un porto di transito, da tappa intermedia, spesso le tappe ulteriori erano Cadice, Tangeri, Algeri e i porti della Provenza.

Livorno non teneva per buoni i controlli fatti nei porti francesi, a Livorno, come abbiamo visto, c'era molta più rigidità e severità, ai francesi questo però non piaceva, se un controllo aveva passato l'esame nei loro porti, ritenevano fosse valido per ogni ulteriore porto.

E poi c'era Genova, che devo dire non ho visto molto attiva su questa discussione :blum: , Genova aveva un occhio attento verso Marsiglia e un altro verso Livorno.

E Genova cercò di inserirsi in tutto questo per ottenere una fetta di mercato, tra la compiacenza di Marsiglia e la severità livornese capì che la strada giusta era allentare i controlli per avere più traffici inglesi, per un pò andò bene....ma poi Livorno capì e adottò quasi subito le contromisure opportune....

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@@tommydedo un giorno ti farò vedere le mie in alta conservazione del porto di Livorno ne ho anche in fdc..

aggiungo due notizie dal libro monete rinascimentali a Firenze:

il tollero d'oro di 2,1 cm di diametro e 3,5 grammi di peso

anche gli ongari d'oro di Cosimo III son belli, ma in alta conservazione non si vedono molto, parecchi sono ondulati e lucidati...sotto lo spl.

in questa foto al n 232 se ne può notare uno di ottima conservazione e non ondulato..

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