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http://www.comune.na...T/IDPagina/2019

http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1432

Questa pagina web andrebbe tenuta sempre sott'occhio, sono molto interessanti le mostre e gli eventi partenopei.

Modificato da francesco77
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  • 2 settimane dopo...

Alcuni cenni storici sull'utilizzo del gas a Napoli dall'epoca di Ferdinando II ad oggi. Le notizie seguenti sono estrapolate da un'inserzione di Ebay

http://www.ebay.it/itm/NAPOLITANA-D-ILLUMINAZIONE-E-SCALDAMENTO-COL-GAS-AZIONE-DI-FRUTTO-1889-KIT-/280858548542?pt=Certificati_Azionari_e_Titoli&hash=item416479593e

. Leggete perchè è molto interessante. Ecco la medaglia in argento coniata a Lione nel 1844, rif.D'Auria

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CENNI STORICI

Napoletanagas nasce il 18 ottobre 1862 con la ragione sociale - mai abbandonata - di "Compagnia Napoletana di Illuminazione e Scaldamento col Gas". Nel decennio 1870-1880, mentre gli utenti crescevano a fatica, si incrementavano i punti luce e il consumo annuo del gas. Nel 1881 fra pubblico e privato la popolazione servita era di oltre 480mila abitanti. In quell'anno la Compagnia cambiò sede e si trasferì al 138 di Via Chiaia, dove vi sarebbe rimasta per oltre 100 anni. Il 27 dicembre del 1885 la "Compagnia" stipulò un nuovo contratto per l'illuminazione dei quartieri periferici della città: Vomero, Case Puntellate, Casale, Fuorigrotta, Miano, Pianella, Piscinola e Marianella. Nel 1912 i festeggiamenti per il raggiungimento del mezzo secolo di attività. L'a nno dopo il Comune di Napoli e la Compagnia modificano la convenzione del 1885 innovando alcuni termini contrattuali e riducendo le tariffe del gas. Durante la seconda guerra mondiale le attività della Compagnia furono caratterizzate dalla limitazione ai consumi civili imposti dalla situazione bellica. L'Opificio di produzione del gas subì pesanti bombardamenti che causarono gravi danni ad altiforni e caldaie a vapore. Eppure la Compagnia non smise di erogare i servizi. Nel dopoguerra, con il proseguire degli anni la Compagnia si concesse nuovi orizzonti. Portando avanti un'intensa attività di ricerca e di sperimentazione, nel 1955 perfezionò una tecnologia del tutto innovativa sul fronte della produzione del gas. Il 27 febbraio 1981 il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) dà il via libera alla prima fase di metanizzazione del Mezzogiorno, cominciando da Napoli e da alcuni comuni vesuviani. In quello scenario, gli importanti investimenti operati dalla società misero in moto un processo virtuoso che consenti a Napoletanagas di assumere progressivamente un ruolo imprenditoriale di crescente importanza, trasformandosi da azienda metropolitana in società di servizi a livello regionale.

La nascita della società

La Compagnia Napoletana di Illuminazione e Scaldamento col Gas (Napoletanagas) nasce il 18 ottobre 1862, ma la sua storia inizia qualche anno prima.

E' il 21 gennaio 1837 quando il Re Ferdinando II diede il suo assenso alla domanda del Cav. Giovanni De Frigiére "affichè fosse concesso a lui e ad altri la impresa di illuminare la città di Napoli mediante il gas". Il gran giorno arrivò il 10 settembre dello stesso anno; il teatro della prima illuminazione a gas fu il portico della basilica di San Francesco di Paola, incastonata di fronte al Palazzo Reale, nella splendida Piazza Plebiscito, che allora si chiamava Largo di Palazzo. Appena il sole si tuffò dietro la collina di Posillipo col crepuscolo ad avvolgere tutto e tutti, esplose il miracolo: 29 lanterne, accese una dopo l'altra, fecero fare alla folla sterminata un "ooooh" di stupore e quindi un grido pian piano si levò : "il gas ... il gaz... ‘o gasso!".

E' datato 13 dicembre 1838 il "Contratto dell'illuminazione generale de' fanali di questa città di Napoli, porzione a gas e porzione ad olio", che il Sindaco di Napoli Don Giuseppe Caracciolo Marchese di Santapagapito stipulò con il signor Cavalier Don Giovanni De Frigiére, quale rappresentante della Compagnia per la Illuminazione. Intanto, per far fronte alle nuove necessità venne costruito un secondo Opificio di produzione al Vico Cupa a Chiaia la cui inaugurazione ufficiale avvenne in data 28 maggio 1840.

I primi passi

Durante i primi esperimenti la nascente Compagnia fu diretta dal De Frigiére e poi da Alfonso Bossieu ma, nella tornata del 6 aprile del 1841, l'assemblea degli azionisti nominò Direttore il Signor Alfonso Pouchain, il quale seppe acquistare tale preponderanza nel Consiglio e nell'a ssemblea stessa, da far denominare la società "Compagnia Pouchain". Dopo la caduta dei Borboni la Compagnia Pouchain non riscosse le simpatie della nuova amministrazione ed il 12 maggio 1862 fu concesso al Signor Basilio Parent di Lione il diritto di esclusività per la illuminazione a gas di tutte le strade e piazze cittadine per 60 anni. Da questo momento, l'atto notarile è del 18 ottobre 1862, la Società Parent assume il nome di Compagnia Napoletana di Illuminazione e Scaldamento col Gas, che conserva ancora oggi.

Dato il continuo e crescente sviluppo dell'uso del gas e poiché il gasometro costruito in Via Cupa a Chiaia era del tutto insufficiente fu costruito un terzo opificio di produzione sulle sponde del Sebeto nei pressi della strada denominata allora Arenaccia (oggi Via Stella Polare). Nel decennio 1870-1880, mentre gli utenti crebbero a fatica, si incrementarono generosamente i punti luce ed il consumo annuo del gas. Nel 1881 fra pubblico e privato la popolazione servita era di oltre 480mila abitanti, in vent'anni l'aumento aveva superato i 30mila allacciamenti. In quell'anno la Compagnia cambiò sede: dai vecchi ed angusti locali di Cupa a Chiaia si trasferì al 138 di Via Chiaia. Nel frattempo la tecnologia dava una mano all'illuminazione. Dai punti-luce regolati prima dalla "fiamma libera" si passò ai becchi a "farfalla" e ai cosiddetti "argand" plurimi. Di queste conquiste beneficiò anche l'anima della città più votata alle feste. Nel carnet mondano, infatti, si iscrisse di diritto il carnevale del 1882 che mise le ali alla Compagnia nell'arredare la città, specialmente via Toledo, con bellissime luminarie.

Il 27 dicembre del 1885 fu stipulato un nuovo contratto con la Compagnia per l'i lluminazione dei quartieri periferici di Napoli (Vomero, Case Puntellate, Casale, Fuorigrotta, Miano, Pianella, Piscinola e Marianella, ...). In base al principio che più si consuma meno si spende, il Comune impose alla Compagnia il ribasso a scalare delle tariffe; per compensare i maggiori oneri il termine della concessione venne prorogata di quindici anni, dal 1°giugno 1922 al 1° giugno 1937.

Tra illuminazione a gas ed elettricità

Alla fine del secolo si può fissare l'inizio della contesa sulla illuminazione fra gas ed elettricità che fu aspra e, all'inizio, di esito incerto. Il nuovo modo di produrre energia stava diventando straripante negli ultimi anni del secolo e la Compagnia non poteva non intervenire. Così decise di rompere gli indugi e lo fece su due fronti. Per prima acquistò una piccola stazione di " produzione di energia elettrica a corrente continua" in Via Alabardieri e successivamente acquisì la maggioranza delle azioni della SIG (Società generale di illuminazione).

Col passar del tempo gli impianti elettrici presero sempre più la mano alle attività di illuminazione del gas.

Per conto della SIG la Compagnia firmò con il Comune la prima convenzione per accendere elettricamente la galleria tranviaria di Fuorigrotta, Piazza Garibaldi e Corso Umberto I (chiamati allora rispettivamente Piazza Unità d'Italia e Corso Re d'Italia ). Il 20 marzo 1899 la Compagnia si alleò con la Società franco-svizzera per l'industria elettrica, la Banca Commerciale e Roberto de Sanna, in rappresentanza di un gruppo di uomini d'affari napoletani, per fondare la Società Meridionale d'Elettricità (SME); la SIG venne assorbita nella nuova società e Maurizio Capuano fu nominato amministratore delegato. Da quel momento si diede inizio all'epoca della elettrificazione dell'Italia meridionale.

Tra l'Ottocento e il Novecento, il passaggio d un'epoca all'altra venne scandito dall'avvento della comunicazione. Ispirandosi alla esperienza dell'associazione degli ingegneri tedeschi del gas, la Compagnia lancio la prima campagna promozionale "Nessuna casa senza gas". Fu la prima di una lunga serie ; attraverso opuscoli, calendari, vademecum, notes si propagandavano tutti gli usi del gas, dalla cucina al riscaldamento, dallo scaldabagno all'illuminazione.

Ai primi del ventesimo secolo la battaglia sull'illuminazione tra gas ed elettricità era lontana dall'essere conclusa. Dopo il gran successo del becco Auer nel 1905 arrivò la lampada elettrica a " filamento di carbone" cui seguì il "filamento metallico". Quando il Presidente della Repubblica francese Emile Loubet, accompagnato da Vittorio Emanuele III, visitò Napoli la città era divisa a metà, la SME ad illuminare Piazza Plebiscito e la Compagnia illuminava Via Caracciolo!

L'anno successivo la Compagnia accentrò le funzioni appaltate alla ditta Lacarriere che in quarant'anni aveva installato la rete pubblica e privata dell'illuminazione e del riscaldamento formando una manodopera altamente specializzata. La produzione del gas non conosceva ostacoli balzando da 40mila a 60mila metri cubi al giorno.

Mezzo secolo di attività

Nel 1912 la Compagnia festeggia mezzo secolo di attività. L'anno dopo il Comune di Napoli e la Compagnia modificano la convenzione del 1885 saldando vecchie questioni, innovando alcuni termini contrattuali e riducendo le tariffe del gas. Durante gli anni della guerra il calo dei consumi divenne un vero e proprio tracollo. Novità addirittura impensabile, il capitale francese abbandonò il campo per far posto il 31 gennaio 1920 alla Società Meridionale dell'elettricità, che ne deterrà il controllo per i successivi sessant'anni. A distanza di circa un quarto di secolo i ruoli si erano invertiti.

Nel 1924 Edmond Henny divenne Direttore della Compagnia, carica che detiene per una vita. Lo sciopero dei minatori inglesi costrinse la Compagnia a rivolgersi ad altri mercati come Stati Uniti e Germania. Dalla collaborazione con gli esperti tedeschi venne alla luce una miscela di carbone denominata "Vesuve gas" che sarà utilizzata per una trentina di anni. Dopo questo lungo periodo del primo novecento, durante il quale si era visto di tutto, nel 1930 la Compagnia aumentò più del doppio il capitale sociale. La popolazione servita raggiunse circa 840 mila abitanti e la rete si estese fino a 460 chilometri. Nel 1935 con l'addio all'ultimo lampione del cosiddetto "filo di perle" che inanellava il lungomare declinava anche il ricordo degli accenditori che per quasi tutto l'ottocento avevano salutato il tramonto e l'alba imbracciando l'asta in cima alla quale brillava il lumino tremolante o dondolava lo spegnitoio.

Durante la seconda guerra mondiale le attività della Compagnia furono caratterizzate dalla limitazione ai consumi civili imposti dalla situazione bellica. L'Opificio fu bombardato più volte: saltarono altiforni e caldaie a vapore. Eppure la Compagnia non smise di erogare servizi. Non si sa bene come, ma riuscì a distribuire gas anche ricorrendo al "rattoppo" di uno dei due gasometri. Purtroppo le incursioni non rallentarono: impianti, officine, magazzini, gasometri furono di nuovo distrutti dalle bombe.

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Gli eventi bellici e il primo dopoguerra

Il peggio doveva ancora arrivare; era il 28 marzo 1943, uno dei giorni più luttuosi della guerra quando nel porto di Napoli la "Caterina Costa", una nave di oltre ottomila tonnellate carica di armi, munizioni, carburante esplose. La deflagrazione provocò 600 vittime e mandò in frantumi numerosi edifici della zona. All'interno dell'area aziendale nessuna vittima, ma ci fu l'alt della produzione. Tuttavia nessuno si arrese; il gas rimase allo stato solido solo per una settimana, il tempo necessario ai dipendenti, operosi ed infaticabili come formiche che lavorando giorno e notte ripristinarono la linea di produzione. Nonostante tutto - commenta "Il Mattino" del 23 maggio 1943 - il gas alla cittadinanza non è mancato. Due mesi dopo l'ingresso degli alleati, ritornarono in funzione l'impianto del gas integrale e un gasometro da 11 mila metri cubi. Quasi nulla rispetto ai 170mila di un paio d'anni prima ma quando il gas tornò a fluire nelle condutture, ai 550 operai della Compagnia sembrò di essere tornati alla normalità.

Nel dopoguerra, con il proseguire degli anni, la Compagnia si concesse nuovi orizzonti. Portando avanti un'intensa e proficua attività di ricerca e di sperimentazione, nel 1955 pervenne all'i mpiego del gas di raffineria per riscaldamento dei forni delle batterie, per il cracking (processo di scissione per riscaldamento di un elemento chimico complesso in elementi più semplici) nelle camere di distillazione delle stesse e nei gasometri del gas integrale. Contemporaneamente perfezionò la "refrigerazione" del gas prodotto. Nel 1957 gli impianti si arricchirono di "un nuovo gruppo di compressione".

I festeggiamenti per il centenario

Con la progressiva estensione della rete, la Compagnia potenziò anche il parco automezzi a quattro e a tre ruote. Antesignana a Napoli nell'assistenza e nei reclami, la Compagnia aprì un call center per soddisfare le richieste di nuovi allacciamenti e per dar corso alle segnalazioni dei guasti. Fu ammodernato il centro meccanografico a schede perforate, ultimo grido per la fatturazione, le statistiche e la contabilità del magazzino.

La rete si estendeva allora su 815 chilometri e la popolazione servita, a Napoli e nei cinque comuni vesuviani, si avvicinava ad un milione e 400mila abitanti.

Nel 1962, anno del centenario, con festeggiamenti, regali ai dipendenti e medaglie ricordo, arrivò la prima buona notizia del decennio: l'entrata in funzione del gasometro di Fuorigrotta da 300mila metri cubi. Scade la vecchia convenzione ma i due partner, Comune e Compagnia, trovano mille difficoltà a rinnovarla. Tra il 1° giugno 1967 ed il 31 maggio 1969 la convenzione viene prorogata cinque volte. Il consiglio comunale non vuole saperne di affidare il servizio a una municipalizzata così sonda la disponibilità di Eni e Iri; è quest'ultima a confermarsi interessata a guidare la società attraverso la Sme: la sua finanziaria di casa che dal 1920 è passata dal ruolo di "figlia" a quello di "madre" (azionaria) della Compagnia.

Aggiornata in più punti, la nuova alleanza supera il vaglio del Consiglio Comunale; il 26 febbraio del 1970 il Sindaco di Napoli, Giovanni Principe, l'assessore all'avvocatura Mario Ferro e, per la Compagnia, Antonio D'Ambrosio ne ufficializzano il testo che va a sostituire, per i successivi 35 anni, quello sottoscritto il 19 giugno 1935.

Alla resa dei conti Palazzo San Giacomo ci guadagna in tre punti :

(1) il potere calorifico passa da 4 a 5 Kcal al metro cubo,

(2) ottiene il blocco delle tariffe,

(3) ottiene due posti nel consiglio di amministrazione della Compagnia.

L'ingresso in Eni

Il 27 febbraio 1981 è una data storica per il Mezzogiorno. Il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) dà il via libera alla prima fase di metanizzazione cominciando da Napoli e da alcuni comuni vesuviani. Un evento questo che fa da causa ed insieme da effetto ad un altro, non meno significativo: il passaggio della Compagnia dal Gruppo Iri-Sme al Gruppo Eni-Snam-Italgas. Il Gruppo Eni-Snam-Italgas parte in vantaggio non solo perché è interessato al settore energia mentre il gruppo Iri-Sme è un gruppo con intressi diversificati dall'alimentare alla siderurgia, dalle auto alla telefonia, ecc. ma anche perché ha una adeguata liquidità. Alla fine, la compravendita passa senza ulteriori intoppi.

Il 4 giugno è la data di ingresso ufficiale di Italgas nel consiglio di amministrazione di Napoletanagas. Nello stesso mese, il presidente di Italgas illustra all'assemblea degli azionisti i grandi benefici che il metano apporterà al Mezzogiorno. Alla fine del 1984 Snam acquista da Italgas il 20 per cento del pacchetto azionario della Napoletanagas.

Con l'avvio della seconda fase della metanizzazione, a Napoletanagas viene affidata la gestione del servizio in altri 30 comuni della Campania. I comuni che hanno deciso di scegliere Napoletanagas come loro partner diventano così 38. Il nuovo statuto impone che i consiglieri vengono nominati ogni tre anni. Alcune azioni del capitale sociale di Italgas vengono riservate ai dipendenti del Gruppo, quindi anche ai dipendenti Napoletanagas, in base alla loro anzianità di servizio.

La riammissione in Borsa

Il 2 luglio del 1991 la Consob riammette le azioni ordinarie della "Compagnia" alle quotazioni del mercato ristretto di Napoli e Milano. Estromessa nel 1979, viene riabilitata grazie alle favorevoli condizioni di stabilità tra costi e ricavi, profitti e perdite.

La società estende le sue attività al settore idrico. Anche il consorzio per l'acquedotto della penisola sorrentina (CAPS) propone una partnership per la metanizzazione della penisola stessa; nasce la società Seteap, alla quale la società partecipa con una quota del 70 per cento.

Novità anche nel patrimonio immobiliare: il nuovo edificio di via Brin viene adibito ai servizi tecnici e la sede di Ponte dei Francesi ceduta all'allora consociata Italgas Sud (operativa dal 1981 per la metanizzazione del Sud Italia). Arrivano le prime concessioni per l'acqua. In partenariato con la Provincia di Napoli, decolla il progetto "Gestione Calore" per riscaldare gli istituti scolastici. Nelle provincie di Napoli e di Caserta i municipi che affidano la gestione idrica a Napoletanafas sono già 53, circa la metà del Consorzio Terra di Lavoro. Napoletanagas si candida anche alla acquisizione dell'Arin (Azienda Risorse Idriche Napoletane).

Che il rapporto tra Napoletanagas e il suo pubblico sia cambiato lo si desume dal progetto " qualità del servizio". Gli utenti sono promossi a clienti e consumatori. La prima Carta del Servizio recita infatti tra i compit della società quello di "Realizzare le azioni rivolte alla migliore soddisfazione della popolazione servita, consolidare una buona immagine del servizio e migliorare i rapporti con gli enti territoriali".

Il gas continua a essere il motore della Napoletanagas e le gestioni idriche raggiungono 143 comuni; lo statuto della Società viene modificato fino a comprendere "raccolta, smaltimento e trasporto dei rifiuti solidi urbani e speciali e gestione delle reti idriche". Nel frattempo, nei Comuni in cui la società gestisce il servizio idrico, prende il via un piano per contrastare il fenomeno degli allacciamenti abusivi alle rete. Per la prima volta la Compagnia decide di cedere la gestione del servizio idrico (Boscoreale) a un'altra società.

La Carta del Servizio

Nel frattempo viene istituito un servizio telefonico gratuito (numero verde) per il contatto diretto con i clienti, si distribuiscono milioni di opuscoli e depliant informativi. La qualità del lavoro svolto in base alla Carta dei Servizi incontra un primo eccellente risultato: il 77 per cento dei giudizi dei clienti è positivo, mentre il rimanente 23 per cento è dell'avviso che le cose miglioreranno nel tempo. L'obiettivo strategico di migliorare progressivamente la qualità dei servizi induce la società a iniziare anche un processo di miglioramento interno finalizzato all'ottenimento della Certificazione ISO 9001.

Nel 1997 la Società lascia la sede di via Chiaia per trasferirsi al nuovo Centro Direzionale di Napoli sorto nella periferia orientale della città. Ad aprile di quello stesso anno il Comune di Napoli, con la definizione degli "indirizzi per l'acquisizione della Napoletanagas con le relative procedure di attuazione" tenta di portare nell propria orbita l'azienda. L'operazione, contrastata attraverso ricorsi legali, si trasforma in un'ipotesi di collaborazione tra Comune e Italgas per la costituzione di una società multiservizi formata da Napoletanagas e Arin.

L'Opa Italgas

Il 18 gennaio 1999 Italgas, che detiene la quasi totalità del capitale sociale di Napoletangas, lancia una OPA per le residuali azioni della società in mano a privati (2,15 per cento). Il 22 febbraio 1999 il Comune di Napoli tenta nuovamente di acquisire la proprietà della Società avvalendosi "della facoltà di riscatto anticipato della concessione del servizio di distribuzione gas sul territorio cittadino alla data del 26 febbraio 2000 ai sensi del testo unico del 15 ottobre 1925 n° 2578 sulle municipalizzate dei pubblici servizi e dell'articolo 19 della convenzione tra il Comune e la Napoletanagas stipulata il 26 febbraio 1970". Anche questa volta la Compagnia contrasta efficacemente il tentativo e Palazzo San Giacomo, non senza sorpresa, riformula la convenzione del 1970 prorogandola fino al 2035 ottenendo dalla società la somma di due miliardi di lire l'anno a titolo di canone e definendo con Italgas la struttura azionaria della futura società multiservizi Napoletanagas-Arin: al Comune sarebbe andato il 55,4 per cento delle azioni e la competenza sull'indirizzo e controllo strategico della nuova società; a Italgas sarebbero spettate il 44,6 per cento del capitale sociale e la completa responsabilità operativa e gestionale. Ma dopo un po' divnne chiaro che quel progetto non sarebbe decollato.

L'acquisizione da parte di Snam

Nel giugno del 2009 Snam, l'operatore leader in Italia nel settore del trasporto del gas naturale, rileva da Eni l'intero pacchetto azionario di Italgas nell'ambito di un'operazione che dà vita a un nuovo Gruppo attivo in tutta la filiera delle attività regolate del settore del gas in Italia, dal trasporto allo stoccaggio, dalla distribuzione urbana alla rigassificazione. Di conseguenza, anche Napoletanagas entra a far parte del gruppo Snam.

Il nuovo gruppo, del quale oltre a Snam Rete Gas fanno parte anche Stogit e Gnl Italia, si pone al primo posto nell'Europa Continentale per dimensione del capitale investito a fini regolatori (RAB).

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Ed ecco invece uno studio riguardante questa medaglia e le sue riproduzioni del 1962 a cura della Napoletanagas, coniate dalla Johnson di Milano. Versione in bronzo e in argento 800. http://www.ilportaledelsud.org/illuminazione.htm

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  • 2 settimane dopo...

Henry Swinburne (Bristol, 8 luglio 1743 – Trinidad, 1 aprile 1803) fu uno scrittore e viaggiatore britannico.

Nacque in una famiglia cattolica, girò il continente da giovane per trovare la giusta ispirazione per i suoi studi. Studiò a Parigi, Bordeaux e presso l'Accademia Reale di Torino, concentrò i suoi studi per l'arte e l'italiano; dopo il matrimonio in Gran Bretagna, continuò i suoi viaggi con la moglie nonostante il reddito modesto di cui disponeva.

Ecclesiastico mancato, compì a cavallo, accompagnato da un servitore, il viaggio nel Regno delle Due Sicilie dal 1777 al 1779, dopo aver ereditato il ricco patrimonio familiare. Arrivato sulla costa lametina, restò colpito dalla campagna paludosa, popolata di maiali custoditi da ragazzi dalla capigliatura lunga e arruffata, che suonavano zampogne di canna.A Nicastro, alloggiò dai Padri Domenicani.Il paesaggio della città gli apparve lussureggiante, coperto di ampi spazi verdi. Ciò che però colpì di più la sua fantasia fu il castello che dall'alto dominava la città, la vallata boscosa e la sottostante bellissima campagna di Sambiase .

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Concordo. In effetti quando ho visto questa ultima immagine, la prima cosa che ho pensato è stata: "Sarebbe stato un ottimo sovrano".

Naturalmente intendo oltre il breve periodo del suo regno.

Modificato da orlando10
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  • 2 settimane dopo...
  • 2 settimane dopo...
  • 4 mesi dopo...

http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_II_delle_Due_Sicilie http://www.duesicilie.info/Francesco%20II.htm

http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-ii-di-borbone-re-delle-due-sicilie_(Dizionario-Biografico)/ http://www.ilportaledelsud.org/mr47.htm

Buongiorno, spero di farvi cosa gradita segnalando che il 27 dicembre (ore 14,34) è il giorno dell'anniversario della morte di Francesco II di Borbone, per chiunque fosse libero in quel giorno segnalo che nella basilica di Santa Chiara a Napoli ci sarà una messa solenne in memoria di questo buon sovrano, morto in solitudine ad Arco (TN) nel 1894.

«Don Francesco di Borbone è morto, cristianamente, in un piccolo paese alpino, rendendo a Dio l'anima tribolata ma serena. Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di Francesco secondo. Colui che era stato o era parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità, colui che era stato schernito come un incosciente, mentre egli subiva una catastrofe creata da mille cause incoscienti, questo povero re, questo povero giovane che non era stato felice un anno, ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi; ed ha preso la via dell'esilio e vi è restato trentaquattro anni, senza che mai nulla si potesse dire contro di lui. Detronizzato,
impoverito, restato senza patria, egli ha piegato la sua testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo...
Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Don Francesco di Borbone».


La salma di Francesco II, vestita con abiti civili su cui spiccavano le decorazioni e fra queste la medaglia al valore militare per la difesa di Gaeta, restò esposta nella camera ardente fino alla sera del 29 dicembre”.
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  • 4 settimane dopo...

Uaoohhh!! Un bellissimo video sulla mostra dei Borbone delle Due Sicilie in corso a Parigi. A parlare è S.A.R. il principe Carlo di Borbone, chi andrà alla mostra potrà ammirare degli stupendi cimeli in oro e gemme ed onorificenze borboniche, speriamo ci siano anche monete e medaglie. Che maestosi sovrani! Grazie Parigi!

Modificato da francesco77
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