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Sesterzio forato


teodato

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Ma un soldato stanziato ai confini dell'impero con che strumenti poteva mai forare la sua moneta da appendere al collo?

Forse con un chiodo in ferro poteva praticare il primo forellino da allargare poi con una lama in ferro puntandola sul forellino e facendola ruotare?

Si spiegherebbero i fori svasati dal lato di ingresso della punta....

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Ma un soldato stanziato ai confini dell'impero con che strumenti poteva mai forare la sua moneta da appendere al collo?

Forse con un chiodo in ferro poteva praticare il primo forellino da allargare poi con una lama in ferro puntandola sul forellino e facendola ruotare?

Si spiegherebbero i fori svasati dal lato di ingresso della punta....

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E' più o meno questo il ragionamento.

Poi ho il sospetto che forse potesse essere anche scaldata per forarla meglio.

In ogni caso quello che sto cercando di dire è che secondo me le tecniche concretamente disponibili a persone comuni dovevano essere assolutamente rudimentali non solo ai confini dell'impero, ma a Roma stessa.

Al punto che fino ad un certo momento (penserei ad un I sec. d.C molto inoltrato o addirittura II sec.) forare una moneta doveva essere una operazione così complicata che alla persona comune (escluso magari un orafo o un artigiano particolare dotato di attrezzi molto specifici) non doveva venire neanche in mente di provarci :o .

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In effetti non ci avevo mai pensato prima, ma se così fosse allora doveva esserci un vero e proprio commercio come per gli ex voto in terracotta?

Nel senso che, considerato il vasto impiego come amuleti di ogni tipi: appesi al collo, trasformati in orecchini, inchiodati come buon auspicio a porte, carri, armature, ecc.; doveva esserci un vero e proprio laboratorio per la foratura dietro compenso?

Pensandola così in effetti sarà stato necessario l'intervento di un orafo o un fabbro, certamente in possesso di attrezzi adatti alla foratura.

Lucio, la ricerca archeologica ci può dare qualche aiuto per capire quali tipi di utensili venivano impiegati?

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. . . considerato il vasto impiego come amuleti di ogni tipi: appesi al collo, trasformati in orecchini, inchiodati come buon auspicio a porte, carri, armature, ecc. . . .

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No, il punto secondo me è che le monete forate in antico fino al II sec. d.C. sono piuttosto eccezionali. Il "vasto impiego" proprio non ce lo vedo.

. . . sarà stato necessario l'intervento di un orafo o un fabbro, certamente in possesso di attrezzi adatti alla foratura.

Lucio, la ricerca archeologica ci può dare qualche aiuto per capire quali tipi di utensili venivano impiegati?

173271[/snapback]

Secondo me sì, però per quello che ne so è un lavoro ancora tutto da fare.

Il primo problema sarebbe quello di trovare un buon numero di esemplari forati sicuramente in antico (e non in età medievale o rinascimentale e moderna, come immagino che siano la maggior parte delle monete forate che si trovano sulle bancarelle).

Poi bisognerebbe fare un minimo di confronti con potenziali utensili e con altri tipi di manufatti di epoca congrua.

In fine -dopo essersi fatta una idea precisa- si potrebbe tentare qualche esperienza di archeologia sperimentale (non su monete originali, ma su riproduzioni tecnologicamente fedeli) per vedere quanto difficile poteva essere la foratura, quali trucchi si potevano adottare (magari scaldare prima?) e quali segni tali procedure lasciano sull'esemplare.

Così a sentimento penserei che il fenomeno possa essere diventato significativo in età tardoimperiale ed in contesti militari (dove il commilitone che per servizio ripara le armature magari "arrotonda" nel tempo libero facendo questi lavoretti) teniamo presente che la prassi di montare in oro monete importanti con belle effigi imperiali, da esibire forse già nel senso di una "onorificenza", in età tardoromana direi che è attestato.

Prima boh. Andrebbe fatta un po' di ricerca, scartando senza pietà le esemplificazioni non sicuramente antiche.

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Il primo problema sarebbe quello di trovare un buon numero di esemplari forati sicuramente in antico (e non in età medievale o rinascimentale e moderna, come immagino che siano la maggior parte delle monete forate che si trovano sulle bancarelle).

Potremmo provare ad inserire le foto di quelle in nostro possesso per iniziare, e studiarle...

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No, il punto secondo me è che le monete forate in antico fino al II sec. d.C. sono piuttosto eccezionali.  Il "vasto impiego" proprio non ce lo vedo.

Il primo problema sarebbe quello di trovare un buon numero di esemplari forati sicuramente in antico (e non in età medievale o rinascimentale e moderna, come immagino che siano la maggior parte delle monete forate che si trovano sulle bancarelle).

Ciao Lucio

Non concordo. I buchi nelle monete sia per renderle amuleti che per altri usi sono stati fatti in ogni epoca, sono rari nel periodo repubblicano solo per il fatto che li mancava l'effige dell'imperatore.

I fori del periodo medievale o rinascimentale con i loro appiccicagnoli o altro hanno riguuardato solo monete di pregio (aurei imperiali ecc) tanto che gli esempi interessano piu l'arte orafa che la numismatica.

Ma se ci si riferisce ai fori delle piccole divisionali in bronzo non possiamo negare che i buchi sono coevi alla circolazione e fatti ad uso e consumo del popolino e non degli orafi.

Il mio convincimento deriva proprio dal fatto di averne visti tanti proprio nelle ciotole delle divisionali neglette...

agrì

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I buchi nelle monete sia per renderle amuleti che per altri usi sono stati fatti in ogni epoca . . .

173323[/snapback]

Su che elementi possiamo basarci? La mia esperienza personale è del tutto contraria. Certo, per essere sicuri bisognerebbe tirare fuori un po' di dati, fare dei censimenti. Come minimo andare a vedere nel medagliere del Museo Nazionale di Napoli quante monete ci sono provenienti accertatamente da Pompei e quante di esse abbiano un foro. Sarebbe una indagine possibile, non sto mica dicendo una cosa pazzesca, ma finchè non abbiamo dati del genere rimane per quel poco che vale la mia esperienza personale: nelle bancarelle le monete romane forate (primo-imperiali e qualche volta anche repubblicane) si trovano facilmente, negli strati archeologici coevi sono assolutamente rarissime.

. . . se ci si riferisce ai fori delle piccole divisionali in bronzo non possiamo negare che i buchi sono coevi alla circolazione e fatti ad uso e consumo del popolino e non degli orafi.

Il mio convincimento deriva proprio dal fatto di averne visti tanti proprio nelle ciotole delle divisionali neglette...

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Fino alla acquisizione di elementi nuovi, rimangono due buoni motivi per dire di no: l'incongruità tecnologica in epoca repubblicana e primo imperiale rispetto alle disponibilità strumentali immaginabili sulla base di un apprezzamento generale delle condizioni della "cultura materiale" di quelle epoche e la assoluta rarità archeologica delle attestazioni "in strato".

Invece ci deve essere stato un momento in cui si deve essere formata una vera e propria "moda", che dura ancora oggi (purtroppo per i Collezionisti :angry: ), e che probabilmente vedeva con particolare simpatia anche le monete di epoca precedente (d'altra parte anche ai nostri tempi è stato proprio con l'avvento dell'Euro che il maggior numero di 500 Lire di argento sono diventate pendagli o portachiavi ed un enorme numero di 5 scellini austriaci sono diventati bottoni per loden).

Metterei in relazione questo fenomeno con la comparsa di importanti monete montate a gioiello in epoca tardoromana e soprattutto con la passione per le antiche "medaglie", sorta dopo in epoca medievale e rinascimentale.

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. . . nelle bancarelle le monete romane forate (primo-imperiali e qualche volta anche repubblicane) si trovano facilmente

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Ah, quelle tardoromane direi comunque di più ;) .

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Trapani ad archetto, tanto con punta in legno cosparsa di smeriglio quanto con punta in metallo duro, in grado di forare una moneta di bronzo erano disponibili da tempi molto antichi, basti pensare che proprio attrezzi di quel genere venivano utilizzati per la produzione dei conii e per la lavorazione di gemme e pietre dure.

Quanto ai campi militari romani, beh, erano di fatto (tra le altre cose) delle officine metallurgiche viaggianti, e possiamo scommettere che quanto di meglio la tecnica poteva offrire in certo momento, nell'accampamento di una legione questo era presente...

Relativamente alla questione statistica concordo che probabilmente un'analisi dei ritrovamenti di Pompei (ma anche di qualche contesto militare estemporaneo) potrebbe dare buone indicazioni...

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Awards

Trapani ad archetto, tanto con punta in legno cosparsa di smeriglio quanto con punta in metallo duro, in grado di forare una moneta di bronzo erano disponibili da tempi molto antichi . . .

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Mmmh. Per me il punto è "a disposizione di chi" <_< .

Da dove ricavi la notizia di trapani ad arco con punta in metallo attestati in epoca molto più antica dell'età romana imperiale? e nel caso, che genere di metallo ?

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Dal momento che all'epoca non c'ero sono costretto a basarmi su ciò che dicono alcuni studiosi...

Cito Finetti, numismatica e tecnologia, la preparazione dei coni:

"Anche se con fini e materiali diversi l'incisione dei coni è strettamente imparentata con l'antichissima arte di incidere le gemme. Il Casson mette giustamente in rilievo anche lo stretto rapporto che essa aveva con lo sbalzo, documentato fin dall'VII secolo a. C., consistente nel preparare un'immagine in negativo su un pezzo di legno duro, pietra o metallo e trasferirla, con la martellatura, su una lamina di metallo previa interposizione di un materiale più tenero come piombo, legno o cuoio. [...] In ogni caso, poichè ricavare un'immagine in negativo sul metallo non è certo più complesso che ricavarla da una pietra dura, va da sè che la categoria di artisti alla quale ricorrere era appunto quella degli incisori di gemme. Anche gli strumenti adoperati come i trapani e i bulini potevano essere usati indifferentemente su ambedue le materie, anche se il metallo per la sua morbidezza consente in più anche l'uso del cesello. I trapani erano mossi da una cordicella tesa da un'archetto [...]. Le punte penetranti potevano essere di due tipi: nella terebra antiqua esse erano costituite da un'appendice di legno bagnata con acqua o olio e cosparsa di polvere di smeriglio o di diamante che, nel corso del lavoro, aderiva alla punta che operava così per usura graduale. La terebra gallica adottava invece una punta dura che asportava dalla pietra o dal metallo dei veri e propri frammenti."

Finetti a sua volta cita: S. Casson, The Tecnique of coin dies, C. W. King, Antique gems and Rings; Zehnacker, Moneta.

Vorrei ricordare che trapani con punta in metallo esistevano già in epoca protostorica: ci trapanavano i crani, tra le altre cose...

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Staff
. . . e da dove la diffusione (fuori da ambienti eccezionalissimi) di trapani ad arco in grado di praticare un foro di un paio di millimetri di diametro?

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...personalmente, parlando di strumenti attuali, utilizzando ottimi trapani e punte al cromo-vanadio del 3 o del 3,5 si hanno ancora molti problemi ad effettuare piccoli fori sul metallo... non dico che non ci si riesca ma le punte si spezzano che è una meraviglia, anche utilizzando gli appositi lubrificanti.

2.000 anni fa esistevano sicuramente strumenti che consentivano tali lavorazioni, ma facendo un semplice paragone è piuttosto ovvio che il loro utilizzo non fosse così comune, semplice e diffuso come lo è oggi.

Come dice aulisio tali lavorazioni erano possibili, tuttavia il realizzatore doveva essere sicuramente specializzato.

Modificato da Rapax
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Potremmo provare ad inserire le foto di quelle in nostro possesso per iniziare, e studiarle...

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Sarebbe indubbiamente una iniziativa utile ed interessante :) .

Ma rimane che l'aspetto cruciale sarebbe avere notizie di esemplari rinvenuti in contesti archeologici "chiusi".

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