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Giochiamo alla guerra?


El Chupacabra

Risposte migliori

20 minuti fa, dux-sab dice:

a me è sorto anche il dubbio che dietro questa campagna contro le statue e i simboli che riportano ai confederati ci sia proprio lo zampino del premio nobel per la pace .

Cerchiamo di non finire un'altra volta fuori dal seminato, come già per le ONG, si stavano raccontando interessanti storie di vita vissuta della seconda guerra mondiale, che c'entrano adesso le statue dei generali sudisti?

petronius

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32 minuti fa, petronius arbiter dice:

Cerchiamo di non finire un'altra volta fuori dal seminato, come già per le ONG, si stavano raccontando interessanti storie di vita vissuta della seconda guerra mondiale, che c'entrano adesso le statue dei generali sudisti?

petronius

anche quella Americana è stata una guerra e trovate giusto che si voglia cancellare dalla memoria i perdenti perchè schiavisti?  allora abbattiamo le statue dei Romani anche loro compravano e vendevano schiavi !!! 

(ecco che siamo arrivati al nocciolo della questione, con lo stesso principio un giorno si abbatteranno le statue Romane, simboli religiosi come fanno già i Talebani, quelli fascisti e le monete che li riportano) vedi che non siamo poi tanto fuori dal seminato della guerra e della numismatica.

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A proposito di simboli e per restare in tema di vicende belliche...

 

È il 28 ottobre (... corsi e ricorsi storici...) 1944 e i Tedeschi, dopo due giorni di preparativi, si sono ritirati da Predappio.

 

Gli uomini di Giuseppe Ferlini, vice-commissario di Battaglione della 8a Brigata Garibaldi “Romagna”, che aveva atteso la liberazione negli scantinati dell'Ufficio Postale predappiese, si lasciano andare a qualche eccesso insurrezionale.

 

Qualcuno pensa bene di salire su una scala e scalpellare il fascio littorio che adorna il frontone della bella Chiesa di Sant'Antonio da Padova a Predappio bassa. Peccato per lui che sulla torre del campanile si trovi asserragliato il parroco che, armato di moschetto 91, lo fa desistere dall'intento a suon di fucilate.

 

Così, ancora oggi, andando la domenica a Messa e alzando lo sguardo, si può ammirare il fascio superstite.

 

 

 

 

 

 

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5 ore fa, Theodor Mommsen dice:

Qualcuno pensa bene di salire su una scala e scalpellare il fascio littorio che adorna il frontone della bella Chiesa di Sant'Antonio da Padova a Predappio bassa. Peccato per lui che sulla torre del campanile si trovi asserragliato il parroco che, armato di moschetto 91, lo fa desistere dall'intento a suon di fucilate.

Come Don Camillo e Peppone :lol:

4 ore fa, adelchi dice:

Un piccolo esempio di "damnatio memoriae" scalpellatoria presente al mio paesello...

Però, e vale per tutti, non mi pare che in questa discussione si stesse parlando di damnatio memoriae dei simboli del fascismo, ci si è provati a farlo altre volte ed è finita sempre a schifio, cerchiamo di non ricascarci ;)

petronius

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13 ore fa, petronius arbiter dice:

Come Don Camillo e Peppone :lol:

Però, e vale per tutti, non mi pare che in questa discussione si stesse parlando di damnatio memoriae dei simboli del fascismo, ci si è provati a farlo altre volte ed è finita sempre a schifio, cerchiamo di non ricascarci ;)

petronius

Naturalmente ogni riferimento a fatti,persone e ideologie e' puramente casuale,il mio interesse e' esclusivamente storico.  Trovo questa discussione  molto interessante e piacevole,sarebbe un peccato interromperla,vista anche la presenza di testimoni diretti dei fatti.

Modificato da adelchi
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Premessa:  abitavo in un paese della provincia di Cuneo, con mamma, papà che dopo essere stato richiamato e poi dopo qualche tempo messo in congedo per ragioni di salute e che ora era impiegato comunale, e il fratello di -5 anni.

Il papà di un mio amico era incaricato di quello che si chiamava "consorzio irriguo" e si occupava del funzionamento dei motori (credo fossero elettrici, perchè di benzina non se ne trovava ) che tiravano su acqua dal sottosuolo, acqua che poi serviva a irrigare i campi nelle vicinanze. 

Questi motori ogni tanto smettevano di funzionare e bisognava riavviarli. Le piccole costruzione dove stavano erano sparse per la campagna e il mio amichetto doveva andare in giro a controllare che non si fossero fermati. Erano rumorosi e se non si sentiva il rumore bisognava andare a cercare il suo papà per avvisarlo. 

Era il mio amico, compagno di scuola e di giochi e io andavo con lui in giro per la campagna. Avevamo delle scassatissime biciclettine e di tanto in tanto rimediavamo pane e  salame da qualche contadino un po meno avaro della maggioranza dei contadini dell'epoca.

Vengo al dunque :

Un giorno stavamo pedalando, chiacchierando e ridendo, su una strada sterrata tra i campi di granturco ormai maturo e dietro una curva ci troviamo un gruppo di soldati tedeschi con i fucili puntati........Avevano sentito arrivare qualcuno e non sapendo chi fosse si erano preparati a difendersi.

Dopo un momento di sorpresa si sono messi a ridere come matti e noi abbiamo girato le bici e viaaaaa.....

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Gironzolare per la campagna in quell'epoca era sicuramente meno pericoloso di oggi. Al paese le auto le avevano il medico, che a causa della penuria di benzina,  utilizzava la Balilla solo per le emergenze e il podestà (il sindaco) la adoperava per andare a Cuneo a prendere ordini dal partito. Il veterinario girava con una vecchia moto che si sentiva arrivare a chilometri di distanza. I più pericolosi per noi erano i calessi e gli altri carri agricoli, ma anche questi erano rumorosi e poi sullo sterrato la polvere sollevata si vedeva da lontano. Un giorno Michele, nostro compagno di scuola, andò a sbattere contro una mucca che gli aveva attraversato la strada rompendosi un braccio e ci divertimmo a fare i disegnini sul gesso.

Le nostre biciclette avevano le ruote piene e era un bene perchè i "grandi" erano sempre dal "ciclista" a far riparare le camere d'aria forate A noi al massimo si staccava un pezzetto di gomma. Ci stavamo attenti: pedalare sui cerchi nudi era faticoso e scomodo.

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A proposito di ciclisti : un anziano mi raccontava che per andare a lavorare in latteria nel paese vicino doveva percorrere circa tre km in bici,niente di male,pero' dobbiamo considerare che le strade erano sterrate ,al massimo "glareate",quindi ,visto il traffico quasi esclusivamente "ciclistico",si venivano a formare dei sentieri preferenziali all'interno della carreggiata,cioe' dove c'erano meno buchi, meno ghiaia ecc.

Un bel giorno: di nebbia(di quella che non fa prigionieri)ando' al lavoro,arrivato sul posto si accorse che un suo collega tardava,arrivo' dopo tre quarti d'ora con una vistosa fasciatura che gli copriva la fronte,alla richiesta di lumi,(tra un "rosario" e l'altro),spiego' di essere rimasto vittima di un "frontale" con un altro ciclista proveniente dal senso opposto.Altri tempi,altre nebbie,altri esiti...

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@rorey36 è un piacere ascoltare la sua vita al tempo della guerra ed un onore partecipare con lei a questi ricordi, da parte mia di persone vissute in quel momento storico e da loro raccontatemi.:hi:

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A tal proposito un signore mi parlo' della sua campagna in Africa ,fu catturato con altri commilitoni dai soldati inglesi e mandato in prigionia in Sudafrica,ritorno' in Italia a fine della guerra,purtroppo non ricordo come fu la sua prigionia.

 

Invece durante una pausa pranzo in fabbrica ebbi la fortuna di sedere a tavola con un signore che ci procurava macchine industriali, questi era di Napoli avanti con l'eta' ma molto lucido ed all'abbondanza di cibo che la cuoca ci aveva preparato ci parlo' della guerra e delle quattro giornate di Napoli che lui aveva vissuto.La prima domanda che gli feci fu è andata come nel film ?,mi confermo' di si , i combattimenti erano in ogni vicolo ed in ogni portone e che ammazzato un nemico si prendevano le armi per continuare a combattere,purtroppo il mio capo volse il discorso sul lavoro e non aggiunse al altro,pero' per me fu un piacere ascoltare i fatti di chi avesse vissuto quelle giornate perchè Napoli fu la prima tra le grandi citta' europea ad insorgere con successo contro l'occupazione tedesca,

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Questa non c'entra con la guerra ma ve la racconto lo stesso .

Come guadagnai le mie prime 5 Lire.

I battesimi si facevano ogni giorno, non come oggi che li fanno a data fissa e a gruppi di pargoletti. 

Alla cerimonia partecipavano oltre ovviamente al Parroco o al Curato e al diretto interessato con i suoi parenti , un paio di chierichetti che reggevano gli strumenti. Era uso che i famigliari del neonato regalassero qualche monetina ai chierichetti e quindi la cosa era molto ambita dai ragazzini. Io ci provavo ma i più grandi facevano i prepotenti e i piccoli subivano.

Un pomeriggio ero seduto da solo sullo scalino di casa mia che stava sulla piazza di fronte alla chiesa. Nessun amichetto per giocare a biglie, niente da fare...ecco che arriva un calesse con alcune persone e un neonato. Mi precipito e mi dicono di chiamare il prete perchè il bambino sta male e deve essere battezzato subito. Vado a svegliare il prete che faceva il pisolino pomeridiano e in sacrestia mi infilo la veste di pizzo ( un pò strappata e stinta ) e faccio il singolo chierichetto. Battezzato il bambino il padrino cerca nelle tasche, pesca un biglietto che da al parroco e  un bigliettino che da a me ! CINQUE LIRE, che cuccagna, mai posseduto tanti soldi così.

Non ricordo esattamente come le spesi ma nella sua bottega l'Angiolina aveva un barattolo di caramelline di zucchero, della liquerizia e altre cose moolto interessanti ................ 

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Vado a svegliare il prete che faceva il pisolino pomeridiano e in sacrestia mi infilo la veste di pizzo ( un pò strappata e stinta ) e faccio il singolo chierichetto.

 

E fare il chierichetto prima del Concilio non era così semplice: serviva una certa agilità mentale. In coppia uno si aiutava, seguendo i passaggi dell'altro, ma servire Messa da soli era ancora più difficile...

 

Qualche anno fa (nonostante fossi fuori età massima per definirmi chierichetto) mi capitò di servire la Messa in Rito Antico per un monsignore, cerimoniere di Papa Benedetto: gliela sbagliai quasi tutta, suonando la campanella nei momenti meno opportuni...

 

Introibo ad altare Dei...

 

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3 ore fa, Theodor Mommsen dice:

 

E fare il chierichetto prima del Concilio non era così semplice: serviva una certa agilità mentale. In coppia uno si aiutava, seguendo i passaggi dell'altro, ma servire Messa da soli era ancora più difficile...

 

Qualche anno fa (nonostante fossi fuori età massima per definirmi chierichetto) mi capitò di servire la Messa in Rito Antico per un monsignore, cerimoniere di Papa Benedetto: gliela sbagliai quasi tutta, suonando la campanella nei momenti meno opportuni...

 

Introibo ad altare Dei...

 

Sabgliare il rito della messa tridentina?

Ahia se ti leggesse il Cardinal Burke cosa direbbe ;););) !

 

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Sabgliare il rito della messa tridentina?

Ahia se ti leggesse il Cardinal Burke cosa direbbe;)[emoji6];)!

 

 

Lui è buonissimo! L'ultima volta l'ho visto a Santa Maria Maggiore a Roma, prima che lo inviassero nel nulla, su un'isoletta del Pacifico.

 

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Questa è tragicomica, ma vera.

 

Giugno del 1944, Paludi Pontine.

Alcuni soldati maori, inquadrati nel 28mo Battaglione della 2a Divisione Neozelandese, decidono di perlustrare le campagne attorno a Sabaudia alla ricerca di cibo.

L'ordine di sfollamento, precedentemente impartito dai Tedeschi, e il sabotaggio delle pompe idrovore che tenevano le Paludi Pontine all'asciutto ha portato i coloni della zona ad abbandonare i propri poderi e da mangiare è rimasto ben poco.

Diverse famiglie di Veneti e Friulani - pionieri della Bonifica - stanno lentamente riprendendo a lavorare i campi e ricomincia a vedersi qualche sparuto civile in circolazione.

I nostri Maori proseguono la ricerca, ma non trovano nulla e la fame è tanta. Quando ecco, al centro di una strada inter-poderale, si para davanti alla loro willys il piccolo (si fa per dire) Marcon, richiamato dalla possibilità di vedere dal vivo una jeep. Il Marcon (lo chiamo per cognome, non ricordando il nome) è un roseo e paffutello ragazzino, figlio di coloni veneti, giunti in terra pontina verso il 1933: tuttavia questo non vieta ai soldati neozelandesi di farlo prigioniero con chiari intenti alimentari. La cosa di per sé non sarebbe strana e qualsiasi antropologo potrebbe spiegare come i Maori - nei secoli addietro - fossero usi a mangiare ritualmente i nemici fatti prigionieri in battaglia. Quello che non quadra, nel nostro caso, è che siamo nel Basso Lazio del 1944 e il prigioniero è un pacioccoso e succulento bimbo veneto di sette o otto anni.

Fortunatamente per il pargolo, la jeep, giunta all'altezza del cinquantatreesimo miglio della via Appia, incrocia un manipolo di Canadesi della 1ma Divione che, comprese le mire mangerecce dell'alleato, intima l'immediato rilascio del prigioniero, il quale, correndo fra i campi e gli acquitrini, può tornare sano e salvo a casa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Bellissimi questi racconti di vita vissuta di @rorey36 in periodi così bui per la nostra cara Italia. Anche mio nonno e mio padre mi hanno raccontato i momenti drammatici della guerra, che anche loro purtroppo hanno vissuto sulla propria pelle, io, anche se fortunatamente non li ho vissuti in prima persona, li racconterò a mio figlio (ora è ancora troppo piccolo per capire). Ritengo fondamentale quest'opera di divulgazione storica, di eventi così tragici, soprattutto per le nuove generazioni (pensiamo ai nostri figli) per far capire loro il valore della pace e della solidarietà tra i popoli. E speriamo che la storia non si ripeta.

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Ciao.

Bellissimi questi racconti di vita vissuta, che assomigliano molto alle storie che i miei genitori, più o meno coetanei di Roberto (rorey36), mi hanno raccontato del periodo bellico.

C'è chi l'ha vissuto da "sfollato", in località prossime alle città ma molto più sicure perchè al riparo dai bombardamenti e chi, come Roberto, abitava già in uno dei tanti paesi italiani, sulla carta meno esposti (ma non sempre è stato così) ai disastri della guerra.

A sentire certi racconti, la descrizione dello "stile di vita", la fame, la semplicità delle abitudini, sembra che si stia parlando non di una settantina di anni fa ma di qualche secolo, rispetto a come siamo abituati e viviamo oggi.

L'esperienze delle seconda guerra mondiale hanno segnato profondamente quella generazione.

Mia mamma, che fortunatamente nonostante gli acciacchi dell'età (classe 1931) ha ancora un cervello perfettamente funzionante, ancora adesso mi racconta del terrore che le incutevano i reparti tedeschi che marciavano al ritmo di un tamburo, con i soldati che intonavano a voce alta  le note di una qualche marcetta.

Anche se non lo ammetterà mai, il popolo germanico non le sta simpatico e credo che questo sentimento (forse inconscio) sia condiviso da molti suoi coetanei che hanno vissuto quei momenti durante la loro 'infanzia.

Altra "fisima" derivante da quel periodo (probabilmente anch'essa inconscia...) è quella per il cibo.

Il suo invito "a mangiare", ripetuto anche in tempi come questi in cui sarebbe semmai opportuno impegnarsi (costantemente)  in una dieta dimagrante, temo sia la conseguenza dei tanti pasti saltati e della vera e propria "fame" patita in quegli anni da lei e della sua famiglia.

Ci sarebbero anche ricordi poco edificanti legati al periodo della "resistenza", ma non desidero scatenare polemiche o buttarla sulla politica, perchè questa discussione deve rimanere una narrazione di fatti storici e non di riflessioni politiche o di polemiche.

A proposito del titolo della discussione "Giochiamo alla guerra", mi è venuta in mente una foto non così "d'epoca" come quella d'apertura, ma pur sempre in tema: si tratta di uno scatto risalente al 1982 durante il mio servizio militare:

Il luogo è il Poligono di tiro di Capo Teulada (CA)  e l'occasione è quella di un'esercitazione "a fuoco" dell'89mo Corso Allievi Carabinieri Ausiliari, di stanza ad Iglesias, tra le cui file militava appunto il sottoscritto, allora diciannovenne.

Nella circostanza, trovammo sul posto un Reparto dell'Esercito che si addestrava con mezzi corazzati e non ci facemmo sfuggire l'occasione, durante una pausa dell'esercitazione , di chiedere il permesso e di farci una foto su un cingolato M113:

VTua8Ow.jpg

 

Per la cronaca, lo scrivente è il quarto in basso, partendo da destra.:) Quello che indossa un elmetto forse un pò troppo largo per la sua testa.

Pur se scattate in tempi ed in contesti diversi, la prima foto e questa mi pare che abbiano in comune alcuni elementi.

Innanzitutto da entrambe traspare l'inconsapevolezza della drammaticità della guerra, che solo chi l'ha subita sulla propria pelle può comprendere nella sua esatta portata.

Poi quel misto di "cameratismo" (in senso militare...cioè di ragazzi che convivono nella stessa camerata.....non in senso politico) e di "beata spensieratezza", che solo chi ha vent'anni e viene proiettato all'improvviso in un contesto "anomalo" come quello militare, può comprendere e forse, perchè no,  anche apprezzare,  a seconda delle motivazioni personali di ciascuno.

La morale è che fino a quando "si gioca alla guerra" è un conto......quando invece la guerra ti mandano a farla veramente. il discorso cambia radicalmente.

Basterebbe forse capire questo semplice concetto per evitare qualunque tipo di conflitto armato.

Saluti.

M.

 

 

.

 

Modificato da bizerba62
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TERZA (e ultima) PARTE

Finita la guerra e con un diploma in Ragioneria pensò di poter cercare lavoro in una città ridotta ad un cumulo di macerie. Ma qui ebbe la sorpresa di sapere che, essendo stato "volontario" della Repubblica di Salò, non poteva accedere al pubblico impiego in quanto "non degno". Lamentatosi un giorno della faccenda con un "camerata" con cui aveva diviso i giorni al Comando Graziani, si sentì offrire da quest'ultimo (cosa ch'egli s'era prontamente procurata insieme a tanti altri, anche questo credo che sia possibile solo nel Bel Paese), la possibilità di ottenere la "patente di partigiano".

In un sussulto d'orgoglio declinò l'offerta e finalmente trovò impiego in un'aziendina privata. Con i primi soldi poté anche pensare d'iscriversi all'università. Nel frattempo, nonostante si portasse dietro la croce di "volontario della parte sbagliata", le sue idee stavano rapidamente virando a sinistra. Vuoi perché sua madre era da sempre stata socialista (memore del padre - il nonno materno del nostro - che lavorava in fabbrica 14 ore al giorno e, per mesi, il giorno non lo vedeva neppure...), vuoi per le notizie sugli orrori dei nazifascisti dai campi di sterminio agli eccidi che venivano finalmente rivelati, vuoi perché i vincitori non avevano interesse a parlare delle foibe e delle vendette anche su innocenti, vuoi perché gli "alleati" anglo-americani erano quelli che avevano bombardato a tappeto la sua bella città non risparmiando né scuole (mi inchino qui a  ricordarne una: la "strage di Gorla" del 20 ottobre 1944) né chiese, venne conosciuto alla Bocconi (l'ateneo cui s'era iscritto) come "il Comunista".

           59a43a853de38_Ottobre_1944_la_scuola_elementare_di_Gorla_dopo_bombardamento_Alleato_i_soccorsi.thumb.jpg.ed8c2545bfbe525091e2f44b9bff03ac.jpg   59a439f26feb7_Ilmonumento.JPG.3a708206bb7fdbf9e51110e9ced9be82.JPG

20 ottobre 1944: la scuola sventrata di Gorla (quartiere di Milano) ed il monumento-ossario che ricorda le vittime.

Nel 1948 Jan Masaryk fu vittima della "quarta defenestrazione di Praga" e la Cecoslovacchia, nazione destinata ad essere neutrale come l'Austria, passò nell'orbita sovietica. Nel 1953 la Corea del Nord arrivò sino a Seul e ci vollero MacArthur e le "forze ONU" per ripristinare la linea di confine. Ma fu l'invasione dell'Ungheria coi carri armati sovietici nel 1956 a demolire definitivamente il credo comunista del nostro. Cominciò così un lento spostamento attraverso i partiti del cosiddetto "arco costituzionale". Verso la metà degli anni settanta era divenuto un assiduo lettore di Indro Montanelli...

...e qui è rimasto un ultimo aneddoto: il vicino di casa, borghese benestante che s'era presentato come capolista di Democrazia Proletaria (l'abito non fa il monaco...) durante le elezioni di quel periodo, dovette subire una perquisizione da parte della Digos per una bomba piazzata (esplosa-non esplosa non ricordo) in una sede della Democrazia Cristiana lì nei pressi. Il tizio, più che pericoloso, era un mentecatto della più bell'acqua, ma i tempi erano oscuri ed ogni sospetto andava controllato. Sicuramente gli investigatori ebbero il loro daffare a capire come conciliasse la fede di partito con un ammasso di copie de "il Giornale" con cui era letteralmente ricoperta la cantina. Avendo delle infiltrazioni d'acqua nel sotterraneo, il nostro gli aveva passato tutta la sua scorta di carta: principalmente il quotidiano cui era abbonato...

Modificato da El Chupacabra
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Buona serata

mi intrometto per mostrarvi un "reperto" che mi regalo', insieme ad altre cose, mio suocero una ventina almeno di anni fa, al suo ritorno dalla provincia di Nuoro, dove ando' in visita di suo padre. Riguarda la prima guerra mondiale ed è un diploma fatto su un cartoncino A3 o poco meno, tutto fatto a mano col pennino e inchiostro di china (non credo esistessero all'epoca i Rapidograph); si ringrazia un certo Col. Achille Curcio ed è firmato da tutti i suoi sottoposti. Non so chi fosse; in rete ho trovato solo la copia di una Gazzetta Ufficiale del 14/11/1889 dove si cita la nomina a colonnello di un Cav. Achille Curcio. sarà lo stesso? Mah! Spiace che l'immagine non sia chiarissima, ma è una foto, l'originale non ce l'ho sotto mano. :pardon: Probabile che il colonnello fosse sardo, anch'esso dalla provincia di Nuoro? altro mah ...... o forse qualche suo discendente? terzo mah.

saluti, luciano

Curcio.jpg

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Supporter

Buona giornata

La storia che vi scrivo me la raccontò mio padre anni fa ….. una delle poche, perché sulle vicende dell'ultima guerra, è sempre parecchio ritroso.

Siamo nel 1939 e mio papà, con sua sorella minore e sua mamma, abitavano a Cremona; suo papà, che era un "rosso", duro e puro ed iscritto al PCI, si trovava invece al confino di Ventotene, dove venivano rinchiusi gli elementi "pericolosissimi per il regime fascista".

Isola nella quale vennero incarcerati migliaia di antifascisti, come Pertini, Scoccimarro, Longo e tanti altri.

In quell'anno Mussolini andò a Cremona, dove lo attendeva il fascistissimo "ras cremonese" Farinacci; mio papà, allora, aveva circa 13 anni e per l'occasione era inquadrato, come tutti gli scolari della Città e Comuni limitrofi, tra le ali di folla che dovevano accogliere il corteo di macchine.

Il giorno prima, mio papà, scrisse su un foglio di quaderno una letterina indirizzata al duce, nella quale gli chiedeva la grazia per il suo papà, da tempo confinato sull'isola, spiegando che la sua assenza da casa obbligava sua mamma ad assentarsi spesso per andare a "fare i mestieri" presso altre famiglie e che lui doveva fare da mamma e papà alla sorellina più piccola.

Quando la macchina scoperta su cui sedeva il duce si avvicinò, a passo d'uomo, tra le ali di folla festanti, lui uscì dai ranghi; pochi passi e salì sul predellino della stessa; con la mano sinistra si attaccò alla carrozzeria e allungò la mano destra che stringeva la sua letterina verso il duce.

Qualche secondo di costernazione da parte del duce, che non raccolse la letterina e degli altri passeggeri; subito alcuni uomini presero per le spalle mio papà e lo staccarono dalla macchina gridandogli qualche cosa ….. e la letterina cadde nella macchina.

Sarà stata letta dal duce? Non so, so di certo che mio nonno non venne graziato e si fece ancora qualche anno a Ventotene …. :cray:

Il giorno successivo, per punizione, mio papà dovette farsi accompagnare a scuola da sua mamma e subire una bella ramanzina dal direttore.

Quando mio nonno lasciò Ventotene, a guerra iniziata, si diede subito alla macchia ed entrò a far parte di una brigata partigiana, diventando responsabile del reclutamento/trasferimento di partigiani cremonesi verso la Val di Susa, dove la Resistenza era particolarmente organizzata.

Saluti

luciano

Modificato da 417sonia
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Complimenti per il racconto @417sonia, che testimonia quanto fosse difficile la vita a Cremona e in tutta Italia, con il regime fascista. 

A proposito poi del ras di Cremona, del "duro e puro" Roberto Farinacci, capo-squadrista e convinto antisemita, voglio ricordare che anche lui, in modo assai codardo, come il suo amatissimo Duce del resto, alla fine della guerra stava cercando di scappare in Svizzera con l'oro sottratto agli ebrei, ma per fortuna è stato fermato dai partigiani e mandato davanti al plotone d'esecuzione.

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Il 24/8/2017 at 13:49, dux-sab dice:

anche quella Americana è stata una guerra e trovate giusto che si voglia cancellare dalla memoria i perdenti perchè schiavisti?  allora abbattiamo le statue dei Romani anche loro compravano e vendevano schiavi !!! 

(ecco che siamo arrivati al nocciolo della questione, con lo stesso principio un giorno si abbatteranno le statue Romane, simboli religiosi come fanno già i Talebani, quelli fascisti e le monete che li riportano) vedi che non siamo poi tanto fuori dal seminato della guerra e della numismatica.

una piccola integrazione che conferma i miei presentimenti. sono passati alle statue di Cristoforo Colombo, accusato di aver maltrattato le popolazioni locali. già iniziato l'abbattimento in alcuni stati e annullato il Columbus Day a Los Angeles.colombo-keTH-U43360543375038UII-1224x916

Modificato da dux-sab
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Ringrazio tutti coloro che hanno voluto dare un proprio contributo, unendo alla mia, le loro storie e i loro ricordi...

Della mia foto iniziale rimarrà - credo - il misterioso significato della scritta a matita accanto all'immagine:

su di dosso cano!

forse l'esortazione di qualche sottufficiale (analfabeta o semplicemente straniero) a restare ben ritti?

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