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licenziameto imminente


gennydbmoney

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buonasera a tutti,vi racconto la mia disavventura:

E da qualche settimana che all'interno dell'azienda per cui lavoro come operaio gira la voce che probabilmente ci sarà la chiusura per fallimento,stamattina mi ha chiamato in ufficio l'amministratore delegato il quale mi ha riferito che non è assolutamente vero che l'azienda sta per chiudere mà sicuramente entro la fine dell'anno ci sarà un ridimensionamento del lavoro e quindi ci sarà una riduzione anche del personale tra cui rientro anch'io,il ridimensionamento del lavoro è dovuto al fatto che l'azienda madre(noi siamo una filiale)ha deciso di smantellare un reparto di produzione,dove lavoro io, e trasferirlo da loro,poi l'azienda dove lavoro si trasferirà in un capannone più piccolo dove per me ,e altre 4 persone non ci sarebbe collocazione,quindi l'amministratore mi ha proposto 2 soluzioni,o mi licenziano per esubero del personale con una buonuscita da far ridere i polli o mi traferisco insieme al reparto nell'azienda madre,ci tengo a precisare che adesso lavoro in provincia di bologna e sono a meno di 10 chilometri da casa che peraltro pago il mutuo da tre mesi mentre l'azienda madre si trova in trentino a circa 210 chilometri da casa mia,inutile dire che la seconda opzione è da scartare a priori considerando che ho una compagna e un bambino di 4 anni da cui non mi separerei neanche se scendesse gesùcristo dal cielo per offrirmi il suo posto alla destra del padre,detto questo non sò come comportarmi e soprattutto non conosco a fondo i miei diritti,la mia domanda è:possono licenziarmi così di punto in bianco?posso oppormi al licenziamento?a cosa vado incontro?scusate le domande ma veramente non so come comportarmi,intanto lunedì andrò al sindacato per sentire cosa mi dicono mà avrei piacere sè qualcuno di voi avesse dei consigli da darmi o spiegermi come legalmente stanno le cose.

grazie a tutti e buonanotte.

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Intanto mi dispiace che tu perda il lavoro, oggi non è facile trovarlo e nemmeno conservarlo, purtroppo.sad.gif

Preliminarmente ti posso dire che il licenziamento per riduzione di personale (una procedura che, se coinvolge più di 5 persone nell'arco di 120 giorni in imprese con più di 15 dipendenti, deve essere contrattata tra azienda, sindacati e DPL) è perfettamente legittimo se giustificato da necessità soggettive od oggettive. La crisi aziendale, la chiusura dell'attività produttiva, l'esternalizzazione del servizio e la sostituzione del personale con tecnologia più avanzata sono quattro valide ipotesi di necessità oggettiva che possono spingere una azienda al licenziamento dei propri dipendenti. Tutto sta nel valutare se dette ipotesi corrispondano alla realtà, altrimenti, se vengono addotte come scusa ma non trovano riscontro nella realtà, il licenziamento è illegittimo. Ora, è chiaro che la posizione del lavoratore risulta maggiormente tutelata quando si è di fronte ad un licenziamento collettivo (perché l'obbligatoria presenza di una fase di concertazione e contrattazione tra azienda, sindacati e provincia impone una serie di controlli e garanzie preliminari per il licenziamento - ad esempio viene data preferenza per la conservazione del posto ai lavoratori con famiglia a carico). Nel caso in cui non si proceda attraverso licenziamento collettivo invece l'unica arma del lavoratore licenziato è quella del ricorso giudiziale per licenziamento illegittimo qualora sussistano appunto, a detta del lavoratore, delle illegittimità; tali illegittimità possono risiedere nell'avere ignorato i criteri per la scelta del personale da licenziare concordati con i sindacati, oppure avere operato una scelta discriminatoria; in sede di giudizio provocato dal lavoratore sarà sempre il datore di lavoro a dover dimostrare la bontà della propria scelta illustrando la sussistenza delle ragioni del licenziamento in coerenza con le esigenze dell'azienda; il controllo di cui il giudice è investito è tuttavia solo di legittimità e non di merito (ossia il giudice controlla la concordanza tra situazione reale e motivo del licenziamento, ma non può in nessun modo sindacare l'opportunità della scelta o la sua convenienza rispetto ad altre possibili scelte).

In sostanza hai fatto bene a rivolgerti al sindacato, tuttavia, se le ragioni che spingono la società a ridurre il personale sussistono (e con i tempi che corrono non ne sarei stupito), dubito tu possa fare molto altro se non accettare il trasferimento od il licenziamento.

Modificato da DragoDormiente
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Purtroppo da come hai esposto la situazione, da quanto correttamente fatto rilevare da DragoDormiente e con i tempi che corrono non credo che il sindacato possa aiutarti più di tanto (anche se fai bene a rivolgerti a loro).

Hai tutta la mia solidartietà e da parte mia l'augurio di trovare al più presto un'occupazione in zona Bologna.

Pensa alla tua compagna al bimbo; stringi i denti e combatti, è momento difficile.

Un sincero in bocca al lupo e non lasciarti sentire abbattuto mai, troverai una soluzione

Un caro saluto

M.

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Supporter

Buongiorno genny....

Eccome se ti capisco; io ho provato 10 anni fa, sulla mia pelle, la tua stessa disavventura; anche peggio, perchè non ho avuto alternative.

Ero dipendente in una società che operava a Milano, rappresentanza di una ditta svizzera (quindi nemmeno un paese membro CEE). La casa madre ha deciso di disfarsi della rappresentanza che, quindi, si è posta in liquidazione volontaria.....nessuna alternativa e se anche ci fosse stata, avremmo dovuto andare a Berna. :blink:

Non essendoci quindi alternativa, tutti i dipendenti sono stati licenziati in base ad una scaletta durata circa un anno.

Grazie ai sindacati ci sono state offerte 2 alternative:

- uscire subito con una buonauscita pari a 18 mensilità lorde (escluse tredicesime ed eventuali premi produzione); se nell'arco di 6 mesi, la persona a casa non avesse trovato ancora collocazione, gli si sarebbe versata una ulteriore buonauscita di 6 mensilità lorde;

- collocazione a parità stipendiale in altre aziende analoghe per il tramite di una società di consulenza aziendale....sempre che si fossero trovate nell'arco di 6 mesi; altrimenti si ritornava alla prima ipotesi;

- prepensionamento per coloro che erano prossimi alla stessa (2 anni).

Io ho scelto la prima alternativa e da Milano ho trovato un lavoro "quasi" analogo a Lodi. Ho fatto così il pendolare per 4 anni abbondanti (sveglia alle 5.30 e rientro a casa alle 8.00), ma da un punto stipendiale, ho perso ca. 800.000 lire al mese!!!!

D'altra parte a 45 anni, riconvertirsi, è impresa quasi impossibile.

Da 6 anni circa sono ritornato a lavorare a Milano, ma ancora oggi il mio stipendio non è superiore a quanto prendevo prima del licenziamento :angry:

Se poi consideri che nel frattempo è arrivato l'euro con tutto ciò che ha comportato.....c'è da piangere. :cray:

Da come ti sei espresso mi sembra di capire che tu sia ben più giovane di quanto lo ero io e quindi qualche oportunità in più dovresti averla....mi auguro che il tuo lavoro non sia altamente specializzato e settorizzato, altrimenti son dolori.

Bene fai ad andare dai sindacati, un appoggio tangibile è necessario se non obbligatorio in questi casi.

A proposito, i soldi che mi sono stati dati di buonauscita, aumentati della liquidazione, ecc. ecc. sono stati decurtati di ca. il 40% di imposte...... :aggressive:

Ti auguro ogni bene e....ottimismo!

Un caro saluto

Luciano

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Ciao Genny,

siamo in molti ad essere dei precari.Ogni giorno non sai quello che può succedere.Quello che ti è accaduto,lo capisco benissimo,ci sono passato pure io tanto tempo fa e pue adesso non sto tranquillo.Segui i consigli degli amici ma è importante che non ti scoraggi.

Un caloroso saluto

Nino

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Ascolta, vado controcorrente e ti suggerisco di trasferirti immediatamente in Trentino, o in qualsiasi atro posto della terra, proprio perchè hai una compagna ed un figlio da mantenere non puoi permetterti di perdere quest'unica opportunità di lavoro certo, purtroppo è un sacrificio che dovresti fare,pensa chi dal sud è abituato ormai da secoli ad emigrare dalla propria terra per trovare un pò di occupazione a nord, magari stringendo molto la cinghia puoi portare su con te i tuoi cari pagando un affitto di bilocale ( forse hai acceso un mutuo troppo precocemente visto i tempi che corrono)...se non fai ciò un giorno rischierai di pentirtene

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Mi dispisce per la tua situazione,

però devi pensare bene la tuo futuro, valuta se vi sono delle scappatoie o soluzioni a livello sindacale, se i la tua azienda ha meno di 15 dipendenti, mi sa che hai poche possibilità.

A questo punto devi avere i piedi ben piantati a terra e non fare il Don Chisciotte, accetta il trasferimento, per te e la tua famiglia, è meglio avere un lavoro in Trentino, che nulla a casa con le rate del mutuo da pagare ogni fine mese.

saluti

TIBERIVS

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Se poi consideri che nel frattempo è arrivato l'euro con tutto ciò che ha comportato.....c'è da piangere. :cray:

Nel frattempo è arrivato il CAMBIO FRA CONTANTE LIRA E CONTANTE EURO ("l'euro" è arrivato nel 1999), con tutto ciò che ha comportato.

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quindi l'amministratore mi ha proposto 2 soluzioni,o mi licenziano per esubero del personale con una buonuscita da far ridere i polli o mi traferisco insieme al reparto nell'azienda madre,ci tengo a precisare che adesso lavoro in provincia di bologna e sono a meno di 10 chilometri da casa che peraltro pago il mutuo da tre mesi mentre l'azienda madre si trova in trentino a circa 210 chilometri da casa mia,inutile dire che la seconda opzione è da scartare a priori considerando che ho una compagna e un bambino di 4 anni da cui non mi separerei neanche se scendesse gesùcristo dal cielo per offrirmi il suo posto alla destra del padre,

Purtroppo credo che non ci sia via d'uscita...

Rimanere disoccupato con un mutuo sulle spalle darebbe inizio a un calvario terribile e trovare un nuovo lavoro non è impossibile ma a breve è un'impresa che non vedo per nulla facile.

L'unica cosa da fare secondo me è stringere i denti ed accettare il trasferimento, nell'attesa di trovare un nuovo lavoro lì vicino oppure che la tua compagna ne trovi uno a Trento. Lo so che è un'ipotesi dolorosa, ma è impossibile tirare avanti caricando la tua compagna del mantenimento di tutta la famiglia più il mutuo.

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buonasera a tutti,vi ringrazio veramente di cuore per la vostra solidarietà e le vostre parole da cui sto capendo che non c'è soluzione a questo problema che mi sta avvilendo,qualcuno di voi mi consiglia di trasferirmi in trentino addirittura con la mia famiglia,mà come potrei pagare l'affitto di un'altra casa e contemporaneamente anche un mutuo,se fossi stato da solo senza famiglia e magari senza il mutuo mi sarei detto:perchè no,mà nella situazione attuale mi sembra impossibile,poi anche la mia compagna dovrebbe licenziarsi per poi trovare un lavoro in trentino sicuramente non immediatamente a tempo indeterminato,e se poi mettono a casa lei dopo qualche mese?cosa faccio?poi il bambino,la scuola,la famiglia della mia compagna,loro sono emiliani mentre io sono arrivato da napoli nel 96,per loro sarebbe un colpo durissimo da digerire mentre noi del sud siamo più portati,se così si può dire,a questo tipo di sacrifici.

in definitiva penso che accetterò il licenziamento mà prima di firmare voglio essere sicuro che veramente non c'è altra soluzione, a questo proposito volevo dire una cosa che,un pò per il sonno un pò per distrazione mi sono dimenticato di dirvi,fino alla fine di aprile inizio maggio di quest'anno il mio lavoro era ben altro,non appartenevo a quella linea che ora sarà smantellata,mà negli ultimo mesi mi era stato detto che per un pò dovevo insegnare ad un collega e che doveva imparare bene il mio lavoro perchè essendo l'unico a conoscerlo era meglio ,in caso di mia assenza per svariati motivi,che un'altra persona potesse sostituirmi,dopo qualche settimana che il mio collega iniziava a capire qualcosa il mio diretto superiore mi diceva di farlo andare un pò da solo e che io nel frattempo potevo aiutare gli altri miei colleghi nel reparto che sarà poi smantellato,e ogni volta che chiedevo spiegazioni in merito a questo "metodo" d'insegnamento il mio capo mi diceva che non dovevo preoccuparmi e che andava tutto bene ,ecco,questa è una cosa che non torna,il mio lavoro per il quale ero stato assunto con contratto a tempo indeterminato nel 2007 adesso lo fà un'altra persona,per imparare,ed io mi devo ritrovare in mezzo alla strada senza sapere perchè e questa è una cosa che ho detto sia al mio capo che all'amministratore delegato i quali mi hanno semplicemente risposto che per pura fatalità sono capitato nel posto sbagliato nel momento sbagliato,mà che risposta è questa?quindi a me mi è venuto il dubbio che tutta questa situazione sia stata creata ad arte per mettermi a casa,allora mi chiedo ancora una volta.possono farlo tranquillamente?sul mio contratto d'assunzione è specificata la mansione che avrei dovuto coprire dal primo giorno di lavoro,e quando iniziai a lavorare in questa azienda il reparto da smantellare non esisteva ancora,questo potrebbe aiutarmi a non perdere il posto di lavoro?

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Il lavoratore viene assunto per lo svolgimento di determinate mansioni coerenti con il suo livello di inquadramento nell'organico. Il datore di lavoro ha il diritto di determinare quale sarà il lavoro effettivamente svolto dal lavoratore assunto sulla base delle mansioni che il contratto gli attribuisce, in coerenza con esse; esso può essere anche adibito(cosiddetto ius variandi), per decisione del datore, a mansioni che vanno oltre a quelle previste in contratto; tali possono essere equivalenti alle ultime prestate, conservando la retribuzione, oppure superiori (con relativo adeguamento retributivo) o, ancora, inferiori: nel caso di mansioni superiori (salva l'ipotesi in cui il lavoratore copre un incarico lasciato temporaneamente da un altro lavoratore con diritto alla conservazione del posto di lavoro) l'assegnazione diventa obbligatoriamente definitiva trascorsi tre mesi dal rimansionamento (cd. promozione automatica); il lavoratore non può invece essere adibito a mansioni inferiori (demansionamento) tranne che in due casi: per tutelare la sua salute o per tutelare il suo posto di lavoro (esempio della lavoratrice-madre). Al di là di tutte queste ipotesi di rimansionamento il lavoratore può rifiutarsi invocando l'eccezione di inadempimento del contratto (1460 c.c.). Nel caso di demansionamento il lavoratore può citare il datore di lavoro in giudizio e domandare anche il danno esistenziale per violazione della sua professionalità. Mansioni ed inquadramenti, con relative scale gerarchiche e retributive, si possono trovare nei contratti collettivi di categoria. L'equivalenza delle mansioni si misura sulla base delle complessive attitudini del lavoratore e sul lavoro che si chiede di compiere in rapporto con quello compiuto.

Per intenderci, un medico potrà essere spostato dal pronto soccorso dell'ospedale al reparto di medicina generale, svolgendo però sempre le mansioni di medico; non potrà invece finire a fare l'infermiere. Altro esempio: un cassiere in banca potrà essere eventualmente spostato dalle casse in amministrazione, ma non potrà finire a fare la guardia giurata.

Ora, il tuo discorso è generico, ma forse potresti far controllare ai sindacati il tuo contratto e le mansioni effettivamente da te svolte negli ultimi tempi. Ipotizzare però che abbiano creato una situazione ad arte per farti fuori mi sembra un pochino troppo.

Adesso però mi viene da chiedere: il reparto a cui sei stato trasferito quando è stato creato? Quanti dipendenti conta l'azienda e quanti il reparto?

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qualcuno di voi mi consiglia di trasferirmi in trentino addirittura con la mia famiglia,mà come potrei pagare l'affitto di un'altra casa e contemporaneamente anche un mutuo,se fossi stato da solo senza famiglia e magari senza il mutuo mi sarei detto:perchè no,mà nella situazione attuale mi sembra impossibile,poi anche la mia compagna dovrebbe licenziarsi per poi trovare un lavoro in trentino sicuramente non immediatamente a tempo indeterminato,e se poi mettono a casa lei dopo qualche mese?cosa faccio?poi il bambino,la scuola,la famiglia della mia compagna,loro sono emiliani mentre io sono arrivato da napoli nel 96,per loro sarebbe un colpo durissimo da digerire mentre noi del sud siamo più portati,se così si può dire,a questo tipo di sacrifici.

in definitiva penso che accetterò il licenziamento mà prima di firmare voglio essere sicuro che veramente non c'è altra soluzione,

Gennydbmoney, se via d'uscita non c'è (spero fortemente che i sindacati trovino qualche scappatoia, ma facciamo l'ipotesi peggiore) secondo me l'unica soluzione realistica è separarsi temporaneamente, per quanto doloroso possa essere. Anche lavorando in Trentino potrai sempre scendere nel week-end per rivedere compagna e figlio, anche ogni giorno in webcam, e nel frattempo potresti cercare un altro lavoro a Bologna oppure lei uno in Trentino, o magari entrambi contemporaneamente e il primo che lo trova raggiunge gli altri a Bologna o in Trentino.

Non conosco la tua situazione nello specifico ma mi pare che non ci sia altra soluzione possibile, perchè se ti licenzi la tua compagna si troverà nell'impossibile situazione di mantenere sè stessa, te, tuo figlio e il mutuo da sola. A meno che non faccia un lavoro dove si guadagnano un casino di soldi l'ipotesi non mi pare sostenibile, io do per scontato che faccia un lavoro con uno stipendio normale.

Modificato da ART
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scusa ma l'azienda non può aprire la procedura di mobilità per ridimensionamento di organico a me pare di si,dopodichè bisogna vedere se è vero che non sei ricollocabile all'interno del sito in cui lavori vi è la possibilità che svolgi mansioni piu o meno uguali ad altri colleghi ed allora bisogna vedere anzianità carichi familiari etc..., mi dispiace per te innanzitutto anche qui da me a rivoli ci siamo ridimensionati di circa 100 unità con prepensionamenti uscite in pensione incentivi etc... sono cose molto sgradevoli sopratutto per una famiglia che aggrava ancor di piu con mutuo etc etc spero si possa risolvere in modo il meno traumatico possibile :(

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Il lavoratore viene assunto per lo svolgimento di determinate mansioni coerenti con il suo livello di inquadramento nell'organico. Il datore di lavoro ha il diritto di determinare quale sarà il lavoro effettivamente svolto dal lavoratore assunto sulla base delle mansioni che il contratto gli attribuisce, in coerenza con esse; esso può essere anche adibito(cosiddetto ius variandi), per decisione del datore, a mansioni che vanno oltre a quelle previste in contratto; tali possono essere equivalenti alle ultime prestate, conservando la retribuzione, oppure superiori (con relativo adeguamento retributivo) o, ancora, inferiori: nel caso di mansioni superiori (salva l'ipotesi in cui il lavoratore copre un incarico lasciato temporaneamente da un altro lavoratore con diritto alla conservazione del posto di lavoro) l'assegnazione diventa obbligatoriamente definitiva trascorsi tre mesi dal rimansionamento (cd. promozione automatica); il lavoratore non può invece essere adibito a mansioni inferiori (demansionamento) tranne che in due casi: per tutelare la sua salute o per tutelare il suo posto di lavoro (esempio della lavoratrice-madre). Al di là di tutte queste ipotesi di rimansionamento il lavoratore può rifiutarsi invocando l'eccezione di inadempimento del contratto (1460 c.c.). Nel caso di demansionamento il lavoratore può citare il datore di lavoro in giudizio e domandare anche il danno esistenziale per violazione della sua professionalità. Mansioni ed inquadramenti, con relative scale gerarchiche e retributive, si possono trovare nei contratti collettivi di categoria. L'equivalenza delle mansioni si misura sulla base delle complessive attitudini del lavoratore e sul lavoro che si chiede di compiere in rapporto con quello compiuto.

Per intenderci, un medico potrà essere spostato dal pronto soccorso dell'ospedale al reparto di medicina generale, svolgendo però sempre le mansioni di medico; non potrà invece finire a fare l'infermiere. Altro esempio: un cassiere in banca potrà essere eventualmente spostato dalle casse in amministrazione, ma non potrà finire a fare la guardia giurata.

Ora, il tuo discorso è generico, ma forse potresti far controllare ai sindacati il tuo contratto e le mansioni effettivamente da te svolte negli ultimi tempi. Ipotizzare però che abbiano creato una situazione ad arte per farti fuori mi sembra un pochino troppo.

Adesso però mi viene da chiedere: il reparto a cui sei stato trasferito quando è stato creato? Quanti dipendenti conta l'azienda e quanti il reparto?

ciao drago,l'azienda conta di 35 dipendenti di cui 15 a tempo indeterminato così suddivisi:10 operai,1 capofficina,1 responsabile alla qualità,1 segretaria,2 ingegneri e 20 operai con contratto a tempo determinato,il reparto che sarà trasferito e stato creato a gennaio del 2009 e ci lavorano circa 14 persone di cui 3 a tempo indeterminato e 11 con contratto interinale....

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scusa ma l'azienda non può aprire la procedura di mobilità per ridimensionamento di organico a me pare di si,dopodichè bisogna vedere se è vero che non sei ricollocabile all'interno del sito in cui lavori vi è la possibilità che svolgi mansioni piu o meno uguali ad altri colleghi ed allora bisogna vedere anzianità carichi familiari etc..., mi dispiace per te innanzitutto anche qui da me a rivoli ci siamo ridimensionati di circa 100 unità con prepensionamenti uscite in pensione incentivi etc... sono cose molto sgradevoli sopratutto per una famiglia che aggrava ancor di piu con mutuo etc etc spero si possa risolvere in modo il meno traumatico possibile :(

ciao daniele,purtroppo non abbiamo diritto alla mobilità perchè non superiamo i 15 dipendenti a tempo indeterminato...

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scusa ma l'azienda non può aprire la procedura di mobilità per ridimensionamento di organico a me pare di si,dopodichè bisogna vedere se è vero che non sei ricollocabile all'interno del sito in cui lavori vi è la possibilità che svolgi mansioni piu o meno uguali ad altri colleghi ed allora bisogna vedere anzianità carichi familiari etc..., mi dispiace per te innanzitutto anche qui da me a rivoli ci siamo ridimensionati di circa 100 unità con prepensionamenti uscite in pensione incentivi etc... sono cose molto sgradevoli sopratutto per una famiglia che aggrava ancor di piu con mutuo etc etc spero si possa risolvere in modo il meno traumatico possibile :(

ciao daniele,purtroppo non abbiamo diritto alla mobilità perchè non superiamo i 15 dipendenti a tempo indeterminato...

In genere, lo fanno apposta a non superare i 15, proprio per non sottostare a determinati vincoli. La nuova moda è creare networks di imprese, tutte entro i 15.

Posso dire che mi fanno schifo? Se non posso... lo dico, lo stesso.

Modificato da luke_idk
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Guest carledo49

Sono cose che fanno male a leggerle, hai tutta la mia solidarietà, ti capisco molto bene, ci sono passato anch'io più volte nelle "cosiddette" fusioni aziendali e ristrutturazioni perdendo inesorabilmente il lavoro.

Intanto mi piacerebbe capire se la tua azienda ha più di 15 dipendenti; in questo caso.......la vedo dura per loro; secondo: farei una strenua opposizione col sindacato per la scelta sulla tua persona, visto che hai una certa anzianità di servizio ed un carico familiare alle spalle; terzo, non firmare la resa incondizionata perchè sarebbe la fine irrimediabile; quarto, vedi se per la tua situazione è prevista la mobilità o la cassa integrazione.

Personalmente (ma solo dal mio punto di vista) affitterei la casa attuale gravata di mutuo e mi trasferirei. Con l'affitto almeno ti paghi la casa. Un tempo si diceva che la vita e la famiglia erano dove c'era il lavoro: non voglio entrare nel merito, ma contrariamente a quanto possa pensare invece potrebbe essere una opzione da non scartare del tutto (oggi c'è crisi, il lavoro non si trova e chi ce l'ha rischia pure di perderlo).

E' molto difficile dare consigli così dall'esterno, pensaci molto bene e soprattutto, oltre il sidacato, consulta anche un avvocato specializzato in cause di lavoro (personalmente non mi sono mai fidato dei sindacalisti, la maggior parte sono asserviti al padrone, magari non per cattiveria ma......perchè loro stessi un domani potrebbero finire nel tritacarne come te).

Un grande in bocca al lupo qualunque sia la tua decisione.

Carlo

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attenzione a scaricare la colpa ai sindacati perchè si sono fatti scioperi per allargare le tutele a tutti i lavoratori ma purtroppo la politica è sorda alle sollecitazioni dei lavoratori ma non a quella degli imprenditori per quanto riguarda gli avvocati io ho fatto il percorso inverso da uno privato sono passato ad uno consigliatomi dal sindacato a cui poi sono rimasto fedele :rolleyes:

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