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IGNORED

DETTI E PROVERBI SULLE MONETE


Fratelupo

Risposte migliori

approfitto dell'up all'interessante discussione per dire anche la mia.

Torno sulla questione di come in alcune regioni del nord, ad esempio in Veneto, si usi il termine "franchi" per indicare una somma: vedo ora su Wikipedia una teoria che fa risalire la cosa non alle monete francesi in uso nel corso della dominazione napoleonica "...bensì da un'altra moneta austriaca che portava (in latino abbreviato) il nome di Francesco Giuseppe, l'allora Imperatore d'Austria. L'abbreviazione di Francesco era "Franc" e da ciò nacque il "franco" veneziano."

C'è chi può aggiungere qualcosa per confermare o confutare?

anch'io so che il termine FRANCO deriva dalle monete austroungariche.

tanto più che durante i vari periodi francesi la moneta circolante era la LIRA più che i Franchi francesi.

penso con nostalgia che fino all'avvento dell'euro si parlava comunemente di franchi per indicare le lire...DIESEMILAFRANCHI (tutto unito!) erano 10.000 lire. Ora siamo troppo globalizzati per ripristinare un modo di dire simile. Al massimo i 2 euro si possono chiamare "dobloni" e gli euro "leori" (lepri in veronese). Quindi DIESE LEORI sono 10 euro, ma ovviamente sono ancora diciture forzate e poco diffuse.

Però è molto bello vedere come la gente provi in tutti i modi a dare un nomignolo ai soldi, sempre ed ovunque.

Per quel che riguarda "schei", assodato che deriva da Scheidemunze (impronunciabile per i veneti non avvezzi col tedesco!), può anche essere che nel tentativo di leggere la parola completa sia uscito il famoso "schei de mona" . In fondo in Veneto si sono sempre storpiati i nomi di persone e delle cose cercando sempre un'assonanza più familiare.

Quindi "schei" e "franchi" derivano dalla dominazione austriaca.

E il periodo veneziano non ha lasciato segni?

Fino all'inizio del '900 resisteva ancora la parola "bezzo" come termine per indicare monete di poco conto.

Berto Barbarani, poeta veronese di fine 800 scrive riguardo il mercatino di Santa Lucia:

"Là, gh'è paste, là, gh'è fiori,

gh'è i zugatoli da un franco,

(i zugatoli da siori)

ma ghi n'è che costa manco;

ghi n'è fin che costa un besso,

e ghi n'è che de val tri..."

il besso era considerato veramente poco e se nella parlata comune non viene più usato per indicare il denaro, resiste ancora il modo di dire:

"l'è una roba da tri bessi e un franco", ovvero è una cosa che vale poco o nulla.

Anche il termine "sesino" o "sisin"o ancora "sesin" deriva dall'epoca veneziana. Anche qui indica un valore misero. "in scarselo no g'ho gnanca un sisin", "in tasca non ho più nemmeno un centesimo".

torno sul termine "scheo" perchè qui in Veneto indica anche una misura di lunghezza e indica pressopoco 1 cm.

"gh'è ancora trenta schei de largo", ci sono ancora 30 cm di spazio. Si usa quando la misura viene presa ad occhio e non con il metro sotto mano.

un paio di proverbi...visto che tanti sono giù stati detti:

- i schei i va come i è vegnui (i soldi escono come sono entrati, ovvero se sono sudati sono spesi con parsimonia, viceversa vengono dilapidati)

- i schei bisogna ciaparli quando i gh'è (quando c'è da lavorare si lavora, domani potrebbe non esserci più lavoro)

infine una esortazione per le donne...non la traduco perchè è un po' spinta:

- Done! schei e usei, ciapèi! :P

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Questo non è un proverbio ma una riflessione, a voi la risposta.

E' l'Uomo che fa i soldi...?

O sono i soldi che fanno l' Uomo ?wink.gif

Modificato da Euripe
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Awards

Nel volume Vale chiù nu sfizie ca ciente ducate, già citato da qualcuno nella discussione, si possono leggere circa 120 proverbi in dialetto molisano e oltre 500 proverbi in lingua italiana a contenuto numismatico.

Questo è il link al volume sul sito dell'editore, con una breve descrizione tratta dalla quarta di copertina:

http://www.ilbenecomune.it/web/index.php?page=elemento&id=2057

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Supporter

Altri proverbi veneti, splendidi esempi di (a volte cinica) saggezza popolare:

I schèi no i ga ganbe ma i core

I soldi non hanno gambe ma corrono

Tose, schersè co l'onor ma no coi schei.

Ragazze, scherzate con l'onore ma non con il denaro

Łe fémene łe xe come i schei: pi te ghe n'è e pi te ghe ne vorisi.

Le donne sono come i soldi: più ce n'hai, e più ne vorresti.

A chi che ga denaro forte, quando l'è vecio se augura la morte.

A chi ha tanti soldi, quand'è vecchio si augura la morte.

Botega de canton fà schei ogni cojon.

Una bottega all'angolo (incrocio), fa soldi anche un imbecille.

Chi che ga paura del diavolo no fà schei.

Chi ha paura del diavolo non fa soldi.

Chi che ga schei ga senpre rason.

Chi ha soldi ha sempre ragione.

Chi no tien conto de on scheo, no vale on scheo.

Chi non tien da conto un soldo, non vale un soldo.

Chi va al marcà co pochi schei li spende male.

Chi va al mercato con pochi soldi, li spende male.

Co zento pensieri no se paga on scheo de debito.

Con cento idee non si paga un soldo di debito.

El bon vin, i schei e la bravura poco i dura.

Il vino buono, i soldi e la bravura durano poco.

El marzaro, prima el fà i schei e dopo la cossienza.

Il merciaio prima fa i soldi, poi la coscienza.

I cojuni del can e i schei del vilan i xe i primi mostrà.

I coglioni del cane e i soldi del villano sono i primi ad essere in mostra.

I doluri xe come i schei: chi che li ga se li tien.

Gli acciacchi sono come i soldi: chi li ha, se li tiene.

I schei fà balare i sorze.

I soldi fanno ballare i topi

I schei vien de passo e i va al galopo.

I soldi vengono al passo e se ne vanno al galoppo.

L'amore xe potente, ma l'oro onipotente.

L'amore è potente, ma l'oro onnipotente.

Schei de zogo sta on ora par logo.

Soldi da gioco restano un'ora nel luogo.

Schei e amicissia orba la giustissia.

Soldi e amicizia acciecano la giustizia.

Se fà spira la man drita, schei da dare; se fà spira la man zanca, schei da tirare.

Se prude la mano destra, soldi da pagare; se prude la mano sinistra, soldi da incassare.

e finalmente: Spendi la moneda par quelo che la vale.

Mamma mia che "mitragliata"; bellissimi :D

E' chiaro che da veneto quale sei hai senza dubbio la preminenza; parecchi che conoscevo li hai già citati tu; se posso, aggiungerei:... e non a caso:

I nostri vechi ne ga lassà i proverbi e i s'à portà via i schei

(i nostri vecchi ci hanno lasciato i proverbi e si sono portati via i soldi)

Senza bezzi, l'orbo no canta

(senza pagare soldi, il cieco non canta)

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Alcuni modi di dire e proverbi genovesi.......

I dinae son cumme a rugna, chi l'ha se a gratta (I soldi sono come la rogna, se la gratta chi c'è l'ha)

Chi la di dinae perde l'anima, chi nu n'ha, l'anima e u corpu (Chi ha i soldi perde l'anima, chi non ne ha perde l'anima e il corpo)

I dinae de n'avarun i van in bucca a in straggiun (I soldi di un avarone vanno in bocca a uno sprecone)

Sensa dinae l'orbu u nu cante (Senza soldi il cieco non canta)

Va ciù in bun numme che tutti i dinae du mundu (Meglio un buon nome che tutti i soldi del mondo)

I dinae do cappelan cantandu i vegnan, cantandu i van (I soldi di un cappellano (ciarlatano) cantando vengono, cantando se ne vanno)

Sutta a-o campanin se nu ghe n'è de seja, mancu de matin

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  • 2 anni dopo...

Ah che belli! Se posso aggiungerne uno "famoso" ... anche perchè il mitico e, comunque, maggior filosofo del nostro secolo (Giovanni Trapattoni) lo ha storpiato:

Ve lo dico in genovese:

“No dî quattro se no ti l’æ in to sacco”

(Non dire quattro [quattrino] se non ce l’hai in saccoccia [borsellino]= parla del risultato solo alla fine dell’operazione)

Poi posso contribuire con altri ... Vi interessano?

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Awards

A me si, moltissimo.

Oh! Finalmente un "fan"! .....Bene sono contento, pertanto:

"A grande .....ehm, ...unica ... richiesta, ecco a voi altri proverbi genovesi"

... che si aggiungono quelli già trascritti da oento:

Chi paga a seu pixon, peu dî a seu raxon

(Chi paga la sua pigione , può dire le sue ragioni = Chi è in regola con i pagamenti può far valere i propri diritti)

Chi paga avanti o l’è mâ servio inderrë

(Chi paga in anticipo è mal servito dopo=Non dare mai niente per scontato)

O cû e i dinæ no se mostran a nisciun

(Il ..sedere e i soldi non si fanno vedere a nessuno= E’ imprudente ostentare le proprie ricchezze)

Modificato da dizzeta
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Awards

Concordo con tutti e tre...continua se ne hai altri, di fan ne hai almeno due. Ciao, Giò

Detto, fatto!

.....Anche se contengono alcune parole del "gatto".....Sono in tuo onore:

E palanche di paisen son in mostra comme e balle di chen

(I soldi dei contadini sono in evidenza come i testicoli di cani = La ricchezza dei contadini è nell’estensione delle loro terre)

Paghemmo e tasce pe mantegnî e bagasce

(Paghiamo le tasse per mantenere le sgualdrine = Stranamente un detto un po’ anarcoide)

Dinæ e santitæ, meitæ de meitæ

(Denaro e santità, metà della metà= Su questi argomenti …bisogna considerare la giusta tara)

Modificato da dizzeta
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Awards

Concordo con tutti e tre...continua se ne hai altri, di fan ne hai almeno due. Ciao, Giò

Detto, fatto!

.....Anche se contengono alcune parole del "gatto".....Sono in tuo onore:

E palanche di paisen son in mostra comme e balle di chen

(I soldi dei contadini sono in evidenza come i testicoli di cani = La ricchezza dei contadini è nell’estensione delle loro terre)

Paghemmo e tasce pe mantegnî e bagasce

(Paghiamo le tasse per mantenere le sgualdrine = Stranamente un detto un po’ anarcoide)

Dinæ e santitæ, meitæ de meitæ

(Denaro e santità, metà della metà= Su questi argomenti …bisogna considerare la giusta tara)

Mi pare che manchi un acenno al nostro MUGUGNO:

na palanca de menu ma u mugugnu libero.

noto anche come "uno scudo di meno e mugugno libero"

detto genovese a doppio taglio che

si diceva per la paga dei marinai

senso "A": nota la leggendaria attenzione all'economia dei genovesi

i capitani introducevano il principio che chi voleva lamentarsi

avesse il diritto di farlo cedendo una parte della paga,

ergo non si lamentava nessuno.

senso "B": i genovesi pur di lamentarsi liberamente erano disposti a cedere

una parte della paga...

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